venerdì 17 febbraio 2012

Evento "Pomigliano: una questione settentrionale".La nascita dello stabilimento ALFA ROMEO di San Martino a Pomigliano d'Arco

Evento "Pomigliano: una questione settentrionale".La nascita dello stabilimento ALFA ROMEO di San Martino a Pomigliano d'Arco

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno lunedì 13 febbraio 2012 alle ore 17.10 ·




 1 Aprile 1939. Mussolini posa la prima pietra dello stabilimento Alfa Romeo a pomigliano d'Arco (Foto condivisa dal Gruppo " Noi delle Palazzine di Pomigliano")

Giorno della Memoria

Giorno della Memoria

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno sabato 28 gennaio 2012 alle ore 21.48 ·

Giorno della Memoria 
Di Angelo De Falco
Mio padre,   De Falco Antonio, nato a Pomigliano d'arco il  12.06.1916 ,fu deportato nel  Campo di Concentramento - Konzentrationslager BUCHENWALD (Germania) - Matr.   0497.

Evento “Pomigliano: una questione settentrionale”. L’industria Aeronautica a Napoli e Pomigliano durante la II Guerra Mondiale

Evento “Pomigliano: una questione settentrionale”. L’industria Aeronautica a Napoli e Pomigliano durante la II Guerra Mondiale

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 20 gennaio 2012 alle ore 16.31 ·

“IL VOLO A NAPOLI - Dal Passato al Futuro” di Enrico Ferrone, IBN Editori, 1998
Evento “Pomigliano: una questione  settentrionale”. L’industria Aeronautica a Napoli e  Pomigliano  durante la  II Guerra Mondiale

Evento “Pomigliano: una questione settentrionale”. Lo sviluppo dell'industria aeronautica in Campania

Evento “Pomigliano: una questione settentrionale”. Lo sviluppo dell'industria aeronautica in Campania

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno lunedì 16 gennaio 2012 alle ore 19.02 ·
Agosto 1931. Vesuvio fotografato dal Gen. Enrico Pezzi in volo su velivolo IMAM Ro1 ( Romeo tipo 1). www.enricopezzi.it

“Pomigliano: una questione settentrionale”. Le premesse industriali in Campania. Partiamo da lontano

“Pomigliano: una questione settentrionale”. Le premesse industriali in Campania. Partiamo da lontano

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno giovedì 12 gennaio 2012 alle ore 23.22 ·
I lettori ci scuseranno se…”partiamo da lontano”. Con l'inizio di questo  evento “Pomigliano: una questione settentrionale”, 

Presentazione dell'evento "Pomigliano: una questione settentrionale"

Presentazione dell'evento "Pomigliano: una questione settentrionale"

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno martedì 10 gennaio 2012 alle ore 18.01 ·

Ugo Gobbato. La leggenda di un innovatore senza epoca

Presentazione dell'evento "Pomigliano: una questione settentrionale"
di Luigi Iodice

"In memoria di Luigi De Falco" di Vincenzo D'Onofrio

"In memoria di Luigi De Falco" di Vincenzo D'Onofrio

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 9 dicembre 2011 alle ore 23.47 ·

Il Prof. vincenzo D'Onofrio durante il suo intervento

6 Dicembre 2011. Consiglio comunale straordinario e aperto per commemorare Luigi De Falco, bibliofilo e studioso, nel giorno del 20°  anniversario dalla scomparsa. Premiazione degli studenti vincitori della Borsa di Studio a lui intitolata.

Alcune proposte alle Autorità Cittadine

Alcune proposte alle Autorità Cittadine a sostegno della celebrazione del 20° Anniversario della scomparsa di Luigi De Falco

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 2 dicembre 2011 alle ore 12.06 ·
Al Signor Presidente del Consiglio Comunale Dott. Maurizio Caiazzo
Al Sindaco della Città di Pomigliano d’Arco Dott. Raffaele Russo
Pomigliano d’Arco, 2 Dicembre 2011.

La Bibliopolis di Luigi De Falco

La Bibliopolis di Luigi De Falco (di Nino Leone)

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno giovedì 24 novembre 2011 alle ore 1.04 ·




La Bibliopolis di Luigi De Falco
di Nino Leone

(pubblicata  il giorno martedì 8 novembre 2011. La pagina "Dedicato a Pomigliano d'Arco" condivide questa nota proponendo alcine foto di Pomigliano di epoche diverse)

A Pomigliano la Scuola di Volo dell’Accademia Aeronautica di Nisida

A Pomigliano la Scuola di Volo dell’Accademia Aeronautica di Nisida

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 18 novembre 2011 alle ore 23.40 ·

Torre di controllo dell'aeroporto di Pomigliano e velivolo di addestramento T-6 per i cadetti di Nisida

A Pomigliano la Scuola di Volo dell’Accademia Aeronautica di Nisida
(a cura di Luigi Iodice)

Storia dell'attività motoristica aeronautica dell'Alfa Romeo nel dopoguerra

Storia dell'attività motoristica aeronautica dell'Alfa Romeo nel dopoguerra

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno mercoledì 16 novembre 2011 alle ore 0.14 ·

Storia dell'attività motoristica aeronautica dell'Alfa Romeo nel dopoguerra
(pubblicata su Archivio Storico Alfa Romeo Volume II, 1998)

L'Ing. Ugo Gobbato

L'Ing. Ugo Gobbato, il realizzatore degli impianti industriali Alfa Romeo a Pomigliano d’Arco nel 1939

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno lunedì 14 novembre 2011 alle ore 1.14 ·

L'Ing. Ugo Gobbato, Direttore Generale dell'Alfa Romeo fino al 1945

A cura di Luigi Iodice

Lettera aperta al Sindaco per il Ventesimo Anniversario della scomparsa di Luigi De Falco

Lettera aperta al Sindaco per il Ventesimo Anniversario della scomparsa di Luigi De Falco

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno lunedì 31 ottobre 2011 alle ore 16.31 ·
Al Sindaco della Città di Pomigliano d’Arco
Dott. Raffaele Russo


Pomigliano d’Arco, 31 Ottobre 2011.



