domenica 9 giugno 2013

Evento “Pomigliano industriale, un problema settentrionale”. La Città Alfa Romeo, il quartiere e la fabbrica aeronautica nel '39

da Dedicato a Pomigliano d'Arco (Note) Lunedì 5 marzo 2012 alle ore 22.40



Evento “Pomigliano industriale, un problema settentrionale”. La Città Alfa Romeo, il quartiere e la fabbrica aeronautica nel 1939

Presentazione per "Dedicato a Pomigliano d’Arco” di Luigi Iodice

“Dedicato a Pomigliano d’Arco” vuole contribuire con questa nota a portare a conoscenza di coloro che hanno avuto poche possibilità di approfondire il tipo e la vastità dell’insediamento Alfa Romeo a Pomigliano d’Arco nel 1939 durante il fascismo. Non è stato solo la costruzione della “fabbrica”. Si è trattato della costruzione della Città Alfa Romeo,  autonoma dal piccolo centro di Pomigliano, con una modello geometrico e  sviluppo di differente zone funzionali riconducibili chiaramente al “razionalismo italiano” da cui deriva il nome di una città-fabbrica razionalista Non solo fabbrica ed imponenti blocchi della produzione, dicevamo, ma il progetto prevedeva anche  i servizi collettivi,  il quartiere direzionale, con le rappresentanze e la stazione, con una chiesa. I riferimenti erano quelli della città di nuova fondazione nell'Agro romano o le sperimentazioni di Adriano Olivetti ad  Ivrea. L’architetto incaricato di questa realizzazione è Alessandro Cairoli nato a Milano il 15 luglio del 1907.
L'Architetto Alessandro Cairoli
Giovane, a soli ventiquattro anni, realizza uno dei primi edifici milanesi in stile funzionale, dove è evidente  la sua partecipazione attiva nell'ambiente razionalista milanese.
Tra le due guerre Cairoli è Podestà del Comune di Brienno, sul lago di Como, dove negli stessi anni realizzava alcune ville, il Villaggio Primavera e il moderno asilo infantile; contemporanei sono i progetti dell'Unione Fascista Commercianti di Milano, il Grand Hotel Excelsior a Rapallo, ancora ville e edifici per abitazioni a Milano e Como.
Planimetria IGM, 1907.
Nel 1939 è incaricato dall'Alfa Romeo della progettazione dell'insediamento industriale aeronautico di Pomigliano d'Arco e del nuovo impianto urbanistico per l'ampliamento della città; probabilmente negli stessi anni progetta l'insediamento in Libia dell'Alfa Romeo.
L'architetto Cairoli firma anche nel 1942 un Piano di ampliamento e lottizzazione della zona S. Martino per la nuova Pomigliano industriale e fascista che l'Alfa Romeo proporrà al Comune nel 1942. Con esso si prevede di alloggiare ulteriori lavoratori pendolari della fabbrica. Su di un totale di 6.000 lavoratori impiegati nell'industria erano stati realizzati fino ad allora solo i 600 alloggi delle quattro corti residenziali (le Palazzine). La guerra vanificherà tale proposta.
Planimetria IGM, 1936.
Negli anni che seguirono la seconda guerra mondiale egli  fu completamente assente dal dibattito architettonico italiano.
La Città Alfa Romeo di Pomigliano viene realizzata in stretto coordinamentp con l’Ing. Ugo Gobbato, Direttore Generale dell’Alfa Romeo.
Il volume dellìArchitetto Sergio Stenti (Università degli Studi di Napoli Federico II), Città Alfa Romeo - 1939 Pomigliano d'Arco - Quartiere e fabbrica aeronautica, CLEAN Edizioni, stampato dalla Sama nel 2003, pubblicato con i contributo della Università Federico II (Dipartimento di Progettazione Architettonica e Ambientale) e del Comune di Pomigliano d’Arco, è uno studio storico unico ed eccezionale, presentato a Pomigliano d'Arco il 21 marzo 2005 presso la Biblioteca Comunale nel Palazzo dell'Orologio dagli autori.
Ne riportiano alcune parti significative, a nostra discrezione (quelle più adatte ad una massima divulgazione), non volendo assolutamente ridurre  il valore e la bontà dell’ opera che è unica per quanto riguarda l’architettura dell’insediamneto abitativo ed industriale dell’Alfa Romeo a Pomigliano nel 1939 . Ce ne scusiamo con gli autori. Consigliamo a tutti, professionisti e non, la lettura del libro di Stenti per la sua  grande capacità di essere comprensibile ed “attraente”, appunto per tutti, anche per non addetti ai lavori. Un libro che non può mancare nella biblioteca degli studiosi di Pomigliano. Il libro, oltre ad essere reperibile in commercio, è anche disponibile per consultazione presso la Biblioteca di Pomigliano.
Planimetria IGM, 1957.
Nella presentazione del libro redatta da  Cesare de Seta ( che ha curato la mostra sull’Architettura tra le due guerre a Napoli nel 1999) leggiamo:
“………Quando la giovane laureata Carola Coppo mi fu presentata dall'amico e collega Leonardo Di Mauro, relatore della di lei tesi di laurea, presi sul momento la cosa sotto gamba: spesso Leonardo è troppo generoso con i suoi allievi. La giovane Carola mi parlò di questa sua tesi su una città costruita a Pomigliano a partire dal 1939 e poi andata distrutta sotto i bombardamenti e di cui aveva ritrovato i brandelli superstiti e una documentazione, caddi dalle nuvole, ma aguzzai le orecchie. Ebbi la tesi, la lessi e mi resi conto che quella della Città Alfa era un'autentica scoperta: l'architetto autore del
progetto ed esecutore della stessa velocissima realizzazione Alessandro Cairoli era praticamente sconosciuto: il suo nome non l'avevo mai incontrato in anni di dedizione a questa generazione e non c'era alcun dizionario o repertorio di qualche rilievo che ne riportasse una sia pur scarna biografia.
In effetti Cairoli aveva subito la stessa ingrata sorte di Giacomo Mattè-Trucco, la cui riscoperta come progettista di rango è recentissima: il nome dell'autore del Lingotto fu ingoiato dalla Fiat, così come quello di Cairoli fu ingoiato dall'Alfa Romeo, ma soprattutto dal destino drammatico subito dalla sua opera che venne distrutta quasi per intero dai bombardamenti alleati, essendo la fabbrica un obiettivo militare. Vidi i materiali costituiti da disegni e da foto e avendo in progetto la mostra sull'Architettura tra le due guerre a Napoli (1999), non esitai ad invitare Carola Coppo a partecipare alla mostra con un contributo specifico mentre con Pasquale Belfiore, Sergio Stenti e gli altri amici del comitato scientifico decidemmo di realizzare un grande plastico della Città Alfa Romeo a Pomigliamo d'Arco.
Rilievo Alisud,1986.
Fu Sergio Stenti a seguire, con la probità che gli è propria, la realizzazione del plastico che fece bella mostra nell'ambulacro di Palazzo Reale dove venne allestita l'esposizione assieme a parecchi disegni di grande formato provenienti dall'archivio aziendale. Questo libro nasce da lì e dobbiamo essere grati a Sergio Stenti per aver organizzato un'équipe di lavoro particolarmente attrezzata nell'analizzare e smontare come un puzzle questo complesso organico di città che nulla ha da invidiare alle più avanzate esperienze in questo ambito”.


