tag:blogger.com,1999:blog-31916222204269008342024-03-05T06:57:34.988+01:00Dedicato a Pomigliano Blog"Ricerca permanente storica" sulla terra e sulle genti di Pomigliano d'Arco, sui loro costumi e tradizioni, sulla evoluzione dello sviluppo industriale, economico e civile.
A cura di Anna Patrizia Fiammengo - ricerche di Luigi IodiceAnna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.comBlogger63125tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-1902018548578797722014-02-17T17:28:00.003+01:002014-02-17T17:28:19.284+01:00A Natale non si fa peccato<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
A Natale non si fa peccato</h2>
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<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
21 dicembre 2013 alle ore 20.41<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/a-natale-non-si-fa-peccato/564394803637314#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
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<br />Di Nino Leone<br /><br />T<i>orna Natale e torno pure io, insistendo con la scrittura, su un tema a me caro: lo scorcio tra fine anni '50 e principio '60</i><i><i>, e non solo per ragioni anagrafiche</i>. <a name='more'></a>Anni molto grigi, si badi bene, e poco lastricati dai colori smaglianti degli anni a venire. In quel frangente però, in Italia, accadeva qualcosa di speciale: il Paese - una sorta di casermone di provincia, in grande - sfidava la storia. La vita si faceva lavoro e si proponeva al mondo con la sua schietta capacità di sapersi terra accogliente, abitata da gente mite, ben disposta verso chiunque, emi/immigrati, godereccia e faticatrice, gente convinta di valere e con voglia di dimostrare che più semplici eravamo, meglio sopravvivevamo al terribile spettro/disastro dell'ultima guerra. Non era di certo l'Eden ritrovato, ma neanche un paese cafone. Ingenuo forse, come Totò e Peppino,ma non arroganti, e la musica era pari solo a quella, bella, ispano-ameicana, a quella, bellissima, americana/statunitense, a quella, sublime, brasileira, con Tom Jobim tutto da venire e chançonnierres come Ugo Calise, un "</i>posteggiatore<i>" autodidatta, che </i><i>privatamente </i><i>volava con l'aereo reale alla corte d'Inghilterra per suonare 7/8 canzoni sentimentali o d'amore, come si diceva, tra cui, "</i>Nun è peccato<i>", musicata dal superbo genio musicale di C.A. Rossi, milanese doc, compositore di alcune tra le più belle canzoni napoletane del dopoguerra. Vaglielo a dire a quelli dall'altra parte della frontiera a colori. Mi piace tornare con la scrittura a quegli anni in cui tutto era benedettamente più semplice, - lo posso dire ora che ne siamo tutti lontani - perché in verità eravamo educati a stare bene con poco, come probabilmente si dovrà fare da questi anni in poi. La letteratura è sempre un pretesto per il possibilmente vero, mai la verità vera. E perciò si presta alla narrazione. Esattamente come i personaggi di questo racconto.</i></div>
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<i>Buon Natale da parte mia, perciò, a quanti sfideranno l'avventura di leggermi.</i></div>
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<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
La prima volta che ti vidi, era come ora, quasi Natale e quell'anno, già speciale per molti lati, fu perfino eccentrico. A Roma c'era con viva emozione un nuovo vecchissimo papa, GiovanniXXIII, che avrebbe cambiato un bel pò la storia della Chiesa e delle relazioni mondiali, mentre a fare allegri e scintillanti i giorni di festa, dietro finestre e balconi delle nostre case, si erano improvvisamente accese, tra varie altre curiose novità, le prime luminarie intermittenti, indice ormai diun nuovo stabile benessere.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Anche il mio era un anno bizzarro: mi ero infatti appena lasciato con la ragazza del piano sotto al mio - amoreggiavamo sin dalla quinta elementare - e non l'avevo presa troppo bene. Ti ricorderai che all’epoca ci si conosceva un po’ tutti e, chi non emigrava in Germania, America o Australia, là dove nasceva, ci moriva anche. La vita era molto simile a un bel paio di scarpe fatte a mano e buttate via solo se consumate risuolate e riconsumate. Di <i>Mister Volare</i>, ce n’era uno solo e si chiamava Domenico Modugno, che, America, andata e ritorno, col cuore al posto della faccia e braccia spalancate, cantava e volava <i>nel blu dipintodi blu</i>, salendo e scendendo da certi aeroplanoni della TWA. Tutti gli altri si arrangiavano al massimo sulle ali di una bicicletta.[<a href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/a-natale-non-si-fa-peccato/564394803637314#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; text-decoration: none;"></a><a href="http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fyoutu.be%2Ft4IjJav7xbg&h=QAQHuH9Db&s=1" rel="nofollow" style="color: #3b5998; cursor: pointer; text-decoration: none;" target="_blank">http://youtu.be/t4IjJav7xbg</a>]</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Sebbene con la giovanissima lazzarella ce ne fossimo fatte di promesse, il giorno dell’Immacolata, lei non se la sentì più di continuare, confessandomi, a messa finita, di scriversi con uno di Roma, militare col fratello alla Cecchignola. </h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>Ah sì, quello conosciuto durante l’estate</i>... – avevo finto io, stavolta. </h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Complice il fresco dei platani e qualche gelato sorbito nei limoni fatti in due, la calura estiva aveva scatenato il classico colpo di fulmine; sicché, tra San Domenico e l’Assunta, si erano sgretolate le asserragliate province in cui l’Italia era frantumata per lingue usi costumi e vini, soprattuto vini. Come sempre, lo straniero venuto di là della frontiera aveva fatto breccia, toccando stavolta me e la mia probabile donna della vita, la quale, senza troppi problemi, mi riciclò subito a suo intimo confidente. La crudeltà delle donne, certe volte…</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Eppure, grazie a lei e alle assidue cartoline dal nuovo spasimante, conoscevo quasi tutto di Roma e, posti come San Pietro, i Fori Imperiali o il Colosseo, mi erano diventati di fatto familiari. Anzi, a rimarcare il suo essere della città eterna, il capitolino le aveva anche mandato un modellino di stagno lucido del famoso monumento, da lei orgogliosamente esposto sulla nuovissima consolle di stile svedese, come si diceva allora, arrivata nell’ingresso di casa, quell’anno, insieme al primo frigorifero della palazzina.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Tu invece avevi diciassette anni e non eri per nulla straniera: i capelli lunghi, lisci e un po’ dorati, diafana e splendente, eri perfetta come una pallina di vetro soffiato pronta per l’albero di Natale che tutti insieme si addobbava da Tonino, il mio più stretto compagno di liceo, lì, nella sala da pranzo di famiglia, trasformata in balera a ogni festa. E non ti stava male nemmeno quel vestitino nero, stretto in vita e più lungo che largo, che inaspettatamente indossavi. Allora vestire di nero non era casuale, ma una sorta di notifica, diremmo oggi, che rendeva gli altri partecipi di eventi quasi sempre spiacevoli. Seppi solo in seguito della recente scomparsa di tuo padre. Rimasi subito colpito da te, ma non potevo darlo a vedere. Troppi ragazzi ronzavano, come api sul miele, freneticamente urtandosi e urlandosi gli uni con gli altri:</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>No no… Troppo bassi, i lampioncini. Ciro, ci batte la testa… vuoi farli scassare subito? Tesa ancora un po’… le bandierine fanno la pancia in mezzo… Non vedi?</i> –</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Io dico che era per la tua presenza. Eri nuova del gruppo e si gareggiava a mettersi in mostra. Invece fosti tu a far scalpore. Vedendoti rintagliare bandierine e festoni dalla carta velina, eravamo tutti rimasti sorpresi dalla precisione e incantati dalla velocità con cui perforavi, sfrangiavi quegli impalpabili fogli, ricavandone figure e disegni goemetrici inusuali. A finale, dalle tue mani sembrava si librassero decine di leggerissime libellule colorate per andare a posarsi tra lampioncini di carta e fili, incrociati a bella posta. Eri proprio brava. Sì, brava e seducente, tanto da impedirmi di staccarti gli occhi di dosso e rendere all'improvviso l’innamoratella del piano di sotto, una coinquilina qualunque. Fui subito vinto dal tuo fascino, ma per mia incapacità a dichiararlo, me ne restai in disparte a immaginare o meglio a dar vita al sogno pieno di impudici pruriti di poter per un attimo accostare le mie labbra alle tue, mangiucchiandotele… ripassandotele… fino a spingermi oltre e farti mia. Completamente</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Quando te ne andasti e mi allungasti la mano, un flusso mi corse per il braccio. Tu non lo puoi ricordare, ma sentire le tue dita tra le mie, mi procurò un tremoto molto simile a un attacco di febbre. Ti confesso che ebbi netta la percezione che anche per te fu lo stesso. La notte, a furia di pensarti sognarti e tastarmi il braccio, mi scivolò via quasi insonne. L’indomani, tempo di vestirmi e scendere in strada, sapevo già tutto di te, dove abitavi, dove andavi a scuola o a messa: alla nostra parrocchia, difatti, non ti si era mai vista.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Venne Natale, con la saga di nonni, fratelli, fidanzate, cognati, zii, cugini e la sagra di paste reali, roccocò e struffoli. Io, però, non distinguevo più niente e nessuno, ero in preda a una specie di frenesia, un vero e proprio stato stuporoso: ti vedevo dappertutto, ti bramavo, ti volevo: tutto mi rimandava a te. I tortanelli mandorlati e quei dolcini farciti di miele e confettini millecolori mi ricordavano la tua capigliatura curata; il loro colore indorato, quello della tua pelle; le sfumature delle nocciuole sparigliavano il riflesso dei tuoi occhi. Così come mi rimpinzavo di leccornie natalizie, avrei in ogni momento voluto dar sfogo al mio peccare di corpo o di gola, pur di assaporarti o saziarmi di te e della tua dolcezza.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
La sera di Santo Stefano si ballò– ti ricordi? – e tu eri irrimediabilmente affascinante e accerchiata, però ci tenesti a salutarmi. Io, galantemente, ricambiai. La mano tornò a tremarmi come la sera delle bandierine. Eri bella… forse anche troppo per assegnare a me la palma della tua avvenenza, visto che intuivo perfettamente che, sottecchi, ti compiacevi del tuo indubitabile successo. Dio sa quanto avrei voluto parlarti, invitarti, strapparti all’assedio dei cavalieri ronzanti, ma non ce la facevo proprio a reggere quell’insopportabile gara. Me ne restai perciò in disparte, facendo finta di chiacchierare, ma rovinando invece, e tutto da solo, l’enorme panettone che il papà di Tonino aveva sbustato per la festa… Tutto, ovviamente, senza smettere un solo istante di spiare se anche tu mi guardavi, magari solo di sbieco, e – cosa bella – sempre più spesso mi capitava di incrociare il tuo sguardo: era malizia o un invito? Forse niente di ciò, ma a me così mi doveva sembrare. Si ballò e ballò, tu non eri mai libera, neanche se te lo avesse dato il prete per penitenza. Io, per contro, restai quasi sempre, come un baccalà, sotto la porta a reggere l’imposta e intanto non smettevo di piluccare l’uvetta dal dolce, vanto di Milano, finché, all’improvviso e quasi con prepotenza, uscisti dalla mischia: venivi verso la stanza dove erano i cappotti e dovevi per forza passarmi accanto. Nascosi perciò in tutta fretta l’ultimo boccone di panettone e istintivamente mi ero anche già fatto di lato per lasciarti il passo, ma quando fosti alla porta, mi feci un miracolo da me stesso… Sul piatto, Peppino di Capri aveva appena cominciato a smaglicare “<i>Nun è peccato</i>” [<a href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/a-natale-non-si-fa-peccato/564394803637314#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; text-decoration: none;"></a><a href="http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fyoutu.be%2Fr5o9wcKTpOA&h=AAQFjRFt8&s=1" rel="nofollow" style="color: #3b5998; cursor: pointer; text-decoration: none;" target="_blank">http://youtu.be/r5o9wcKTpOA</a>]</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>Vuoi ballare?</i> – mi buttai.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>Sì </i>– rispondesti e, come un foulard di seta, mi allungasti flessuosamente la mano; poi, più leggera di una brezza levantina, ti avvitasti a me, scordandoti cappotto e truppa d’assedio, rimasta a bocca aperta a osservare la scena.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>Come ti chiami?</i> – domandasti tu a me. Non so se davvero non lo ricordavi o facevi finta… Non me lo hai mai svelato. Io ero talmente emozionato che mi ci volle tempo per ricordarmi di me stesso. Ti risposi impappinandomi tra cognome e cognome. E comunque il nome non mi uscì.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>Mica siamo a scuola…</i>– mi scongelasti con micidiale ironia. – <i>Volevo solo sapere il tuo nome o come gli altri ti chiamano… </i>–</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>Enzo…</i> – ingarrai stavolta. – <i>E tu ti chiami Emma… Io, il tuo nome</i>, <i>lo so da tempo</i> –</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Strabbuzzasti gli occhi, come per dare a intendere un autentico stupore, ricordi? Dopo di che non ci furono altre frasi, né nomi né cognomi: ti raccogliesti tra le mie braccia e io ti tenni stretta, come se, da attori consumati, avessimo un tacito contratto sottoscritto già da tempo. Volava, Peppino di Capri, sul filo del mio immaginato peccato, gorgheggiando il suo più grande successo di anni in nulla peccaminosi; volavamo anche noi, mentre le bandierine dai tenui arancioni lilla verdi sventolavano senza vento tra i lampioncini cinesi perfettamente fermi e a posto; le pareti della stanza, poi, se non erano già alberi infiniti, parevano almeno cespugli dentro i quali impigliava la nostra emozione e l’improvvisa voglia di volersi cercarsi toccarsi, come accade a chi sa di stare lì lì per innamorarsi. Urlava, Peppino, sogni e tremori, febbri e passioni di improbabili peccati, e noi ci credevamo, anche se quello che ci stava accadendo non si addiceva proprio ad alcuna colpa.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Quando sax e chitarra scandirono inesorabilmente la fine del brano, ci vollero risate e schiamazzi per farci riatterrare lì, a casa di Tonino, consapevoli che non sarebbe stata quella, l’ultima intensa stretta di mano. Tu poi ballasti con altri; io, sempre un po’ arricciato, mi tenni ancora in disparte: e non per timore della ressa concorrente, stavolta, ma per cauto pudore: non volevo condividere il mio cheek–to–cheek con chiunque o portarmi addosso altro profumo, sia pur vago, che non fosse il tuo. E la festa andò avanti come altre volte, probabilmente per gli altri, non certo per me, finché Tonino, proprio lui, rimise sul piatto “<i>Nun è peccato</i>”…Succedeva anche questo, quell'anno eccentrico.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Tu di lontano mi guardasti e io, senza nemmeno accorgermi che con gli occhi mi avevi già invitato, ti cercai e ti trovai. – <i>Emma</i>, – ti chiesi perentorio come un Marc’Antonio – <i>ti sembra peccato tutto questo?</i> – </h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
– <i>No</i> – mi rispondesti e ti lanciasti inequivocabilmentee tra le mie braccia.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Riprendemmo a ballare mano nella mano, guancia a guancia, stretti stretti, come fosse ancora e di nuovo la prima volta. Quella musica che sarebbe poi diventata intramontabile, ogni volta più complice e ruffiana, ci faceva credere di conoscerci da anni.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Ora è di nuovo Natale e come allora, tra albero luminarie palline figli e nipoti, devo lo stesso contenderti, benché senza quella febbre che ci passò da parte a parte l’anno del pretenzioso peccato a casa di Tonino. E se anche provassi a dirlo che, guardandoti, sento un certo pizzicorio al braccio e che il cuore mi si slarga sempre alla <i>Mister Volare</i>, non penso ci sarebbe qualcuno disposto a crederci. Poi, chissà…</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Forse, meglio lasciare che ciascuno si goda le proprie epoche, emozioni e belle canzoni… Ammesso che ce ne siano.</h1>
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></h1>
<br />
<h1 style="font-size: 14px; margin: 0px; padding: 0px;">
Buon Natale.</h1>
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Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-69569588488582337782014-02-17T17:27:00.002+01:002014-02-17T17:27:21.577+01:00San Gregorio Armeno - La via del presepe.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
San Gregorio Armeno - La via del presepe.</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
19 novembre 2013 alle ore 15.42<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/san-gregorio-armeno-la-via-del-presepe/550251495051645#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/s720x720/1441393_550253678384760_515606412_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
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<b>San Gregorio Armeno - La via del presepe </b><i><b>(di Lello Sodano)</b></i><br />
<i><b><br /></b></i>
<i>Vi presentiamo questo post di Lello Sodano che abbiamo condiviso unitamente alle foto della via del presepe</i><br />
<a name='more'></a><br />
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1978 - La famosa, caotica via dei presepi napoletani è un grumo di stradine che sta sopra a Santa Chiara, tra odore di pesce e fragranza di pane cotto, tra i colori stinti delle case e le vecchie, robuste arcate di via dei Tribunali, poi scende giù in picchiata per botteghe e mandrie di folla,lungo San Gregorio Armeno, dove sulla sinistra si trova la monumentale Basilicad i San Lorenzo Maggiore, fino all'incrocio di San Biagio dei Librai.<br />
Una strada di botteghe ed artigiani quando era poco conosciuta e quando pastori e presepi venivano esposti nel solo mese di dicembre.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1479237_550254575051337_90551946_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
La tradizione del presepe e l'arte delle statuine settecentesche continua a Napoli nelle botteghe dei valenti maestri scultori di San Gregorio Armeno, dove il fervore religioso diventa arte e poesia.<br />
Oggi che per Napoli non si vedono più l'arrotino, il maniscalco, il venditore di ricotte e quello delle "allesse", colui che sparge incenso per tenere lontano il malocchio, tali figure, per incanto, appaiono sul presepe come segnali di ricordi affinché la nostra memoria non dimentichi<br />
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1394385_550254631717998_581520496_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1475946_550254678384660_265826717_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/1460222_550254818384646_1930279448_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1002625_550254921717969_1262144163_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/1477457_550255005051294_1623095348_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/1453551_550255078384620_342241002_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/936011_550255188384609_69705423_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/t1/s720x720/1459841_550255271717934_67591730_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/s720x720/1450057_550255348384593_240635957_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc1/t1/s720x720/579181_550255441717917_608596874_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-70281803984611725102014-02-17T17:26:00.002+01:002014-02-17T17:26:16.097+01:00L'antico mestiere dei Ramai<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
L'antico mestiere dei Ramai</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
25 settembre 2013 alle ore 23.25<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/lantico-mestiere-dei-ramai/523688057707989#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/1379383_523689871041141_221668901_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<h2 style="font-size: 13px; margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></h2>
<h2 style="font-size: 13px; margin: 0px; padding: 0px;">
I Ramai (<i>a cura di Lello Sodano su "Novecento Anastasiano")</i></h2>
<i><br />Proponiamo questo articolo sull'attività dei ramai a Sant'Anastasia tratto, unitamente alle foto, da "Novecento Anastasiano"<a name='more'></a></i><br /><h2 style="font-size: 13px; margin: 0px; padding: 0px;">
<i><br /></i></h2>
<h2 style="font-size: 13px; margin: 0px; padding: 0px;">
<b>Un antico primato</b></h2>
Ho ritrovato un vecchio articolo sui ramai di Sant'Anastasia che ha scritto anniorsono il mio amico Francesco Corcione per il periodico "Boomerang"; attualissimo, cerca di spiegare i motivi per cui un'altra attività importante della nostra cittadina sia scomparsa quasi del tutto. Lo ripropongo:<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/1235962_523689974374464_1117984557_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />La lavorazione del rame anche se tra notevoli difficoltà è pur sempre una piacevole realtà a Sant'Anastasia. Le origini sono antichissime. Gli arabi la importarono nella zona vesuviana, intorno all'anno mille. Per questo popolo il rame era il materiale per eccellenza per costruire suppellettili, stoviglie, contenitori, essendo più leggero e meno fragile della terra cotta, ideale per i loro frequenti spostamenti.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1238962_523690087707786_1352690831_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />Lo stanziamento degli arabi in questa zona (Nola e tutto l'agro vesuviano) fece sì che la popolazione indigena apprendesse abilmente le tecniche di lavorazione. Per poter lavorare il rame si è dovuto avere per forza degli avi che hanno sempre lavorato questo metallo. Attualmente diventare maestro ramaio non è semplice e nemmeno facile. Il tramandarsi fino adesso l'arte da padre in figlio è stato importante. Solo grazie alla tradizione familiare possiamo ancora vantarci di avere maestri ramai professionalmente preparati. L'improvvisazione di un mestiere come questo non esiste. Un lavoro affascinante, ma nello stesso momento ingrato e duro. Iniziare da piccoli è fondamentale, almeno lo è stato finora anche perché non vi sono scuole professionali che insegnino l'arte del rame.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/539779_523690181041110_2129367698_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />Ricorda un vecchio ramaio: "A volte dovevo stare seduto 12 ore per cercare con i vecchi ferri del mestiere, di dare forma e vita ad un oggetto, piegando e ripiegando il rame e ci si rompeva la schiena inquesto modo per imparare a lavorare". Ora tutto è cambiato. Sono lontani i giorni in cui, nelle stradine dei quartieri di Sant'Anastasia lavoravano eserciti interi di ramai.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1378466_523690274374434_1780805154_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />La musica dei martelli che battono il rame è diventatauna rarità da fotografare. Eppure essi erano famosi per l'abilità con la qualeadoperavano gli arnesi del mestiere: cesoie, scalpelli, basamenti in metallo,martelli, bulini e ogni altro arnese che serviva all'incisione a sbalzo. Oggivi sono macchinari che aiutano l'uomo, e rendono la fatica meno dura.L'intervento però dell'artigiano è inevitabile e nello stesso tempo diimportanza fondamentale.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/561878_523690321041096_762636647_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />Ci sono diverse aziende che operano in questo settore.Tutte hanno le caratteristiche di piccole industrie a conduzione familiare. Nell'immediato dopoguerra hanno avuto un forte sviluppo, riuscendo ad avere un movimento commerciale di un certo respiro. Tra gli anni '60 e '70 si è avuto un vero e proprio piccolo boom economico con l'esportazione dei manufatti.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/996797_523690671041061_1873740159_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />Ora non è più come una volta. Il costo elevato delle materie prime e della mano d'opera fa perdere competitività sui mercati internazionali. Un aiuto concreto potrebbe essere una scuola professionale che rivaluterebbe il settore della lavorazione del rame e potrebbe attirare tanti giovani con notevoli risultati anche dei livelli occupazionali.<br />
<br />