Oggetto: Ventesimo Anniversario della scomparsa di Luigi De Falco

Antifascimo e Resistenza tra Acerra e Pomigliano

Antifascimo e Resistenza tra Acerra e Pomigliano

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 21 ottobre 2011 alle ore 15.11 ·



ANTIFASCISMO e RESISTENZA tra ACERRA e POMIGLIANO
  
Ricerca didattica della classe V B , 1984-85 del Ginnasio-Liceo “V. Imbriani” di Pomigliano d’Arco
Saggio storico del Prof.C. Gravier Oliviero
Prefazione della Preside, prof.ssa Anna Morandi Mariconda

"Lega, giù le mani da Alenia"

"Lega, giù le mani da Alenia"

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno sabato 15 ottobre 2011 alle ore 0.16 ·



Emilia Macchi, dirigente del personale dell’Aermacchi è moglie del ministro Roberto Maroni della Lega. L’AD di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, nominato con l’appoggiato della Lega, ha deciso lo spostamento della sede legale dell'Alenia Aeronautica da Pomigliano a Venegono (Varese) e la fusione dell'Alenia con la controllata Aermacchi che ha sede in Lombardia. Lo stabilimento di Casoria verrà chiuso. Le commesse prenderanno la via del Nord. In epoca di federalismo fiscale, ci si preoccupa di spostare in Lombardia l’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive.
Luigi Iodice propone  l'articolo che segue di Tiziana Cozzi pubblicato da "La Repubblica" il 23 settembre 2011


Lavoro, Pomigliano in piazza
"Lega, giù le mani da Alenia"

In migliaia allo sciopero di due ore, una manifestazione e un consiglio comunale per difendere il polo aeronautico colpito da una ristrutturazione che finisce per favorire la Lega Nord. si è concluso il corteo per dire no al trasferimento a Venegono, in provincia di Varese, della sede legale e della direzione commerciale. Il vescovo di Nola sferza i politici
di TIZIANA COZZI


Migliaia di persone in piazza per dire no al piano industriale dell'Alenia. Al grido "Lega padana giu' le mani dall'Alenia", i lavoratori hanno protestato contro lo spostamento della sede legale dell'azienda da Pomigliano a Venegono (Varese), la chiusura dello stabilimento di Casoria e contro la fusione dell'Alenia con la controllata Aermacchi che ha sede in Lombardia.  I dipendenti dei quattro impianti campani hanno sfilato in corteo per le strade di Pomigliano e hanno raggiunto il municipio dove si è svolto un consiglio comunale monotematico sulla questione Alenia. In aula, oltre ai lavoratori,  il vescovo di Nola Beniamino De Palma che ha richiamato i politici alle loro responsabilita' per fermare quello che e' uno scempio: "E' ora di svegliarsi".  Presenti anche il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano, l'assessore regionale al lavoro Severino Nappi, i sindaci di Pomigliano Raffaele Russo e di Casoria Vincenzo Carfora, la senatrice Teresa Armato che oggi ha presentato una mozione sulla crisi industriale della Regione, l'europarlamentare Enzo Rivellini.


Il passaggio di consegne tra Pomigliano e Venegono trasferirà in Lombardia molte commesse, depotenziando il polo campano. Secondo fonti interne, da giorni l’azienda starebbe incentivando i dirigenti a trasferirsi dalle aziende campane agli impianti del Varesotto. Mentre la metà dei 1.200 esuberi annunciati toccherebbe proprio alla Campania. Non solo. È stata avviata la fusione tra Aermacchi (azienda finora controllata

al 100 per cento dalla stessa Alenia) e Alenia Aeronautica che da ora in poi cambierà il nome in Alenia Aermacchi.

La più piccola società partecipata Aermacchi si trova così a esprimere il management di un colosso dell’aeronautica come Alenia. Con un massiccio spostamento di competenze delle funzioni direzionali a dettare legge sarà il Nord e il Mezzogiorno resterà tagliato fuori. Dietro il ribaltamento “repentino e ingiustificato” si scorgono anche motivazioni politiche più che industriali. A Venegono si trova la sede della Aermacchi. Proprio qui, nella futura ammiraglia del gruppo, lavora come dirigente del personale Emilia Macchi, moglie del ministro Roberto Maroni. Non è un segreto neppure che l’ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi sia vicino al Carroccio.

Ha quindi tutta l’aria di un trasferimento in salsa leghista. «Ancora una volta, il Sud rischia di pagare le scelte nefaste di una politica governativa nordista e leghista» scrive in una nota la Cgil. «Non permetteremo che l’Alenia, una delle eccellenze del Sud — attacca Franco Bruno, segretario Fiom Napoli — diventi di proprietà della Lega Nord». I cambiamenti logistici non sarebbero l’unica novità. È attesa per i prossimi mesi l’ennesima bastonata: la metà degli esuberi annunciati toccherebbe alla Campania. «Il piano industriale prevede una riorganizzazione del personale attraverso la fuoriuscita di 1.200 lavoratori — continua la Cgil — da mandare in cassa integrazione a zero ore, 600 sono previsti in Campania. Un numero importante che va ad aggiungersi agli altri 600 fuoriusciti a novembre 2010».

È solo l’inizio di una protesta che si annuncia lunga. Le prime polemiche la scorsa settimana, quando viene presentato il piano di rilancio aziendale. Si parla di ipotesi di sviluppo a lungo termine (3 miliardi di investimenti nei prossimi 67 anni, 2 miliardi per il civile, 1 per il militare) ma in realtà quello che si prospetta nell’immediato sono sacrifici. Qui Giuseppe Giordo, ad Alenia Aeronautica, annuncia la chiusura della fabbrica di Casoria (i 400 lavoratori saranno assorbiti dalla sede di Nola). Sono circa 4.500 i dipendenti dei quattro impianti di Casoria, Pomigliano, Nola e Capodichino, tecnici altamente specializzati in progettazione e assemblaggio di fusoliere e carlinghe per i Boeing.

«Siamo contrari all’ipotesi di riduzione manifatturiera che l’azienda sta mettendo in campo — annuncia Giovanni Sgambati, segretario regionale Uilm — intravediamo uno svuotamento della funzione a Napoli con perdita di forzalavoro. Il governatore Caldoro dovrebbe farsi sentire e impedire un progetto del genere». Nei giorni scorsi, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno lanciato un appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. E la preoccupazione, in epoca di federalismo fiscale, è il gettito dell’Irap. La risorsa fiscale diminuisce e l’imposta regionale sulle attività produttive si sposta in Lombardia.
(23 settembre 2011)

Storia di Alenia Aeronautica

Storia di Alenia Aeronautica

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno sabato 15 ottobre 2011 alle ore 0.04 ·
(fornita da Tonino Antonio)
La foto è tratta dall'album "Pomigliano: dall'arato al tornio.Lo sviluppo industriale" della pagina "Dedicato a Pomigliano d'Arco"

Storia di Alenia Aeronautica

Alenia Aeronautica è stata creata nel 1990 dalla fusione di Aeritalia e Selenia, le aziende aerospaziali e della difesa di Finmeccanica. Alenia è l'erede di una ricca tradizione di oltre 12.000 aerei progettati, costruiti e mantenuti dalle aziende che l’hanno preceduta e che comprendono nomi famosi quali Aeritalia, Fiat e Romeo.
Le costruzioni aeronautiche nell’area torinese nacquero nel 1910 con la SIT, continuando poi con Pomilio ed Ansaldo, costruttrice dei celebri biplani SVA. Dopo la prima guerra mondiale l’attività si concentrò nella Fiat. Sotto la guida degli ingeneri Celestino Rosatelli e Giuseppe Gabrielli, Fiat costruì alcuni dei più celebri aerei italiani, tra i quali i biplani CR.32 e CR.42, il caccia G.55 e la famiglia di caccia leggeri e addestratori G.91.