1942. Palazzo Uffici Alfa Romeo a Pomigliano

Da  Sergio Stenti,
Città Alfa Romeo - 1939 Pomigliano d'Arco. Quartiere e la fabbrica aeronautica - CLEAN Edizioni

Dal retro copertina:

Questo libro nasce da un lavoro volontario di ricerca cui hanno partecipato con dedizione gli architetti Andrea Jandoli, Carmen Del Grosso, collaboratori al Corso di Laboratorio di Progettazione Architettonica  e l'architetto Carola Coppo, dottoranda in Storia dell'Architettura e naturalmente gli studenti dei corsi universitari degli anni 1999/00 e 2000/01. In particolare l'architetto Coppo ha messo a disposizione il suo meritevole
lavoro di ricerca senza il quale questo libro non sarebbe nato.
L'interesse per l'insediamento Alfa Romeo è nato in occasione della preparazione della mostra tenutasi al Palazzo Reale "L'architettura a Napoli tra le due guerre" curata da Cesare de Seta, quando, nel comitato di redazione e soprattutto nella preparazione dei grandi plastici dimostrativi di questa notevole e sconosciuta "colonia" del periodo razionalista, mi sono reso conto, come spesso accade, che avevamo cercato molto l'architettura moderna in terre lontane ma poco vicino casa.
I disegni degli studenti sono stati verificati e rielaborati al computer dall'architetto Andrea Jandoli cui si deve anche il lavoro redazionale.
Foto aerea dell'insediamento Alfa Romeo, San Martino, di Pomigliano. 1943



