venerdì 17 febbraio 2012

"In memoria di Luigi De Falco" di Vincenzo D'Onofrio

"In memoria di Luigi De Falco" di Vincenzo D'Onofrio

pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno venerdì 9 dicembre 2011 alle ore 23.47 ·

Il Prof. vincenzo D'Onofrio durante il suo intervento

6 Dicembre 2011. Consiglio comunale straordinario e aperto per commemorare Luigi De Falco, bibliofilo e studioso, nel giorno del 20°  anniversario dalla scomparsa. Premiazione degli studenti vincitori della Borsa di Studio a lui intitolata.


La figura di De Falco è stata ricordata dal prof. Vincenzo D’Onofrio che, all’epoca della scomparsa, era assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione nella giunta del sindaco pro tempore (1991) che è anche il primo cittadino di oggi, Lello Russo.

In memoria di Luigi De Falco

Miei cari concittadini,
questa sera mi viene concesso l’onore di tornare a celebrare, vent’anni dopo e nello stesso luogo, il ricordo e la figura di Gigino De Falco, una persona semplice, “un nato perdente, non infelice però”, che “ardentemente amò Pomigliano e gl’Imbriani-Poerio” e “con questo assillo, felice, si spense”, all’età di trentaquattro anni.
Ringrazio, per questo, il Presidente del Consiglio Comunale, Maurizio Caiazzo, e la Conferenza dei Capigruppi Consiliari, che hanno spontaneamente condiviso l’idea di dedicare alla celebrazione del XX anniversario della scomparsa di Luigi De Falco una seduta specifica del più alto consesso della nostra città.
La cosa si carica, per me, di un particolare significato, perché il dolore di questa perdita appartiene non solo alla famiglia, ai singoli, a questo o a quel gruppo ma all’intera nostra comunità.
Ringrazio, altresì, l’assessore Pasquale Lauri per aver reso possibile, in stretta collaborazione con la Rgwgrafica di Pomigliano d’Arco, la ristampa di questo catalogo di cartoline, che fece da corredo alla mostra allestita nel Palazzo dell’Orologio nel 1990.

Ringrazio, principalmente, il Sindaco di Pomigliano d’Arco, Raffaele Russo che, insieme con me, è stato sia testimone che artefice di quel memorabile evento.
Sono, infine, particolarmente grato a Luigi Iodice, agli altri amministratori del gruppo “Dedicato a Pomigliano” ed al fratello di Gigino, Angelo De Falco, per gli stimoli e l’aiuto che mi hanno fornito per dipanare il filo della memoria.
Adesso, fatta questa doverosa premessa, provo a mettere ordine nel groviglio dei miei ricordi…
E comincio dall’inizio..
Conobbi Luigi De Falco il 20 dicembre del 1986.
Era seduto proprio lì, in prima fila alla mia destra.
Il ricordo mi è nitido, anche perché è strettamente legato ad un evento particolare.
Era il giorno in cui, proprio in quest’Aula Consiliare, si svolse il Convegno su Vittorio Imbriani nel centenario della sua morte.
“Siete dei Gesuiti!”.
Questo mi disse Luigi, avvicinandosi furtivamente al banco, durante una pausa dei lavori..
Confesso che rimasi un po’ perplesso, anche perché mi sfuggiva, al momento, il senso delle parole.
Alludeva, forse, ad una presunta segretezza che aveva caratterizzato l’evento e mi rimproverava, che so, di averlo escluso nella fase di preparazione.
Fatto sta che quelle parole suonarono un po’ ingenerose…
Almeno per me, che pensavo di star facendo, in quella giornata, cosa utile per la mia città e per tutti gli appassionati di cultura.
Luigi, comunque, non mi diede il tempo di rispondergli e tornò subito al suo posto.
Lo ricordo come se fosse adesso…
Gli sedeva accanto l’avv. Nicola Esposito, il quale mi parve visibilmente compiaciuto della sortita, che aveva, in un certo senso, sollecitato.
Sì, l’avv. Nicola Esposito, un altro personaggio di rilievo del panorama culturale della nostra città, anche lui, purtroppo, scomparso da qualche tempo.
Luigi gli era legato da una sorta di affinità elettiva, sicuramente riconducibile alla comune passione per i libri.
L’avvocato, in effetti, gli faceva da amico, maestro, consigliere…
Per quanto, a mio avviso, i due fossero molto diversi tra di loro.
Tanto sulfureo ed incline allo scontro il carattere dell’avvocato quanto mite e riflessivo quello di Luigi.
Erano entrambi bibliofili d’antica razza, questo sì.
Ma il loro amore per la “parola scritta” era di segno differente.
Per l’avvocato la raccolta dei libri o, meglio, “l’accumulo”, tanto per usare un termine assai caro a Gigino, non era tanto il frutto di scelte mirate e ponderate quanto l’appagamento di un bisogno interiore, in un certo senso, fine a sé stesso, che prescindeva talvolta dalla cernita degli interessi e dall’attenta valutazione dei contenuti specifici.
Per questo, principalmente, la sua immensa biblioteca, valutabile nell’ordine di circa quarantamila volumi, che peraltro ebbi il piacere di visitare in forma privata, m’era parsa caratterizzata, al primo impatto, da una sorta di palpabile genericità che, indubbiamente, ne sminuiva il valore intrinseco.
Ben più modesta, per proporzioni, ma sicuramente più ordinata era la raccolta di libri che Luigi De Falco era riuscito a mettere su meticolosamente, nell’arco della sua ahimè breve esistenza.
Ma questo non è certo dipeso dal fatto che erano più contenuti i mezzi finanziari di cui Luigi poteva oggettivamente disporre.
Si tratta, piuttosto, di questioni di ben altra natura, che investono, secondo me, sia l’approccio alla materia che la finalità degli intenti.
La ricerca di Luigi, infatti, era orientata, per lo più, verso interessi di settore, che avevano come unico denominatore comune la passione per “le reliquie del nostro passato recente e remoto”.
Per giunta, egli non aveva mai fatto mistero delle finalità perseguite.
“Ho lavorato all’accumulo solo per Pomigliano e per i Pomiglianesi”, com’ebbe modo di precisare nel suo testamento.
Gigino, dunque, era persona non comune, sia per semplicità dei modi che per generosità di intenti.
Poi, sul piano più squisitamente culturale, di lui mi sento di dire che era, soprattutto, uno studioso di antico stampo, una sorta di geniale autodidatta d’altri tempi, uno che amava i libri non certo per collezionarli ma perché li voleva leggere tutti e studiarli fino in fondo, con una meticolosità che lo spingeva spesso a sottolineare le parti più rimarchevoli dei testi analizzati.