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/1379383_523689871041141_221668901_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/1235962_523689974374464_1117984557_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1238962_523690087707786_1352690831_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/539779_523690181041110_2129367698_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1378466_523690274374434_1780805154_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/561878_523690321041096_762636647_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/1240592_523690407707754_190402734_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/45480_523690504374411_1656365821_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/996797_523690671041061_1873740159_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-56057013625973875302014-02-17T17:25:00.001+01:002014-02-17T17:25:12.746+01:00L’addio degli allievi piloti del Corso Vulcano II all’aeroporto di Pomigliano che chiude.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
L’addio degli allievi piloti del Corso Vulcano II all’aeroporto di Pomigliano che chiude.</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
19 settembre 2013 alle ore 23.09<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/laddio-degli-allievi-piloti-del-corso-vulcano-ii-allaeroporto-di-pomigliano-che-/521093231300805#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1237134_521182014625260_1271597148_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />L’addio degli allievi piloti del Corso Vulcano II all’aeroporto di Pomigliano che chiude.<br />
<br />
<i>La presente nota riporta un ricordo ed un pensiero riconoscente degli allievi del corso Vulcano II , </i><br />
<a name='more'></a><i>ultimo corso di allievi ufficiali piloti dell'Accademia Aeronautica di Nisida a volare sull'aeroporto di Pomigliano. Siamo alla fine del 1962 ed il Reparto Volo per l’addestramento degli allievi piloti dell’Accademia Aeronautica si trasferisce sull'aeroporto di Grottaglie perché l'aeroporto di Pomigliano è in chiusura</i><i>. Anche l’Accademia di Nisida si trasferisce a Pozzuoli. Gli aeromobili di addestramento ad elica vengono sostituiti dai primi aviogetti e le esigenze operative e logistiche vengono soddisfatte da una nuova organizzazione che vede i futuri allievi addestrarsi operativamente sugli aeroporti di Grottaglie, Amendola e Latina.</i><br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/s720x720/1235520_521182291291899_1808578626_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br /><i>I documenti ed alcune foto che pubblichiamo provengono dalla documentazione del Corso Vulcano II fornite da Catalano Francesco/ Fiorentino Panico e da Giancarlo Elmi. Altre foto sono state fornite da Bruno Servadei del Corso Urano II e dalla pagina !I T-6 Italiani. La foto della torre di controllo proviene dal Corso Sparviero II.</i><br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/1234954_521182387958556_272469418_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br /><u>L'aeroporto di Pomigliano d'Arco</u><br />
<br />
Prendemmo il brevetto di pilota militare dopo il decollo dasolista sul T-6 aPomigliano d'Arco.<br />
La maggior parte di noi non aveva ancora la patente e l'esperienzadi pilotaggio si limitava a qualche scorazzata in Lambretta o in Vespa sulle stradepolverose della campagna.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/1236941_521182671291861_1844043682_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
Certamente avevamo nel cuore il vecchio sogno romantico del volo, con tutti gli stereotipi che il cinema e lo letteratura avevano alimentato, ma ora, davantia noi, finalmente c'era lui, il T-6.<br />
Era capiente nella fusoliera e stretta nel tettuccio. I ‘tappì’ del Corso dovevano mettere due cuscini dietro alla schiena per arrivare alla pedaliera, già progettata per generazioni cresciute con vitamine e pediatri; altri due cuscini erano necessari sotto il sedere per guardare fuori. La testa doveva stare ben dritta: bastava girarsi appena verso destra o sinistra per sbattere il casco contro il vetro del tettuccio.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/1240161_521182794625182_199740783_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
Questo rumore, del casco contro il tettuccio, l'avremmo risentito più volte, pur stando fermi: avveniva quando l'istruttore, sempre di pessimo umore, dopo aver ringhiato qualche cosa di ìncomprensibile attraverso il laringofono, prendeva la cloche e muovendola violentemente da una parte all'altra ci scuoteva dal torpore.<br />
<br />
D’estate ci alzavamo sempre alle cinque e mezzo. Partivamo con gli autobus verso Pomigliano, attraversando una Napoli ancora addormentata e deserta; verso le 8.30 arrivavamo sul campo volo, dove alcune tende con delle panche e qualche baracca costituivano le aule.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Gli allievi del Corso Vulcano II Francesco Catalano e Muftah El Fergiani,di nazionalità libica, sull'aeroporto di Pomigliano" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/923378_521182864625175_568271179_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Gli allievi del Corso Vulcano II Francesco Catalano e Muftah El Fergiani,di nazionalità libica, sull'aeroporto di Pomigliano" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Gli allievi del Corso Vulcano II Francesco Catalano e Muftah El Fergiani,di nazionalità libica, sull'aeroporto di Pomigliano</div>
</span></h4>
<br />
Dando motore il velivolo imbardava pesantemente a destra, togliendo motore a sinistra; l'istruttore era sempre ferocemente incavolato per aver dovuto lasciare il Reporto e per essere costretto a sorbirsi gli allievi. Primo di attraversare il raccordo, per raggiungere il parcheggio velivoli bisognava fermarsi ai bordi dell'asfalto e urlare ‘libero a destra, libero a sinistra, libero in alto, libero in basso’. Se uno urlava soltanto,senza muovere la testa, veniva punito.<br />
<br />
Quando si diceva ‘libero in basso’ bisognava chinare il capo e guardare indietro attraverso le ‘gambe aperte. Guai a non ricordarsi di aver controllato i becchi di flauto in atterraggio.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/67719_521182954625166_129441311_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
Ma qual'era il batticuore e lo trepidazione, quando ci avvicinavamo allo spietata tabella del programma giornaliero, esposta fuori, sul muro della baracca del Comando!<br />
<br />
“POMI TORRE, POMI TORRE………” ma Pomi Torre rimane silenzioso: al suo posto c'è una industria aeronautica. Le immagini ritrovate ci mostrano dei visi spavaldi, degli atteggiamenti di sicurezza e indifferenza. Solo la memoria potra’ raccontare segretamente a ciascuno di noi la storia di quei giornii, di quel filo di Arianna, raccolto a Pomigliano e dipanato poi a Grottoglie, ad Amendola, a Latina ai Reparti.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1233507_521183027958492_1601740749_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
<u><b>L’ultimo saluto degli allievi del corso Vulcano II allaTorre di Controllo di Pomigliano</b></u><br />
<br />
<br />
«POMI Torre, da Vulcano 2°, addio!»<br />
<br />
Non fa niente Pomi. se la radio è guasta, se "4/5 chiaro" era una battuta di spirito, non essere triste.<br />
<br />
Lo so che stai morendo e muoiono con te i vecchi T. 6 che forse non verranno più a correre sulla tua pista grigia.<br />
<br />
Non sarai più motivo di sollievo per il povero solista che riesce finalmente a trovarti nella foschia del’estate e le tue giornate saranno ancora più lunghe senza rumore di motori.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/58675_521183124625149_1355317694_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Aula volante. Velivolo DC3 - Dakota. Aeroporto di Pomigliano. Allievi Chiappini, Pizzeghello e Catalano del Corso Vulcano II" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1240551_521183201291808_1289038259_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Aula volante. Velivolo DC3 - Dakota. Aeroporto di Pomigliano. Allievi Chiappini, Pizzeghello e Catalano del Corso Vulcano II" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Aula volante. Velivolo DC3 - Dakota. Aeroporto di Pomigliano. Allievi Chiappini, Pizzeghello e Catalano del Corso Vulcano II</div>
</span></h4>
<br />
I tuoi battenti, come le palpebre di un vecchio, si chiudono pian piano. e il tuo terreno assorbe lentamente quel meraviglioso penetrante odore di benzina. L'erba non più tagliata (ricordi il profumo del fieno) cresce e ti sommerge.<br />
<br />
Non devi essere triste perché nel nostro cuore non cresceranno erbe capaci di cancellare la tua immagine, ti riconosceremo fra mille piste del mondo (anche se tante volte ti abbiamo confuso con Capodichino!) e quando un giorno ci capiterà di passare ancora sopra di te, udremo la tua torre parlare e ripetere le sue ultime parole.<br />
<br />
"Da torre Pomi addio Vulcano 2°, ADDIO!<br />
<br /><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1237134_521182014625260_1271597148_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/s720x720/1235520_521182291291899_1808578626_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/1234954_521182387958556_272469418_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/1236941_521182671291861_1844043682_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/1240161_521182794625182_199740783_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Gli allievi del Corso Vulcano II Francesco Catalano e Muftah El Fergiani,di nazionalità libica, sull'aeroporto di Pomigliano" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/923378_521182864625175_568271179_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Gli allievi del Corso Vulcano II Francesco Catalano e Muftah El Fergiani,di nazionalità libica, sull'aeroporto di Pomigliano" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Gli allievi del Corso Vulcano II Francesco Catalano e Muftah El Fergiani,di nazionalità libica, sull'aeroporto di Pomigliano</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/67719_521182954625166_129441311_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1233507_521183027958492_1601740749_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/58675_521183124625149_1355317694_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Aula volante. Velivolo DC3 - Dakota. Aeroporto di Pomigliano. Allievi Chiappini, Pizzeghello e Catalano del Corso Vulcano II" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1240551_521183201291808_1289038259_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Aula volante. Velivolo DC3 - Dakota. Aeroporto di Pomigliano. Allievi Chiappini, Pizzeghello e Catalano del Corso Vulcano II" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Aula volante. Velivolo DC3 - Dakota. Aeroporto di Pomigliano. Allievi Chiappini, Pizzeghello e Catalano del Corso Vulcano II</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/537029_521183334625128_1808637011_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-83440922860626415772014-02-17T17:23:00.003+01:002014-02-17T17:23:23.342+01:00"Boccadifuoco"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
"Boccadifuoco"</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
13 settembre 2013 alle ore 21.00<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/boccadifuoco/518265888250206#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - boccadifuoco" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1238276_518268771583251_81924683_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - boccadifuoco" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - boccadifuoco</div>
</span></h4>
<b><br /></b>
<b>Boccadifuoco</b><br />
<br />
Questa nota viene dedicata ad una produzione pittorica di 9 opere dell’artista Angelo De Falco, <br />
<a name='more'></a>pomiglianese, avente per tema il Vesuvio. Una bella pubblicazione del 1996, <b>“Boccadifuoco”</b>, ne ha raccolto le immagini con una attenta ed appassionata presentazione/recensione di Maurizio Vitiello. Ci piace riportare una breve ma suggestiva narrazione tratta dalla succitata presentazione.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - tesserevesuviane" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1234824_518463561563772_2036025517_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - tesserevesuviane" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - tesserevesuviane</div>
</span></h4>
<br />
<b>“Una delicata e struggente leggenda narra che Napoli sia stata fondata intorno alla tomba, sulla quale i pescatori del luogo avevano innalzato un tempietto, della bellissima serena Partenope, che innamoratasi perdutamente del dio Vesuvio fu da questi ripetutamente respinta. La sirena disperata uscì per sempre dal mare, dove soltanto poteva vivere, si sdraiò sulla spiaggia, sotto l’attuale collina di Pizzofalcone e con gli occhi rivolti al suo amore attese la morte.</b><br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - lavamara" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1234779_518463794897082_511063005_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - lavamara" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - lavamara</div>
</span></h4>
<br />
<b>Lo storico Dionisio di Alicarnasso chiama Napoli “la città sepolcro di Partenope” e lo storico Strabone aggiunge che anche al suo tempo ne era onorata la tomba e si celebravano feste annuali in suo omaggio.</b><br />
<br />
<b>La leggenda prosegue raccontando che gli dei, commossi da un così grande amore e ancor di più da un così massimo sacrificio, fecero crescere, intorno al corpo dell’infelice creatura, fiori e piante meravigliose che in breve coprirono tutte le colline del Golfo e diedero al mare il colore azzurro dei suoi occhi e crearono l’angolo più bello del mondo, cosicchè chiunque vi avrebbe abitato sarebbe stato felice e colmo di amore per tutto e per tutti.”</b><br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 -vesuvioinquattrotempi" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1235323_518463988230396_1498079842_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 -vesuvioinquattrotempi" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 -vesuvioinquattrotempi</div>
</span></h4>
<br />
Maurizo Vitiello vede nella pittura di Angelo De Falco e nella sagoma della “boccadifuoco” una forza che potrebbe distruggere tutto ciò che ci circonda; in primis le ville ed i palazzi che assaltano le sue falde. E’ un attacco, in codice, alla sfrontatezza degli uomini e dei “politici”, in particolare, che hanno segnato malamente l’ambiente e l’hanno, come egli dice, offeso con una cementificazione selvaggia, a dir poco, non preoccupandosi del risveglio del gigante.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - tondovesuvio" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/1239870_518464158230379_1863139046_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - tondovesuvio" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - tondovesuvio</div>
</span></h4>
<br />Egli conclude la recensione così: “Non fissiamo il dio Vesuvio che nel suo urlo di ieri coprì Pompei, Ercolano, Oplonti…, che oggi risplendono ai nostri occhi, ma guardiamo, e temiamo, il vulcano che ricorderà, destandosi dal sonno, di essere un gigante dalla “boccadifuoco.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - richiamivesuviani" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1234883_518464304897031_1082135188_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - richiamivesuviani" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - richiamivesuviani</div>
</span></h4>
<br />
<i>Su Angelo De Falco (da “boccadifuoco”)</i><br />
<i><br /></i>
<i>Nel 1970 inizia l’attività artistica. Lega gli anni successivi ad esperienze pittoriche che rileggono l’informale con accenti espressionistici.</i><br />
<i>Le sue opere sono caratterizzate dall’uso di tecniche miste su sovrapposizioni di strati materici preferibilmente cartacei (carta di giornale) i cui frammenti, inseriti nella composizione, sono utilizzati con finalità di ironica critica sociale.</i><br />
<i>Le sue opere sono state accolte da collezioni pubbliche e private.</i><br />
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - boccadifuoco" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1238276_518268771583251_81924683_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - boccadifuoco" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - boccadifuoco</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - tesserevesuviane" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1234824_518463561563772_2036025517_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - tesserevesuviane" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - tesserevesuviane</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - lavamara" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1234779_518463794897082_511063005_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - lavamara" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - lavamara</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 -vesuvioinquattrotempi" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1235323_518463988230396_1498079842_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 -vesuvioinquattrotempi" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 -vesuvioinquattrotempi</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - tondovesuvio" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/1239870_518464158230379_1863139046_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - tondovesuvio" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - tondovesuvio</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - richiamivesuviani" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1234883_518464304897031_1082135188_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - richiamivesuviani" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - richiamivesuviani</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - finestravesuvio" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/535900_518464514897010_1284424006_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - finestravesuvio" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - finestravesuvio</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 - primopiano" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/s720x720/1174554_518464764896985_521621325_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 - primopiano" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 - primopiano</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1996 -divinastele" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/557111_518465154896946_1998138796_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1996 -divinastele" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1996 -divinastele</div>
</span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-58058462682529521732014-02-17T17:22:00.000+01:002014-02-17T17:22:55.554+01:00Alla ricerca delle Masserie storiche di Pomigliano<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
Alla ricerca delle Masserie storiche di Pomigliano</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
11 settembre 2013 alle ore 23.04<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/alla-ricerca-delle-masserie-storiche-di-pomigliano/517522788324516#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Beneduce-Via Vesuviana" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/575242_517579578318837_452883252_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Beneduce-Via Vesuviana" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Beneduce-Via Vesuviana</div>
</span></h4>
<br /><b>Alla ricerca delle Masserie storiche di Pomigliano</b><br /><b><i><br /></i></b>
<i>Questa nota intende offrire ai lettori di “Dedicato a Pomigliano d’Arco” la trattazione della tematica delle "Masserie" di Pomigliano. </i><br />
<a name='more'></a><i>Riportiamo alcuni i</i><i>nteressanti st</i><i>ralci tratti dalla Relazione Illustrativa del Piano Urbanistico Attuativo per il Centro Storico di Pomigliano d’Arco, anno 2006 </i><i>(</i><i><a href="http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.comune.pomiglianodarco.gov.it%2F&h=qAQEYgA6h&s=1" rel="nofollow" style="color: #3b5998; cursor: pointer; text-decoration: none;" target="_blank">www.comune.pomiglianodarco.gov.it</a>). Le foto sono tratte dal Piano e da Google.</i><br /><br />
<i>Il presente documento è da ritenersi anche come presentazione di un album della Pagina <b>"Le Masserie storiche di Pomigliano" </b>dove con gradualità pubblicheremo un lavoro di ricerca </i><i>sulle masserie per mostrarne, oltre alla loro ubicazione nel territorio comunale della città, le relative immagini ed evidenziare il loro stato attuale. </i><br />
<br />
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Paciano, Cortile Cappella" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/1237881_517576511652477_2048049363_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Paciano, Cortile Cappella" /></span><br />
<div class="caption">
Masseria Paciano, Cortile Cappella</div>
<br />
<br />
<b><u>Il sistema territoriale delle Masserie</u></b><br />
<br />
Il termine “masseria” è utilizzato in tutto il Mezzogiorno d’Italia e sta ad indicare alcune specifiche tipologie di dimore rurali, assumendo già nel XVIII secolo il duplice significato di“azienda” e di “casa rurale o padronale” isolata nell’azienda.<br />
Oggetto di quest’intervento è la “casa rurale o padronale” isolata nell’azienda, la masseria che, anche nel territorio pomiglianese,trova numerosi esempi ancora ben individuabili, essenziali testimonianze storiche e documento per la conoscenza di una civiltà contadina, temporalmente non troppo lontana da noi, che ancora ci appartiene e le cui tradizioni sono da conservare e da valorizzare.<b> </b><br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Castello" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1238733_517576888319106_522304222_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Castello" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Castello</div>
</span></h4>
<b><u><br /></u></b>
<b><u>Il modo di abitare e l’impianto tipologico</u></b><br />
<br />
Le masserie della fascia pedemontana vesuviana, tra cui si annoverano quelle pomiglianesi, erano in stretta relazione con la coltura della vite o con l’economia pascolativa e cerealitica dell’area, conseguentemente i locali indispensabili erano: il cellaio, le stalle, i depositi per il foraggio e per gli attrezzi ed il granaio.<br />
<br />
La masseria, in genere, non nasce da un preciso progetto, ma da un insieme di corpi di fabbrica aggregati e adibiti a varie funzioni, spesso realizzati in tempi diversi e adattati alle necessità del momento, tra cui, oltre ai locali strettamente legati alla produttività del fondo agricolo, troviamo ambienti utilizzati per funzioni più articolate, come le abitazioni differenziate per i coloni e per i proprietari, la colombaia, la cucina esterna e, successivamente, possiamo trovare anche ambienti adibiti a dimora nobile, generalmente ubicati al piano superiore; talvolta vi è finanche la presenza di funzioni religiose. La masseria rappresenta, quindi, un insediamento antropico generalmente autonomo e autosufficiente.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Chiavettieri, Particolare" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/557776_517577238319071_1917708978_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Chiavettieri, Particolare" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Chiavettieri, Particolare</div>
</span></h4>
<br />L’aggregazione dei vari corpi di fabbrica costituisce l’espressione di un modo di abitare, largamente diffuso in tutta la pianura campana, che era quello di raggrupparsi attorno ad un cortile, dando luogo in aperta campagna ad variante sincronica della grande casa a corte, compatta, unitaria, chiusa verso l’esterno ed aperta verso l’interno, con uno o due portoni, rivolti rispettivamente alla strada e al fondo. Gli spazi interni delle corti erano contrassegnati dalla presenza di elementi architettonici invarianti quali pozzi, forni a legna, lavatoi, abbeveratoi che, insieme alle scale ed ai ballatoi esterni, concorrevano a configurare le specifiche caratteristiche di identità proprie delle diverse masserie.<br />
<br />
Generalmente, alla masseria si accedeva attraverso una stradina interna al podere e in alcuni casi l’accesso era segnato da unportale, ne è un esempio il portale ad arco che segna l’accesso, su via Nazionale delle Puglie, alla masseria Tavolone.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Arco di accesso alla masseria Tavolone in Via Nazionale delle Puglie" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1233603_517587831651345_1717787769_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Arco di accesso alla masseria Tavolone in Via Nazionale delle Puglie" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Arco di accesso alla masseria Tavolone in Via Nazionale delle Puglie</div>
