venerdì 17 febbraio 2012

Pomigliano e Finmeccanica

Pomigliano e Finmeccanica

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 14 ottobre 2011 alle ore 22.35 ·

(a cura di Luigi Iodice)
La storia industriale di Pomigliano è legata ad industrie che sono appartenute a Finmeccanica (Alfa Romeo, Aerfer, Aeritalia, Alenia, Alenia Aeronautica). Finmeccanica è oggi presente con stabilimenti di Alenia Aeronautica a Pomigliano e zone limitrofe (Nola, Capodichino). Altre società di Finmeccanica, come Selex Sistemi Integrati (ex Selenia), hanno stabilimenti in Campania.

Finmeccanica oggi

Finmeccanica oggi (2011) è il primo gruppo industriale italiano nel settore dell’alta tecnologia e tra i primi dieci player mondiali nell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Il Gruppo Finmeccanica è saldamente concentrato su tre pilastri strategici: Elicotteri, Elettronica per la Difesa e Sicurezza e Aeronautica, dove realizza il 70% dei ricavi e impegna il 73% delle risorse umane. Finmeccanica è anche leader europeo nei Sistemi di Difesa e vanta una presenza consolidata nel settore spaziale dove detiene il controllo dei servizi satellitari. Inoltre, dispone di significative competenze e di una consolidata posizione di mercato a livello mondiale anche nei settori dei Trasporti e dell’Energia.

Finmeccanica ha la propria base in Italia ed è presente in modo stabile con asset produttivi importanti in tre mercati domestici: Italia (con circa 42.700 addetti), Regno Unito (con circa 9.717 addetti) e Stati Uniti (con oltre 11.602 addetti); in Europa ha stabilito una presenza significativa anche in Francia (con circa 3.712 addetti), in Germania (con circa 1.047 addetti) e in Polonia (con circa 3.416 addetti), oltre ad aver instaurato una rete di collaborazioni in crescita nei paesi emergenti del mondo. In totale conta più di 75.000 dipendenti, dei quali circa il 41% lavora all’estero, nel 2009 ha generato ricavi per circa 18 miliardi di euro e ottenuto ordini per circa 21 miliardi di euro e dispone di un portafoglio ordini di oltre 45 miliardi di euro.

Finmeccanica è un Gruppo realmente internazionale, con oltre 250 sedi estere, delle quali oltre il 40% è costituito da siti produttivi. Il 40% degli ordini proviene dal di fuori del mercato domestico che, oltre all’Italia, comprende Regno Unito e Stati Uniti.

L’azione ordinaria Finmeccanica SpA è quotata alla Borsa Italiana (FNC IM; SIFI.MI). Il capitale è detenuto per il 30,2% dal Ministero dell’Economia italiano, mentre la quota restante è detenuta dal pubblico indistinto e da investitori istituzionali italiani ed esteri.
Struttura del Gruppo Finmeccanica

Le società del Gruppo (all'inizio del 2011) sono di seguito evidenziate nei diversi settori di interesse

Aeronautica: Alenia Aeronautica, Alenia Aermacchi, SuperJet International, ATR, Eurofighter GmbH, GMAS.

Elicotteri: AgustaWestland, BAAC.

Spazio: Telespazio, Thales Alenia Space.

Elettronica per la Difesa e Sicurezza: DRS Technologies, Elsag Datamat, SELEX Communications, SELEX Galileo, SELEX Sistemi Integrati, SELEX Service Management, Seicos.

Sistemi di Difesa: Oto Melara, WASS, MBDA.

Energia: Ansaldo Energia, Ansaldo Fuel Cells, Ansaldo Nucleare.

Trasporti: AnsaldoBreda, Ansaldo STS, BredaMenarinibus.
 
La storia di Finmeccanica

Le origini.
La Società Finanziaria Meccanica Finmeccanica venne costituita il 18 marzo del 1948 dall’IRI – Istituto per la Ricostruzione Industriale - per gestire l’insieme delle partecipazioni nell’industria meccanica e cantieristica acquisite nei primi quindici anni di vita dell’Istituto. La fine del secondo conflitto mondiale aveva lasciato l’industria italiana in generale – e quella IRI in particolare – in condizioni molto critiche: gli stabilimenti erano stati distrutti dai bombardamenti e le fabbriche, che fino a quel momento avevano prodotto su commesse belliche, non erano in grado di riconvertirsi rapidamente per impieghi civili. Nel processo di riconversione intrapreso, le decisioni di politica industriale lasciavano all’IRI – e quindi alla Finmeccanica – quelle attività che per motivi tecnologici, di struttura impiantistica o di mercato presentavano prospettive più incerte o negative.