Gli stabilimenti partenopei risalgono a Nicola Romeo, padre delle auto sportive Alfa, che nel 1917 impiantò a Napoli le prime officine aeronautiche.La società, poi assorbita dalla Breda, costruì tra l’altro il Ro.41, l’addestratore avanzato standard italiano della seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra la ditta fu rilevata da Finmeccanica come Aerfer, costruendo su progetto di Sergio Stefanutti il Sagittario II che fu il primo aereo italiano in grado di superare la velocità del suono. Nel 1966, Aerfer entrò nel settore delle aerostrutture con la produzione di pannelli di fusoliera per il DC-9.

Aerfer e Fiat fusero le attività velivolistiche nel 1969, creando Aeritalia. La concentrazione portò a programmi fondamentali quali il velivolo multiruolo europeo Tornado, la famiglia ATR e l’AMX. Aeritalia, partner del Boeing 767 sin dal suo lancio, giocò poi un ruolo chiave nella creazione dell’industria spaziale italiana.

Alenia nacque nel 1990 e legò subito il proprio nome a Eurofighter ed altri programmi avanzati.

L'odierna Alenia Aeronautica è nata nel 2002 dalla societarizzazione delle divisioni di Finmeccanica.

Pomigliano e Finmeccanica

Pomigliano e Finmeccanica

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 14 ottobre 2011 alle ore 22.35 ·

(a cura di Luigi Iodice)
La storia industriale di Pomigliano è legata ad industrie che sono appartenute a Finmeccanica (Alfa Romeo, Aerfer, Aeritalia, Alenia, Alenia Aeronautica). Finmeccanica è oggi presente con stabilimenti di Alenia Aeronautica a Pomigliano e zone limitrofe (Nola, Capodichino). Altre società di Finmeccanica, come Selex Sistemi Integrati (ex Selenia), hanno stabilimenti in Campania.

Finmeccanica oggi

Finmeccanica oggi (2011) è il primo gruppo industriale italiano nel settore dell’alta tecnologia e tra i primi dieci player mondiali nell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Il Gruppo Finmeccanica è saldamente concentrato su tre pilastri strategici: Elicotteri, Elettronica per la Difesa e Sicurezza e Aeronautica, dove realizza il 70% dei ricavi e impegna il 73% delle risorse umane. Finmeccanica è anche leader europeo nei Sistemi di Difesa e vanta una presenza consolidata nel settore spaziale dove detiene il controllo dei servizi satellitari. Inoltre, dispone di significative competenze e di una consolidata posizione di mercato a livello mondiale anche nei settori dei Trasporti e dell’Energia.

Finmeccanica ha la propria base in Italia ed è presente in modo stabile con asset produttivi importanti in tre mercati domestici: Italia (con circa 42.700 addetti), Regno Unito (con circa 9.717 addetti) e Stati Uniti (con oltre 11.602 addetti); in Europa ha stabilito una presenza significativa anche in Francia (con circa 3.712 addetti), in Germania (con circa 1.047 addetti) e in Polonia (con circa 3.416 addetti), oltre ad aver instaurato una rete di collaborazioni in crescita nei paesi emergenti del mondo. In totale conta più di 75.000 dipendenti, dei quali circa il 41% lavora all’estero, nel 2009 ha generato ricavi per circa 18 miliardi di euro e ottenuto ordini per circa 21 miliardi di euro e dispone di un portafoglio ordini di oltre 45 miliardi di euro.

Finmeccanica è un Gruppo realmente internazionale, con oltre 250 sedi estere, delle quali oltre il 40% è costituito da siti produttivi. Il 40% degli ordini proviene dal di fuori del mercato domestico che, oltre all’Italia, comprende Regno Unito e Stati Uniti.

L’azione ordinaria Finmeccanica SpA è quotata alla Borsa Italiana (FNC IM; SIFI.MI). Il capitale è detenuto per il 30,2% dal Ministero dell’Economia italiano, mentre la quota restante è detenuta dal pubblico indistinto e da investitori istituzionali italiani ed esteri.
Struttura del Gruppo Finmeccanica

Le società del Gruppo (all'inizio del 2011) sono di seguito evidenziate nei diversi settori di interesse

Aeronautica: Alenia Aeronautica, Alenia Aermacchi, SuperJet International, ATR, Eurofighter GmbH, GMAS.

Elicotteri: AgustaWestland, BAAC.

Spazio: Telespazio, Thales Alenia Space.

Elettronica per la Difesa e Sicurezza: DRS Technologies, Elsag Datamat, SELEX Communications, SELEX Galileo, SELEX Sistemi Integrati, SELEX Service Management, Seicos.

Sistemi di Difesa: Oto Melara, WASS, MBDA.

Energia: Ansaldo Energia, Ansaldo Fuel Cells, Ansaldo Nucleare.

Trasporti: AnsaldoBreda, Ansaldo STS, BredaMenarinibus.
 
La storia di Finmeccanica

Le origini.
La Società Finanziaria Meccanica Finmeccanica venne costituita il 18 marzo del 1948 dall’IRI – Istituto per la Ricostruzione Industriale - per gestire l’insieme delle partecipazioni nell’industria meccanica e cantieristica acquisite nei primi quindici anni di vita dell’Istituto. La fine del secondo conflitto mondiale aveva lasciato l’industria italiana in generale – e quella IRI in particolare – in condizioni molto critiche: gli stabilimenti erano stati distrutti dai bombardamenti e le fabbriche, che fino a quel momento avevano prodotto su commesse belliche, non erano in grado di riconvertirsi rapidamente per impieghi civili. Nel processo di riconversione intrapreso, le decisioni di politica industriale lasciavano all’IRI – e quindi alla Finmeccanica – quelle attività che per motivi tecnologici, di struttura impiantistica o di mercato presentavano prospettive più incerte o negative.