La città-fabbrica razionalista

La bella foto aerea del 1943, scattata poco prima dei bombardamenti anglo-americani, ferma la condizione di massimo sviluppo di questo raro se non unico complessoindustriale pubblico, finanziato dall'I.R.I. durante il fascismo, nel mezzogiornod'Italia.
Dall'alto l'impianto dell'insediamento è chiarissimo: un complesso industriale autonomodal piccolo centro di Pomigliano con una geometria cartesiana rigida e perentoria che si sovrappone di forza sul tessuto minuto e variabile della campagna
coltivata.
Per un curioso gioco di ombre sembra di vedere, posato sul terreno, il disegno di un grande biplano, di cui la griglia dei padiglioni industriali rappresenta le ali ed il quartiere residenziale la coda.

1942. Ingrasso Palazzo Uffici Alfa Romeo di Pomigliano
La foto mostra una pista di decollo e atterraggio, posta in direzione N-S, all'interno di un cerchio scuro di campagna non coltivata, mentre, con una rotazione di 45°, è disposta la maglia geometrica dell'ordine industriale. Al centro, un rondò stradale segna il punto di intersezione ad angolo retto tra il lungo asse industriale ed il nuovo asse residenziale. Proprio il rondò stradale, con il suo cippo portabandiera contenente la prima pietra. rappresenta il centro del progetto dell'insediamento.
Cairoli ci ha lasciato tre viste a volo d'uccello delle fasi realizzatine della "colonia" e la prima descrive proprio l'atto fondativo: una radura nella pianura alberata dove è ritagliato un quadrato con al centro il cippo commemorativo. Nessun elemento preesistente ancora il progetto al sito, a parte la strada nazionale delle Puglie; anzi si può dire che è il progetto stesso che, confrontandosi all'esterno solo col paesaggio e all'interno unicamente con le proprie logiche razionali, cerca di fondare un nuovo luogo.

1939. Scuola aziendale Alfa Romeo di Pomigliano
Modello geometrico e modello industriale si sovrappongono sviluppandosi per zone funzionali secondo un doppio registro di assi ortogonali: una fascia di padiglioni industriali, una fascia di servizi assistenziali e in asse, staccato dalla fabbrica, un quartiere di case.
Un piano urbanistico di duro razionalismo. una geometria assoluta e autoreferente, un ordine logico che manifesta un modello urbanistico e sociale di comunità-fabbrica.
analogo e quasi contrapposto al coevo insediamento Olivetti ad Ivrea. Due modelli di città industriale questi molto diversi tra loro: pubblico e impositivo quello Alfa Romeo, privato e variabile quello Olivetti. Il piano di Cairoli per l'Alfa Romeo non
ha le sfumature e le variazioni paesistiche del piano di Figini e Pollini per l'Olivetti; sembra uscito direttamente dall'ala dura dell'urbanistica razionalista milanese, quella che si riconosceva nella Tasabella" di Pagano e nelle proposte fatte in quegli
stessi anni per Milano Verde, per i quartieri autosufficienti di Bottoni, Albini e altri e nel quartiere satellite a Rebbio di Terragni e Sartoris.

1939.Capannone di Collaudo
Il progetto generale dell'insediamento era stato presentato a Mussolini appena quattro anni prima, nel 1939, in occasione della posa della prima pietra della fabbrica aeronautica.
Il plastico dell'insediamento industriale, redatto dall'architetto Alessandro Cairoli, ha una dettagliata definizione sia alla scala urbanistica sia soprattutto alla scala architettonica.
Il progetto iniziale mostra però alcune differenze con la successiva realizzazione e soprattutto manca il quartiere per i dipendenti.
Si intuisce lo studio approfondito dell'insediamento industriale e dell'organizzazione produttiva frutto sicuramente di un lavoro di équipe con i progettisti Alfa Romeo tra cui l'ingegnere Gobbato.
Lungo un nuovo asse stradale di circa 1,5 chilometri, parallelo alla strada nazionale delle Puglie, viene disposto da un lato un sistema ordinato e molto compatto di stabilimenti industriali e dall'altro una fascia rada di servizi accessori che utilizza tutta l'area triangolare residua fino alla linea ferroviaria della Circumvesuviana. Attraverso un incrocio a rondò, un secondo asse stradale perpendicolare al primo, collega il nuovo intervento alla strada nazionale delle Puglie sottopassando la ferrovia.