Dell’uomo di cultura, quindi, egli possedeva non solo l’acribia metodologica ma anche l’ansia della ricerca.
Quest’ultima dote, a mio avviso, fu l’assillo vero della sua vita.
Sì, Gigino apparteneva a quella specie rara, ormai in via di estinzione, che è quella dei “cercatori”.
Egli, però, non era il “cercatore” di stampo classico, alla maniera dell’Imbriani, tanto per intenderci.
Il cercatore di razza che scava in terreni diversi, senza seguire coordinate precise e senza nemmeno sapere quello che sta realmente cercando…
Così, in effetti, era l’Imbriani, che spese l’intera vita tra peregrinazioni e ricerche, per poi scoprire, alla fine, che era soltanto in cerca di sé stesso.
No, Luigi era figura meno complessa.
Egli, infatti, conosceva benissimo quello che stava cercando.
Il campo della sua ricerca era circoscritto nell’ambito della sua amata Pomigliano e della famiglia Imbriani-Poerio, per la quale nutriva un’ammirazione che, nel tempo, si era trasformata in un vero e proprio culto.
Di Vittorio Imbriani, non a caso, egli sapeva tutto, al punto che finì per imitarlo e per somigliargli.
Non tanto per la ben nota inquietudine esistenziale dello scrittore quanto per alcuni atteggiamenti esteriori, che sono sfuggiti anche agli studiosi più attenti che si sono cimentati nell’esplorazione del vasto arcipelago delle opere di Vittorio Imbriani.
Da lui, infatti, Gigino volle mutuare il vezzo di utilizzare il sigillo che raffigura un quarto di maiale, tipo quello che si soleva appendere in esposizione fuori le beccherie fino a pochi decenni fa.
Accanto allo stemma è inciso il motto latino “Heic nil spernendum”, che, secondo l’antica nostra tradizione contadina, sta a puntualizzare come del porco non si debba buttare via niente.