La riconversione dell’industria bellica.
Pochi dati aiutano a comprendere la dimensione del problema che Finmeccanica doveva affrontare. Nel 1938 le industrie meccaniche dell’IRI avevano 70.000 dipendenti. Dopo la guerra, grazie alle esigenze belliche, l’occupazione era salita a 100.000 persone e nel frattempo erano sostanzialmente scomparsi tutti i mercati di sbocco. Sulla cantieristica, che totalizzava il 70% dell’occupazione del Gruppo, la prima relazione di bilancio della Finmeccanica annotava:”Dal 1945 nessuna commessa degna di nota per le nuove costruzioni si è ottenuta dall’armamento mercantile italiano”. Gli amministratori del tempo dovevano trovare nuovi sbocchi ad aziende con un illustre passato e con nomi che sarebbero rimasti al centro dell’economia italiana per i 50 anni successivi: Ansaldo, Alfa Romeo, San Giorgio, Sant’Eustachio, Navalmeccanica, Cantieri Navali dell’Adriatico. L’attenzione si concentrò su settori come la cantieristica, l’automotoristico, il ferroviario e il macchinario industriale. Con un occhio di riguardo all’emergente elettronica.

L’industria cantieristica.

La razionalizzazione più vigorosa avvenne nelle attività cantieristiche. Nel 1959 l’IRI costituì la Fincantieri in cui fece confluire l’insieme delle aziende cantieristiche. Con 37.000 dipendenti e un fatturato di oltre 100 miliardi queste aziende costituivano la base da cui partire per un vero e proprio programma di sviluppo. All’inizio del 1960 Finmeccanica era più omogenea e compatta con 30.000 dipendenti e 124 miliardi di fatturato. Il settore automobilistico totalizzava il 50% di questi volumi; seguivano l’elettromeccanica e l’elettronica (10%), il ferroviario (5%), il macchinario industriale (5%), con una ancora consistente presenza di attività varie. Intanto, per sostenere l’occupazione, la Finmeccanica lanciava nuove iniziative industriali che spaziavano dai semiconduttori (Ates, 1959) ai sistemi radar (Selenia, 1960), dal materiale rotabile (Omeca, 1961) alle macchine per fibre sintetiche (S.M.T., 1961). La Selenia in particolare venne costituita fondendo insieme la Sindel e la Microlambda, unica azienda in Italia a produrre radar ad altissima tecnologia su licenza della Raytheon. All’epoca si trattava di quanto ci fosse di più avanzato al mondo nelle tecnologie radar. Ben presto la Selenia divenne un centro di eccellenza mondiale per la produzione di satelliti, impianti radar, sistemi di telecomunicazione, di difesa e di controllo del traffico aereo.

L’uscita dall’elettronica.
La crisi del 1964 era tuttavia in arrivo portando con sé aumento del costo del lavoro, riduzione della produttività e dei margini, caduta degli investimenti e rallentamento della domanda interna. In tale frangente Finmeccanica ritenne indispensabile ripensare le proprie strategie e riesaminare i settori di presenza, confermando l’esigenza di maggiori “dimensioni” per sostenere la competitività e di una più elevata “specializzazione”, per concentrare le risorse sui soli settori chiave. Uscirono così dall’ambito Finmeccanica le aziende ferroviarie (cedute all’EFIM) e quelle elettroniche (cedute alla STET), vennero acquisite le aziende elettromeccaniche e cedute alcune attività industriali marginali.
All’inizio degli anni Settanta Finmeccanica aveva profondamente cambiato fisionomia: la struttura era ora costituita da un ridotto numero di settori industriali: automotoristico (con l’Alfa Romeo), termo-elettromeccanico (con l’Ansaldo) e aerospaziale (con l’Aeritalia), nei quali il Gruppo aveva raggiunto dimensioni importanti e aveva impegnato ingenti risorse finanziarie e professionali.

Tutti i modelli Alfasud/Alfa Romeo prodotti a Pomigliano d'Arco

Tutti i modelli Alfasud/Alfa Romeo prodotti a Pomigliano d'Arco

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 14 ottobre 2011 alle ore 12.36 ·

Di seguito vengono indicati tutti i modelli auto prodotti all'Alfasud/Alfa Romeo di Pomigliano d'Arco dal 1972 al 2010. C'è anche un modello Lancia Ypsilon degli anni ottanta. (info fornite da Giovanni Notaro e condivise da Luigi Iodice).

Modello/ Inizio - fine produzione / Esemplari prodotti

Alfasud (prima serie) / 1972 - 1980 / 642.528
Alfasud Giardinetta / 1975 - 1980 / 5.097
Alfasud sprint / 1976- 1988/ 121.184
Alfasud (2° serie) / 1980- 1984/ 203.904
Alfa 33 (prima serie) / 1983- 1990/ 53.344
Alfa 33 Sportwagon (prima serie) / 1984- 1990/
Lancia Autobianchi Y10 / 1987- 1995/
Alfa 33 (2° serie) / 1990- 1994/
Alfa33 Sportwagon
(seconda serie) / 1990- 1994/
Alfa 155 / 1992- 1997/ 191.949
Alfa 145 / 1994- 2000/ 221.037
Alfa 146 / 1995- 2000/ 233.295
Alfa 156 (prima serie) / 1997- 2003/ 331.877
Alfa 156 Sportwagon (prima serie) / 2000- 2003/ 36.220
Alfa 147 (prima serie) / 2000- 2004/
Alfa 156 /
(seconda serie) / 2003- 2005/
Alfa 156 Sportwagon (seconda serie) / 2003- 2005/
Alfa GT / 2003- 2010/ 25.000 ca.
Alfa 147 (2° serie) / 2004- 2010/
Alfa 159 / 2005-
159 Sportwagon / 2006-

Addio all'Alfa Romeo a Pomigliano

Addio all'Alfa Romeo a Pomigliano

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 14 ottobre 2011 alle ore 12.20 ·