1 Aprile 1939. L'inaugurazione dei lavor dell'Alfa Romeo con la posa della prima pietra. Da sinistra gobbato, Mussolini e cairoli
Al centro dell'intervento, davanti al rondò. viene prevista la palazzina Uffici collega-ta con un ponte alla retrostante Officina Meccanica.
Il progetto è composto da un'ampia varietà di stabilimenti industriali, tutti collegati da strutture impiantistiche aeree.
Si riconoscono, oltre agli Uffici ed alla Officina Meccanica, lo stabilimento Motori con annessa la struttura di Prova Motori: un capannone rettangolare con copertura a shed che sarà poi, di lì a qualche mese. il tipo di struttura prescelta nella realizzazione del complesso. Una foto aerea degli anni Cinquanta mostra ancora in piedi uno di questi padiglioni: una moderno contenitore in c.a, con una copertura leggera a shed e lucernai orientati a nord. Rivista l'organizzazione produttiva della fabbrica, forse più decisamente indirizzata alla produzione di motori e meno all'assemblaggio
di parti d'aereo (sembra che nel breve tempo di vita della fabbrica siano stati prodotti solo motori ma nessun aeroplano), il progetto viene semplificato ed ampliato fino a raggiungere dagli iniziali 200 ettari del 1939. i 35.000 ettari del 1943.
con un impiego di circa 6.000 lavoratori. Saranno aggiunti, poi, nuovi servizi assistenziali e per il tempo libero, ville per i dirigenti e soprattutto sarà realizzato un quartiere per 2.400 lavoratori.

1939. Plastico del progetto dell'architetto Alessandro Cairoli
Le foto d'epoca mostrano un complesso industriale a padiglioni, moderno e con grandi spazi liberi. L'interno dei padiglioni, popoiato di giovani e ordinati operai, appare ancora fresco di pittura, con poche se non insufficienti attrezzature interne,
quasi una dimensione ancora artigianale; mancano, infatti, le strutture tipiche di una moderna fabbrica, innanzitutto le linee di montaggio. Sembrano soprattutto le immagini di un cantiere scuola dove si formano gli operai. Solo l'Officina Meccanica, dove si producevano i motori Alfa che facevano volare i caccia AerMacchi 202, appare in fervida attività produttiva.
Del carattere dell'architettura industriale, andata completamente distrutta dai bombardamenti iniziali della guerra. si può dire poco perché pochi sono i documenti storici a disposizione.
Mentre sul piano urbanistico, le assialità rimandano ad un'intrinseca monumentalità geometrica d'impianto, sul piano architettonico si assiste ad una doppia polarità: un chiaro funzionalismo per gli edifici industriali da un lato ed un sobrio discorso razionalista per gli edifici assistenziali e residenziali dall'altro.

1942. Gli edifici di testata del quartiere residenziale (Palazzine).
In ogni caso, se si escludono i progetti francamente kitsch proposti nell'ampliamento residenziale del 1942, tutto l'impegno architettonico per il centro industriale è riconducibile chiaramente nell'ambito del razionalismo italiano, con una ricerca senza forzature ma anche senza purezze, che si muove tra una chiarezza razionalista, arricchita anche di toni novecenteschi, una fase di cauto monumentalismo ed infine, nel 1942, un troppo disinvolto eclettismo. Ma è sicuramente l'alto livello professionale, dalla grande scala alla piccola scala, che permette a Cairoli di potersi misurare, anche se non sempre con soluzioni di alta qualità, con i più svariati temi funzionali nel brevissimo arco di tempo di quattro anni: dalla fabbrica alle ville, dallo stadio al quartiere, dai negozi al design delle sedie.

1941. Formella di terracotta posta sugli ingressi delle Palazzine
Così appare di un sobrio funzionalismo, quasi americano, il palazzo Uffici, arricchito nel collegamento con l'officina retrostante di scatti più impegnativi come la parete curva in vetrocemento e la bella e leggera scala metallica elicoidale. Ancora di un sano funzionalismo sono i padiglioni industriali, moderni contenitori in cemento con coperture prefabbricate a shed, che evitano le grandi e poco funzionali pareti vetrate usate dall'avanguardia razionalista.
Così i disegni per la scuola aziendale occhieggiano, anche nel trattamento del chiaroscuro, a certo espressionismo romano (P. Aschieri e G. Capponi) oppure un certo razionalismo materico (A. Mazzoni) si può rintracciare nell'asilo nido.
Elegante e potente poi la struttura dell'hangar che sfoggia due alte volte in ferro e vetro appoggiate a robusti corpi laterali. Infine nel quartiere, la migliore architettura del complesso, si esprime un insolito esempio di Siedlung meridionale che unisce il razionalismo lombardo, la tradizione urbana italiana e l'ideologia corporativa.