</span></h4>
<br /><h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Pomigliano d’Arco nella cartografia IGMI di fine ottocento (particolare)" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/1185780_517577551652373_1258317003_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Pomigliano d’Arco nella cartografia IGMI di fine ottocento (particolare)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Pomigliano d’Arco nella cartografia IGMI di fine ottocento (particolare)</div>
</span></h4>
<br />
<b><u>Le Masserie storiche di Pomigliano d’Arco</u></b><br />
<br />
Ricerche bibliografiche earchivistiche ed in particolare la lettura dei catasti ottocenteschi e novecenteschi, hanno portato allacomprensione della stratificazione storica di queste “architetture”, consentendonel’individuazione e la localizzazione anche in quei casi in cui, in seguito allo sviluppo urbanosuccessivo e non sempre rispettoso delle testimonianze storiche, le masserie sono diventate parteintegrante di agglomerati urbani attorno ad esse aggregatisi.<br />
Il sistema delle masseriepomiglianesi presenta una casistica abbastanza ampia delle varianti insediativee tipologiche della casa rurale e ne costituisce una testimonianza storicapreziosa.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Area adibita al complesso industriale Alfa Romeo e relativo aeroporto prima della II guerra mondiale. Carta A.M." class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1208787_517578344985627_106454059_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Area adibita al complesso industriale Alfa Romeo e relativo aeroporto prima della II guerra mondiale. Carta A.M." /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Area adibita al complesso industriale Alfa Romeo e relativo aeroporto prima della II guerra mondiale. Carta A.M.</div>
</span></h4>
<br />A <b>Nord</b> abbiamo le masserie Romano eAntignani, in area pianeggiante ed in prossimità del canale del Carmignano, in cui affluisce l’Alveo dello Spirito Santo che le separa dalle masserie Madonnelle, Pipola, Visone, Mattiello, Tondi e Marcomanno e Villa Cerino che rappresentano,in un territorio circostante quasi completamente urbanizzato, una testimonianza preziosa della realtà di quei luoghi ancora pochi decenni or sono.<br />
<br />
Spostandoci verso <b>sud-ovest</b>, oltre la via Nazionale delle Puglie, antica arteria stradale della pianura agro-nolana, troviamo le masserie Manna, Tavolone, Palmese, Tavola e Chiavettieri e, continuandoverso sud, in un territorio prevalentemente ancora agricolo, ne troviamo ancoraaltre:<br />
la Masseria Guadagni che, ha dato luogo ad un vero e proprio villaggio, con tutte le caratteristiche di grande azienda rurale, anche per la presenza della grande vasca di raccolta delle acque (facente parte del sistema dei Regi Lagni), con le sue molteplici corti e case prospicienti su diesse, anche quipermanenze ancora leggibili della civiltà contadina; ancora, la Masseria del Pino e la Macedonio che,ancora oggi, mantengono il loro ruolo di capisaldi isolati in fondi agricoli; ancora più a sud abbiamo laMasseria Cutinelli. Ed ancora, spostandoci verso <b>sud-est</b>, troviamo altre testimonianze del modo di abitare della civiltà contadina, come le Masserie Ciccarelli e Fornaro ed un interessante esempio di dimora signorile lo riscontriamo in Masseria Castello.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Cozzolino - Via Vesuviana" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/999616_517580741652054_1908594026_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Cozzolino - Via Vesuviana" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Cozzolino - Via Vesuviana</div>
</span></h4>
<br />Avvicinandocial centro abitato di Pomigliano d’Arco abbiamo le Masserie Beneduce e Miranda che nascono lungo la via Sommese, nelle immediate vicinanze della vasca del Carmine, parte integrantedei Regi Lagni e recentemente bonificata e riqualificata con la realizzazione del Parco Pubblico “Giovanni Paolo II”.<br />
<br />
Ancora un’altra masseria checostituisce un caso, non più importante, ma certamente singolare, sia dal punto di vista architettonicoche urbanistico, nel complesso sistema delle masserie pomiglianesi, è laMasseria Paciano (Cortile Cappella): essa rappresenta un singolare ed interessante esempio di casa ruralea doppia corte a cui, se ne aggiunge una terza conseguentemente alla costruzione della piccola chiesetta dedicata a S. Pietro che è sicuramente tra le più antiche di Pomigliano d’Arco.<br />
<br />
La Masseria Paciano diventa il nucleo originario del Borgo Paciano, la cui morfologia è strettamente legata al corso dell’alveo dello Spirito Santo ed il cui sviluppo urbano lo ha reso, già nell’800, parte integrante del centro storico di Pomigliano.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Schema delle masserie storiche nel territorio comunale di Pomigliano" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc1/t1/1238114_517575784985883_980277354_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Schema delle masserie storiche nel territorio comunale di Pomigliano" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Schema delle masserie storiche nel territorio comunale di Pomigliano</div>
</span></h4>
<br />
<b>Tipologie d’intervento ed ipotesidi valorizzazione</b><br />
<i>(dalla relazione Illustrativa delPiano Urbanistico Attuativo di somigliano d’Arco, anno 2006, pag 23 e 24)</i><br />
<br />
L’interosistema delle masserie storiche pomiglianesi versa in uno stato di profondodegrado, le cui cause sono da ricercarsi nel progressivo abbandono dell’attività contadina e delle dimore rurali e non solo.Molto hanno contribuito, in questi ultimi decenni, impropri e distruttivi interventi di ristrutturazione che, in assenza di una normativa specifica tesa alla tutela, alla conservazione ed allavalorizzazione del bene, hanno causato la definiva distruzione di alcune partidi questi manufatti sostituite da incongrui edifici che ne hanno alterato l’impianto strutturale e tipologico originario.<br />
Le masserie sono, a pieno titolo, parte integrante delle permanenze storiche della città di Pomigliano d’Arco e come tali devono essere soggette e tutelate dalla stessa normativa che regola il centro storico.<br />
In particolare, un corretto intervento per la valorizzazione di queste architetture, non può prescindere dall’individuazione di destinazioni d’uso compatibili, dalla comprensione dell’impianto tipologico con le sue modalità di sviluppo e dalla conoscenza delle tecniche costruttive e dei materiali tradizionali. E soprattutto, un eventuale e possibile integrazione di corpi difabbrica dovrà avvenire in maniera rispettosa e coerente con l’evoluzione dell’impianto tipologico di riferimento, in modo organico e nel rispetto del valore di quei luoghi e diquelle architetture.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Mattiello" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1186076_517581571651971_1940208606_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Mattiello" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Mattiello</div>
</span></h4>
<br />Gliinterventi per la valorizzazione delle masserie dovranno, quindi, costituire un complesso organico con le parti storiche esistenti e dovranno essere attuati con l’impiego di tecniche e materiali tradizionali, di cui un documento testimoniale importante è rappresentato dalle molte case rurali esistenti nel territorio pomiglianese ed ancora esenti da manomissioni.<br />
Sui possibili risultati positivi della valorizzazione dei beni culturali non sipossono avere dubbi! Essa contribuirebbe, tra l’altro, ad incrementare i flussituristici con il conseguente sviluppo di quei settori strettamente collegati, come le strutture recettive, di ristorazione e commerciali incrementando quindi l’occupazione locale.<br />
Si creerebbe un’occasione di sviluppo e valorizzazione dell’artigianato locale,dei suoi prodotti e delle tradizioni, e non solo.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Chiavettieri" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/t1/s720x720/1233496_517581921651936_269699299_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Chiavettieri" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Chiavettieri</div>
</span></h4>
<br />Negliultimi anni in Italia abbiamo vari esempi di come la valorizzazione dei beniculturali ha creato sviluppo e occupazione, uno fra tutti: il progetto culturale delle “Le cento masserie di Crispano”, attuato nel Comune di Crispano, che partendo dalla conoscenza di queste architetture ha dato il via alfenomeno dell’agriturismo e della valorizzazione del patrimonio rupestre con un notevole sviluppo culturale e turistico dell’area; si sono, così, sempre più incrementati gliinterventi di restauro evalorizzazione delle masserie, anche con lo sviluppo delle attività agricole ad esse legate. Iproprietari hanno anche costituito un associazione per le iniziative di ristrutturazione e di valorizzazione delle masserie.<br />
E’senz’altro questo un esempio positivo di un’iniziativa culturale intelligente.<br />
<br />
Ilterritorio agricolo pomiglianese ed il sistema delle masserie ivi presenti fa parte del più ampio sistema di masserie presenti in tutta l’area pedemontana settentrionale vesuviana che ha ampie potenzialità e suscettività di sviluppo: non dimentichiamo che, immediatamente a ridosso dei centri abitati di quest’area, esiste il Parco Nazionale del Vesuvio che è un attrattore culturale e turistico unico e singolare.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1.Masseria Visone in fondo vista da via Enrico De Nicola" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/s720x720/1175606_517606248316170_89397748_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1.Masseria Visone in fondo vista da via Enrico De Nicola" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1.Masseria Visone in fondo vista da via Enrico De Nicola</div>
</span></h4>
<br />Abbiamovisto come il “sistema delle masserie storiche” è parte di un equilibrioterritoriale antico e che, tra molteplici manomissioni e alterazioni, conserva ancora nell’attuale configurazione alcuni suoi valori storico-architettonici ed in qualche caso anche artistici, costituendo una componente fondamentale dell’articolato sistema morfologico e orografico dell’area napoletana: una testimonianza evidente delle modalità, attraverso le quali i grandi segni della geografia naturale, completati ed integrati dall’intervento umano, possono definire le forme essenziali delt erritorio e degli insediamenti antropici su di esso insistenti.<br />
La Masseria è, quindi, testimonianza del modo di abitare i luoghi, ed in modo particolare è il manufatto architettonico che manifesta il rapporto della popolazione con la terra e con i suoi prodotti; in tale ottica rimane un documento importante della storia di questi luoghi da tutelare e salvaguardare attraverso interventi di restauro che valorizzino il bene consentendone la fruizione nel rispetto della testimonianza storica giunta fino a noi e che abbiamo il dovere di trasmettere a chi verrà dopo di noi.<br />
<br /><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Schema delle masserie storiche nel territorio comunale di Pomigliano" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc1/t1/1238114_517575784985883_980277354_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Schema delle masserie storiche nel territorio comunale di Pomigliano" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Schema delle masserie storiche nel territorio comunale di Pomigliano</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Paciano, Cortile Cappella" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/1237881_517576511652477_2048049363_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Paciano, Cortile Cappella" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Paciano, Cortile Cappella</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Castello" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1238733_517576888319106_522304222_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Castello" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Castello</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Chiavettieri, Particolare" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/557776_517577238319071_1917708978_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Chiavettieri, Particolare" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Chiavettieri, Particolare</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Pomigliano d’Arco nella cartografia IGMI di fine ottocento (particolare)" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/1185780_517577551652373_1258317003_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Pomigliano d’Arco nella cartografia IGMI di fine ottocento (particolare)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Pomigliano d’Arco nella cartografia IGMI di fine ottocento (particolare)</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Area adibita al complesso industriale Alfa Romeo e relativo aeroporto prima della II guerra mondiale. Carta A.M." class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1208787_517578344985627_106454059_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Area adibita al complesso industriale Alfa Romeo e relativo aeroporto prima della II guerra mondiale. Carta A.M." /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Area adibita al complesso industriale Alfa Romeo e relativo aeroporto prima della II guerra mondiale. Carta A.M.</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Beneduce-Via Vesuviana" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/575242_517579578318837_452883252_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Beneduce-Via Vesuviana" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Beneduce-Via Vesuviana</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Cozzolino - Via Vesuviana" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/999616_517580741652054_1908594026_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Cozzolino - Via Vesuviana" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Cozzolino - Via Vesuviana</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Mattiello" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1186076_517581571651971_1940208606_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Mattiello" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Mattiello</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Chiavettieri" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/t1/s720x720/1233496_517581921651936_269699299_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Chiavettieri" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Chiavettieri</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Arco di accesso alla masseria Tavolone in Via Nazionale delle Puglie" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1233603_517587831651345_1717787769_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Arco di accesso alla masseria Tavolone in Via Nazionale delle Puglie" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Arco di accesso alla masseria Tavolone in Via Nazionale delle Puglie</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1.Masseria Visone in fondo vista da via Enrico De Nicola" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/s720x720/1175606_517606248316170_89397748_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1.Masseria Visone in fondo vista da via Enrico De Nicola" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1.Masseria Visone in fondo vista da via Enrico De Nicola</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Masseria Guadagni" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1185337_517606504982811_209009717_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Masseria Guadagni" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Masseria Guadagni</div>
</span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-58376749207673810952014-02-17T17:20:00.000+01:002014-02-17T17:20:24.374+01:00Storia del Pomigliano Calcio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
Storia del Pomigliano Calcio</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
14 agosto 2013 alle ore 16.34<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/storia-del-pomigliano-calcio/505424286201033#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Vista dello stadio di Pomigliano: In alto a destra la foto dell'Ing. Ugo Gobbato a cui fu intitolata la struttura sportiva nel 1947" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/995176_505432432866885_1195199883_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Vista dello stadio di Pomigliano: In alto a destra la foto dell'Ing. Ugo Gobbato a cui fu intitolata la struttura sportiva nel 1947" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Vista dello stadio di Pomigliano: In alto a destra la foto dell'Ing. Ugo Gobbato a cui fu intitolata la struttura sportiva nel 1947</div>
</span></h4>
<b><br /></b>
<b>Storia del Pomigliano Calcio </b><br />
<i>Dal blog </i><i>calciocampano.forumcommunity.net riprendiamo questa storia del calcio Pomiglianese,</i><br />
<a name='more'></a><i> curata da Mamutza, che riteniamo possa far piacere ai lettori di Dedicato a Pomigliano d'Arco. La maggior parte delle foto sono riprese dagli album di Dedicato a Pomigliano e </i><i>di ASD Calcio Pomigliano-Official page.</i><br />
<br />
<b>LE ORIGINI</b><br />
<br />
Le prime notizie della pratica del gioco del calcio nella città dell’Alfa risalgono al lontano 1915, con le occasionali sfide organizzate da alcuni studenti locali contro colleghi residenti nei paesi limitrofi. Solonel 1920 viene fondato un club con tanto di statuto sociale: sorge il GRUPPO SPORTIVO POMIGLIANESE. La neo società, però, non disputa campionati ufficiali.Suoi atleti esercitano anche sport diversi dal football, in particolare ciclismo e podismo. Per una decina di anni questo è l’iter sportivo. Solo nellastagione 1929/30 la squadra di calcio, trasformatasi in GRUPPO SPORTIVO FASCISTA POMIGLIANESE, disputa il suo primo torneo ufficiale partecipando al campionato di 1° Categoria della sezione ULIC di Nola, una sorta di Comitato Calcistico Dilettantistico dell’epoca. La stagione fu però disastrosa: ilPomigliano collezionò unicamente sconfitte.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/944799_505430312867097_1582338683_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
L’anno dopo, con l’arrivo dell’allenatore- calciatore AVELLA proveniente dal Nola, la squadra acquisisce mentalità vincente: si conquista il campionato di 1° Categoria ULIC della sezione di Nola mettendo in riga squadre come Vigor San Paolo Belsito, Mariglianese, Viscianese e Savianese. Questo il primo undici storico vincente,quello della stagione 1930/31: SIRIGNANO, PETILLO, CAPELLUCCIO, MARZANO,BARONE, SANTANIELLO, ROMANO, AVELLA, NAPOLITANO CIRO (soprannominato dai tifosi “Ciritiello”), BELTRAMI, AIEVOLI. Era l’epoca pionieristica del calcio: ilcampo sportivo si trovava presso la VASCA CARMINE ora Parco Pubblico. I calciatori, però, erano costretti a cambiarsi in spogliatoi distanti quasi un chilometro. Gli atleti si spogliavano nella palazzina dell’ex clinica San Felice in Via Umberto I°, ora palazzo Sbrescia, attualmente stazione dei carabinieri. Le attività sportive proseguono durante tutto il periodo fascista.Il campionato di appartenenza resterà quello ULICIANO della sezione di Nola di 1° Categoria fino al 1935, anno in cui cambierà nome in PROPAGANDA. Nella stagione 1940/41 la svolta: nuova denominazione di ASSOCIAZIONE CALCIO POMIGLIANO e vittoria di campionato a discapito del Giugliano.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/535847_505430396200422_765186819_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
<b>L'ESORDIO NEI TORNEI FIGC E LO STORICO SUCCESSO SUL NAPOLI</b><br />
<br />
Il successo della 1° Categoria della sezione di Nola permette al club grigio granata, i colori sociali dell’epoca, di salire nella 2° Divisione Campania della FIGC. All’esordio nei “professionisti” dell’epoca,ottimo secondo posto nel suo girone dietro il Capua che si qualificherà al turno finale. Da registrare in questo campionato un successo roboante contro il Casalnuovo “B” per 10-0.<br />
Nella stagione successiva il Pomigliano partecipa al campionato di 1° Divisione Campania. Nonostante la 2° Guerra Mondiale porta a termine il torneo. Nel 1944 la squadra si trasforma in JUVE ALFA POMIGLIANO. Il club rappresenta il dopolavoro sportivo dello stabilimento "Alfa Romeo" sito a Pomigliano d’Arco. Il campo sportivo adottato è il rettangolo di gioco proprio dell’Alfa Romeo. La squadra viene iscritta nel 1944 al Torneo della Liberazione nel girone B con Baiano, Internaples e Napoli.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/12682_505430456200416_2044395758_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
A termine della prima fase sono Internaples e Napoli a qualificarsi al turno successivo, con la Juve Alfa che si piazza al 3° posto. Rimane memorabile,però, il successo conseguito dagli “alfini” sul campo del Napoli battuto a domicilio per 1 a3 con una doppietta di NICOLOSI ed una rete di AVELLA. Non serve il gol della bandiera siglato dal Napoli con Bizzarro. Di seguito lo storico undici sceso incampo a Napoli il 1 ottobre del 1944: MORSIA, CERCIELLO, RIZZO, GAMBI,STAFFIERI, ESPOSITO, TUFANO, MINAZZI, AVELLA, TESTERA, NICOLOSI.<br />
Nel 1945 avviene la svolta per quanto concerne il campo sportivo. La mattina del 28 aprile in via Domodossola (zona Fiera) a Milano viene assassinato con colpi di arma da fuoco da ignoti UGO GOBBATO, 57enne che da direttore generale dell’Alfa Romeo portò in auge la famosa industria. La cittadinanza di Pomigliano decise di dedicare al campo sportivo dell’Alfa Romeo il nome del famoso dirigente.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/t1/1098251_505430602867068_1383677099_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
<b>LA JUVE ALFA IN SERIE C</b><br />
<br />
Nella stagione 1945/46 la JUVE ALFA POMIGLIANO conquista la promozione in 1° Divisione Campania. L’anno dopo ottiene lo storico passaggio in serie C Nel girone finale di 1° Divisione Campania disputa le gare di qualificazione con squadre del calibro di Sorrento, Baiano, Set Napoli, Maddalonese e Navalmeccanica, tra le più forti del periodo. La Juve Alfa si piazza seconda dietro il dopolavoro della Società delle Telecomunicazioni,acquisendo la promozione alla terza serie. La compagine pomiglianese viene inserita nel girone R; nonostante l’ottimo campionato, la squadra viene retrocessa per riforma del campionato di terza serie. Da ricordare diverse vittorie al “Gobbato” contro avversari di prestigio quali l’AVELLINO (3-1), la TURRIS (3-0) (con tripletta di TORRACA), la CASERTANA (2-1) ed il SORRENTO(2-0).<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/998786_505430719533723_1587329097_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Nella stagione successiva la JUVE ALFA conquista il primo posto nel campionato di Promozione Interregionale, una sorte di Serie D dell’epoca.Attraverso una cavalcata avvincente gli “alfini” risalgono in Serie C dopo aver vinto gli spareggi con Biscegliese e Marsala. Con a capo il presidente dott. ALFONSO COZZOLINO ed il trainer VASCO LENZI, i granata si piazzano ultimi in Serie C ma la squadra riesce a togliersi diverse soddisfazioni battendo in trasferta il FOGGIA (2-3) con reti di TEDESCHI, CAPONE e FUGAZZI, e tra le mura amiche il COSENZA (1-0, marcatore SORANO), il LECCE (1-0, gol di DAL MONTE), ed il BRINDISI (4-1) con tripletta di CAPONE ed un'autorete del pugliese Artuso a chiudere il poker.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/t1/1173698_505430906200371_1508109236_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
<b>DALL'ASCESA ALLA SCOMPARSA</b><br />
<br />
