venerdì 17 febbraio 2012

A Pomigliano la Scuola di Volo dell’Accademia Aeronautica di Nisida

A Pomigliano la Scuola di Volo dell’Accademia Aeronautica di Nisida

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 18 novembre 2011 alle ore 23.40 ·

Torre di controllo dell'aeroporto di Pomigliano e velivolo di addestramento T-6 per i cadetti di Nisida

A Pomigliano la Scuola di Volo dell’Accademia Aeronautica di Nisida
(a cura di Luigi Iodice)


L’aeroporto di Pomigliano d’Arco, costruito nel 1939-40 insieme agli stabilimenti la produzione industriale militare (motori aeronautici), era un aeroporto privato dell’Alfa Romeo. Fu usato pertanto per prove velivoli e, durante la II guerra mondiale, anche per missioni militari sia italiane che degli Alleati, dopo l’8 Settembre 1943, durante la loro avanzata verso il Nord Italia. E’ stato usato dopo la guerra come Scuola di Volo per i cadetti dell’Accademia Militare Aeronautica con sede provvisoria sull’isolotto di Nisida, dove prima della guerra aveva sede anche un idroscalo della Regia Aeronautica. Gli abitanti di Pomigliano, ed in particolare quelli delle Palazzine, dell'epoca ne ricordano i rombi dei motori in fase di decollo ed atterraggio.

Stemma dell'Accademiadell'Aeronautica Militare Italiana
Storia

L'Accademia della Regia Aeronautica fu costituita il 5 novembre 1923, otto mesi dopo la costituzione della Regia Aeronautica medesima come Forza Armata indipendente, ed ebbe sede, per i primi tre anni, presso l'Accademia Navale di Livorno.
Accademia Aeronautica nella Reggia di caserta dal 1926 al 1943
Sin dal momento della istituzione dell’Accademia Aeronautica era stata avviata la ricerca di una sede idonea. Prevalse l’idea di ricorrere ad una costruzione nuova ad hoc sita sull’Aeroporto di Capodichino e la cui prima pietra fu posta il 28 giugno del 1925 (sulla scelta del Governo influì favorevolmente, oltre al forte sostegno delle autorità ed enti locali, il napoletano generale de Pinedo, che nel 1924 era stato nominato Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Aeronautica). Dopo tre anni di fattiva ospitalità presso l’Accademia Navale di Livorno, a causa dell’impossibilità di ulteriore coabitazione per l’incremento di allievi previsto per ambedue le Accademie, fu giocoforza trasferire l’Accademia Aeronautica in un’altra sede prima che fosse pronto l’anzidetto edificio.
Fu così che fu adattata un’ala del palazzo della reggia borbonica vanvitelliana di Caserta ove ufficialmente l’insediamento avvenne il 15 ottobre del 1926.  L’inaugurazione della sede di Caserta ebbe luogo il 10 dicembre 1926, in concomitanza del giuramento dei Corsi Centauro e Drago, alla presenza del Sottosegretario di Stato per l’Aeronautica, Italo Balbo.
Per le istruzioni di volo, l’Accademia aveva a disposizione due campi di volo : Capua (Aeroporto Militare) e Grazzanise , un piccolo campo di fortuna. I voli si effettuavano , prevalentemente durante il periodo estivo.
In effetti questa sistemazione, che doveva essere transitoria in quanto funzionalmente non del tutto adeguata, si protrasse fino al 1943 poiché il complesso appositamente progettato di Capodichino fu ritenuto, in corso d’opera, inadeguato per dimensioni e spazi facendo così decadere il progetto di trasferirvi l’Accademia.

A Caserta, dal 1926 al 1943, si formarono gli aviatori che presero parte al secondo conflitto mondiale.

Accademia Aeronautica a forlì nel 1943 per tre mesi
Nell'agosto del 1943, esigenze di carattere bellico a seguito della conquista della Sicilia da parte degli Alleati ed ai bombardamenti su Napoli e Caserta, costrinsero l’Accademia a trasferirsi presso il Collegio Aeronautico di Forlì, ove  rimase solo fino al 10 settembre. A seguito delle vicende dell’8 settembre 1943, ogni attività venne temporaneamente sospesa.
Il 7 novembre 1943 l'Istituto riprese a funzionare presso il Collegio Navale di Brindisi, località in cui si era nel frattempo ricostituita anche l'Accademia Navale.

L'Accademia Aeronautica a Nisida dal 1944 al 1961 con scuola di volo a Pomigliano. Poi definitivamente trasferitasi a Pozzuoli.
Nel novembre 1945, a guerra ultimata,  l'Accademia si stabilì  presso l’isolotto di Nisida, considerato che  la reggia di Caserta non era più disponibile dall’ ottobre 1943 perché vi si era  installato il Quartier Generale Alleato. A Nisida vi rimase fino al dicembre del 1961 quando  venne successivamente trasferita in quella definitiva attuale a Pozzuoli. Per svolgere le attività di volo si utilizzò l’aeroporto di Pomigliano d’Arco.