Gli elementi principali dell'insediamento industriale ed abitativo (incluso l'aeroporto nel 1939.

Di altro segno è invece la proposta di Piano e le architetture disegnate per la nuova Pomigliano industriale e fascista che l'Alfa Romeo proporrà al Comune nel 1942, ma che la guerra vanificherà.
L'architetto Cairoli firma un Piano di ampliamento e lottizzazione della zona S. Martino che viene previsto anche per alloggiare ulteriori lavoratori pendolari della fabbrica: infatti, su di un totale di 6.000 lavoratori impiegati nell'industria erano stati realizzati fino ad allora solo i 600 alloggi delle quattro corti residenziali.
II Piano è in realtà poco più che uno schema urbanistico di ampliamento, approssimativo e frettoloso, in cui collocare oggetti architettonici pre-confezionati.
Interessa qui parlarne perché ci chiarisce le variazioni dei modelli urbanistici durante il regime: dalla fondazione di nuove città, ai quartieri satelliti, all'ampliamento della città esistente.

1941.vista del quartier residenziale appena ultimato

Infatti il PRG del '42 prevede di trasformare il complesso industriale in una piccola cittadina, una città corporativa Alfa Romeo che ampliava la città esistente e si proponeva come la nuova Pomigliano fascista.
Contraddicendo la tecnica urbanistica razionalista, il Piano propone una maglia di isolati di svariate dimensioni e forme, tagliati malamente da un asse di collegamento con la stazione. Senza molta attenzione ai collegamenti viari con la vecchia Pomigliano, la nuova Pomigliano viene tracciata intorno alle grandi corti già realizzate davanti alle quali viene prevista, con giusto intuito, una piazza quadrata con tutte le funzioni pubbliche: municipio, scuola, chiesa, pretura, casa del fascio (stranamente non progettata prima) e negozi, e per il resto, un'unica tipologia abitativa: la villetta operaia.

1942. centro produzione motopropulsori. Officina
Era un passo indietro rispetto alla scelta morfologica delle corti con orti. Riprendeva quota così il vecchio tema della ruralità come carattere strategico dell'abitazione operaia che si legava alla vecchia polemica antiurbana dei nuovi centri rurali o industriali rispetto alle grandi città.


1942. Scuola aziendale, Officina
Mentre il progetto urbanistico è poco più che abbozzato, i progetti architettonici degli edifici pubblici sono chiaramente connotati. Visti insieme sembrano una stralunata raccolta di disegni in "stile moderno"; progetti forse fatti per altre occasioni o luoghi come nei concorsi per i Littoriali o per i villaggi dell'Africa Orientale.
1939. Capannone industriale Alfa Romeo appena ultimata

Per la verità la Pomigliano del dopoguerra ignorerà sia il Piano di Ampliamento del 1942, sia le grandi corti residenziali costruite che verranno inglobate e "dimenticate" nello sviluppo senza piano della città moderna, che seguirà le più antiche divisioni dei campi coltivati e delle stradine interpoderali.


Disegno dell'insediamneto Alfa Romeo e dell'ampliamento previsto dal PRG del 1942. L'ampliamento fu vanificato a swguito degli eventi della guerra)


Residenze a corte con orti

Inserite in una logica di completamento dell'insediamento industriale Alfa Romeo, vengono progettate in aperta campagna, secondo un perfetto asse di simmetria, ortogonale al centro della fabbrica. quattro corti residenziali per i dipendenti Alfa.
Quattro isolati per 600 alloggi disposti ciascuno intorno ad una corte verde suddivisa in orti domestici.
La lontananza delle residenze operaie dalla fabbrica, a differenza delle villette per dirigenti, costruite dentro il suo perimetro, non è altrimenti spiegabile se non considerando da un lato la "poca affidabilità" ideologica degli operai e dall'altro le esigenze belliche che richiedevano una fabbrica poco visibile dal cielo e con infrastrutture sottoterra (cunicoli e depositi) in grado di renderla il più possibile funzionale anche sotto i bombardamenti (il calcolo si rivelò illusorio ma le residenze operaie non furono bombardate).
…….Considerata, infatti, un'eredità ingombrante della città della storia, il blocco a corte veniva usualmente diviso ed aperto anche per frantumare la continuità della corrispondente cortina stradale e non costruire così strade-corridoio.
Mentre gli alloggi impiegatizi sono molto grandi, circa 140 mq, quelli operai sono molto più piccoli: un razionale alloggio di chiara derivazione tedesca (Roemerstadt, Francoforte) di 90 mq, ed un intensivo alloggio monoaffaccio di 70 mq., comunque migliore dei coevi alloggi operai come quelli della MCM a Napoli.
…….Gli alloggi operai hanno assegnato un piccolo orto domestico sotto casa, di quasi 90 mq, ricavato dalla suddivisione della corte. Si tratta di una soluzione inusuale per un verde residenziale, dissimile sia dal giardino delle case a schiera legato al soggiorno, sia dagli orti distaccati e dati in appalto delle Siedlungen tedesche, sia da soluzioni intermedie tipo ortogiardino attaccato alla casa, ma non al soggiorno, come alla Olivetti di Ivrea.
Ormai circondate da una densa e sciatta periferia queste grandi corti verdi rappresentano una vera ricchezza, quasi un antico lusso per la residenza. 