Dopo il periodo della JUVE ALFA, viene la fase storica dell’AERFER. Tra i più grandi giocatori del periodo LEONE. Di prestigio il successo in Quarta Serie della stagione 1955/56 al “Gobbato” contro l’AVELLINO. Il 27 novembre 1955 DI COSTANZO realizza il gol vittoria ai danni dei “lupi”. Nell’agosto del 1957 il passaggio della denominazione sociale in Gruppo Sportivo SAGITTARIO. Tre stagioni di Serie D poi il fallimento. Si riparte il 22 ottobre 1962 con il Gruppo Sportivo ALFA ROMEO dalla 2° Categoria. Subito si vince il girone ma la compagine dell’Alfa soccombe nel girone finale per opera della Juve Saffa. Nel 1963 il cambio di denominazione in Gruppo Sportivo POMIGLIANO. Con l’avvento del duo presidenziale MIMÌ IASEVOLI e LINO CAFASSO la squadra cambia rotta; in maglia granata approdano diversi giocatori importanti tra i quali FRANCO VILLA ed ENRICO FANTI. Tutta la squadra girava, però, a mille. Il 7 maggio 1971 l’apoteosi al “Gobbato”.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/1001234_505431029533692_500358115_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Il Pomigliano scende in campo contro il San Giorgio con la seguente formazione: FERRARO (DEL PIANO), DELGAUDIO, VOLTURA, LUCIGNANO, PASCALE, VILLA, FANTI, COZZI, MOLITERNO (ARCELLA), PANICO, STRIANESE. I granata battono i vesuviani per 3-1 con reti di FANTI, LUCIGNANO ed ARCELLA. Niente può la rete ospite di Iaccarino. Festa grande nella città dell’Alfa per la promozione in Serie D. Due stagioni esaltanti poi la retrocessione nei Dilettanti Regionali. Ci vogliono otto stagioni per approdare al campionato Interregionale; il ritorno nell'ex quarta serie viene infine coronato nella primavera del 1981 grazie allo storico spareggio disputato al "Vestuti" di Salerno contro la Viribus Unitis e vinto per 3-0. Sei stagioni consecutive in Serie D poi, nel 1987, la compagine granata scompare dal panorama calcistico nazionale. Pomigliano resta senza calcio per tre lunghi anni. Si ritorna a calcare i campi regionali per due anni ma siritorna presto nel baratro. Dal 1993 per altri tre anni Pomigliano resta ancora senza un rappresentante calcistica cittadina.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/999603_505432606200201_154081274_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<br />
<b>LA RINASCITA E IL PERIODO RECENTE</b><br />
<br />
Nel 1995 viene iscritta alla 3° Categoria il FOLLOWERS POMIGLIANO, grazie al lavoro del presidente ANTONIO MOLLO. Nel 1999 si acquisisce il titolo sportivo del S. Vitaliano e si approda in 1° Categoria.Nella stagione 1999/2000 la PRO CALCIO POMIGLIANO vince il campionato ed approda in Promozione. L’anno successivo è Eccellenza, dove i granata, col nome di POMIGLIANO EST, disputano uno straordinario campionato cedendo solo allo strapotere dell'Intersavoia. Gli spareggi interregionali, però, regalano ugualmente la serie D, grazie al successo (1-0) contro la Deliese (in un"Gobbato" strapieno) firmato da un rigore di FERRANTE. Il 2002 è dunque l'anno del ritorno nella massima serie dilettantistica dopo quindici lunghe stagioni. Il Pomigliano, sempre sotto la guida del "Lupo"MIMI' GARGIULO, conduce un campionato esaltante prima di cedere nel finale e chiudere con un onorevole settimo posto.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/12948_505433429533452_1410976489_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Quella successiva è una stagione tribolata, tra problemi societari e tecnici: il Pomigliano retrocede ai playout contro l'Ercolano ma il ripescaggio dà diritto a salvare la categoria. Due salvezze consecutive arrivano poi nelle stagioni 2004/05 e 2005/06. Nell'estate 2006 l'avvento della famiglia Romano. Il primo anno, con lo "stregone di Eboli "Mario PIETROPINTO in panchina, i granata conquistano una tranquilla salvezza.Il 2007 si apre all'insegna di un breve interregno targato Egidio Pirozzi,salvo poi affidare il timone nella mani di Giovanni BUCARO che raggiunge gli spareggi play-off: il pareggio per 1-1 sul campo del Bitonto costringe però i granata a cedere il passo ai pugliesi, meglio piazzati in classifica durante la stagione regolare.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1002490_505433136200148_2842163_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
L'anno seguente, ancora col trainer siciliano alla guidatecnica, il Pomigliano raggiunge nuovamente il piazzamento play-off: stavolta, è il “Simpatia” di Pianura "il teatro dei rimpianti granata", il 3-2f inale manda avanti i napoletani. I due quarti posti conquistati nelle due stagioni con Bucaro costituiscono comunque il miglior piazzamento della società granata negli ultimi sessant'anni di storia.<br />
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/944799_505430312867097_1582338683_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/535847_505430396200422_765186819_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/12682_505430456200416_2044395758_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/t1/1098251_505430602867068_1383677099_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/998786_505430719533723_1587329097_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/t1/1173698_505430906200371_1508109236_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1150314_505430979533697_664574161_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/1001234_505431029533692_500358115_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash4/t1/1186976_505431199533675_1397719495_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Vista dello stadio di Pomigliano: In alto a destra la foto dell'Ing. Ugo Gobbato a cui fu intitolata la struttura sportiva nel 1947" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/995176_505432432866885_1195199883_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Vista dello stadio di Pomigliano: In alto a destra la foto dell'Ing. Ugo Gobbato a cui fu intitolata la struttura sportiva nel 1947" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Vista dello stadio di Pomigliano: In alto a destra la foto dell'Ing. Ugo Gobbato a cui fu intitolata la struttura sportiva nel 1947</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/999603_505432606200201_154081274_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1185484_505432739533521_624951257_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/1150998_505432846200177_1766347693_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1400_505433026200159_208217459_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1002490_505433136200148_2842163_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/1185314_505433312866797_1422371947_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/12948_505433429533452_1410976489_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/557976_505433589533436_210747308_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1175533_505433809533414_1936903724_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc1/t1/s720x720/1094950_505433949533400_1080731190_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/1013281_505434036200058_144018842_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/1175278_505434126200049_1121128993_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1174631_505434242866704_1364589777_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1185257_505434356200026_1662107706_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/534007_505434466200015_1984828200_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/548953_505434566200005_1070436365_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-2693207095459128712014-02-17T17:18:00.000+01:002014-02-17T17:18:20.535+01:00La Befana del Vigile (Ovvero: LA VENDETTA)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
La Befana del Vigile (Ovvero: LA VENDETTA)</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
6 luglio 2013 alle ore 19.53<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/la-befana-del-vigile-ovvero-la-vendetta/487961341280661#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Befana del Vigile a Pomigliano ('ncopp 'o ponte). Foto fornita da Gennaro Caprioli." class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/969145_487962201280575_337382352_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Befana del Vigile a Pomigliano ('ncopp 'o ponte). Foto fornita da Gennaro Caprioli." /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Befana del Vigile a Pomigliano ('ncopp 'o ponte). Foto fornita da Gennaro Caprioli.</div>
</span></h4>
<br />
<i>Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo particolare racconto che tratta nuovamente della Befana delVigile </i><br />
<a name='more'></a><i> ma…sotto aspetti completamente diversi dalla precedente nota sullo stesso argomento. Il “pezzo” è stato pubblicato in forma anonima nell’anno 2000 sul giornalino parrocchiale “FERMENTI” che si stampa da circa vent’anni . Le foto sono prese dagli albums di Dedicato a Pomigliano d'Arco. Segue una postfazione di Gino Iodice</i><br />
<br />
<b>La Befana del Vigile (Ovvero: LA VENDETTA)</b><br />
<br />
Si era agli inizi degli anni sessanta. In un paese del vesuviano qualcuno propose di<br />
istituire la Befana del, Vigile: intorno a delle pedane circolari, disposte ciascuna al cen-<br />
tro di due o tre crocicchi, il sei di gennaio gli esercenti della zona avrebbero dovuto<br />
depositare doni in natura, destinati ai vigili urbani residenti in quella zona. La pro-<br />
posta venne accettata; però l’iniziativa, anche se all'inizio sembrò avere un discreto suc-<br />
cesso, fu realizzata solo per qualche anno, scomparendo poi improvvisamente, senza<br />
che se ne individuasse il motivo.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
</h4>
Dovette probabilmente influire anche un episodio, del quale solo pochi erano a<br />
conoscenza: coloro che lo avevano vissuto personalmente e un limitatissimo nu-<br />
mero di loro intimi.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Befana del Viglie a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1044740_487963871280408_32151280_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Befana del Viglie a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Befana del Viglie a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)</div>
</span></h4>
<br />
I vigili di una delle zone prescelte per la raccolta avevano chiesto al parroco la<br />
disponibilità di un locale della canonica, per potervi depositare, fino al momento<br />
della spartizione, il frutto della generosità dei commercianti.<br />
Il parroco acconsenti e consegnò al comandante dei vigili una chiave del lo-<br />
cale; l’altra la conservò lui.<br />
C ‘era comunque da trasportare tutto quel ben di Dio dal posto di raccolta alla ca-<br />
nonica...<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
</h4>
Il comandante ebbe una brillante (almeno per lui) idea: propose ai ragazzi del-<br />
la locale associazione cattolica di effettuare il trasporto, promettendo loro di com-<br />
pensarli con parte del “bottino”. I ragazzi si attivarono subito e in men che non si<br />
dica fu tutto sistemato in una stanza della canonica.<br />
<br />
C'era di tutto: dai panettoni alle bottiglie di spumante, dai carciofi alle salsicce.<br />
<br />
Ognuno dei vigili sguinzagliò i propri figli, che per altro non si erano visti al mo-<br />
mento del trasporto, ad inventariare quanto avrebbero dovuto poi spartirsi. Una vol-<br />
ta conclusa l'operazione, il comandante chiuse la porta della stanza a due mandate<br />
e con una risatina beffarda liquidò a mani vuote i giovani trasportatori.<br />
La delusione di questi fu cocente. Non tanto per quelle cosucce che non avevano<br />
ricevuto, ma per la slealtà con la quale erano stati trattati.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Befana del vigile a Casalnuovo (by Casalnuovo memories)" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1044842_487964257947036_1830455183_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Befana del vigile a Casalnuovo (by Casalnuovo memories)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Befana del vigile a Casalnuovo (by Casalnuovo memories)</div>
</span></h4>
<br />
Si riunirono subito ed escogitarono "la vendetta”.<br />
<br />
Uno del gruppo si era reso conto che la serratura a borsa della porta della stanza<br />
del “tesoro” era tutt'altro che inviolabile. Si recò allora nell’officina che suo padre ave-<br />
va allestito nel box-garage e, trovata una vecchia chiave in disuso, limandola opportuna-<br />
mente, la trasformò in un perfetto <i>passe-partout</i>.<br />
A quel punto tutti i componenti de <i>la banda dei traslochi</i> si riportarono nella ca-<br />
nonica e, approfittando dell'assenza di altri, introdottisi nel <i>caveau </i>, asportarono tutto<br />
quanto era possibile nascondere sotto i cappotti e scapparono subito a gozzoviglia-<br />
re a casa di uno di loro.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
</h4>
Giustizia era stata fatta!<br />
<br />
L'indomani, quando si recarono all’appuntamento per la spartizione, i vigili comin-<br />
ciarono a verificare che c'erano molto meno cose di quelle inventariate, ma nessuno<br />
aveva il coraggio di denunziare il fatto, perché le uniche due chiavi le avevano il<br />
parroco e il comandante e non era quindi il caso di azzardare insinuazioni. Per cui<br />
la soddisfazione di quei ragazzi non ebbe limiti e ancora oggi, quando si incontrano<br />
e rievocano l'episodio, con sorrisi molto eloquenti mostrano di continuare a gode-<br />
re per quella “operazione sottrattiva" di tanti anni fa.<br />
<br />
<i>Firmato: "Uno della banda"</i><br />
<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="La chiesa di Maria SS. del Rosario alle Palazzine con il mosaico dell'ultima cena che venne rimosso dopo il terremoto del 1980 (by Gennaro Santo su “FERMENTI”)" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/s720x720/1014443_487965194613609_774755109_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="La chiesa di Maria SS. del Rosario alle Palazzine con il mosaico dell'ultima cena che venne rimosso dopo il terremoto del 1980 (by Gennaro Santo su “FERMENTI”)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
La chiesa di Maria SS. del Rosario alle Palazzine con il mosaico dell'ultima cena che venne rimosso dopo il terremoto del 1980 (by Gennaro Santo su “FERMENTI”)</div>
</span></h4>
<b><br /></b>
<b>La verità.</b><br />
<b><br /></b>
<i>Postfazione di Gino Iodice</i><br />
<br />
Dopo 50 anni credo che si possa dire la verità sull’episodio contenuto nell’articolo sopra pubblicato e che mi è stato fatto pervenire da“uno della banda” che aveva partecipato alla vendetta nei riguardi del Comandante dei vigili urbani di allora. Devo pubblicamente confessare che il paese vesuviano di cui si parla era Pomigliano, che la chiesa era quella delle “Palazzine”, che il parroco era don Antonio Ricci e che….anche io facevo parte di quella banda. Si…ero uno di loro!<br />
<br />
Escludendo, per ovvie ragioni, considerazioni su di me, posso garantire che la banda era composta da giovani irreprensibili, giovani per bene, di ottima famiglia, studiosi e tutti stimati… sui quali tutte le Palazzine avrebbero messe le mani sul fuoco sulla loro estraneità ai fatti. Naturalmente l’obiettivo non era il sottrarre parte del “bottino” della Befana dei Vigili che stazionava nei locali dell’Azione Cattolica accanto alla chiesa ma era , mi si consenta il termine, la “goduria” di farla pagare a che ci aveva fatto un torto, a chi ci aveva promesso qualcosa della Befana in cambio del trasporto di viveri e beni e poi non aveva mantenuto la parola. Sorridendo pure in modo beffardo.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Metà degli anni 50. Madonna del Rosario della chiesa delle palazzine a Via Felice Terracciano, sotto la Testata di viale Alfa. Vi si i officiavano le funzioni religiose prima che l'attuale chiesa fosse costruita. (foto pubblicata su "Fermenti" e fornita da Gennaro Santo)" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/1011856_487970164613112_2108702771_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Metà degli anni 50. Madonna del Rosario della chiesa delle palazzine a Via Felice Terracciano, sotto la Testata di viale Alfa. Vi si i officiavano le funzioni religiose prima che l'attuale chiesa fosse costruita. (foto pubblicata su "Fermenti" e fornita da Gennaro Santo)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Metà degli anni 50. Madonna del Rosario della chiesa delle palazzine a Via Felice Terracciano, sotto la Testata di viale Alfa. Vi si i officiavano le funzioni religiose prima che l'attuale chiesa fosse costruita. (foto pubblicata su "Fermenti" e fornita da Gennaro Santo)</div>
</span></h4>
<br />
In quel momento non pensammo affatto che sarebbe stato poco cristiano ciò che stavamo per fare. Il diavolo si era impadronito di noi (e ci stette pure bene, con il nostro consenso, fino alla conclusione della vendetta). Nella impaginazione di questa nota è pubblicata , tra le altre una foto che mi ritrae con Don Antonio Ricci e Gennaro Caprioli quando frequentavamo l’Azione Cattolica. Indegnamente ero anche Delegato Aspiranti etra le altre cose ero imbranato anche a servire la messa ( sbagliavo sempre il momento giusto per scampanellare il campanello, don Antonio mi fulminava con lo sguardo, mi apostrofava sottovoce con un “disgraziato!” e mi mostrava, o quanto meno io lo vedevo, il pugno della sua mano pronto ad una dose di “carocchie” post messa). Voglio subito dichiarare la estraneità ai fatti dell’amico Gennaro Caprioli che sta nella foto.<br />
<br />
Degli altri componenti della banda non dirò niente. E’ meglio. Qualcuno di loro non potrà più leggere questa nota e non potrà sorridere perciò che fu fatto allora. Li ricordo con molto affetto.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1958-59. Lavori di sistemazione dei giardini della della chiesa da parte di giovani volontari dell'Azione Cattolica sotto lo sguardo vigile di don Antonio Ricci (foto fornita da Gennaro Santo)" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/1014102_487970321279763_708184669_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1958-59. Lavori di sistemazione dei giardini della della chiesa da parte di giovani volontari dell'Azione Cattolica sotto lo sguardo vigile di don Antonio Ricci (foto fornita da Gennaro Santo)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1958-59. Lavori di sistemazione dei giardini della della chiesa da parte di giovani volontari dell'Azione Cattolica sotto lo sguardo vigile di don Antonio Ricci (foto fornita da Gennaro Santo)</div>
</span></h4>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
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Ma di uno voglio parlarne. Di un tal <i>“Nicolino”</i>(ovviamente è un nome di comodo). Nicolino era più grande di me e faceva l’erudito in tutto lo scibile umano quando stava in compagnia. Era nato “imparato”! Doveva sempre dire la sua anche quando poteva farne a meno. Era un appassionato di fotografia e si dotava di macchine fotografiche sempre nuove….. ma noi non avemmo mai il piacere di vedere una bella fotografia da lui scattata.<br />
L’evento della vendetta si ripetè l’anno successivo….ormai era diventata una questione di principio! Alla seconda volta partecipò anche Nicolino. Nella stanza dove erano i doni della Befana del Vigile, Nicolino si incaponì con le salsicce:"Stasera m'aggia fa' sasicce e friarielli!". Si beccò dei “vaffa” a destra e a manca…ma lui voleva cercare le salsicce facendoci perdere tempo. Fummo costretti a filarcela presto per paura che don Antonio potesse accorgersene. Naturalmente Nicolino rimase senza salsicce.<br />
La Befana del Vigile cessò negli anni seguenti. Probabilmente il dono da parte dei commercianti e degli automobilisti era in conflitto con il ruolo dei nostri vigili…il traffico ed i controlli aumentavano e loro dovevano far rispettare la legge e non si poteva scendere ai compromessi …..del “6 gennaio”.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Prima metà degli anni '60. Gino Iodice, don Antonio Ricci e Gennaro Caprioli. Dietro si notano i locali dell'Azione Cattolica accanto alla Chiesa delle"Palazzine a Pomigliano (by Gino Iodice)" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/1005949_487964627946999_844566492_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Prima metà degli anni '60. Gino Iodice, don Antonio Ricci e Gennaro Caprioli. Dietro si notano i locali dell'Azione Cattolica accanto alla Chiesa delle"Palazzine a Pomigliano (by Gino Iodice)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Prima metà degli anni '60. Gino Iodice, don Antonio Ricci e Gennaro Caprioli. Dietro si notano i locali dell'Azione Cattolica accanto alla Chiesa delle"Palazzine a Pomigliano (by Gino Iodice)</div>
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<br />
Io vorrei restituire il maltolto di 50 anni fa (un panettone, alcuni torroni e tavolette di cioccolato). Come fare?<br />
<br />
In diversi comuni italiani è stata ripresa, con obiettivi diversi, la festa e le donazioni della Befana del Vigile. Si raccolgono beni come sopra descritto ed i Vigili sono garanti della beneficenza e della distribuzione dei doni a favore di coloro che versano in situazioni di necessità (precedentemente e pubblicamente individuati).<br />
<br />
Ecco, se ciò si farà io restituirò tutto anche con gli interessi maturati in 50 anni.....Fatemi sapere.<br />
<br />
Anche se io da allora non mi sono più confessato …un pensiero molto affettuoso lo rivolgo a don Antonio…non fosse altro perchè , dopo la pubblicazione di questo aneddoto, ho il timore che le sue temibili "carocchie" mi vengano in sogno e credo già…… di sentire da lontano anche la sua voce:….. “Disgraziato!!!”<br />
<br />
<i>Gino Iodice</i><br />
<br />
<br />
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Befana del Vigile a Pomigliano ('ncopp 'o ponte). Foto fornita da Gennaro Caprioli." class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/969145_487962201280575_337382352_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Befana del Vigile a Pomigliano ('ncopp 'o ponte). Foto fornita da Gennaro Caprioli." /></span><br />
<div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;">Befana del Vigile a Pomigliano ('ncopp 'o ponte). Foto fornita da Gennaro Caprioli.</span></div>
<span class="photo " style="padding: 0px;">
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Befana del Viglie a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1044740_487963871280408_32151280_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Befana del Viglie a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Befana del Viglie a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Befana del vigile a Casalnuovo (by Casalnuovo memories)" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1044842_487964257947036_1830455183_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Befana del vigile a Casalnuovo (by Casalnuovo memories)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Befana del vigile a Casalnuovo (by Casalnuovo memories)</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Prima metà degli anni '60. Gino Iodice, don Antonio Ricci e Gennaro Caprioli. Dietro si notano i locali dell'Azione Cattolica accanto alla Chiesa delle"Palazzine a Pomigliano (by Gino Iodice)" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/1005949_487964627946999_844566492_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Prima metà degli anni '60. Gino Iodice, don Antonio Ricci e Gennaro Caprioli. Dietro si notano i locali dell'Azione Cattolica accanto alla Chiesa delle"Palazzine a Pomigliano (by Gino Iodice)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Prima metà degli anni '60. Gino Iodice, don Antonio Ricci e Gennaro Caprioli. Dietro si notano i locali dell'Azione Cattolica accanto alla Chiesa delle"Palazzine a Pomigliano (by Gino Iodice)</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="La chiesa di Maria SS. del Rosario alle Palazzine con il mosaico dell'ultima cena che venne rimosso dopo il terremoto del 1980 (by Gennaro Santo su “FERMENTI”)" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/s720x720/1014443_487965194613609_774755109_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="La chiesa di Maria SS. del Rosario alle Palazzine con il mosaico dell'ultima cena che venne rimosso dopo il terremoto del 1980 (by Gennaro Santo su “FERMENTI”)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
La chiesa di Maria SS. del Rosario alle Palazzine con il mosaico dell'ultima cena che venne rimosso dopo il terremoto del 1980 (by Gennaro Santo su “FERMENTI”)</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="Metà degli anni 50. Madonna del Rosario della chiesa delle palazzine a Via Felice Terracciano, sotto la Testata di viale Alfa. Vi si i officiavano le funzioni religiose prima che l'attuale chiesa fosse costruita. (foto pubblicata su "Fermenti" e fornita da Gennaro Santo)" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/s720x720/1011856_487970164613112_2108702771_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="Metà degli anni 50. Madonna del Rosario della chiesa delle palazzine a Via Felice Terracciano, sotto la Testata di viale Alfa. Vi si i officiavano le funzioni religiose prima che l'attuale chiesa fosse costruita. (foto pubblicata su "Fermenti" e fornita da Gennaro Santo)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
Metà degli anni 50. Madonna del Rosario della chiesa delle palazzine a Via Felice Terracciano, sotto la Testata di viale Alfa. Vi si i officiavano le funzioni religiose prima che l'attuale chiesa fosse costruita. (foto pubblicata su "Fermenti" e fornita da Gennaro Santo)</div>