Nota di Pagina proposta da Luigi Iodice su "Dedicato a Pomigliano d'Arco"
ADDIO ALL’ALFA ROMEO
articolo pubblicato da NewsItalia il giorno lunedì 28 dicembre 2009 alle ore 8.34

di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco


L’Amministratore Delegato della Fiat, Sergio Marchionne, nel suo incontro con i sindacati ed il ministro Scajola, è stato chiaro, finita la produzione della 159, lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, sarà ristrutturato per produrre la nuova panda. I modelli Alfa: la Nuova Giulietta e la 147, saranno prodotti a Cassino.
Molti hanno tirato un sospiro di sollievo per l’assegnazione di una nuova missione produttiva allo storico stabilimento automobilistico di Pomigliano. Ma, la vera notizia, quella che dovrebbe fare riflettere tutti, che dovrebbe essere attentamente considerata non è riportata da nessuno. 
Le scelte del management Fiat avranno, come conseguenza, che dopo oltre 70 anni il marchio Alfa Romeo lascerà Napoli. Dal 2011 in poi, nessuna vettura con il marchio Alfa Romeo sarà prodotta nella nostra Provincia. E’ una prospettiva grave, passata sotto silenzio, come una cosa senza importanza.
Era il 1938 quando fu deciso dall’I.R.I., di costruire un grande stabilimento aeronautico a Pomigliano d’Arco. L’impianto doveva essere composto da un grande stabilimento per la costruzione dei motori, un altro per la produzione degli aerei ed un aeroporto.
La scelta della pianura che dalle pendici del Monte Somma và sino ad Acerra, era la più adatta per un progetto del genere che venne portato avanti con grande celerità. Il vecchio borgo contadino, povero ed ancora sotto il potere di pochi proprietari latifondisti, fu sconvolto e trasformato da questo progetto. Nuove strade, nuove palazzine per ospitare gli operai, crearono dal nulla un paesaggio industriale fino ad allora sconosciuto. 
Questa violenta trasformazione, fu pagata a caro prezzo dalla nuova cittadina operaia. 
Nel 1942, violenti bombardamenti distrussero la fabbrica, il campo di aviazione fu messo fuori uso, i morti si contarono a centinaia. 
Solo a partire dal 1952, ripresero le attività produttive, nello stabilimento Alfadove si ricominciarono a produrre motori aerei per le case americane. 
Affianco allo stabilimento Alfa Avio, fu insediata la AerFer.
Uno stabilimento che produceva materiale rotabile ferroviario e lavorava per nuovi progetti di aerei a reazione per la NATO, come i caccia G 91, che furono particolarmente innovativi.
Nel 1958, iniziò la produzione delle automobili negli stabilimenti di Pomigliano. 
Un accordo industriale tra le due case europee di produzione automobilistica a prevalente capitale pubblico: la francese Renault e l’italiana Alfa Romeo, consentì la produzione dei modelli di vetture con motore posteriore Ondine, a due porte e Dauphine a quattro porte, che nessuno ricorda più. 
Erano vetture troppo pesanti per motori troppo lenti, furono un infelice esperimento che si esaurì ben presto. 
Altri modelli conquistarono il pubblico, la 500 della Fiat e la R 4 della stessa Renault.
Quell’insuccesso fu utile per l’Alfa Auto di Pomigliano, che si dedicò alla produzione di furgoni e camion per il trasporto cittadino. In quella realtà produttiva, in cui la qualità era elevata e il lavoro molto specializzato, sembrò naturale costruire, nei terreni del vecchio ed ormai inutilizzato aeroporto un nuovo e moderno stabilimento per la produzione di automobili di cilindrata media.
 L’impianto dell’Alfasud fu progettato secondo le regole fordiste della catena di montaggio per raggiungere grandi quantità di vetture prodotte. La sfida di quello stabilimento era quella di produrre 300.000 vetture all’anno, con la qualità dell’Alfa Romeo.
L’Alfasud, fu costruita in appena 4 anni. I lavori iniziarono nel 1968 e si conclusero nel 1972 con l’entrata in produzione dello stabilimento. Il progetto della fabbrica era vecchio rispetto alla evoluzione dei tempi: i nuovi diritti rivendicati dai lavoratori, e lo scoppio della crisi economica dei primi anni 70, che raggiunse il suo culmine con la guerra del Kippur. 
In quei mesi tanto difficili il prezzo del petrolio triplicò il suo valore, il costo di un barile passò da 4 a 12 dollari in pochi mesi, innescando una spirale inflativa, che sconvolse le economie occidentali. 
Tra ristrutturazioni e conflitti sociali, sono state prodotte negli stabilimenti di Pomigliano, fino ad oggi, oltre 6 milioni di automobili, vendute in tutto il mondo e che hanno contribuito alla affermazione del marchio Alfa Romeo. 
Un “Alfista” era un particolare possessore di auto, sapeva di appartenere ad una categoria privilegiata di automobilista e ne era molto contento.
Ogni modello prodotto ebbe grande sucesso: l’Alfasud, la Alfa 33, la 145, la 146, la 147 , la 156 e la 159. La storia dell’automobile deve molto a questi progetti, che hanno rappresentato un modo sportivo e unico di intendere l’automobile.
Ora lo stabilimento di Pomigliano d’Arco e intitolato a “Giambattista Vico”. 
Proprio per dimostrare che le auto possono essere prodotte in qualsiasi parte del mondo e da chiunque. La manodopera non deve avere una particolare specializzazione e non deve essere legata ad un marchio.
Non serve più la grande cultura della produzione Alfa Romeo, la qualità delle vetture Alfa era garantita da progettisti, tecnici ed operatori che insieme avevano la stessa mentalità produttiva, lo stesso approccio alla qualità delle vetture prodotte. 

Una cultura d’impresa che scompare nella nostra regione, per fare posto ad una semplice catena di montaggio.

giovedì 16 febbraio 2012

Vita di Nicola Esposito, il Bibliofilo Furioso.

Vita di Nicola Esposito, il Bibliofilo Furioso.

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 14 ottobre 2011 alle ore 2.26 ·

IL BIBLIOFILO FURIOSO
VITA DI NICOLA ESPOSITO
di Giovanni   Basile - Maddalena Selva - Annunziata esposito
CATALOGO PATRIMONIO LIBRARIO ANTICO (SECC. XVI-XIX)
DELLA BIBLIOTECA “NICOLA ESPOSITO” ACQUISITA DAL COMUNE NELL’ANNO 2000 
(fornito dalla Biblioteca del Comune di Pomigliano d'Arco)

Nicola Esposito è stato un Illustre bibliofilo pomiglianese.
Il vasto orizzonte degli interessi del prof. Nicola Esposito, la sua sensibilità, lo
portavano ad appassionarsi a tutti i generi dello scibile umano, come testimoniano gli
innumerevoli testi da lui pazientemente raccolti. La collezione di libri spazia tra lo
scientifico e il religioso, l'artistico e lo storico, il sociale e il politico, il musicale e il teatrale,
ed è composta da romanzi, saggi, manuali, cataloghi, monografie, riviste, enciclopedie
e dizionari.