1942. La stazione della Circumvesuviana e l'Albergo per i dipendenti scapoli Alfa Romeo

Il piano della colonia industriale
di Carola Coppo

………Una città, Pomigliano d'Arco, ampliata nel 1939 con la fondazione dell'insediamento aeronautico dell'Alfa Romeo, operazione industriale nella linea politica del fascismo che si era caratterizzato costantemente per il completamento in chiave costruttiva dei suoi obiettivi, di più per aver posto la città al centro dei programmi. Le città nuove e l'ampliamento di altre avevano per il governo fascista un forte significato propagandistico: realizzare città rafforzava il valore dei progetti industriali e di bonifica. È quanto avviene a Pomigliano, dove si fonda una colonia industriale dell'Alfa Romeo, allora nell'ambito dell'IRI, pertanto industria "militarizzata" dello Stato.
……….Dal 1928 al 1940 l'urbanistica assume un ruolo centrale nell'attuarsi delle politiche del regime fascista, in dodici anni vengono fondate dodici città nuove, numerosi borghi in Sicilia, e nuovi insediamenti nelle colonie africane; i piani e gli interventi sulle città e sul territorio puntano a un riequilibrio demografico e a un diverso assetto della geografia produttiva, ricorrendo a ruralizzazione e sfollamento delle città.

1942. Le pensiline della stazione
Una notevole attenzione viene indirizzata verso le opere di bonifica e colonizzazione, in particolare quella dell'Agro Pontino, gestita dall'Opera Nazionale Combattenti venne completata dalla costruzione ex-novo di borghi e città: Littoria, dimensionata per 50.000 abitanti, Sabaudia e Guidonia (5.000 ab.), Pontinia, Aprilia e Pomezia (3.000 ab.); anche la creazione di zone industriali viene inserita all'interno di interventi a scala territoriale: dalle cave marmoree di Apuania, in Toscana, alla città mineraria di Carbonia(20.000 ab.) in Sardegna e la stessa Guidonia.

……….E’ dalla fondazione dell’Istituto per la ricostruzione Industriale che l’Alfa Romeo ne entra a far parte, occupandosi di produzione bellica; L’IRI provvide alla nomina di un nuovo direttore generale dell’Alfa, l’ingegnere Ugo Gobbato, e in un solo anno, il 1934, venne radicalmente ristrutturata sia dal punto di vista tecnico che finanziario. Il numero dei dipendenti passò da 1.000 ad oltre 3.500. L'attività era accuratamente programmata e la capacità produttiva seguiva piani di sviluppo determinato: l'Alfa Romeo era considerata un'azienda sulla quale contare, tanto è vero che nell'agosto 1935 l'azienda venne militarizzata in diretta connessione con le necessità espresse dal conflitto etiopico e dalla partecipazione italiana alla guerra civile spagnola.