</span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="1958-59. Lavori di sistemazione dei giardini della della chiesa da parte di giovani volontari dell'Azione Cattolica sotto lo sguardo vigile di don Antonio Ricci (foto fornita da Gennaro Santo)" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/1014102_487970321279763_708184669_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="1958-59. Lavori di sistemazione dei giardini della della chiesa da parte di giovani volontari dell'Azione Cattolica sotto lo sguardo vigile di don Antonio Ricci (foto fornita da Gennaro Santo)" /><div class="caption" style="border: 0px; font-size: 9px; line-height: 12px; padding: 2px 0px 0px;">
1958-59. Lavori di sistemazione dei giardini della della chiesa da parte di giovani volontari dell'Azione Cattolica sotto lo sguardo vigile di don Antonio Ricci (foto fornita da Gennaro Santo)</div>
</span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-32762959193309388092014-02-17T17:14:00.002+01:002014-02-17T17:14:47.756+01:00Verso il Vesuvio<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
Verso il Vesuvio</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
3 luglio 2013 alle ore 0.39<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/verso-il-vesuvio/486149134795215#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/1044326_486511628092299_895987999_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<b><br /></b>
<b>Come si arrivava sul Vesuvio</b><br />
<i><br /></i>
<i>Questa nota parla delle storie dei mezzi di trasporto che portavano i turisti sul cratere del Vesuvio.</i><br />
<a name='more'></a><i> Nel tempo si sono susseguiti l</i><i><b>a funicolare, la ferrovia e la seggiovia</b></i><i>. Tutto poi ha avuto termine con l’avvento dei mezzi su gomma. Ne ripercorriamo le tappe con storie e foto suggestive tratte dal sito “Il Vesuvioinrete”. (<a href="http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.vesuvioinrete.it%2F&h=6AQE0cwDM&s=1" rel="nofollow" style="color: #3b5998; cursor: pointer; text-decoration: none;" target="_blank">www.vesuvioinrete.it</a>) </i><br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></h4>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/t1/1044709_486520021424793_1691631825_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<b><u>La Funicolare del Vesuvio</u></b><br />
<br />
Era l'unico impianto al mondo a quel tempo ad arrampicarsi su di un vulcano attivo. Già nel 1870, quando il Vesuvio era visitato esclusivamente a piedi o a dorso di mulo, l'ingegnere ungherese Ernesto Emanuele Oblieght affidò agli ingegneri Galanti, Sigl e Wolfart l'incarico di studiare un sistema che permettesse la salita al cono stando comodamente seduti.<br />
I tre uomini, che già avevano realizzato piani inclinati in altre parti d'Europa, portarono a termine la stesura del progetto, affidato nel 1879 all'ingegner Emilio Olivieri di Milano.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/995906_486526694757459_1969224773_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Nel frattempo, il 21 dicembre 1878, Oblieght ottenne in affitto dallo Stato 9.700 metri quadri di terreno per la somma di 150 lire annue per i successivi 30 anni e dalla Deputazione Provinciale di Napoli l'autorizzazione alla realizzazione del progetto e all'esercizio dell'impianto. Nel contratto stipulato con lo Stato, Oblieght si riservò il diritto di fondare la "Société Anonyme du Chemin de Fer Funiculaire du Vèsuve" alla quale avrebbe potuto cedere in seguito la gestione della funicolare.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/1005611_486526818090780_1700208405_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Ma non tutte le grane erano state risolte; sorsero, infatti, problemi con la comunità locale che rivendicava i propri diritti sulle flotte di turisti che visitavano il Vesuvio. Oblieght fu così costretto al pagamento di 900 lire annue più una tassa su ogni passeggero trasportato. La ditta Oblieght affidò i lavori all'appaltatore Alvino; il costo dell'opera, che fu completata nel 1880,ammontò a 435.000 lire. Il 25 maggio prima dell'inaugurazione ufficiale si era riunita in Napoli la Commissione per il collaudo e il 6 giugno, verso le 5 pomeridiane, fu inaugurata la funicolare del Vesuvio. Al brindisi parteciparono il senatore Piedimonte, presidente della società esercente la linea, il sindaco di Resina e il sindaco di Napoli.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1045181_486526931424102_1153306942_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Il 10 giugno la funicolare, diretta da un certo E.Treiber, fu aperta al pubblico iniziando così il servizio regolare. L'evento fu accompagnato da un'ondata di entusiasmo in tutto il mondo, come testimonia la celebre melodia Funiculi' Funicula' .<br />Il 13 dicembre 1886 Oblieght cedette, come si era riservato di fare nel contratto del 1878, la concessione per 1.200.000 lire alla compagnia francese"Société Anonyme du Chemin de Fer Funiculaire du Vèsuve", che aprì un ufficio in Napoli alla Via S.Brigida, 42. Ogni giorno 300 persone provarono l'ebbrezza della salita. La compagnia, tuttavia, indebitata fino al collo per gli elevati costi di gestione, e le esigue entrate dei biglietti fallì e fu costretta a sua volta a cedere la concessione per 170.000 lire alla compagnia Thomas Cook and Son, già famosa in tutto il mondo. Era il 24 Novembre 1888.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1013456_486527221424073_997300040_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
L'avvento della nuova compagnia non fu dei più felici. I Cook dovettero infattisubire le pressanti richieste estorsive delle guide locali, che incendiaronouna stazione, tagliarono i cavi e spinsero giù per il burrone una carrozza.John Mason Cook, che nel frattempo era succeduto al padre Thomas morto nel1892, giunse ad un accordo con le guide sulle somme da corrispondere per ognipasseggero trasportato.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/601682_486527398090722_981116622_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Lanuova ferrovia leggera, in parte a cremagliera, costruita nel 1903 contribuì araddoppiare il numero dei turisti trasportati al cratere. Questo spinse lacompagnia a demolire i vecchi impianti ed a costruire una nuova funicolare piùfunzionale, con motori elettrici al posto degli antiquati e dispendiosi motoria vapore e mettere in servizio nuove carrozze.<br />Ma il fiorire della tecnologia agli inizi di secolo fu offuscato da una tremenda eruzione, quella del 1906. Il 4 aprile di quell'anno furono avvertitele prime scosse, cosicché il personale della Cook ed i loro familiari, furono evacuati ed inviati a Pugliano.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1017386_486527438090718_1111738107_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/994508_486527868090675_2077316607_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Il 7 e l'8 aprile furono distrutte la stazioneinferiore e superiore, le attrezzature, i macchinari, le due vetture dellafunicolare; il tutto fu sepolto sotto una coltre di cenere alta 20-30m.L'attività eruttiva finì il 21 aprile e provocò una perdita d'altezza del cono,la distruzione della funicolare e dell'annesso ristorante, danni alle FerrovieVesuviane, oltre che un grandissimo numero di perdite umane. Testimoni ocularidella vicenda, nonché eroi del dovere furono il prof. Matteucci ed altrivalorosi uomini.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></h4>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/1016551_486536084756520_1561558974_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1002079_486535674756561_662403589_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<b><u>La ferrovia del Vesuvio</u></b><br />
<br />
Mentre proseguiva il regolare esercizio della funicolare, ci si pose il problema della salita alla Stazione Inferiore, effettuata nel 1902 ancora con carrozze a cavalli. I turisti impiegavano circa 4 ore per raggiungerla da Napoli.<br />La Cook, che in precedenza aveva acquisito la funicolare, decise allora dicostruire una ferrovia che, collegando Napoli con la stazione inferiore dellafunicolare, l'avrebbe resa meno isolata. Già esisteva un progetto simile dal1896 ad opera dell'ingegnere Minieri; doveva essere una ferrovia di circa 20 km che avrebbe dovutocollegare Napoli con il Vesuvio; la stima dell'opera era di 2.500.000 lirecirca.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/600177_486536144756514_236220782_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Sull'esempio di questo progetto, John Mason Cook consultò l'ingegnere GeorgeNobel Fell, già famoso per aver progettato altre ferrovie di montagna.Quest'ultimo propose una ferrovia dallo scartamento standard di 1453 mm a trazione a vaporecon 7,5 kmdi rotaia a cremagliera tipo Abt nel tratto di maggior pendenza.<br />
Il progetto esecutivo fu affidato invece agli ingegneri inglesi Bruce e White. Nel loro piano la ferrovia sarebbe dovuta partire da Piazza Municipio in Napoli,attraversando su viadotto San Giovanni a Teduccio, Barra, S.Giorgio a Cremano,Bellavista, Pugliano, San Vito per poi giungere all'Osservatorio Vesuviano e dalla Stazione Inferiore. Il progetto fu approvato e furono ottenute anche le relative concessioni dal governo italiano ma non sarebbe stato mai realizzato,per i costi troppo elevati.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1010760_486536241423171_1819369864_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Tuttavia parte del progetto fu ripreso nel 1901 dalle S.F.S.M. (Strade FerrateSecondarie Meridionali, l'attuale Circumvesuviana) che già gestivano la lineaNapoli-Ottaviano e che volevano realizzare una ferrovia che avrebbe collegatoNapoli con Poggiomarino, passando per Barra, Pugliano e Pompei. Alla Cook nonrimaneva altro che realizzare il rimanente tratto di ferrovia da Pugliano alVesuvio. L'ingegnere Strub della Swiss Locomotive Machine Works (SLM) diWinterthur e l'ingegnere Morgenthaler della Brown Boveri & Co, contattaronola Cook con una loro alternativa agli esosi progetti già valutati.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/993608_486536378089824_1406019126_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Consigliavano una ferrovia a trazione elettrica e scartamento metrico sul percorso Pugliano-Vesuvio, con un tratto a cremagliera tipo Strub anzichè Abtridotto a 1,6 kmnel tratto di maggior pendenza. La linea, lunga 7,7 km, sarebbe costata i3/4 in meno rispetto alla Napoli-Vesuvio precedentemente progettata. John Mason Cook accettò il loro consiglio, cosicchè nel 1902 iniziarono i lavori per il nuovo grande progetto.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash2/t1/1004446_486538081422987_1750966481_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Nello stesso anno fu costruito l'hotel Eremo, per ospitare i turisti che visitavano il Vesuvio. L'anno successivo i lavori erano già conclusi; il 28 settembre fu inaugurata la nuova ferrovia sulla trattaStazione Olivi (a monte del santuario di Pugliano)-San Vito-Eremo-Vesuvio(stazione inferiore della funicolare), con la denominazione di Ferrovie Vesuviane (F.V.).<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/1006211_486536531423142_1033403288_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
L'annoseguente fu inaugurato anche il tratto Napoli-Poggiomarino delle S.F.S.M., confermata anche a Resina, stazione che si sarebbe rivelata di estrema importanzae avrebbe reso il Vesuvio più vicino a Napoli.<br />Nel 1906, l’eruzione del vulcano, oltre a distruggere la funicolare, arrecò ingenti danni, che furono riparati nel giro di un anno, all'ultimo tratto della ferrovia. Nel frattempo, la necessità di ridurre ulteriormente i tempi di viaggio, spinse la Cook ad aggiungere un nuovo tratto di binario che avrebbe collegato la stazione Olivi con la fermata Resina delle S.F.S.M.; proprio difronte a quest’ultima fu costruita la nuova stazione di Pugliano, inagurata il6 gennaio 1913.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/1044461_486536618089800_509373418_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Nel 1929, una nuova ed imponente eruzione mise in serio pericolo l’esistenza della ferrovia, e solo la sorte volle che l'impianto ferroviario non subisse danni.<br />La ferrovia sopravvisse anche all’ultima grande eruzione, quella del 1944,durante la quale tre tratti di binario rimasero sepolti dalla lava. Anche la centrale elettrica rischiò seriamente di rimanere danneggiata.<br />
Lo scarso movimento turistico causato della guerra e gli elevati costi digestione, costrinsero la Compagnia Ferrovia e Funicolare Vesuviana a mettere in vendita l'impianto. Nel dicembre 1945 le SFSM acquisirono l'impianto per 3.100.000 lire; era l'ultimo anno della gestione Cook.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1012775_486536681423127_335758448_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Tra il 1946 ed il 1947sotto la guida delle SFSM la linea fu ripristinata nei tratti distrutti e lemotrici poterono tornare di nuovo alla stazione di valle della funicolare, nonpiù ricostruita; qui i turisti costretti a continuare a piedi, potevano raggiungereil cratere per un viottolo, comodo e praticabilissimo. Nel frattempo la nuovacompagnia programmò la ricostruzione della funicolare, il rifacimento dellaferrovia adattando lo scartamento originario a quello di 0,95 m della Circumvesuvianaper permettere alla vetture di giungere fino a Napoli e l'introduzione di nuovevetture da 68 posti e sistema a cremagliera; tali innovazioni non sarebberostate mai realizzate per i costi troppo elevati. Nel 1948 si decise così dicostruire una strada fino alla vecchia stazione inferiore e di li in su unaseggiovia. Gli inizi degli anni Cinquanta decretarono l’inizio del declinodella ferrovia. Nel 1951 l'HotelEremo passò a privati; nel 1952 grazie alla costruzione della strada si potevagiungere in auto fino all'Eremo.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1016586_486536934756435_1775008727_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Nel 1953, le corse furono limitate a servizi navetta tra l'Eremo e la stazione inferiore della funicolare, che nel frattempo era stata sostituita dalla seggiovia; il tratto al di giù della centrale elettrica fu dismesso. Nell'autunno 1955 la strada fu completata fino a quota mille ed il trenino effettuò la sua ultima corsa. L'impianto sopravvisse tra le erbacce per altritre anni dopodiché fu smantellato per sempre<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></h4>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash2/t1/998834_486543134755815_663529439_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<b><u>La seggiovia del Vesuvio</u></b><br />
<br />
Il contratto per la costruzione della nuova seggiovia fu siglato nel 1951 dalle SFSM con lo svizzero Von Roll di Berna. L'8 luglio 1953, entrò in funzione la seggiovia del Vesuvio, primo impianto biposto in Italia a seggiole mobili. Il costo dell'opera risulto essere un terzo di quello necessario per la ricostruzione della funicolare.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/946215_486543201422475_538546023_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Il 31 maggio 1961 la Società Ferrovia e FunicolareVesuviana muta la propria ragione sociale in Seggiovia ed Autolinee del VesuvioS.p.A., controllata dalla Circumvesuviana. E gli anni fino al 1961 procedettero fra operosa attività e regolare esercizio; l’impianto trasportava fino a mille persone al giorno. Col passar del tempo, però, divenne poco adatto al trasporto dei turisti, perché spesso inagibile a causa del vento, che faceva dondolare i sediolini, e perché incapace di trasportare contemporaneamente le sempre più numerose comitive.<br />
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/942642_486543261422469_2085393545_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
Dal 1953 al 1984 l’impianto ha trasportato quasi centomila persone l’anno, di cui oltre la metà composta da stranieri. Nel 1984, per i motivi precedentemente citati, anche la seggiovia fu fermata per sempre.Attualmente, il Vesuvio è raggiungibile in automobile; la più frequentata via di accesso al cratere è quella che parte in prossimità del casello di Ercolano dell'autostrada Napoli-Salerno. La strada, asfaltata, è lunga 13 chilometri; dopo aver toccato l’Osservatorio Vesuviano, si biforca in due rami: uno raggiunge l’area dell’ex-Stazione Inferiore della seggiovia; l’altro si arresta a quota 1.017.Qui, un comodo sentiero conduce i visitatori sull’orlo del cratere. Un'autolinea, inoltre, collega la stazione Ercolano-Scavi della Circumvesuviana con il Vesuvio.<br /><br />
<br /><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/1044326_486511628092299_895987999_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/t1/1044709_486520021424793_1691631825_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/995906_486526694757459_1969224773_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/1005611_486526818090780_1700208405_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/1045181_486526931424102_1153306942_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1013456_486527221424073_997300040_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/601682_486527398090722_981116622_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1017386_486527438090718_1111738107_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/994508_486527868090675_2077316607_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/1002079_486535674756561_662403589_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/t1/1016551_486536084756520_1561558974_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/600177_486536144756514_236220782_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1010760_486536241423171_1819369864_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/993608_486536378089824_1406019126_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/1006211_486536531423142_1033403288_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/1044461_486536618089800_509373418_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1012775_486536681423127_335758448_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/1016586_486536934756435_1775008727_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash2/t1/1004446_486538081422987_1750966481_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash2/t1/998834_486543134755815_663529439_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/946215_486543201422475_538546023_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/942642_486543261422469_2085393545_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/1044360_486543328089129_307926570_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/968801_486543368089125_303412291_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/1011397_486543428089119_934643275_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/934946_486543524755776_395279773_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash2/t1/1001603_486543634755765_1515979092_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-19468273041103482582014-02-17T17:12:00.001+01:002014-02-17T17:12:59.066+01:00La Befana del Vigile<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; zoom: 1;">
<h2 class="_5clb" style="font-size: 24px; line-height: 28px; margin: 0px; padding: 0px;">
La Befana del Vigile</h2>
</div>
<div class="mts _50f8" style="background-color: white; color: #898f9c; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 11.818181991577148px; line-height: 13.63636302947998px; margin-top: 5px;">
27 giugno 2013 alle ore 23.38<span class="timelineUnitContainer" style="position: relative;"><a aria-label="Pubblica" class="passiveImg fbAudienceHover timelineAudienceSelector" data-hover="tooltip" href="https://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/la-befana-del-vigile/484101384999990#" role="button" style="color: #3b5998; cursor: pointer; margin-left: 5px; margin-top: -3px; position: relative; text-decoration: none; top: 2px;"><i class="img sp_1wr9g4 sx_58765e" style="background-image: url(https://fbstatic-a.akamaihd.net/rsrc.php/v2/yJ/r/7OSz7kpPLz2.png); background-position: -188px -236px; background-repeat: no-repeat no-repeat; background-size: 314px 728px; display: inline-block; height: 12px; width: 12px;"></i></a></span></div>
<div class="_5k3v _5k3w clearfix" style="background-color: white; color: #333333; font-family: 'Helvetica Neue', Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px; margin-top: 16px; word-wrap: break-word; zoom: 1;">
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/s720x720/1006168_484138344996294_187471615_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<b><i>Questo racconto ci riporta ad una tradizione in uso un pò dovunque in Italia sin dagli anni '50 <a name='more'></a>e scomparsa dopo un quindicina di anni circa. La "Befana del Vigile" che Lello Sodano ci descrive in questa nota è riferita a Sant'Anastasia. Molti ricordano la Befana del Vigile anche a Pomigliano. Vogliamo trasmettere questi ricordi a chi non ha avuto l'opportunità di vivere questa usanza della cittadinaza verso i propri vigili urbani. Le foto che aiutano molto a "rivivere" quei tempi sono fornite dall'autore e si riferiscono a Sant'Anastasia. Anche "Dedicato a Pomigliano d'Arco è lieta di fornire la seguente foto dell' allora Befana del Vigile a Pomigliano. </i></b></h5>
<h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<b> </b></h5>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/v/t1/s720x720/1017265_484138801662915_1545854655_n.jpg?oh=3feeb05a760b0a7ce9408aac5fb38496&oe=536EAE8E" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<br /></h4>
<h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<b>LA BEFANA DEL VIGILE </b><i>(di Lello Sodano)</i></h5>
<i><br /></i><h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
Tra le vecchie usanze e tradizioni ve ne era una che è scomparsa del tutto, ma che in verità è durata pochissimi anni. Prese il via agli inizi degli anni ’50 nel nostro comune <i>(Sant'Anastasia. NdR)</i>, come in tanti altri d’Italia, ed ebbe vita breve poiché già alla metà degli anni ’60 era scomparsa del tutto: la festa della Befana del Vigile che si celebrava il 6 gennaio.<br />Il giorno dell’Epifania era tradizione per gli automobilisti anastasiani portare dei doni (generalmente erano dolci, bottigliee fiaschi di vino o di olio, bombole di gas, panettoni ) ai Vigili che,posizionati su delle pedane al centro degli incroci, dirigevano il traffico con ampi gesti evidenziati dai caratteristici “maniconi” bianchi.</h5>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1010014_484138921662903_480561203_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
Molti di questidoni venivano in parte anche distribuiti a famiglie meno abbienti.<br />All’epoca che descrivo il Corpo di guardia anastasiana era composto ai pochissime persone e delle quali non faccio difficoltà a ricordarne i nomi: il Capo Guardie era don Aniello Visone, che da poco aveva sostituito il vecchio Cennamo andato in pensione, e le guardie municipali erano: Francesco Castiello, Sabato Liguori, Emilio Perone e Pasquale Romano. Il loro compito era esclusivamente adibito al controllo del territorio ed ai bisogni della popolazione, di traffico neanche a parlarne poiché le auto che circolavano per Sant’Anastasia erano davvero poche. </h5>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/s720x720/480195_484138998329562_1379074738_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
Chi aveva bisogno dispostarsi si serviva della Circumvesuviana oppure dei pullman della ditta Falcone che provvedevano a coprire il territorio non servito dai treni (il loro percorso era limitato alla tratta che dal nostro comune portava a Pomigliano d’Arco e Marigliano, compreso anche il territorio di Somma Vesuviana). Per spostamenti più lunghi vi erano gli autisti di piazza e dei quali ricordo Eugenio Nappi, e Francesco Gifuni “tre grane”, che avevano la loro postazione in via Roma, mentre alla Madonna dell’Arco c’erano De Luca detto “mezarecchia”e don Nicola de Cristofaro; ciascuno di questi aveva la sua stabile clientela. </h5>
<h4 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1016585_484139171662878_1798536823_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></h4>
<h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
Di solito i vigili per la Befana si posizionavano in due punti: all’incrocio di via Roma con via D’Auria e davanti al Santuario della Madonna dell’Arco; alcune volte veniva sistemata una postazione anche in piazza Trivio, e devo aggiungere che in tale occasione l’anastasiano era molto generoso, una qualità che ci ha sempre distinti. Credo che da parte di molti ci fosse anche un’ostentazione per il suo “status symbol” che stava crescendo e mostrava con orgoglio la sua auto.<br />Una consuetudine ormai abbandonata da decenni, ma chele immagini ce la fanno rivedere e rivivere.</h5>
<h5 style="font-size: 11px; margin: 0px; padding: 0px;">
</h5>
<br />