Si propone un aneddoto stralciato dalla vita di Nicola Esposito :
.....…….Si presentò alle elezioni amministrative comunali del 1946 come indipendente in rappresentanza de “L’Uomo Qualunque” nella lista liberale del “Cavallo” capeggiata dal comm. Ercole Cantone,3 e all’epoca, durante i comizi
o riunioni politiche, si cantava spesso un motivetto, noto anche al popolo, che costituiva una sorta di inno di quel partito:

“A meglia ‘e tutte”- Sonn’asciute ‘e liste,
e, ‘a verità,
‘a cchiù meglia ‘e tutte è chesta ccà,
chesta ch’è de’liberale,
addò nce sta
chi sape fa
e amministrà.
Uommene ‘e core, uommen’e buntà
ca cu maniera e signorilità,
sanno cu’ tutte, ricche e povere, trattà.
E’ chest’a lista ca ognuno addà vutà,
addà vutà pè nun sbaglià.
Chesta è a lista d’a sincerità,
addo ognuno penza, dice e fa
tutto chello ch’è p’ammore
a Dio, a Patria
a tutta la comunità!...
Ma che cristiane stanne ccà?
Nun se ponno proprio suppurtà!...
‘Nvece e prerecà l’ammore,
non sanno fà
ca semmenà contrarietà...
Leone mio, che può cumbinà?
Va là, vattenne, a chi vuò mpapucchià?
Cu chillu tale ro Nutaro, a verità,
he fatto n’ambo ch’è na vera rarità,
na rarità pe’ ‘sta città!...
Pure dduje
pagliette’ e qualità
stanno dint’a lista e chisti ccà...
Da diavule a...bizzuoche!...
Embè, si sa,
è stato p’opportunità!...

Riuscì a farsi una buona “campagna pubblicitaria” e da allora tutto il paese cominciò a conoscerlo e a riconoscere la sua cultura. La suddetta lista, trionfò mirabilmente e tale fu la sua gioia che lo stesso comm. Cantone, lo scelse più che come assessore, come suo uomo di fiducia. Nel 1947 coprì pertanto l’incarico di Assessore all’Igiene..............

La Storia dell'IRI

La Storia dell'IRI

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno mercoledì 12 ottobre 2011 alle ore 19.47 ·

IRI – Istituto di Ricostruzione Industriale
(a cura di Luigi iodice)
L’IRI, acronimo di Istituto per la Ricostruzione Industriale, è stato un ente pubblico italiano, istituito con R.D.L. 23 gennaio 1933 al fine di evitare il fallimento delle principali banche italiane (Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) e con esse il crollo dell’economia, già provata dalla crisi economica mondiale iniziata nel 1929.
Nel dopoguerra allargò progressivamente i suoi settori di intervento e fu l'ente che modernizzò e rilanciò l'economia italiana durante soprattutto gli anni '50 e '60; nel 1980 l'IRI era un gruppo di circa 1.000 società con più di 500.000 dipendenti. Per molti anni l'IRI fu la più grande azienda industriale al di fuori degli Stati Uniti d'America; nel 1992 chiudeva l'anno con 75.912 miliardi di fatturato ma con 5.182 miliardi di perdite . Ancora nel 1993 l'IRI si trovava al settimo posto nella classifica delle maggiori società del mondo per fatturato con 67.5 miliardi di dollari di vendite. Trasformato in società per azioni nel 1992, cessò di esistere nel 2002.

L’IRI, quando fu costitutita, comprendeva due sezioni autonome: la sezione Finanziamenti e la sezione Smobilizzi.

La prima aveva per scopo la concessione di mutui alle aziende per il loro perfezionamento tecnico e la razionalizzazione della loro struttura economica e finanziaria. I fondi necessari per tale attività potevano essere attinti, oltre che al capitale proprio, anche mediante emissione di obbligazioni.
La sezione Smobilizzi doveva riorganizzare il settore industriale subentrando all'Istituto di Liquidazioni ed ereditandone le numerose partecipazioni azionarie. In pratica aveva lo scopo di risanare l'apparato produttivo duramente provato dalla I guerra mondiale e dalla grande crisi del 1929-33, e di rilevare le partecipazioni azionarie che appesantivano il patrimonio di alcuni istituti bancari.

Le funzioni della sezione Finanziamenti furono trasferite all'Istituto Mobiliare Italiano con R.D.L. 12 marzo 1936, n. 376, e le attività e passività furono passate alla sezione Smobilizzi. Il decreto 24 giugno 1937, n. 905, stabilì che l'IRI fosse costituito in ente finanziario di diritto pubblico per la gestione delle partecipazioni azionarie e attività a esso già affidate, assumendone in certi casi di nuove e smobilizzando gradualmente quelle che lo Stato non avesse più interesse a conservare. Lo statuto fu approvato con D.L. 12 febbraio 1948, n. 51: secondo quanto in esso stabilito, l'IRI aveva il compito di svolgere iniziative finanziarie mediante le partecipazioni possedute e di emettere, in corrispondenza di determinate operazioni, serie speciali di obbligazioni, ma non poteva dedicarsi alla raccolta del risparmio come un istituto bancario.

Nel 1968 l'IRI passava sotto le direttive del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE), mentre il bilancio veniva presentato annualmente per l'approvazione al ministro per le Partecipazioni Statali, unitamente alle relazioni del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale.
Le diverse società del gruppo IRI erano suddivise in cinque settori, facenti capo ciascuno a una società finanziaria. Per il settore delle telecomunicazioni la capogruppo era la STET, costituita nel 1933; per le aziende di navigazione la Finmare (1936); per il settore siderurgico la Finsider (1937), diventata ILVA nel 1988; per quello meccanico la Finmeccanica (1948); per quello cantieristico la Fincantieri (1959); per quello elettrico la Finelettrica (1952), soppressa con la costituzione dell'ENEL (1962).

L'ente raccoglieva più di un terzo delle imprese presenti nell'area pubblica, per alcune delle aziende deteneva inoltre una partecipazione diretta: per esempio, della Banca Commerciale Italiana, del Credito Italiano e del Banco di Roma, nel settore creditizio; della SME, della COFIRI, della SOFIN, nel settore finanziario; della Alitalia, nel settore dei trasporti; della RAI, nelle comunicazioni; della società Autostrade, nelle costruzioni e nella gestione della rete stradale; della IRITECNA, che poi avrebbe incorporato l'Italstat e l'Italimpianti, nell'impiantistica; delle Acciaierie del Tirreno, della CERIMET, della SADEA, della SISMA, nella metallurgia.

Gli investimenti ed i salvataggi

L'IRI pose in essere grandissimi investimenti nel Sud Italia, come la costruzione dell'Italsider di Taranto e quella dell'AlfaSud di Pomigliano d'Arco e di Pratola Serra in Irpinia; altri furono programmati senza essere mai essere realizzati, come il centro siderurgico di Gioia Tauro .
Per evitare gravi crisi occupazionali, l'IRI venne spesso chiamato in soccorso di aziende private in difficoltà: ne sono esempi i "salvataggi" della Motta e dei Cantieri Navali Rinaldo Piaggio e l'acquisizione di aziende alimentari dalla Montedison; questo portò ad un incremento progressivo di attività e dipendenti dell'Istituto.