Luigi, però, a differenza dell’Imbriani, era una persona assai riservata.
Infatti, lo sollecitavo da anni ad esporre in pubblico le sue cartoline, ma egli tergiversava sempre, adducendo a pretesto che prima voleva completare la raccolta.
A tale proposito, Gigino scrisse di aver “titubato un tantino”, prima di accettare il mio invito.
Ed io gli credevo.
Anche perché sono stato sempre convinto che tra lo scrittore e la sua opera s’instaura un rapporto misterioso e segreto, che matura strettamente nella sfera dell’intimo e si condensa in un grumo di sensazioni di segni anche diversi, quali, per esempio, l’ansia di prestazione, la gelosia del possesso, l’incertezza degli esiti e il timore del giudizio.
Questo mi sembrava proprio il caso di Luigi.
Infatti, non era certo facile per lui sciogliere questi legami, specie se si considera che alle difficoltà di cui sopra andavano aggiunte anche le remore d’ordine caratteriale.
Per questo, più volte, specie quando Gigino mi veniva a trovare nel cortile della casa paterna, per discutere della mostra e per limare qua e là le didascalie, io mi sono chiesto come fossi finalmente riuscito a convincerlo ad uscire allo scoperto.
Soltanto oggi credo di aver trovato una risposta a quella mia antica curiosità.
Gigino sapeva; perciò, prese il coraggio a due mani per scrollarsi di dosso la sua naturale ritrosia…
Allora “l’ingenua curiosità”, che si portava dentro da bambino, ha dato all’uomo adulto “quel passo veloce” che gli ha consentito di portare ad effetto il suo vero obiettivo, cioè quello di consegnare ai giovani pomiglianesi la fiaccola della ricerca, con la ritualità che è propria della “traditio lampadis”.
Da qui, forse, dalla coscienza della fine imminente, nacque la fase operosa che fece da preludio alla mostra allestita nel Palazzo dell’Orologio dal 17 febbraio al 3 marzo 1990.
Gigino, dunque, sapeva da tempo di avere il destino segnato…
E questo lo rende ancora più grande ai miei occhi!
Di lui oggi ci rimane solo la parola.
Già, la parola, che è tutta condensata in “questo pregevole lavoro che prima di essere un omaggio alla nostra città è un atto d’amore di un nostro concittadino nei confronti della sua terra”.

Caro Gigino, adesso che mi pare di vederti, come allora, seduto in mezzo a noi, consentimi di dirti solo questo:
- sono contento di averti conosciuto e di averti reso “non infelice”;
- ti ringrazio per averci “condotto per mano lungo il filo dei ricordi e dell’immaginazione”, in quel “viaggio sentimentale nel tempo e nella memoria storica”;
- ti sono grato per aver reso, con poche cartoline e tanto amore, ancora più bella un’indimenticabile stagione culturale;
- ti invidio quella sensibilità rara che ti consentiva “di percepire la voce delle cose che parlano del nostro passato”;
- ti ammiro, come uomo, per il coraggio con cui hai affrontato gli ultimi anni di vita e, soprattutto, per la grande dignità con cui hai saputo sconfiggere la morte.
Un’ultima cosa, caro Gigino.
Come vent’anni fa, desidero chiudere prestando la mia voce alle tue parole.
“ Si son spente da poco le scintillanti stelle di Natale; una festa per ricordare la nascita di un Bambino di anni Duemila (puntualmente lo mettono in croce, lo uccidono, lo vedono risorgere).
Un ciclo che si ripete nel tempo.
Ho camminato una vita, nel dedalo della memoria, da solo; il timore d’esser seguito, scrutato da qualcuno. Ho calzato - è vero - il passo veloce, ma non sono fuggito…
L’ingenua curiosità, che mi porto dentro da bambino, ha scrollato un tanto di quella polvere appiccicosa che, sempre, ci portiamo addosso.
Ogni strada ed ogni palazzo, ogni chiesa ed ogni pollaio, ogni muro ed ogni persona di questo paese ha voluto recitarmi la sua parte; una favola od un storia: testimone del suo tempo.
“Tiempo ca Berta filava,
l’auciell’ arava…”
Non dirmi – te ne prego – che le pietre ammuffite dal viscido muschio, e le sagome delle persone di tanto tempo fa non parlano più, o che sono morte ed io sono un matto a riesumarle!
Ti sbaglieresti di grosso, perché l’intensità delle loro sfocate immagini, fortunatamente fermate dal fotografo anni luce, ti seguono e ti scrutano ovunque ed ancora: esse vorrebbero dialogare con te!”
Questo era Gigino De Falco.
Vincenzo D'Onofrio
Pomigliano d’Arco, 6 dicembre 2011.                                                          

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