<span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/s720x720/1006168_484138344996294_187471615_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn1/v/t1/s720x720/1017265_484138801662915_1545854655_n.jpg?oh=3feeb05a760b0a7ce9408aac5fb38496&oe=536EAE8E" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1010014_484138921662903_480561203_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/t1/s720x720/480195_484138998329562_1379074738_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/1016585_484139171662878_1798536823_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash3/t1/s720x720/9388_484139274996201_1046622700_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-ash2/t1/s720x720/1004724_484139321662863_2026079307_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/s720x720/1044759_484139398329522_1025355949_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/t1/s720x720/1045017_484139521662843_987992934_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/5868_484139574996171_1567018811_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1009932_484139654996163_813518868_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-a-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-prn2/t1/s720x720/968779_484139788329483_134410033_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash2/t1/s720x720/1000554_484139934996135_738457306_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/t1/s720x720/1013887_484140004996128_1961389778_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://scontent-b-mxp.xx.fbcdn.net/hphotos-frc3/t1/s720x720/969877_484140114996117_473768507_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span><span class="photo " style="padding: 0px;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/t1/s720x720/946812_484140181662777_392630080_n.jpg" style="border: 0px; margin: 0px; max-width: 100%; padding: 0px;" title="" /></span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-62734738927495093592013-06-21T21:21:00.002+02:002013-06-21T21:23:03.031+02:00'NTUONO, il fornaio a Pummigliano<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div>
<h2 class="uiHeaderTitle">
<div>
'NTUONO, il fornaio a Pummigliano</div>
</h2>
</div>
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="https://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Venerdì 21 giugno 2013 alle ore 15.51<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<div class="mbl notesBlogText clearfix">
<br />
<div>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/580151_481155445294584_384999509_n.jpg" /></span><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="320" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/992974_481150705295058_1800465768_n.jpg" width="320" /></span></h4>
<i><br /></i>
<i>Vi proponiamo il racconto 'NTUONO" che fa parte di un pregevole libretto di Mario De Falco dal titolo </i><b>“Acquarelli Pomiglianesi”</b> – <b>Ricordi di personaggi, usi e tradizioni di una Pomigliano che non c’è più.</b><i></i><br />
<a name='more'></a><i> </i><i>Il
libretto è stato pubblicato nel 2003 dal Comune di Pomigliano d’Arco
-Assessorato alla Città Educativa ed è nella disponibilità della
Biblioteca del Comune di Pomigliano. Dedicato a Pomigliano d’Arco
ritiene che questo racconto (che si riferisce ai fornai pomiglianesi nel
periodo presumibile di metà degli anni '30) p</i><i>ossa dare al
lettore, giovane e meno giovane, uno spaccato della vita di Pomigliano a
quei tempi. Le foto utilizzate per l'impaginazione sono tratta dagli
albums di "Dedicato a Pomigliano d'Arco" e da internet.</i><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/1001798_481150875295041_1106914045_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<br />
<b>'NTUONO </b><i><b>(di Mario De Falco)</b></i><br />
<br />
Così veniva appellato uno dei tre fornai della Pomigliano della mia infanzia, ed era, in un certosenso, il più famoso.<br />
Può sembrare strano che una cittadinadi 12.000 abitanti avesse solo tre fornai, il motivo era che la massima parte della popolazione era composta da agricoltori coltivatori<br />
diretti e quindi produttori di grano i quali poi provvedevano a macinarlo e quindi il loro pane se lo producevano da soli. Infatti a confronto dei solo tre fornai i<br />
mulini erano molto di più.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="252" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/1011900_481151228628339_1996024112_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<br />
Ed anche la costituzione urbanistica dei fabbricati che costituivano la massima parte del tessuto urbano<br />
rispecchiava la necessità di venire incontro a questa consuetudine.<br />
Infatti, poiché un forno a legna era in un certo modo costoso a realizzarsi, nei cortili comuni, sui quali affacciavano le unità abitative dei singoli proprietari,troneggiavano<br />
i cosiddetti “comodi comuni” e cioè pozzo, forno e lavatoio cui si affiancava spesso il cesso con<br />
sottostante pozzo nero stagno.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/1017439_481151381961657_1860360964_n.jpg" width="392" /></span></h4>
<br />
La larga parcellizzazione della proprietà contadina faceva sì che<br />
erano davvero poche le persone che non erano in condizione di farsi<br />
personalmente il pane e che dovevano perciò ricorrere al fornaio. Stranamente queste persone erano di due categorie sociali molto distanti tra loro: i liberi professionisti<br />
e i pubblici impiegati, gli umili artigiani e i braccianti agricoli.<br />
Ancora più stranamente anche i tre fornai si diversificavano con la loro produzione e con l’ubicazione dei loro negozi.<br />
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/1000042_481151965294932_612444136_n.jpg" /></span></h4>
<br />
<div style="text-align: center;">
‘Ntuono, cioè Antonio Montano, conforno “‘mmiez’‘a chiazza<i>”</i>, (oggi via Roma) quasi all’altezza dell’attuale Farmacia Romano, produceva pane bianco e fu il primo a produrre fragranti rosette al lievito di birra, divenne un poco il panettiere dei “signori” e raggiunse anche un certo benessere economico che ovviamente provocò anche qualche malcelata invidia tant’è che nacque un motto:</div>
<div style="text-align: center;">
“Ca’ si more ‘Ntuono nun si fa chiù ‘o pane!”.</div>
<div style="text-align: center;">
Ma la tradizione invece fu continuata dai figli ed oggi dai nipoti.</div>
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="300" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/1011884_481152395294889_651156407_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<br />
Rabbiele, cioè Gabriele Cozzolino, il forno lo teneva “‘ncoppo ‘o Carmine”. Era specializzato per le sue pagnotte di “pan’ ‘e grano” (cioè quello che oggi definiamo pane integrale) nelle due versioni“niro” ed “asciurato” e la sua clientela era costituita dal ceto più povero ma che<br />
era anche il più numeroso. I suoi figli presero altre strade ed oggi alcuni suoi nipoti sono stimati professionisti.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="278" src="https://fbcdn-sphotos-b-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/1013024_481154135294715_1074883536_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<br />
Il terzo era un tipo molto caratteristico anche fisicamente,<br />
si chiamava Eugenio Cetro ma era soprannominato “Bbiloscia” con forno in via Carmine Guadagni.<br />
La sua produzione di pane integrale era molto limitata, ma le sue due grandi specialità erano: per prima le<br />
“freselle”, ciambelle di pane semicotto in forno, poi tagliate<br />
in due parti nel senso orizzontale erimesse in forno a biscottare fino al completo raffreddamento del forno<br />
stesso.<br />
<h4>
</h4>
<h4>
<i><span style="font-weight: normal;">Le suddette freselle erano delizie da gustare sia sotto una zuppa di fagioli, sia, leggermente sfregate con uno spicchio</span> di aglio e inumidite, a formare, nelle calde sere estive, la base della “caponata” cioè coperte da pomodori tagliati a metà, alici salate sott’olio, zucchine alla “scapece”, e spesso anche da melenzane a “fungetielle” e il tutto irrorato da un filo d’olio costituivano un piatto unico fresco e fragrante per la cena</i>.</h4>
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="266" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/1011195_481154488628013_1014581803_n.jpg" width="400" /></span></h4>
La seconda specialità di Cetro erano le classiche pizze napoletane che, in assenza totale sul territorio delle pizzerie, si era organizzato a produrre di sera e andava in giro a venderle, ben sistemate nella “stufa” (recipiente di banda stagnata conte--nente più ripiani e coperto da un coperchio sovrastato da uno sfiatatoio a camino) e “dava lavoce”, scherzando sul suo soprannome, “Bbiloisc! mò maggio furnuto ‘e<br />
m’appiccicà cu’ Caflìsc” (storico pasticciere napoletano) e così riforniva di bollenti“margherite” e “marinare” le mense pomiglianesi di una squisita cena invernale.<br />
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="266" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/999737_481156508627811_1422057116_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<a href="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/931166_481156921961103_663846928_n.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" border="0" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-a-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn1/931166_481156921961103_663846928_n.png" /></a>Poi, fattosi più avanzato in età, e forse anche per l’incremento della produzione, aveva assunto, per la vendita a domicilio, un suo nipote, Alberto. Per le serate molto fredde, aveva inventato una versione della pizza con “pomodoro, aglio, olio e spadella” (peperoncino piccante cui si attribuisce anche effetti afrodisiaci) per cui Alberto nel dare “la voce”, con cui segnalava il suo passaggio per le strade semibuie, diceva: “Muzzeca pontaponta... e vire<br />
ca’ t’afferra!”.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></span></h4>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/998910_481157008627761_1579261089_n.jpg" /></span></h4>
Il figlio Vincenzo, prematuramentescomparso per un incidente stradale, e poi i nipoti, in un panificio moderno, continuano la tradizione delle“freselle” per la delizia del palato degli intenditori Pomiglianesi e producono panini all’ingrosso per il rifornimento quotidiano del fragrante alimento alle salumerie della zona.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/1004403_481161225294006_635568130_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/1004403_481161225294006_635568130_n.jpg" /></a></div>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/995676_481156661961129_700849446_n.jpg" width="300" /></span><span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="300" src="https://fbcdn-sphotos-h-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/1005071_481155331961262_2126650388_n.jpg" width="400" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/931164_481156785294450_528737122_n.jpg" /></span><br />
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="271" src="https://fbcdn-sphotos-d-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/1017618_481154248628037_140492994_n.jpg" width="400" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="250" src="https://fbcdn-sphotos-f-a.akamaihd.net/hphotos-ak-prn2/10163_481154338628028_111061968_n.jpg" width="400" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="300" src="https://fbcdn-sphotos-c-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/1010443_481154751961320_1158349170_n.jpg" width="400" /></span><span class="photo "></span></div>
</div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-16944585909283488172013-06-19T08:28:00.004+02:002013-06-19T08:29:51.732+02:00L'Affare Alfa - Intervento di Luigi Iodice<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div>
<h2 class="uiHeaderTitle">
<div>
L'Affare Alfa</div>
</h2>
</div>
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Martedì 18 giugno 2013 alle ore 22.19<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<div class="mbl notesBlogText clearfix">
<br />
<div>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="428" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc3/s720x720/983958_479810468762415_340801296_n.jpg" width="640" /></span></h4>
<b>L'Affare ALFA</b><br />
<br />
<i>Intervento
di Luigi Iodice nella presentazione dell'evento "La storia dell'Alfa
Romeo a Pomigliano" svoltosi l'8 giugno 2013 nella Sala del Consiglio
Comunale di Pomigliano d'Arco</i><br />
<a name='more'></a><br />
<br />
L’Associazione
“Dedicato a Pomigliano d’Arco si propone l’obiettivo di una
"ricercapermanente storica" sulla terra e sulle genti di Pomigliano
d'Arco, suiloro costumi e tradizioni, sulla evoluzione dello sviluppo
industriale,economico e civile.<br />
<br />
“Dedicato a
Pomigliano d’Arco”, in questo quadro, dedica l’evento odierno alla
storia di Pomigliano industriale, della sua industria aeronautica ed
automobilistica dell’Alfa Romeo. Lo facciamo “per memoria
storica”, per il“dovere” di ricordare, per ricordare un “grande sogno
collettivo”. E lo facciamo attraverso due “Ricercatori storici”:
l’architetto Carola Coppo, che ha coadiuvato Sergio Stenti nella
stesura del volume <b>”Città Alfa Romeo. 1939 Pomigliano d’arco”</b> ed il giornalista Giuseppe Pesce, coautore di un prezioso documentario<b>“Alfasud, una storia italiana”</b> che oggi sarà qui proiettato e che ripercorre attraverso un’auto targata Sud il sogno di una grande industria meridionale.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span class="photo " style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="388" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/s720x720/988225_479816775428451_744807812_n.jpg" width="640" /></span></div>
<h4>
</h4>
<br />
Prima
di dare la parola ai nostri due amici ricercatori, chivi parla vuole
ricordare come Pomigliano industriale sia stata sempreostacolata
dall’industria di Torino. <br />
<br />
Ricordiamo che “Dedicato a Pomigliano d’Arco” ha condotto percirca un anno un evento dal titolo <b>“Pomiglianoindustriale: una questione settentrionale”</b> facendo riferimento a documenti,articoli, saggi, libri, foto, archivi storici che ci hanno aiutato a ricordarele <b>“cose come sono andate”</b> o, quantomeno, <b>“cosa si èdetto al riguardo”</b>. Fino ai giorninostri.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="282" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/1005399_479809798762482_1059001364_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<br />
Pomigliano
, a partiredal '39, haavuto una emancipazione rispetto alla cosiddetta
questione meridionale (grazieallo sviluppo industriale che
progressivamente si è affermato). Questo svilupponon è mai stato visto
di buon occhio dalla Fiat. <br />
<br />
Sia il
settoreautomobilistico che quello aeronautico pomiglianese sono stati
sempreconsiderati un problema per la potente famiglia Agnelli, un
problema perl’industria settentrionale che non ha mai accettato gli
investimenti al sud su attività in concorrenzacon le proprie.<br />
<br />
Riguardo
alla industria per motori aeronautici con annesso aeroporto, la scelta
del meridione, per ammissione dello stesso Mussolini, fu dettata
dalla necessità, prima che il Paese fosse pronto per la Seconda Guerra
Mondiale, di trasferire molte industrie di guerra del Nord nel
Meridione, per evitare possibili offensive da parte della Francia e
della Gran Bretagna.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="392" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/1017612_479817245428404_293919387_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<h4>
</h4>
Con
riferimento all’industria automobilistica invece, Giuseppe Luraghi,
Presidente ed AD dell’Alfa Romeo, in una conferenza sulla “Nascita
dell’Alfasud”,tenutasi a Milano il 13 giugno 1991, affermo’ che <i>“<b>l’Alfa-Sud
doveva essere realizzata perché l’Alfa Romeo era arrivata a una
produzione ad Arese che, per gli ulteriori sviluppi richiesti dal
mercato, richiedeva altri ingrandimenti con altra immigrazione di
popolazione del sud, che a Milano non poteva trovare i mezzi necessari
per una vita civile. D’altra parte, noi avevamo una tradizionale
attività a Napoli e un grande stabilimento,, distrutto dalla guerra che
aveva fatto motori d’aviazione. In tali stabilimenti parzialmente
ricostruiti avevamo ripreso una produzione di autocarri e motori,che
poteva costituire un nucleo di base anche per la preparazione dei
tecnici edel personale da destinare a nuove iniziative.”</b></i><br />
<br />
<b>Tutto ciò è stato sempre consideratoun nemico da parte della Fiat!! </b><br />
<h4>
</h4>
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/296137_479809925429136_1375333570_n.jpg" /></span></h4>
<h4>
Il
problema concorrenziale è stato sempre risolto dalle famiglia Agnelli
con “annessioni” delle altre societàautomobilistiche nazionali che
hanno creatoormai da molto tempo una situazione di produzione
monopolistica dell’auto inItalia.</h4>
<br />
La politica ed i governi sono stati sempre completamente subalterni al potere impressionante di Torino.<br />
<br />
<i>Riguardo
all’annientamento dell’Alfa Romeo vale la pena ripercorrere brevemente
il momento culminante della dismissione dell’Alfa Romeo da parte
dell’IRI passata alla storia come <b>“L’Affare Alfa”. </b></i><i>L'autore
di "Tutto in Famiglia" (Longanesi),Alan Friedman, narra dell'immenso
potere della famiglia Agnelli e della capacità di concludere a favore
della Fiat qualsiasi problema che potesse ledere gli interessi della
"Famiglia", in maniera incontrastata senza che la "politica" ed i
governi osassero minimamente intervenire. Uno dei capitoli di Friedman è
dedicato alla vendita dell'Alfa Romeo. Vediamo come sono andate le
cose.</i><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/999015_479810028762459_818972002_n.jpg" /></span></h4>
Tra
il 1974 eil 1985 le perdite per il bilancio consolidato dell’Alfa
ammontarono a 1.685 miliardi di lire, valori pericolosi per
Finmeccanica, proprietaria dell’Alfa. I vertici della finanziaria IRI
cominciarono a sondare possibili acquirenti.<br />
Nel 1986,arrivò sul tavolo dell’IRI, una lettera di intenti della Ford, pronta arilevare il Biscione. <br />
Immediatamente
scattò l’offensiva del “partito Fiat” che annoverava iscritti di
diverse bandiere: dal sottosegretario socialista Giuliano Amato,
deputato di Torino, a Piero Fassino, segretario della locale federazione
del Pci; da Valerio Zanone, ministro liberale dell’Industria,
alnovarese Oscar Luigi Scalfaro, ministro democristiano dell’Interno,
fino a Spadolini, La Malfa, Nicolazzi.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/1010041_479810148762447_521656658_n.jpg" /></span></h4>
A questo puntofu orchestrata una campagna a difesa dell’industria nazionale control’invasione degli stranieri.<br />
<b>Un’indagine
tra gli operaidell’Alfa rivelò che il 66 per cento preferiva la Ford e
solo il 34 per cento era per la i FIAT. Nella fabbrica di Arese, persino
membri comunisti della sezione « Ho Chi Min » del sindacato
metalmeccanici si espressero a favore di un assorbimento da parte della
Ford.” La ragione andava forse cercata non tanto in un improvviso amore
per il capitalismo americano quanto nella paura della longa manus della
FIAT. « Qui », si espresse un veterano delle catene di montaggio, ...
siamo convinti che la proposta FIAT avrebbe comportato lo smembramento
dei nostri stabilimenti e la riduzione dell’Alfa Romeo a una succursale
sul tipo della Lancia”.</b><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="288" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/954849_479810268762435_1377302950_n.jpg" width="400" /></span></h4>
In
Parlamento, 50 degli 86l egislatori impegnati nella supervisione
dell’affare Alfa si dichiararono afavore della Ford; solo 10 pensavano
che sarebbe stata preferibile una soluzione « nazionale ».<br />
Romiti
iniziò una feroce campagna per mandare a monte i progetti avversari.
Cominciò con una serie di visite ai palazzi della politica a Roma. Non
era privo d’ironia il fatto che Romiti, l’uomo che aveva tante volte
accusato i politici diinterferire nel settore privato, stesse ora
cercando il loro appoggio.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="276" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/264856_479818272094968_320393433_n.jpg" width="400" /></span></h4>
L’offerta
Ford fu formalizzata il 30 settembre 1986. La Fiat presentò il 24
ottobre una controproposta-lampo per evitare lo sbarco degli americani,
come lo definiva Romiti.<br />
<i>L’offerta della FIAT fu giudicata
“economicamente più vantaggiosa”, assicurando a Torino una posizione di
unico grosso produttore d’auto in Italia.</i><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="300" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/994775_479810358762426_160935835_n.jpg" width="400" /></span></h4>
<br />
<br />
<br />
<i>Ma
l’acquisto dell’Alfa Romeo da parte dellaFIAT fu un affare davvero
controverso. Cifurono indagini ed anche un’azionelegale. Ma l’affare
Alfa rimane avvolto in un velo di mistero in quanto l’offerta della
Ford non è mai stataresa pubblica.</i><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/993508_479810535429075_1990636893_n.jpg" width="313" /></span></h4>
<br />
<b>L’Alfa
era stata pagata 1050 miliardi di lire, cioèil 30 per cento meno di
quello che era il valore contabile secondo le stimedella stessa FIAT. </b><br />
<b>La
FIAT avrebbe assunto il controllo al 100 percento dell’Alfa il 1°
gennaio 1987, ma avrebbe iniziato a versare denaro solodopo 6 anni e
comunque in ratei distribuiti su un periodo degli ulteriori cinque
annisuccessivi.</b><br />
<b>Il fatto che la FIAT avrebbe
cominciato a pagare nonprima di sei anni era tanto vistoso da attirare
l’attenzione della CEE che, attualizzandol’offerta,</b><b><u> calcolò che la dilazione delpagamento avrebbe ridotto il prezzo effettivamente pagato dalla FIAT per l’Alfaa 400 miliardi</u></b><b>: molto meno dei 1050 miliardi nominali</b><i>.</i><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/184566_479810585429070_227347569_n.jpg" /></span></h4>
<br />
<b><u>« Ci siamo annessi una provincia debole »,</u></b><b> proclamòGianni Agnelli a conclusione dell’Affare Alfa. </b><br />
<br />
<i><b>L</b></i><b>’acquisto
fu fatto apparire propandisticamente comeun atto di generosità,
analogamente a quanto era successo già in precedenza ,nel 1969, quando
Agnelli dichiarò di aver acquistato la Lancia non rafforzareil gruppo di
Torino, ma per senso del “dovere” nei confronti della città.“ Inquel
caso la FIAT ebbe la Lancia per <u>la somma simbolica di una lira perazione.</u> </b><b> </b><br />
<h4>
</h4>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/1016579_479818588761603_557988880_n.jpg" /></span></h4>
<i> </i><b><i> </i></b><br />
<b>Facendo iconti in tasca, nel corso degli anni la Fiat avrebbe ottenuto daigoverni qualcosa come</b><b> </b><b><u>200 milamiliardi di lire di finanziamenti pubblici</u></b><b>.
E' quanto viene affermato, seppure con difficoltà
diaccertamento, nell'articolo di Salvatore Tropea su "LaRepubblica" in
data 18 marzo 2012. Questo fiume di danari, lira più lira meno, èstato
destinato ad una industria privata dai governi che si sono succeduti
finoa oltre la metà degli anni 2000. In verità i governi si sono fatti
sedurredalla capacità (e voracità) di una famiglia sin dagli inizi
delfascismo quando gli Agnelli si rivolsero a Mussolini per
ricevereaiuti per le loro attività. </b><br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/994780_479817982094997_697339057_n.jpg" /></span></h4>
<b>Possiamo
concludere che l’'imprenditoria di Stato è stata battuta ampiamente
dalla famiglia Agnelli che ha saputofare piazza pulita di
qualsiasi concorrenza in Italia. </b><br />
<h4>
</h4>
Un’ultima amara considerazione: <br />
<br />
<b>Adesso a Pomigliano c’è la“Panda”…adesso…ed allora, non dimenticando il passato....diciamo: VIVA la Panda!!!</b><br />
<br />
<br />
<br />
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/5564_479810672095728_642809928_n.jpg" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/1011145_479810408762421_1488903612_n.jpg" /></span></div>
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Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-52467835111407147182013-06-16T07:51:00.000+02:002013-06-19T08:33:36.253+02:00Il Gran Caffè<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div>
<h2 class="uiHeaderTitle">
<div>
Il Gran Caffè</div>
</h2>
</div>
<div class="clearfix">
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da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Martedì 11 giugno 2013 alle ore 21.48<br />
<br />
<br />
<span style="color: #3d85c6;"><b><i>Offriamo in lettura, </i><i>con una nostra impaginatura, </i><i>questi
ricordi di Lello Sodano che riguardano il Gran Caffè di Sant'Anastasia.