La riconversione dell’industria bellica.
Pochi dati aiutano a comprendere la dimensione del problema che Finmeccanica doveva affrontare. Nel 1938 le industrie meccaniche dell’IRI avevano 70.000 dipendenti. Dopo la guerra, grazie alle esigenze belliche, l’occupazione era salita a 100.000 persone e nel frattempo erano sostanzialmente scomparsi tutti i mercati di sbocco. Sulla cantieristica, che totalizzava il 70% dell’occupazione del Gruppo, la prima relazione di bilancio della Finmeccanica annotava:”Dal 1945 nessuna commessa degna di nota per le nuove costruzioni si è ottenuta dall’armamento mercantile italiano”. Gli amministratori del tempo dovevano trovare nuovi sbocchi ad aziende con un illustre passato e con nomi che sarebbero rimasti al centro dell’economia italiana per i 50 anni successivi: Ansaldo, Alfa Romeo, San Giorgio, Sant’Eustachio, Navalmeccanica, Cantieri Navali dell’Adriatico. L’attenzione si concentrò su settori come la cantieristica, l’automotoristico, il ferroviario e il macchinario industriale. Con un occhio di riguardo all’emergente elettronica.

L’industria cantieristica.

La razionalizzazione più vigorosa avvenne nelle attività cantieristiche. Nel 1959 l’IRI costituì la Fincantieri in cui fece confluire l’insieme delle aziende cantieristiche. Con 37.000 dipendenti e un fatturato di oltre 100 miliardi queste aziende costituivano la base da cui partire per un vero e proprio programma di sviluppo. All’inizio del 1960 Finmeccanica era più omogenea e compatta con 30.000 dipendenti e 124 miliardi di fatturato. Il settore automobilistico totalizzava il 50% di questi volumi; seguivano l’elettromeccanica e l’elettronica (10%), il ferroviario (5%), il macchinario industriale (5%), con una ancora consistente presenza di attività varie. Intanto, per sostenere l’occupazione, la Finmeccanica lanciava nuove iniziative industriali che spaziavano dai semiconduttori (Ates, 1959) ai sistemi radar (Selenia, 1960), dal materiale rotabile (Omeca, 1961) alle macchine per fibre sintetiche (S.M.T., 1961). La Selenia in particolare venne costituita fondendo insieme la Sindel e la Microlambda, unica azienda in Italia a produrre radar ad altissima tecnologia su licenza della Raytheon. All’epoca si trattava di quanto ci fosse di più avanzato al mondo nelle tecnologie radar. Ben presto la Selenia divenne un centro di eccellenza mondiale per la produzione di satelliti, impianti radar, sistemi di telecomunicazione, di difesa e di controllo del traffico aereo.

L’uscita dall’elettronica.
La crisi del 1964 era tuttavia in arrivo portando con sé aumento del costo del lavoro, riduzione della produttività e dei margini, caduta degli investimenti e rallentamento della domanda interna. In tale frangente Finmeccanica ritenne indispensabile ripensare le proprie strategie e riesaminare i settori di presenza, confermando l’esigenza di maggiori “dimensioni” per sostenere la competitività e di una più elevata “specializzazione”, per concentrare le risorse sui soli settori chiave. Uscirono così dall’ambito Finmeccanica le aziende ferroviarie (cedute all’EFIM) e quelle elettroniche (cedute alla STET), vennero acquisite le aziende elettromeccaniche e cedute alcune attività industriali marginali.
All’inizio degli anni Settanta Finmeccanica aveva profondamente cambiato fisionomia: la struttura era ora costituita da un ridotto numero di settori industriali: automotoristico (con l’Alfa Romeo), termo-elettromeccanico (con l’Ansaldo) e aerospaziale (con l’Aeritalia), nei quali il Gruppo aveva raggiunto dimensioni importanti e aveva impegnato ingenti risorse finanziarie e professionali.

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