Gruppo IRI – andamento numero dipendenti
Anno Dipendenti
1938 201.577
1950 218.529
1960 256.967
1970 357.082
1980 556.659
1985 483.714
1995 263.000

Tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta, il forte indebitamento dello Stato, che rendeva difficile il versamento dei fondi di dotazione all'IRI, e la sopravvenuta difficoltà del gruppo, che non riusciva a disporre più di capitale cospicuo per finanziare i nuovi investimenti, rendevano ormai inevitabile la vendita delle società che operavano in quei settori ritenuti non più strategici.

Venivano, quindi, vendute prima le società della Finsider (dal 1988), poi quelle dell'ILVA (dal 1993) e dell'IRITECNA (dal 1994) e, nello stesso tempo, veniva decisa la trasformazione dell'IRI in società per azioni (1992).

Proseguendo in questo processo di privatizzazione, l'IRI cedeva anche il controllo del Credito Italiano (1993), della Banca Commerciale Italiana (1994) e della Banca di Roma (1997), operazione che decretava la sua definitiva uscita dal settore bancario.

Nel triennio 1994-1996 veniva, inoltre, messa in liquidazione la SME, cui facevano capo Autogrill (distribuzione autostradale) e GS (grande distribuzione).

Con la cessione della Dalmine (1996), l'IRI completava, dunque, anche il processo di privatizzazione dell'intero settore siderurgico avviata nel 1993.

La privatizzazione delle società controllate dall'ente, comunque, non sembrava fermarsi alla fine del sec. XX, nonostante questo continuasse a detenere l'intero capitale o solo parte di aziende come: Alitalia (53%), COFIRI (100%), Fincantieri (83%), Finmeccanica (54%), Fintecna (100%), RAI (99,5%) e Tirrenia (85%).

Nel 1997, venivano cedute Condotte e Italstrade, nel settore impiantistico, e nel settore delle telecomunicazioni, privatizzata la STET, a cui seguiva nel 1999 l'OPAS della Telecom Italia.

Nel settore della navigazione marittima, nel 1998 venivano inoltre vendute l'Italia di Navigazione e la Lloyd Triestino, mentre nel 1999 veniva dato il via alla privatizzazione degli Aeroporti di Roma (AdR) e nel 2000 erano cedute le quote di partecipazione della Finmeccanica e della COFIRI.

La liquidazione dell’IRI

Le poche aziende (Finmeccanica, Fincantieri, Fintecna, Alitalia e RAI) rimaste in mano all'IRI furono trasferite sotto il diretto controllo del Tesoro. Nonostante alcune proposte di mantenerlo in vita, trasformandolo in una non meglio precisata "agenzia per lo sviluppo", il 27 giugno 2000 l'IRI fu messo in liquidazione e nel 2002 fu incorporato in Fintecna, scomparendo definitivamente.

(da Sapere.it e Wikipedia)

l'Ing Nicola Romeo

l'Ing Nicola Romeo

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno mercoledì 12 ottobre 2011 alle ore 19.40 ·

Nicola Romeo nacque a Sant'Antimo (Napoli) il 28 aprile 1876 da Maurizio e Consiglia Taglialatela, in una famiglia lucana originaria di Montalbano Jonico (che gli ha dedicato una via); le modeste condizioni della famiglia lo costrinsero a recarsi a piedi dal suo paese natale all'istituto tecnico che frequentava a Napoli e a dare ripetizioni per mantenersi agli studi. Negli studi superiori ebbe modo di avvicinarsi e di raggiungere grande dimestichezza con le discipline matematiche anche grazie al padre, maestro elementare, che lo indirizzò sapientemente negli studi. Conseguita nel 1899 la laurea in ingegneria presso il politecnico di Napoli (oggi facoltà di ingegneria dell'Università degli Studi di Napoli Federico II), a soli 23 anni, si trasferì a Liegi, in Belgio, dove si laureò in ingegneria elettrotecnica. Dopo diversi tentativi di trovare lavoro presso varie società europee gli venne offerto un posto di capostazione a Tivoli presso Roma, ma l'ingegnere rifiutò. Tornato in Italia lavorò come rappresentante di industrie belghe che esportavano macchinari.

La nascita dell'Alfa Romeo

Nel 1911 , l'Ing. Nicola Romeo fondò la "Società in accomandita semplice Ing. Nicola Romeo e Co." per la produzione di macchinari per le attività estrattive. Nel 1909 gli stabilimenti di Portello presso Milano della "Società italiana di automobili Darracq" furono rilevati da un gruppo di imprenditori che avevano fondato l'"Anonima Lombarda Fabbrica Automobili" (A.L.F.A.), e nel 1915 da Nicola Romeo, che li riconvertì alla produzione bellica. Con l’aiuto dei suoi potenti impianti di aria compressa, Nicola Romeo approntò nel 1916 la famosa esplosione del Col di Lana.
 Il dopoguerra (I guerra mondiale)

Dopo la fine della guerra nel 1918 la società, che aveva assorbito anche le "Costruzioni Meccaniche di Saronno", le "Officine Meccaniche Tabanelli" di Roma e le "Officine Ferroviarie Meridionali" di Napoli, cambiò nome in "Società anonima Ing. Nicola Romeo e Co.". L'azienda dovette affrontare i problemi della riconversione post-bellica e della recessione ed ottenne aiuti dal Consorzio per Sovvenzioni sui Valori Industriali. La società aveva come obiettivi la produzione di diversi tipi di veicoli e macchinari, ma di fatto si specializzò nelle autovetture e conseguì una notevole fama per i suoi successi sportivi. Lo stabilimento di Portello riprese a produrre automobili progettate dal tecnico Vittorio Jano, che precedentemente aveva lavorato alla FIAT. Le vetture furono commercializzate con il marchio Alfa Romeo, dopo una battaglia legale per il nome "Alfa" con i vecchi proprietari della fabbrica. Nel 1920 nacque la Torpedo 20-30 HP ES e nel 1923 il modello RL, con cui il pilota Ugo Sivocci conquistò la prima delle dieci vittorie nella Targa Florio. Nel 1924 fu presentata la P2.