Coppia di T6 per addestramento in volo
Di seguito si riporta una interrogazione Parlamentare che evidenzia  la pressione politica di un gruppo di Deputati della Camera (tra cui il futuro Presidente della Repubblica Leone) nel 1949 per l’utilizzo dell’aeroporto di Pomigliano quale scuola di volo dell’Accademia:

Atti Padarnentari - Camera dei Deputati
DISCUSSIONI - SEDUTA DEL 14 NOVEMBRE 1949

COLASANTO, LEONE GIOVANNI, MAZZA
e NOTARIANNI. - Al Ministro della difesa.
- “ Per sapere in che modo s’intende
utilizzare il vastissimo e modernissimo campo
di aviazione di Pomigliano d’Arco e se intende
destinarci la scuola di pilotaggio e la
scuola specialist,i di aviazione, considerando
che quella città ha tradizioni e maestranze
specializzate in lavori di aviazione e attualmente
disoccupate e che fu spogliata di vasti
ubertosi terreni per costruire tale campo, con
la conseguente riduzione alla miseria di numerose
famiglie di contadini.”
- RISPOSTA-. “L’Aeroporto di Pomigliaro
d’Arco è di proprietà privata ed è stato costruito
dalla Società Alfa Romeo per il collaudo
dei propri apparecchi. Successivamcnte
è stato venduto alla Società metalmeccanica
che ne è tuttora proprietaria.
Alla fine dell’ultima guerra vennero presi
contatti con la predetta Società onde studiare
la possibilità di una cessione in uso dell’Aeroporto
all’Amministrazione aeronautica,
ma le trattative dovetteoe essere sospese per
il prezzo richiesto che risultò troppo elevato
in relazione anche alle modeste possibilità di
bilancio dell’Aeronautica.
Qualora dette richieste dovessero essere
contenute in limiti più modesti, l’Amministrazione
aeronautica non mancherà di esamina-
le, al fine di provvedere anche alle esigenze
dell’Accademia aeronautica la quale attualmente
deve necessariamente far uso dell’Aeroporto
di Capodichino, non del tutto rispondente,
per il suo notevole traffico, alle esigenze
di una scuola di pilotaggio”.
Il Sottosegretario di Stato
MEDA.

Autobus dell'Accademia per il trasporto degli allievi piloti da Nisida all'aeroporto di Pomigliano
La testimonianza di un  cadetto dell’Accademia di Nisida sul volo da solista sul campo di  Pomigliano

Nei corsi a Nisida veniva raccontata una affascinante storia, tra mito e realtà, che affermava che  il volo di Icaro si era concluso proprio in quei paraggi ma le ali dei cadetti  che provavano l’ebbrezza del volo sul nostro campo di Pomigliano sono più solide.
A Pomigliano si imparava a volare
Di seguito si riportano le testimonianza di cadetti di allora (nel 1957) redatte nel cinquantennale del corso “Sparviero II” (tratta dal sito www.sparvierosecondo.it da cui sono state prese anche le foto relative alle operzioni di volo sull'aeroporto di Pomigliano). Ci sembrano appropriate per descrivere i sentimenti e le ebbrezze dei cadetti  quando imparavano a volare sui cieli di Pomigliano.

Pomigliano: il volo da solista.

Pomigliano d'Arco è un nome che incute quasi timore: fa ricordare un grande condottiero o un grande casato... ma la sua realtà è diversa.
Adagiato sulle pendici di papà Vesuvio e circondato da ridenti paesini, è un aeroporto che forse non ha mai avuto una sua storia. Breve la pista, scarsa l'attrezzatura, pochi gli aerei. Eppure per tre lunghi anni è stato il compagno fedele delle nostre ore più liete; con lui abbiamo condiviso le gioie e le prime trepidazioni del volo.

Disegno del campo di volo di Pomigliano al tramonto, opera di un cadetto del corso "Sparviero II"
Un giorno, forse non lontano, quando velocemente lo sorvoleremo, i nostri cuori torneranno a battere ansiosamente come il giorno in cui, tremanti, ci alzammo per la prima volta da terra.
Una striscia di macadan con quattro casupole e un paio di hangar intorno: una fotografia a colori vivaci che ognuno di noi porterà sempre nel cuore..
 
Il volo da solista. 
“Pomi Torre da Sparviero 36”
Oggi è una grande giornata! Niente marce o studio obbligatorio ma il corso, diviso in sezioni, a
turno, mattina e pomeriggio, lascia il “ maniero” con pullman A.M. alla volta di Pomigliano
d’Arco. L’ antica terra dei Pompili è ora centro di volo degli sparvieri; una pista, nata nel 1920 per gare di dragsters , mi pare più larga che lunga, tende e baracche nuovo quartiere generale, grelle metalliche sostengono i nostri destrieri: gli AT6. L’aspetto è sornione, il muso grosso schiacciato ha al centro un’elica bipala non proporzionata, il corpo tozzo poggia inclinato su tre punti (i famosi tre punti), l’abitacolo grigliato belvedere è severo, le ampie ali e la coda robusta ne danno un aspetto rassicurante quasi da “padre di famiglia”.
 