1942.L'ingresso pedonale agli stabilimenti e il Dopolavoro
Fino alla fine della seconda guerra mondiale l'Alfa si occupa di motori di aviazione e di autocarri, in una logica produttiva alla quale un'azienda di Stato non poteva sottrarsi. In quegli anni venne ampliato lo stabilimento di Milano dove oramai lavoravano più di 8.000 persone, si consolidava la presenza in Libia dell'Alfa Romeo e, con lo stesso repentino decisionismo, si progettava il nuovo centro industriale aeronautico nell'Italia Meridionale,
"sia per ragioni di difesa strategica, sia per ragioni di carattere sociale". Nel clima di esaltazione celebrativa del Ventennio fascista si decisero e realizzarono trasformazioni significative non di meno a Napoli, Regina del Mediterraneo e testa di ponte dell'Impero, dove dopo l'ampliamento del porto, e nello stesso periodo in cui si realizzava la Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare, si attuava il complessivo riassetto industriale", completato dall'assegnazione alla città anche dell'Istituto dei Motori; un panorama industriale funzionale che prevedeva I'llva a Bagnoli, l'Ansaldo a Pozzuoli, il Silurificio a Baia, la Navalmeccanica tra Napoli e CasteIIammare, la S.A. Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali (che dal 1936 aveva assorbito le lavorazioni della S.A. Officine Ferroviarie Meridionali e della S.A. Industrie Aeronautiche
Romeo), lo stabilimento della S.A. Metallurgica, l'impianto di raffineria del petrolio nella zona industriale di Napoli, le officine aviatorie a Castellammare e Capodichino, inoltre a Pomigliano d'Arco il centro industriale aeronautico Alfa Romeo.

1942. La tribuna dello stadio
La pubblicistica diede ampia diffusione al comunicato del 6 marzo 1939 in cui si annunciava la realizzazione di "un grande stabilimento di costruzioni aeronautiche" tra Pomigliano d'Arco ed Acerra, Il Mattino pubblicava integralmente il comunicato di Mussolini: "Su invito di S.E. Valle, i dirigenti tecnici delle Società dipendenti dall'I.R.I., Alfa Romeo e Cantieri Riuniti dell'Adriatico, hanno studiato il problema di contribuire al rafforzamento dell'industria aeronautica nel Mezzogiorno d'Italia, mediante l'impianto di un nuovo grande stabilimento costituente un assieme organico sia per lo studio e lo sviluppo sperimentale, sia per la costruzione di aeroplani e motori con annesso campo di volo. Lo stabilimento studiato, compreso il campo di volo, occuperà circa 300 ettari e potrà dare lavoro a un numero notevole di operai. Il Duce ha approvato il progetto ed ha deciso che lo stabilimento sorgerà fra Pomigliano d'Arco ed Acerra, in una zona, cioè, che risponde alle necessità tecniche dell'impianto e permette di utilizzare le reti ferroviarie dello Stato e secondarie
per trasportare giornalmente le maestranze dai centri principali di Napoli, Caserta, Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. La decisone a cui si riferisce l'importante comunicato costituisce una tappa notevolissima nella realizzazione del programma di potenziamento industriale, in virtù del quale viene affidato a Napoli un ruolo economico di singolare rilievo. È facile immaginare come lo stabilimento aeronautico che sorgerà fra breve, con rapidità fascista, nella zona fra Pomigliano d'Arco ed Acerra rappresenterà, nel campo delle costruzioni di aeroplani, quanto di più moderno e di più progredito può offrire, oggi , la tecnica nelle sue realizzazioni e nei suoi ornamenti. Nel nuovo stabilimento, infatti, si troveranno riunite le capacità tecniche e produttive dell'Alfa Romeo di Milano e dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico
di Monfalcone" .

1942. La Piscina
Neanche un mese dopo l'annuncio, il primo aprile del 1939, Mussolini inaugurava il nuovo centro industriale aeronautico nella zona industriale napoletana, ed a Pomigliano gli furono presentati i progetti, il piano e i pla-
stici che prevedevano la realizzazione di tre centri produttivi .. il Centro Produzione Motori, il Centro Produzione Velivoli e Centro Leghe Leggere; oltre un aeroporto con aviorimesse e pista di volo in cemento lunga 1.200 metri e larga 60; inoltre si sarebbero realizzati gli Uffici di Direzione e il Laboratorio, una Scuola apprendisti, la Sede del dopolavoro ed una palestra; le case operaie e l'asilo non erano ancora previste. Sarà il progetto del Piano Regolatore del 1942 a sancire il ruolo globale che la fabbrica assumeva rispetto al territorio, vertebrando gerarchicamente l'industria, i servizi e le residenze sul viale Alfa Romeo. Per le maestranze operaie venne realizzato l'Albergo attiguo alla stazione della Circumvesuviana e progettato l'ampliamento urbano disegnando una piazza nuova antistante alle realizzate Case Famiglia, dette le Palazzine , una Siedlung napoletana del 1941. Ecco il modello culturale, in cui Cairoli non si era limitato ad aggregare, in un disegno di semplice e diretta dipendenza frutto di una logica dirigista, intorno alla fabbrica altre funzioni, case operaie, istituzioni, servizi, infrastrutture e non ultimo il villaggio agricolo, ma aveva pianificato una colonia industriale per l'Alfa Romeo a Napoli.