Per le foto fornite dall'autore viene indicata la fonte. Le altre sono
di repertorio ricavate da internet.</i></b></span></div>
</div>
</div>
<div class="mbl notesBlogText clearfix">
<br />
<div>
<h4>
<span class="photo "><b>Il Gran Caffè </b>(di Lello Sodano)</span> </h4>
<h4>
<span style="font-weight: normal;">Il
Gran Caffè, agli inizi degli anni ’50, segnò un cambiamento radicale di
quello che era il classico bar paesano, prettamente maschilista ed un po’
retrogrado.</span></h4>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span class="photo " style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="640" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/7309_476692842407511_364156739_n.jpg" width="544" /></span></div>
<h4>
<span class="photo "><div class="caption">
1956 - Veduta del Gran Caffè di Sant' Anastasia (fornita da L.Sodano)</div>
</span></h4>
<i></i><br />
<a name='more'></a>Segnò l’inizio di ciò che diventarono le ordinarie abitudini
di incontro tra persone di una nuova generazione, più apertee moderne.<br />
<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="260" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc3/996184_476694452407350_1658244849_n.jpg" width="400" /><div class="caption">
Gran Caffè - 1956 - Un gruppo di amici al bar (by L. Sodano)</div>
</span></h4>
Personalmente
non ho avuto il piacere di assistere all’inaugurazione poiché ero in
collegio, ma una visita di mio padre e mio fratello servì a descrivermi
il bar principalmente come cambiamento e modernità rispetto ai vecchi
Caffè che erano un po’ sparsi sul territorio anastasiano.<br />
Il Gran
Caffè creò una diversa concezione digestire il tempo libero, favorendo
relazioni interpersonali, consentendo una promiscuità di pensiero, di
abitudini, di caratteri, di persone, quasi assentinel vecchio concetto
di bar.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><div class="caption">
Gran Caffè - 1958 - I fratelli Davide e Paolo di Somma, gestori del bar (by Lello Sodano)</div>
</span></h4>
Fino<br />
alla fine degli anni<br />
<br />
cinquanta, l’immaginario collettivo e le vecchie
tradizioni ponevano il maschilismo al centro della vitasociale del
nostro paese.<br />
La nostra cultura si era fermata al concetto di famiglia
esclusivamente patriarcale. La donna curava la casa, non usciva se
nonper necessità attinenti alla famiglia ed aveva poca considerazione
sociale, leragazze non godevano della libertà di oggi né tanto meno era
pensabile che potessero frequentare un bar: insomma, eravamo ancora
rimasti con le vecchie idee dei primi anni del 1900.<br />
<h4>
<span class="photo " style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/993759_476694755740653_1714091958_n.jpg" width="385" /><div class="caption">
Il Chiosco Bar Italia a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)</div>
</span><a href="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/5921_476694542407341_345001249_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" border="0" class="photo_img img" height="400" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/5921_476694542407341_345001249_n.jpg" width="270" /></a></h4>
Il
Gran Caffè servì anche a cambiare, in parte,tali abitudini. E per
questo un grazie a don Michele Coppola, che ancora unavolta, dopo la
costruzione del cinema Metropolitan, si rivelava grandeimprenditore con
la mente proiettata al futuro.<br />
Lo frequentavamo con i nostri coetanei
ed amici ,scherzavamo, colloquiavamo, fraternizzavamo, ci si divertiva,
si condividevano interessi e passioni, si intrecciavano rapporti
affettivi, ci accorgevamo,insomma, che qualcosa era davvero cambiato
rispetto agli anni precedenti e noi ragazzi lo percepivamo dalla
soddisfazione dei nostri padri, i quali gonfiavano il petto con orgoglio
di avere a Sant’Anastasia, ancora in pieno dopoguerra, un bar che era
degno di tale nome e che, assieme al cinema Metropolitan, era il vanto e
fiore all’occhiello della nostra cittadina.<br />
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/972003_476696055740523_341612940_n.jpg" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/972262_476696569073805_495887148_n.jpg" /></span></h4>
Ricordo
i primi gestori: il vecchio Santino “il guardiano” con i suoi figli
Paolo e Davide che erano anche nostri coetanei e con i quali diventammo
amici, il barista Franco “Bocciuolo” ancora ragazzo, i fratelli Raffaele
e Vincenzo di Capodivilla, e poi il successivo gestore CiccioRega, con
il figlio Rino, un gran bravo ragazzo e persona per bene. Con Ciccio in
particolare noi giovani avevamo instaurato un bel rapporto ed era sempre
disponibile all’ ascolto quando si trattava di apportare delle novità
al bar.<br />
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/922730_476696182407177_243314354_n.jpg" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/1002406_476696645740464_964961096_n.jpg" /></span></h4>
Ai
tavolini del Gran Caffè bruciavamo la nostra gioventù riparati dalla
canicola estiva che affrontavamo dividendoci una Coca in quattro, con un
muto e variopinto JukeBox sempre in attesa che qualcuno ci inserisse
una monetina per farci ascoltare una canzone, mentre le nostre orecchie
percepivano solo il ding-dong della pallina impazzita di un flipper.Al
ritorno dalle vacanze conversavamo raccontandoci le nostre avventure, le
nostre ansie, i nostri primi amori, non trascurando qualche accenno al
nostro futuro. A volte lo tradivamo, ma soltanto nei pomeriggi ancora
più afosi cercando riparo sotto la frescura degli alberi che
circondavano l’altro caffè dirimpettaio, il “Bar Italia”. E d’inverno,
infreddoliti, ci rifugiavamo nella sala da biliardo in cerca di tepore
riscaldandoci con una cioccolata calda o un bollente ponce preparato con
maestria dal barista di turno.<br />
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/943611_476696292407166_1285642534_n.jpg" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/602399_476696972407098_1816707041_n.jpg" /></span></h4>
Il
Gran Caffè era la nostra “garitta” domenicale nell’attesa della
passeggiata delle ragazze … l’avanzare il passo che diventava un vero e
proprio inseguimento …l’ “abbordaggio”! Quanti amori sono sbocciati in
quella passeggiata che da piazza Ferrovia ci portava fino alla Madonna
dell’Arco! Ma……..<br />
Ma non voglio però essere triste nel ricordare cheè
stato chiuso e non c’è più, ciascuno lo rammenterà a modo suo e per
tutto ciòche significava, perché la tristezza tradirebbe quello che il
Gran Caffè ci hasempre trasmesso: allegria, spensieratezza, felicità, ed
affetto verso tutti, ela sua chiusura ancora una volta ha portato via,
per noi di vecchiacostruzione, un pezzo del nostro cuore.<br />
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/943487_476696489073813_1869736207_n.jpg" /></span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/1002418_476696735740455_1865318988_n.jpg" /><div class="caption">
La partita di carte . Botero</div>
</span></h4>
Il
bar fu chiuso definitivamente nell’anno2003. Ciccio Rega era un giovane
autotrasportatore proveniente da Castel diCisterna, sposato con
un’anastasiana, che verso lafine degli anni ’50 decise di cambiare
attività optando per un lavoro piùtranquillo e sedentario: la gestione
di un bar, e scelse addirittura quello chea Sant’Anastasia era
considerato un gioiello: il Gran Caffè. Venne rilevato daifratelli Di
Somma nel 1959, i quali lo avevano gestito fin dalla sua aperturavoluta
da don Michele Coppola. Successivamente, nell’anno 1963, chiuse la
salada biliardo ampliando il bar con altri locali adiacenti e aprendo
unapasticceria dalla quale iniziarono ad uscire i migliori prodotti
della zona. Le foto si riferiscono all’inaugurazione del 1959 per il
cambio di gestione.<br />
<br />
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/379604_476697075740421_449432185_n.jpg" /></span><br />
<div class="caption">
<span class="photo ">Ciccio Rega, proprietario e gestore del Gran Caffè (by L. Sodano)</span></div>
<span class="photo ">
</span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/1004728_476697135740415_1196652304_n.jpg" /></span><br />
<div class="caption">
<span class="photo ">1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione (by L. Sodano)</span></div>
<span class="photo ">
</span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/993764_476697332407062_635881694_n.jpg" /><div class="caption">
1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione (by L. Sodano)</div>
</span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/945118_476697615740367_1731771589_n.jpg" /><div class="caption">
1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione(by L. Sodano)</div>
</span><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/994764_476697802407015_1882326770_n.jpg" /><div class="caption">
1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione (by L. Sodano)</div>
</span></div>
</div>
<div class="noteFeedback">
<br /></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-91172893019565196962013-06-09T22:15:00.004+02:002013-06-09T22:22:14.045+02:00'A Capera<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Lunedì 3 giugno 2013 alle ore 12.58<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<div class="mbl notesBlogText clearfix">
<span><div>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/429920_473189292757866_559951281_n.jpg" /></span></h4>
<br />
<i>Ci piace offrire ai lettori di Dedicato a Pomigliano d’Arco la seguente nota gentilmente fornita da Lello Sodano</i><br />
<br />
<h5>
‘A capera <i>(di Lello Sodano)</i></h5>
<h5>
<a name='more'></a><br /></h5>
<h5>
'A
capera era la parrucchiera. Il mestiere veniva esercitato a domicilio, e
la “capera” si recava a casa delle proprie clienti per realizzare
appariscenti pettinature. Oltre a forbici e pettini,utilizzava anche
mollette, forcine di osso e di tartaruga e alcune pinze che,scaldate,
venivano utilizzate come antenate dell'odierna piastra per lisciare o
arricciare i capelli. Durante il lavoro, la capera intratteneva la
cliente con storie e pettegolezzi, inciuci, che apprendeva in altri
luoghi e, per questo,era considerata la pettegola del quartiere, alla
quale era bene non raccontare i propri segreti, poiché anche se giurava
di non riferire ad alcuno dei colloqui avvenuti, difficilmente prestava
fede a quanto promesso. Questa descrizione la troverete un po’
dappertutto, ma ciò che voglio raccontare è altro.</h5>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/943435_473189356091193_2132170310_n.jpg" /></span></h4>
<h5>
<span>Tutte le mattine la nonna riceveva una visita: era Francesca, la “capera.<br />Veniva
per riordinare e pettinare i capelli di nonna. Francesca poteva essere
considerata già “un’addetta ai lavori” in quanto il marito, tal de
Simone, aveva un negozio di barbiere di fronte alla chiesa, inquello
spazio che allora veniva chiamato Largo Parrocchia. Io personalmente di
capere anastasiane ne ricordo poche: Francesca, poi l’altra la moglie
del vecchio sacrestano “Ciccillo” che abitava nel vecchio palazzo
Montella all’inizio di via Capodivilla dove ora sorge il palazzo Leanza,
l’altra era la moglie di “Mast’Antonio” il ciabattino di piazza Trivio,
e delle quali ultime due non ricordo il nome.</span></h5>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="640" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/945727_473189682757827_1847296206_n.jpg" width="456" /></span></h4>
<h5>
Queste
tre avevano la loro clientela nella zona del Trivio e Terracciani, ma
ve ne erano altre due che ricordo vagamente: “Macchietella” che
gravitava nella zona del Ponte e Sant’Eligio e l’altra “’Acaprara” che
prestava la sua opera nella zona del Mulino e Capestella, così
soprannominata poiché possedeva anche capre da latte.</h5>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/s720x720/7451_473189759424486_1592203275_n.jpg" /><div class="caption">
La capera. Alberto Chiancone.1987</div>
</span></h4>
<h5>
Soltanto
quando Francesca iniziava il suo lavoro mi accorgevo che nonna Matilde
aveva dei capelli bianchi lunghissimi che venivano raccolti in un tupè.
Sembrava un rito, ma ciò che ancora rendeva il tutto più interessante
erano le lunghe chiacchierate che facevano nonna e Francesca.
Quest’ultima raccontava i fatti che accadevano in paese e nelle
famiglie, attingeva notizie direttamente dagli interessati e le
riportava integralmente, magari aggiungendovi qualcosa di suo, e senza
mai distrarsi dal suo lavoro.</h5>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/946754_473189876091141_469091419_n.jpg" width="262" /></span></h4>
<h5>
Veniva
di solito alle 10 e già era a conoscenza delle morti avvenute, delle
malattie, delle liti familiari e anche fatti di cronaca nera se mai ve
ne erano. Sant’Anastasia all’epoca della fine anni ’40 era un piccolo
paese e contava circa 14mila abitanti, tutti concentrati nel
quadrilatero via Fontanelle, Ponte e Sodani, Capodivilla e Terracciani;
dei piccoli mondi indipendenti apparivano via Pozzo, Madonna dell’Arco
con le varie masserie e la parte alta di via Capodivilla; e poi le
notizie rimbalzavano di strada in strada e di cortile in cortile. Io mi
sedevo al tavolo, di fronte a nonna, e ascoltavo incantato le storie che
Francesca raccontava, e poi nonna esprimeva il suo parere o commentava
un fatto ricevendo sempre l’approvazione di Francesca. </h5>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc3/970127_473189976091131_940614885_n.jpg" /></span></h4>
<h5>
Francesca
morì negli anni seguenti e la nonna non volle nessun’altra “capera” in
casa e mia zia dovette adattarsi al ruolo che fu di Francesca, ma il suo
era un muto lavoro! Credo che la nonna lo abbia fatto per rispetto alla
memoria di Francesca che negli anni era diventata una persona della
nostra famiglia.</h5>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc3/421278_473190102757785_311167049_n.jpg" /></span></h4>
<h5>
Oggi
la figura della “capera” è scomparsa non solo in modo fisico, ma anche
dalla memoria dei più vecchi ed essa riaffiora solo con ricordi
nostalgici di un passato che fu ed appartenenti “alle cose buone di
pessimo gusto” di gozzaniana memoria; ma il posto delle “capere” a
quanto sembra è stato preso da qualcosa di più moderno: i talk-show
televisivi (pettegolezzi senza pettinature).</h5>
<h4>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/5683_473190046091124_845385909_n.jpg" /></span></h4>
</div>
</span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-31666225201419808952013-06-09T22:13:00.003+02:002013-06-09T22:22:13.970+02:00Il sogno americano del marinaio Carmine Cennamo, pomiglianese disperso a Matapan.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124" id="js_5">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Venerdì 8 marzo 2013 alle ore 23.30<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<span><div>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/386_438795766197219_1061324685_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Il
marinaio della Regia Marina Carmine Cennamo (n. 1919), pomiglianese,
accanto al fratello Antonio (n. 1916) nel 1940 nel vico Miano (via
Gugliermo Marconi) a Pomigliano.<a name='more'></a></strong></div>
<br />
<strong> 1938. Il sogno Americano di un pomiglianese</strong><br />
<br />
Carmine
Cennamo, un giovane “congegnatore” meccanico pomiglianese, scrisse nel
1938 (anno XVI dell’era fascista) questa lettera alla zia che era
emigrata in America. La pubblichiamo integralmente senza commenti. La
lettera parla da sola. Egli esprime in modo accorato il suo sogno:
andarsene in America. Carmine non partì per raggiungere la zia
oltreoceano…partì invece per la guerra come marinaio della Regia
Marina. Divenne un cannoniere e fu imbarcato su un Incrociatore per
combattere contro la Marina Inglese nel Mediterraneo. Non ritornò più. <strong>Fu dichiarato disperso nelle “Acque del Mediterraneo in data 29 Marzo 1941”</strong>
come risulta dal documento di conferimento della Croce al merito di
Guerra (pubblicato su questa nota). Su questo documento non viene
indicato l’Incrociatore su cui era stato imbarcato né vi è l’indicazione
delle acque in cui scomparve.<br />
Dalla data risaliamo alla <strong>tragica disfatta della Regia Marina Italiana nelle acque di Capo Matapan (acque dell’Egeo) ad opera della Marina Inglese</strong>. Morirono 2300 marinai senza che le navi italiane potessero sparare un colpo. Le navi italiane erano la Nb (corazzata) <em>Vittorio Veneto</em> ed i tre Incrociatori <em>Zara, Fiume</em> e <em>Pola. </em>Carmine
era imbarcato su uno di questi incrociatori che furono affondati
rapidamente dai siluri inglesi nella notte tra il 28 e 29 Marzo 1941. La
Vittorio Veneto, anch’essa colpita, riuscì a raccogliere una parte dei
superstiti degli Incrociatori affondati ed a rientrare in Italia. Ci fu
una enorme reazione contro la Regia Marina. Ci furono anche accuse di
tradimento. Sicuramente gli inglesi <em>sapevano </em>intercettare le
comunicazioni italiane e decifrarle. Vi era anche una certa leggerezza
nel trasmettere messaggi in chiaro proprio da <em>Supermarina</em>
(Stato Maggiore). Gli inglesi avevano i radar che la Regia Marina
considerava inutili perché gli “gli Inglesi non avrebbero mai attaccato
di notte…” come invece avvenne quella notte. Molta letteratura è stata
scritta sulla vergognosa disfatta di Capo Matapan (chi scrive suggerisce
la lettura di <em>“Fucilate gli Ammiragli”</em> di Gianni Rocca,
Mondadori); noi vogliamo rimarcare solo il modo con cui la Marina
Militare ha assegnato la Croce di Guerra a Carmine…lo ha dichiarato <em>“disperso”</em> nelle acque del <em>“Mediterraneo”</em> mentre era imbarcato su un <em>“Incrociatore”</em>
(senza indicarne il nome). Sembra che la Marina non voglia ricordare i
nomi di luoghi e navi che hanno rappresentato una vergogna italiana. I
2300 marinai morti, tra cui Carmine, figlio di Pomigliano, hanno reso
indelebile il marchio di tale vergogna .<br />
<em>Luigi Iodice</em><em> </em><br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<strong>La lettera del "sogno americano" di Carmine Cennamo. 1938.</strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/580484_438789146197881_1547796435_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/417495_438793062864156_639069737_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/269098_438793146197481_1313538558_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/69839_438793262864136_1108458384_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/541522_438794399530689_1003191077_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Il conferimento della Croce di Guerra a Carmine</strong></div>
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/481800_438794539530675_1872239938_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/417639_438795102863952_1364717257_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/484914_438879589522170_864179162_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>l triste rientro della Nb Vittorio Veneto fortemente appoppata. Notare l'aereo ribaltato dallo scoppio del siluro.</strong></div>
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/482761_438879712855491_106727231_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>l'ultima foto del Pola a capo Matapan, poco prima dell'attacco aereo che lo avrebbe immobilizzato.</strong></div>
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/540903_438879806188815_422009868_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Lo Zara mentre fa fuoco, cosa che non accadde a Matapan.</strong></div>
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/598741_438879929522136_186437698_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>L'incrociatore Fiume in navigazione</strong></div>
</div>
</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-7957443003382497452013-06-09T22:12:00.001+02:002013-06-09T22:22:14.032+02:00‘O PANARIELLO da " Acquerelli Pomiglianesi" di Mario De Falco<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Domenica 3 marzo 2013 alle ore 1.10<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<span><div>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/574863_436176259792503_1302682240_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<em>L’interessante racconto che vi proponiamo fa parte di un pregevole libretto di Mario De Falco dal titolo</em><strong>“Acquarelli Pomiglianesi”</strong><br />
<a name='more'></a>– <strong>Ricordi di personaggi, usi e tradizioni di una Pomigliano che non c’è più.</strong><em> </em><em>Il
libretto è stato pubblicato nel 2003 dal Comune di Pomigliano d’Arco
-Assessorato alla Città Educativa ed è nella disponibilità della
Biblioteca del Comune di Pomigliano. Dedicato a Pomigliano d’Arco
ritiene che questo racconto, ricco di riferimenti a personaggi di
rilievo nella vita pubblica pomiglianese, come il Comm. Ercole Cantone,
possa dare al lettore, giovane e meno giovane, uno spaccato della vita
politica a Pomigliano durante il fascismo e subito dopo la guerra,
secondo i ricordi dell’autore.</em><br />
<br />
<span class="fbUnderline"><strong> 'O Panariello</strong></span><em> (di Mario De Falco)</em><br />
<br />
Nei miei ricordi, fra i personaggi famosi, credo che debba citare, per primo, il Comm. Ercole Cantone che<br />
fu Sindaco di Pomigliano a più riprese, sia prima che dopo il ventennio Fascista, perché per me costituisce un<br />
fulgido esempio di coerenza politica.<br />
Non
costa, certo, a me, fascista, riconoscere tale virtù in un convinto e
integerrimo antifascista. Il Comm. Cantone era avvocato ed iscritto
all’Ordine, anche se si occupava più delle sue cariche pubbliche che di
cause in Tribunale, infatti, oltre che Sindaco di Pomigliano fu anche
Consigliere Provinciale. Quando il regime impose l’iscrizione
obbligatoria al P.N.F. per poter esercitare qualsiasi professione o
mestiere, don Ercolino, come era affettuosamente chiamato dai
pomiglianesi, fu cancellato dall’Albo degli Avvocati ed inibito ad
esercitare la professione forense.<br />
Non si piegò e fedele alla sua
idea di Liberale, si ritirò da solo, visto che era celibe, al secondo
piano del palazzo di famiglia vivacchiando, forse, col poco reddito che
riusciva a ricavare dal fitto dei suoi terranei. Ma con l’inflazione
galoppante che seguì, certo, non aveva da scialare.<br />
La sorella
Antonietta, moglie del dott. Antonio Romano, medico e veterinario, gli
fu molto di aiuto, ed essendo sua dirimpettaia, escogitò un marchingegno
per passargli il vitto; creò perciò una specie di teleferica fra il suo
balcone e quello di don Ercolino sulla quale scorreva un “panariello”
col quale riforniva il fratello di vettovaglie senza imporgli
l’umiliazione di sedere, da nullafacente, alla tavola del cognato. Ed il
panariello viaggiò avanti e indietro per molti anni.<br />
Il Comm. Cantone visse gli anni del ventennio in dignitosa solitudine, ma sempre stimato e rispettato da tutti<br />
i Pomiglianesi. Anzi fu anche oggetto di un eccesso di rispetto da parte di un giovane e brillante avvocato,<br />
Peppino Di Giovanni, Capo Manipolo della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, che al comando del suo<br />
reparto
era schierato in piazza Mercato davanti alla Casa del Fascio, allogata
all’epoca nel palazzetto di proprietà di mia madre, e ordinò ai suoi
Militi il “Presentat’arm” al passaggio del comm. Cantone che con don
Gaetano Scialò si stava recando a sedersi fuori la porta del negozio di
Ninuccio Andrisani per sentire, come tutta la folla che assiepava la
piazza, il discorso di Mussolini la sera del 2 ottobre 1935 per la
dichiarazione di guerra all’Etiopia.<br />
Naturalmente Peppino Di Giovanni fu destituito dal grado.<br />
Non così invece capitò a me personalmente. Io, appena uscito dal Collegio dei Padri Gesuiti alla Conocchia<br />
e conseguito la Maturità Classica, fui subito utilizzato dal Fascio locale come Componente del Direttorio del<br />
Fascio con l’incarico di Fiduciario dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista. Poiché a me piace approfondire le<br />
cose
in cui sono impegnato, frequentai, con successo, un Corso di
preparazione politica per Gerarchi presso la Federazione Provinciale
Fascista di Napoli ottenendo dal Segretario Federale dott. Fabio Milone
la nomina equipollente a Ispettore Federale, sempre addetto alla Sezione
Provinciale dell’I.N.C.F. ma conservando anche la carica nel Fascio
locale che mi affidò anche l’incarico dei rapporti con la Direzione
dello Stabilimento Alfa e con i Comandi sia Italiano che Tedesco delle
Forze Armate dislocate nella Zona nonché il servizio O.P.