La mia squadra, di quattro allievi, è affidata alle cure “amorevoli” del nostro istruttore.
Lo seguiamo per il famoso giro esterno di controllo; sosta obbligata intorno al tubo di Pitot, di
rilevante importanza per l’alimentazione di alcuni strumenti ed alla striscia argentata sull’ala
di accesso all’abitacolo. Il nostro posto è avanti su un freddo sedile metallico mentre Lui, da
quello dietro, “sorveglierà” il nostro operato. La prima missione è di familiarizzazione.

Indossiamo pesanti tute grigio-verdi dal caldo bavero di pelliccia; il casco bianco, ultimo grido,
ha incorporato visiera ed auricolari per ricevere comunicazioni e sul collo un “laringofono” ci
stringe il pomo di Adamo, per trasmettere ; un pesante paracadute schienale strettamente
imbragato completa l’opera. Mi sento fantozzianamente impacciato ma felice. Salgo , evito un
primo clamoroso scivolone, ma guadagno lo scranno. Sulla consolle, una miriade di strumenti
mi mette a disagio anche se sulla carta li ho memorizzati e sono colto da totale amnesia. Dalla
radio quarzata mi arriva per interfonico la voce dell’istruttore: freni, pompa,
cicchetto……..accensione, il motore sbotta, sussulta, romba, l’elica è un disco davanti a me.
 
“Pomi Torre da Sparviero 36 autorizzazione al rullaggio”, il motore freme , sulle grelle sconnesse
iniziamo barcollando a zigzagare.

“Pomi torre pronti al decollo”, potenza al massimo, l’aeromobile freme ed in un assordante fragore corre sulla pista e si stacca. E’ una magia! Unvago strano pensiero di riconoscenza a Leonardo….
Mille piedi, 2mila….e a questo punto il mio tutor mi mostra zone di lavoro e proibite con il famoso aeroporto di Capodichino assolutamente da evitare.. Quindi con la mano sulla cloche senza contrastarla, assisto, inerme, alle doti acrobatiche della macchina e……..giù con picchiate, cabrate, looping, tonneau, imperiali, virate strette….. “eh… ti diverti”  mi urla come in un accesso di euforia il mio ignaro torturatore!
Finalmente a terra, a mala pena riesco a sfilarmi quella tonnellata di casco da una testa ipertrofica; il sangue non riesce ancora a canalizzare, sono sfinito, ho lo sguardo asimmetrico con gli occhi doloranti. Ma il mio caro, indimenticabile Tony mi batte la spalla e si congratula (una delle rare volte). Non avevo RACCATO.

Dopo pochi giorni, la squadra si assottiglia. Con Achille profondiamo una gara di resistenza ad
oltranza e quando con il Cap. Vescovo, il mio esaminatore, sono autorizzato al decollo da
solista, il volo si dischiude nella sua maestosità. Essa sarà viatico per inevitabili crisi che
colpiscono il povero bistrattato “pingue”anche se gli sono cresciute le ali. 
  
Il decollo

- Pomi da Sparviero 72 rullaggio
 - 72 pista 03
 - 03 da 72
Tirai fuori il capoccione per fare segno di levare i tacchi e solo allora mi accorsi che il mio vecchio maresciallo si era seduto in cima all'ala.
Sì, quello di quel giorno era senz'altro un volo speciale, per me almeno; sarei partito per la prima volta tutto da solo sul mio aereo, e fu per questo che il mio vecchio istruttore volle venire a salutarmi e ad incoraggiarmi.
Rullai pian piano per paura di fargli perdere l'equilibrio, e lui mi seguiva sempre con il suo sguardo, come se volesse darmi gli ultimi consigli. Immaginava forse tutte le mie apprensioni e sorrideva; d'altra parte anche a lui era accaduta la stessa cosa qualche tempo prima.
Alla prova motore scese e mi salutò. Solo allora mi accorsi d'essere rimasto veramente solo. Non riuscivo a regolare la pedaliera, stavo seduto scomodamente e mi sembrava di udire i più strani e  inconsueti rumori.
Venne il mio turno e la pista cominciò a scivolarmi sotto le ali sempre più veloce; poi non ricordo più niente: feci tutto meccanicamente come in uno qualsiasi dei voli precedenti.
- Sparviero 72 finale, controllato, finito.
- 72 autorizzato.
 Proprio nel momento della richiamata per l'atterraggio mi ricordai che ero solo e fu peer questo che andai un po' in pallone e presi quel "bum" grande come una casa. La successiva imbardata e le sue conseguenze, ve lo assicuro, mi  intimorivano asai di meno dell'espressione chee immaginavo dipinta sulla faccia del mio istruttore. Invece mi venne incontro e strinse la mia mano fra le sue con quel suo sorriso bonario, un sorriso che non dimenticherò. Allora mi resi conto di aver decollato... e vi giuro che mai 5 sacchi in un colpo solo furono scuciti così allegramente come quel giorno al bar di linea, a Pomigliano.
 

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