L'azienda si occupava anche di elettrificazione delle ferrovie e costruzione di locomotive elettriche negli stabilimenti di Saronno. In particolare è nota la sua collaborazione con l'ingegner Kálmán Kandó, progettista della Ganz e pioniere della trazione elettrica ferroviaria in Europa.
Negli anni venti una seconda crisi si ebbe per il fallimento della Banca Italiana di Sconto che deteneva la maggioranza delle azioni. La necessità di drastici cambiamenti per il salvataggio dell'azienda fece deteriorare i rapporti tra Nicola Romeo e gli altri soci; l'ingegnere lasciò l'impresa nel 1928. Nel 1929 venne nominato senatore del Regno.
 
L'ingegnere lasciò l'impresa nel 1928. Nel 1929 venne nominato senatore del Regno.

Vittorio Imbriani

Vittorio Imbriani

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno sabato 1 ottobre 2011 alle ore 12.17 ·
Vittorio Imbriani
Vittorio Imbriani

Vittorio Imbriani, nato a Napoli nel 1840 ed ivi morto nel 1886, fu patriota e letterato.

Figlio di Paolo Emilio, trascorse, col padre esule,la giovinezza a Torino e frequentò a Zurigo le lezioni di F. De Sanctis.

Partecipò alle guerre d’indipendenza del 1859 e del 1866 (volontario garibaldino).

Nel 1885 ebbe la cattedra di estetica all'Università di Napoli.

Spirito bizzarro ed estroso, temperamento fiero e combattivo, fu uno dei più significativi esponenti della cultura meridionale post-unitaria.

Trascorse gran parte della sua vita a Napoli e a Pomigliano, nella casa avita degli Imbriani, ereditata dalla nonna Caterina De Falco.

Divenuto cittadino di Pomigliano, rivolse a questa terra un interesse più letterario che affettivo ; ne fu consigliere comunale, assessore e sindaco.
Come amministratore di Pomigliano si adoperò per la istituzione di un asilo infantile, per la scuola elementare pubblica, e per la costruzione di un tronco ferroviario che congiungesse Pomigliano a Napoli.

I suoi resti riposano nel cimitero di Pomigliano nella cappella gentilizia degli Imbriani-Poerio, dichiarata monumento nazionale con R.D. n° 65 del 23 gennaio 1930

Lo Stemma del Comune di Pomigliano d'Arco

Lo Stemma del Comune di Pomigliano d'Arco

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno sabato 1 ottobre 2011 alle ore 12.15 ·

Stemma del Comune di Pomigliano d'Arco (NA)

Profilo araldico dello stemma (da Araldica Civica)

"Un ramo con due foglie ai lati ed una mela inscritte in una cornice circolare dorata inserita in uno sfondo di colore rosso"


Storia di Pomigliano d’Arco

( http://www.liceocantone.it/index.html ; Wikipedia)

Pomigliano d'Arco, nasce da un accampamento romano, quando dopo la seconda guerra punica, l'egemonia di Roma sull'Italia, si affermò ancora di più. In seguito alla caduta dell' impero romano, divenne terra di conquista da parte dei Barbari, dei Bizantini, ed infine dei Longobardi. Le popolazioni vivevano in uno stato di miseria assoluta, dipendevano da chiese, conventi, o da un signore, cui li legavano o prestazioni, o servizi personali. Con il passare del tempo, questi coloni, cominciarono a migliorare le loro condizioni di vita, aggregandosi in piccoli villaggi, dando origine a Pomigliano d'Arco. Attualmente, Pomigliano d’Arco è la città del Meridione nota per avere uno dei poli industriali più importanti del Sud. Negli ultimi anni ha cambiato fisionomia, annoverando una serie di concretezze, che ne hanno cambiato il volto, le vocazioni, le aspirazioni.

Origini del nome

Riguardo all'appellativo di Pomigliano si fanno due ipotesi. La prima si riferisce al fatto che i padri fondatori si raccolsero nel luogo detto della gens romana Pomèlia (o Pomilia), e perciò detto Pomelianum, intorno alla chiesa di S. Felice, mentre la seconda ipotesi presume che Pompilianus sta a significare: territorio appartenente alla famiglia dei Pompilii.
A differenza di Pomigliano d'Atella, il cui nome deriva con quasi assoluta probabilità da pumus e anus, e vuol dire dunque terra delle mele, Pomigliano d'Arco in epoca romana era detta, in base alla seconda ipotesi, Pompilianus che deriva da nome gentilizio Pompilius, e quindi significa "territorio dei Pompilii". Il nome Pompilianus è poi diventato in dialetto locale Pompigliano e in italiano ha perso la p.
Pertanto l'utilizzo nello stemma comunale di una mela è da ritenersi sbagliato, così come l'utilizzo delle fragole nello stemma della città di Afragola o del cardillo nello stemma del comune di Cardito (il cui toponimo deriva invece da cardus, cardo).

La specificazione "d'Arco" è da ricondurre a un acquedotto ad archi fatto costruire dall’Imperatore Claudio nell’anno 20 a.C che fino al XVIII, era visibile in Pacciano.
Questo acquedotto conduceva l'acqua dal monte Serino a Napoli. "Arco" è un toponimo ricorrente nel circondario di Afragola: da ovest a est Arcopinto, Arc(h)ora o Arc(h)ore, Pomigliano d'Arco, Madonna dell'Arco.

Cronologia degli eventi più significativi

•Nel 1237 nella Biblioteca Nazionale di Firenze, fu rinvenuto un diploma del RE Carlo I D’Angiò ,nel quale si legge che Pomigliano Foris Arcora, era il 33° Casale di Napoli. Come tale usufruì per molti decenni dei tanti vantaggi ad essi attribuiti. In questo periodo Pomigliano D’Arco era diviso in due quartieri: Chiazza, dal nome dell’ antico palazzo Primicile circondato da una grande piazza: Chiazza dei Primicile; il secondo quartiere si chiamò Terra che comprendeva l’attuale via Vittorio Emanuele.

•Nel 1499, Pomigliano D’Arco fu saccheggiata dai francesi ,sotto il Re Carlo III D’Angiò.

•Nel 1631, l’eruzione del Vesuvio, distrusse parte di questa città e l’acquedotto Carmigliano.

•Nel 1860 fu capoluogo di circondario e dipendeva dal dipartimento Terra di Lavoro, dalla provincia di Capua e dal distretto di Casoria.

•Nel 1887 cominciò lo sviluppo industriale

•Nel 1939, con la nascita dell’Alfa Romeo, inizia per Pomigliano D’Arco l’epoca degli insediamenti industriali, che ne hanno deformato l’aspetto topografico, culturale e modificato anche le più antiche tradizioni.

•Nel 1940, fu aggiunto un terzo quartiere, detto delle "Palazzine" o "San Martino"