1942. centro porduzione velivoli. Repato montaggio generale


I l quartiere residenziale
di Andrea Jandoli

L'insediamento industriale Alfa Romeo a Pomigliano d'Arco, nasceva nel 1939 ai margini del centro di Pomigliano come una realtà completamente autonoma ed autosufficiente.
Un ampio terreno coltivato, posto ad ovest del nucleo abitato della cittadina agricola, veniva così urbanizzato secondo un progetto di pianificazione con uno schema insediativo segmentato in parti distinte e funzionalmente omogenee: tre fasce parallele contigue destinate rispettivamente alla fabbrica, alle attrezzature, alla residenza.
Un impianto planimetrico razionale, fondato su un tracciato ortogonale che al tempo stesso unisce/separa le funzioni della fabbrica, delle attrezzature, delle residenze, secondo un disegno estremamente chiaro e leggibile.
……Nella vasta area destinata alle abitazioni, posta a sud rispetto all'insediamento produttivo, si individuano immediatamente gli unici quattro isolati costruiti nel 1940: i 600 alloggi per operai ed impiegati.

1942. Capannone di collaudo
Attualmente inglobati dalla crescita disordinata della città contemporanea, i quattro grandi isolati a corte rappresentano planimetricamente un fuori scala rispetto al tessuto edilizio minuto che ha saturato tutte le aree libere tra il centro storico di Pomigliano ed il confine est del territorio comunale. Infatti, nonostante il Piano Regolatore del '42 prevedesse per l'intera area residenziale di espansione uno schema planimetrico a maglia ortogonale con fulcro proprio al centro dei quattro isolati realizzati, lo sviluppo edilizio della Pomigliano moderna e delle aree perimetrali al quartiere residenziale Alfa è avvenuto prevalentemente secondo la giacitura dei lotti di terreno.
1942. Officina fabbricazione e fusoliere
…..Le corti di Pomigliano, così diverse dalla cultura abitativa dell'area di insediamento e da molti modelli residenziali simili proposti in Italia in quegli stessi anni, sullo schema della borgata rurale, rappresentano un esempio eloquente della avanguardia razionalista italiana, l'espressione di una cultura architettonica che trova il suo centro di maggior fermento nel capoluogo lombardo attorno a figure come Terragni, Figini, Pollini ed altri, tra i primi a sperimentare la nuova architettura razionale ed a proporre un linguaggio architettonico che sarà poi punto di riferimento per un'intera generazione di architetti. Per questo le quattro corti residenziali dell'Alfa Romeo sembrano decontestualizzate, appartenenti quasi ad una diversa idea dell'abitare, poco comprese se non ricondotte a quel filone di ricerca dell'architettura moderna al quale il progettista, Alessandro Cairoli, certamente apparteneva.
 

Modello dell'insediamneto industriale come previsto nel PGR del 1942. (realizzato in occasione della Mostra "L'Architettura a Napoli tra le due guerre" a Napoli nel 1999.
Riportiamo dal libro di Stenti le fonti delle illustrazioni
Archivio Storico Alfa Romeo, Milano
Archivio generale d'Ateneo, Politecnico di Milano,
Archivio Istituto Geografico Militare, Firenze,
Archivio privato famiglia Formenti, Milano,
Archivio privato Luigi De Falco, Pomigliano,
Archivio storico Fiat Avio, Pomigliano
Archivio storico della Circumvesuviana, Napoli,
Alisud,
Impresa F.lli. Falciola, Milano,
Carola Coppo, Nicola Ferrara e Roberto Guariglia,
Felice Ricci, Luciano Romano. 




1941. Formella di terracotta posta sugli ingressi delle Palazzine

1941. Formella di terracotta posta sugli ingressi delle Palazzine

1941. Formella di terracotta posta sugli ingressi delle Palazzine

1942. Scala elicoidale del palazzo Uffici

1942. Sala Consiglio

1942. Atrio superiore

1942. La stazione della Circumvesuviana

1942. Palazzo Uffici. Interni

1942. Palazzo Uffici. Interni

1942. Sala conferenze

1942. La facciata della stazione Circumvesuviana

1 commento:

  1. valorizzare senza demonizzare, il quartiere San Martino rappresenta,pur nel suo degrado attuale, quanto di meglio sia stato costruito a Pomigliano d'Arco.

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