(Organizzazione Politica) che si occupava di sentire gli umori e le
eventuali lamentele della popolazione e di scovare eventuali fonti di
disfattismo. In questa veste indagai su una vecchia consuetudine di
rispetto per il Comm. Cantone.<br />
I giovani chiamati alle armi, prima di partire, usavano, accompagnati dai padri, recarsi a salutare don Ercolino.<br />
Ebbene
dalla mia indagine era risultato che il Cantone diceva loro più o meno
così: “Ti raccomando, fai sempre il tuo dovere. Perché se perdiamo la
guerra è l’Italia che la perde non Mussolini!”.<br />
Sennonché verso l’inizio del 1942, il Federale dott. Milone mi chiamò e mi redarguì mostrandomi un esposto<br />
che
aveva ricevuto in cui si accusava il Cantone di disfattismo proprio in
occasione di queste visite di congedo che i giovani gli facevano e
s’invocava dal Federale l’applicazione, per lo stesso, del Confino di
Polizia.<br />
Il Federale mi invitò perentoriamente a controfirmare
nella mia qualità di addetto al “servizio O.P.” la richiesta e si adirò
molto al mio categorico rifiuto a farlo, al ché io gli consegnai la mia
tessera di Gerarca e gli spiegai che mai avrei potuto, in coscienza,
avallare simili calunnie. Il dott. Milone ebbe fiducia in me, mi
restituì la tessera e archiviò l’esposto.<br />
Non ho mai raccontato questo fatto né al comm. Cantone né a membri della sua famiglia. Oggi mi è venuta<br />
l’idea di parlarne in questo mio racconto.<br />
Come
non dirò mai, neanche in questa sede, chi erano i firmatari
dell’esposto, dirò solo che essi, nel dopoguerra, si vantavano di essere
i più puri esponenti dell’antifascismo pomiglianese.<br />
E venne il 25 luglio del 1943 ed il fatidico 8 settembre.<br />
Ed arrivarono gli alleati e istallarono il loro Town Mayor al posto del deposto Podestà fascista.<br />
Successivamente, il Governo Militare Alleato cominciò a ricostruire delle normali amministrazioni cittadine<br />
con
Sindaci di loro scelta e per Pomigliano la scelta, ovviamente, cadde
sul Comm. Cantone. L’avversario di sempre, l’avv. Mauro Leone, che
sempre era stato sconfitto elettoralmente dal Cantone, trovò modo di
farsi una rivalsa.<br />
Seguendo la tattica del suo maestro Giulio Rodinò, detto “il polpo”, sguinzagliando i suoi seguaci nei partiti<br />
che si andavano riformando, costituì il cosidetto Comitato di Liberazione Nazionale che impose al Governo<br />
Militare
Alleato la destituzione del Cantone e la nomina a Sindaco di un loro
designato: un giovane onesto ma inesperto, compariello del professore
Giovanni Leone, figlio di don Mauro, il Dott. Salvatore Terracciano.<br />
La scelta non piacque ai cittadini che l’appellarono subito “‘O Sinnichicchio”.<br />
E
venne il 1946. Le regolari elezioni amministrative vedevano in lizza la
lista liberale del Cantone col suo simbolo del “Cavallo”, la lista dei
Leoni con il nuovo simbolo “Scudo Crociato” e con la nuova denominazione
del partito “Democrazia Cristiana” che aveva sostituito quella di
Partito Popolare ed una lista civica di varia composizione che
convinsero a capeggiare il Prof. Elia Savelli, già Podestà di Pomigliano
all’inizio degli anni trenta.<br />
E don Ercolino vinse ancora una volta, sia pure grazie al sistema maggioritario col quale si era votato. La lista del “Cavallo<em>”</em><em> </em>conquistò 24 Consiglieri su 30, la D.C. solo 6 Consiglieri, e la lista civica nessuno consigliere.<br />
I Pomiglianesi applaudirono clamorosamente quando il Comm. Cantone, come vecchia consuetudine, fece<br />
il giro del paese in carrozza scoperta, con una pariglia di cavalli al traino, per ringraziare gli elettori.<br />
In questo nuovo periodo del sindacato del Comm. Cantone furono impostate le soluzioni dei problemi che<br />
premevano
sulla cittadina la quale ormai, dopo la realizzazione dello
stabilimento dell’Alfa Romeo, vedeva la sua economia trasformarsi da
eminentemente agricola a industriale.<br />
E prima di tutto c’era il problema fognature di cui Pomigliano era completamente sprovvista.<br />
Don Ercolino, profittando che un suo personale amico già Deputato eletto nel Collegio di Pomigliano prima<br />
del fascismo, l’Onorevole Enrico De Nicola, era stato nominato dall’Assemblea Costituente Capo Provvisorio<br />
dello
Stato, si adoperò perché il De Nicola intervenisse presso il Ministero
dei Lavori Pubblici per perorare uno stanziamento di fondi per la
realizzazione della rete fognaria cittadina. Ma i Leone misero il
bastone tra le ruote e vanificarono con le loro beghe l’autorevole
intervento dell’On. De Nicola. Ebbero anzi l’impudenza di vantarsi di
tale intervento ai danni della cittadinanza Pomiglianese, infatti in un
comizio per le elezioni politiche del 1948 l’On. Giovanni Leone,
Deputato uscente dell’Assemblea Costituente e candidato alla Camera per
la Democrazia Cristiana, dal balcone di fronte alla Chiesa di S. Felice
dichiarò che mai Pomigliano avrebbe avuto fognature se non quando i
Leone si fossero insediati anche al Comune.<br />
La risposta dei
Liberali fu affidata alla verve di Mimì Romano, l’estroso Medico Poeta,
che dallo stesso balcone, in un comizio della stessa campagna
elettorale, dichiarò che i Pomiglianesi si sarebbero tutti muniti di
stivali, ma non avrebbero mai votato un Leone a Sindaco di Pomigliano.<br />
Per inciso vorrei raccontare qui un episodio che riguarda in un certo modo la mia famiglia. Quando l’On. De<br />
Nicola
era eletto Deputato del Collegio di Pomigliano con l’uninominale, non
aveva alle spalle un vero e proprio partito ma in ogni paese del
collegio aveva dei gruppi di amici e seguaci che erano coordinati da una
persona di sua fiducia. Per Pomigliano questa persona era Antonio
Quercia, mio nonno materno, che l’On. De Nicola, anche per rispetto
dell’età, chiamava affettuosamente Zi’ ‘Ntonio. Durante una sua visita a
Pomigliano, dopo che era stato eletto per quella legislatura Presidente
della Camera dei Deputati, alla dichiarazione di mio nonno:<br />
“Come mi piacerebbe vedervi, seduto sulla poltrona di Presidente, dirigere la Seduta!” il De Nicola subito rispose.<br />
“Zi’ ‘Ntonio, vieni a Roma che sarai mio ospite”.<br />
Mio
nonno prese la palla al balzo e fatti i relativi preparativi di viaggio
si recò a Roma. Fu accolto dal Capo dei Commessi di Montecitorio e
accompagnato ad assistere alla Seduta nel palco riservato al Presidente.
Dopo, finita la Seduta, lo stesso lo condusse nello studio di De
Nicola.<br />
Con il Presidente scese poi nel Transatlantico per l’aperitivo. Mentre sorbivano l’aperitivo mio nonno vide<br />
che nell’angolo della sala si distribuivano gratuitamente i sigari e le sigarette per i Deputati e, memore della<br />
diceria che i prodotti del Monopolio Tabacchi per i Deputati erano di gran lunga migliori di quelli che si<br />
vendevano nei tabacchini, chiese all’On. De Nicola di prendergli un sigaro Michetti, marca che lui fumava,<br />
per poter fare il paragone. Netto il rifiuto del Presidente: “Zi ‘Ntonio sei pazzo?, qua tutti sanno che io non<br />
fumo, si capirebbe subito che l’ho dato a te”.<br />
Anni dopo Presidente della Camera fu l’On. Giovanni Leone; quasi tutta l’<em>entourage</em><em> </em>democristiana di Pomigliano fumava le Nazionali zigrinate, confezione speciale per il Parlamento.<br />
Purtroppo il comm. Cantone non poté portare a termine il suo mandato perché dopo qualche anno morì.<br />
Gli
successe per un breve periodo il Vice Sindaco Avv. Ettore Cucciolito e
poi il Consiglio Comunale elesse Sindaco l’avv. Andrea Pranzataro.<br />
Una
vecchia legge, in vigore anche durante il ventennio, consentiva ai
Sindaci di fissarsi uno stipendio mensile che andava sotto il nome di
Indennità di Carica. Mai nessuno però se ne era servito e tantomeno
l’aveva fatto il Cantone né prima, né dopo il ventennio, pur avendo
subito un notevole danno economico con la sua radiazione dall’Albo degli
Avvocati.<br />
E, per la verità, neanche i suoi successori si fissarono indennità di sorta.<br />
Bisognò aspettare che il buon Ciccio Testa costituisse la prima “Giunta di sinistra, democratica ed antifascista<br />
nata dalla Resistenza”, come gli piaceva appellarla, per vedere che fare l’amministratore comunale, Sindaco,<br />
Assessore o semplice Consigliere, non era più un Onore ma un lucroso mestiere. Dei trenta Consiglieri<br />
di quella consiliatura, uno solo, Alberto Di Nuccio, Consigliere di minoranza per la D.C. e che, per la<br />
verità, da accanito fumatore le sue sigarette le aveva sempre comprate dalla “Faustina”, rimise al Comune<br />
l’importo del mandato di pagamento emesso in suo favore.<br />
Oggi, a quando mi si dice, l’importo delle prebende tenuto scrupolosamente <em>Top Secret</em><em> </em>– è arrivato, legalmente,<br />
a cifre scandalose!<br />
Dicevano i nostri padri latini : “<em>O tempora, o mores</em>!”.<br />
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</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-5049047406178960932013-06-09T22:11:00.004+02:002013-06-09T22:22:13.994+02:00GRAZIE AMICI di "Dedicato a Pomigliano d'Arco"<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Lunedì 21 gennaio 2013 alle ore 0.33<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
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<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/76328_414983585245104_160399950_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
GRAZIE AMICI<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Grazie a tutti gli amici di questa Pagina. Abbiamo superato gli 800 mi piace.<br />
Questa affluenza ci fa piacere e ci premia nell'attività di ricerca
storica sulla terra e sulle genti di Pomigliano d'Arco, sui loro costumi
e tradizioni, sulla evoluzione dello sviluppo industriale. economico e
civile. Ringraziamo tutti coloro che hanno preziosamente contribuito
dando vita a numerosi albums. E’ policy della Pagina indicare la fonte
riportando il nome di chi ha fornito le immagini.<br />
Riteniamo cosa utile indicare i titoli dei nostri 28 attuali albums:<br />
<br />
<ol>
<li>Pomigliano…sin da allora</li>
<li>Dedicato a Luigi De Falco nel Ventennale della sua scomparsa</li>
<li>20° Anniversario della scomparsa di Luigi De Falco. Foto durante la cerimonia nella sala Consiliare del Comune</li>
<li>Pomigliano : come eravamo (album n.1)</li>
<li>Pomigliano : come eravamo (album n.2)</li>
<li>Pomigliano a scuola</li>
<li>Pomigliano ed il culto religioso</li>
<li>Parrocchia di San Francesco</li>
<li>Pomigliano today</li>
<li>Cultura, musica e tradizioni a Pomigliano</li>
<li>Pomigliano: Sport, attività sociali & altro</li>
<li>Pomigliano: dall’aratro al tornio. La nascita dell’Alfa Romeo </li>
<li>Pomigliano: l’Alfa Romeo Avio, l’Alfasud e l’addio all’Alfa Romeo</li>
<li>Pomigliano aeronautica: l’Aerfer, l’Aeritalia e l’Alenia</li>
<li>Il primo raduno nazionale dell’Alfasud Club Italia - Alfa Roma (album n.1)1</li>
<li>Il primo raduno nazionale dell’Alfasud Club Italia - Alfa Roma (album n. 2)</li>
<li>Pomigliano: l’aeroporto che non c’è più</li>
<li>Metope e fontane delle Palazzine Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco</li>
<li>Pomigliano e le sue donne</li>
<li>Pomigliano: ‘o masto, l’arte ed i mestieri</li>
<li>Pomigliano e la Circumvesuviana</li>
<li>Ruderi, masserie di una volta e degradi a somigliano e dintorni</li>
<li>Pomigliano ed i Comuni limitrofi</li>
<li>Pomigliano e la provincia di Napoli</li>
<li>Eroi, caduti e personalità legate a Pomigliano</li>
<li>I Album “Pomigliano industriale: una questione settentrionale”</li>
<li>II Album “Pomigliano industriale: una questione settentrionale”</li>
<li>III Album “Pomigliano industriale: una questione settentrionale”</li>
</ol>
<br />
Oltre che con la sezione fotografica, “Dedicato a Pomigliano d’Arco”
ha arricchito la ricerca storica su diverse tematiche con 38 note di
pagina (con contributi anche degli amici) che troverete nella apposita
sezione e che elenchiamo in ordine di pubblicazione<br />
<br />
1 Lo Stemma del Comune di Pomigliano d'Arco<br />
2. Vittorio Imbriani<br />
3. l'Ing Nicola Romeo<br />
4. La Storia dell'IRI<br />
5. Vita di Nicola Esposito, il Bibliofilo Furioso<br />
6. Addio all'Alfa Romeo a Pomigliano<br />
7. Tutti i modelli Alfasud/Alfa Romeo prodotti a Pomigliano d'Arco<br />
8. Pomigliano e Finmeccanica<br />
9. Storia di Alenia Aeronautica<br />
10. Antifascimo e Resistenza tra Acerra e Pomigliano<br />
11. Lettera aperta al Sindaco per il Ventesimo Anniversario della scomparsa di Luigi De Falco<br />
12. L'Ing. Ugo Gobbato, il realizzatore degli impianti industriali Alfa Romeo a Pomigliano d’Arco nel 1939<br />
13. Storia dell'attività motoristica aeronautica dell'Alfa Romeo nel dopoguerra<br />
14. A Pomigliano la Scuola di Volo dell’Accademia Aeronautica di Nisida<br />
15. La Bibliopolis di Luigi De Falco (di Nino Leone)<br />
16. Alcune proposte alle Autorità Cittadine a sostegno della
celebrazione del 20° Anniversario della scomparsa di Luigi De Falco<br />
17. "In memoria di Luigi De Falco" di Vincenzo D'Onofrio<br />
18. Presentazione dell'evento "Pomigliano: una questione settentrionale"<br />
19. “Pomigliano: una questione settentrionale”. Le premesse industriali in Campania. Partiamo da lontano<br />
20. Evento “Pomigliano: una questione settentrionale”. Lo sviluppo dell'industria aeronautica in Campania<br />
21. Evento “Pomigliano: una questione settentrionale”. L’industria
Aeronautica a Napoli e Pomigliano durante la II Guerra Mondiale<br />
22. Giorno della Memoria<br />
23. Evento "Pomigliano: una questione settentrionale".La nascita
dello stabilimento ALFA ROMEO di San Martino a Pomigliano d'Arco<br />
24. Omaggio ad una neocentenaria Pomiglianese<br />
25. Evento “Pomigliano industriale, un problema settentrionale”. La
Città Alfa Romeo, il quartiere e la fabbrica aeronautica nel '39<br />
26. Evento "Pomigliano industriale: una questione settentrionale. "La scelta di Sophie" di Marchionne<br />
27. Evento “Pomigliano industriale: una questione settentrionale”. L'ALFA ROMEO A POMIGLIANO DAL DOPOGUERRA IN POI.<br />
28. C’era una volta l’AERFER. Evento “Pomigliano industriale: una questione settentrionale”.<br />
29. La Storia controversa del Sagittario II dell’Aerfer. Evento “Pomigliano industriale: una questione settentrionale”<br />
30. La storia dell’Alfasud a Pomigliano. Evento “Pomigliano industriale: una questione settentrionale”<br />
31. L’Alfasud e l’Alfa Romeo attraverso i principali protagonisti.
Evento: “Pomigliano industriale, una questione settentrionale"<br />
32. Dall' Alfa alla rottamazione così la lobby degli Agnelli ha dominato la politica.<br />
33. AERITALIA, storia di una industria. Evento "Pomigliano industriale: una questione settentrionale""<br />
34. I SINDACI DI POMIGLIANO D'ARCO DAL....1566<br />
35. I Pomiglianesi. Racconti e testimonianze di compagni del movimento studentesco<br />
36. Fronte Perduto. Un racconto della "nostra gioventù"<br />
37. Quella nostra pelle<br />
38. L’ala spezzata. 10 luglio 1943.<br />
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<span id=".reactRoot[1].[0][0:0].[0].[1].[0].[0]"><span id=".reactRoot[1].[0][0:0].[0].[1].[0].[0].[0]">A </span><a data-hover="tooltip" data-tooltip-alignh="center" data-tooltip-uri="/ajax/like/tooltip.php?comment_fbid=414976991912430&comment_from=568636792&seen_user_fbids=true" href="http://www.facebook.com/browse/likes?id=414976991912430" id=".reactRoot[1].[0][0:0].[0].[1].[0].[0].[1]" rel="dialog">4 persone</a><span id=".reactRoot[1].[0][0:0].[0].[1].[0].[0].[2]"> piace questo elemento.</span></span></div>
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<a class="img _8o _8s UFIImageBlockImage" data-ft="{"tn":"T"}" data-hovercard="/ajax/hovercard/hovercard.php?id=100000824002125&extragetparams=%7B%22hc_location%22%3A%22ufi%22%7D" href="http://www.facebook.com/rosa.purcaro" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[0].[0]" tabindex="-1"><img alt="" class="img UFIActorImage _54ru" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[0].[0].[0]" src="http://profile.ak.fbcdn.net/hprofile-ak-ash3/s32x32/23090_100000824002125_201_q.jpg" /></a></div>
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che fate è molto bello soprattutto per noi che siamo lontano,almeno per
me guardare le foto i luoghi dove ho vissuto mi emoziona molto</span></span></span></div>
<div class="fsm fwn fcg UFICommentActions" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1]">
<span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0]"><a class="uiLinkSubtle" data-ft="{"tn":"N"}" href="http://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/grazie-amici-di-dedicato-a-pomigliano-darco/414976991912430?comment_id=3618672&offset=0&total_comments=2" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0:0]"><abbr class="livetimestamp" data-utime="1358884844" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0:0].[0]" title="Martedì 22 gennaio 2013 alle ore 21.00">22 gennaio alle ore 21.00</abbr></a></span><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[1]"> · </span><a class="UFILikeLink" data-ft="{"tn":">"}" href="http://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/grazie-amici-di-dedicato-a-pomigliano-darco/414976991912430#" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[2]" role="button" title="Di' che ti piace questo commento">Mi piace</a><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[3]"> · </span><a class="UFICommentLikeButton" data-hover="tooltip" data-tooltip-alignh="center" data-tooltip-uri="/ajax/like/tooltip.php?comment_fbid=415840605159402&comment_from=100000824002125&cache_buster=0" href="http://www.facebook.com/browse/likes?id=415840605159402" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[4]" rel="dialog" role="button"><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3618672}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[4].[1]">1</span></a></div>
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<li class="UFIRow UFIComment UFILastComment UFILastCommentComponent" data-ft="{"tn":"R"}" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}"><div class="clearfix" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0]">
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<a class="UFICommentActorName" data-ft="{"tn":";"}" data-hovercard="/ajax/hovercard/hovercard.php?id=100004901229828&extragetparams=%7B%22hc_location%22%3A%22ufi%22%7D" href="http://www.facebook.com/pina.antignani" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[0].[0][0]">Pina Antignani</a><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[0].[0][1]"> </span><span data-ft="{"tn":"K"}" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[0].[0][2]"><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[0].[0][2].[0]"><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[0].[0][2].[0].[0]">Con
mia grande sorpresa ho scoperto ( dedicato a Pomigliano ) attenzione e
emozioni ! Sono sempre vive le nostre radici anche se tanti come me
hanno costruito la loro vita lontano da Pomigliano, vedere luoghi e
persone che fanno parte dei nostri ricordi e sempre un grande piacere,
grazie . </span></span></span></div>
<div class="fsm fwn fcg UFICommentActions" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1]">
<span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0]"><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0][0]"></span><a class="uiLinkSubtle" data-ft="{"tn":"N"}" href="http://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/grazie-amici-di-dedicato-a-pomigliano-darco/414976991912430?comment_id=3676492&offset=0&total_comments=2" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0][1]"><abbr class="livetimestamp" data-utime="1360228288" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0][1].[0]" title="Giovedì 7 febbraio 2013 alle ore 10.11">7 febbraio alle ore 10.11</abbr></a><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0][2]"> tramite </span><a class="uiLinkSubtle" href="http://www.facebook.com/mobile/" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0][3]">cellulare</a><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[0].[0][4]"></span></span><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[1]"> · </span><a class="UFILikeLink" data-ft="{"tn":">"}" href="http://www.facebook.com/notes/dedicato-a-pomigliano-darco/grazie-amici-di-dedicato-a-pomigliano-darco/414976991912430#" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[2]" role="button" title="Di' che ti piace questo commento">Mi piace</a><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[3]"> · </span><a class="UFICommentLikeButton" data-hover="tooltip" data-tooltip-alignh="center" data-tooltip-uri="/ajax/like/tooltip.php?comment_fbid=425714947505301&comment_from=100004901229828&cache_buster=0" href="http://www.facebook.com/browse/likes?id=425714947505301" id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[4]" rel="dialog" role="button"><span id=".reactRoot[1].[0][1][1]{comment414976991912430_3676492}.[0].[1].[0].[1].[0].[1].[4].[1]">1</span></a></div>
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Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-7531587123386196602013-06-09T22:10:00.000+02:002013-06-09T22:22:14.023+02:00L’ALA SPEZZATA.10 luglio 1943. (di Mario De Falco)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Domenica 30 settembre 2012 alle ore 23.16<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<span><div>
<strong>L’ALA SPEZZATA.10 luglio 1943<em>. (di Mario De Falco)</em></strong><br />
<strong> </strong><br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/76239_370998846310245_375576707_n.jpg" /></span></strong><br />
<a name='more'></a><br />
Questa nota di Mario de Falco è un ricordo di Felice Terracciano,
capitano dell’aeronautica ed eroe pluridecorato a cui Pomigliano ha
dedicato una Strada alle “Palazzine”. “L’Ala spezzata” è un’appendice al
volumetto “Acquerelli Pomiglianesi” (ricordi di personaggi, usi e
tradizioni di una Pomigliano che non c’è più), pubblicato nel 2003 dal
Comune di Pomigliano - Assessorato alla Città Educativa. <br />
<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/543335_371001349643328_1479660383_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong>L’ALA SPEZZATA</strong><br />
<strong>10 luglio 1943<em>. (di Mario De Falco)</em></strong><br />
Era l’onomastico di papà, e, due giorni prima gli avevo<br />
inviato gli auguri con una cartolina di Posta Militare,<br />
con la speranza che gli arrivasse!<br />
Quel giorno il mio plotone, a pattuglie di tre, era impiegato<br />
alla vigilanza del campo di volo dell’aeroporto di<br />
Ciampino. Percorrevamo i bordi del campo con il fucile<br />
carico e col colpo in canna e baionetta innestata tenuto<br />
con la cinghia infilata al braccio. Ad un certo momento<br />
si sentirono le sirene dei carri dei Vigili del Fuoco e<br />
dell’autoambulanza che si dirigevano verso la pista di atterraggio.<br />
Poco dopo in cielo apparve un nostro cacciabombardiere<br />
che volava inclinato su un lato, quando passò<br />
sulle nostre teste notammo che aveva un ala spezzata.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/185158_370999189643544_666062486_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Aerei G50 sorvolano Ciampino durante la guerra</strong></div>
Tentò più volte di raddrizzare l’aereo ed atterrare sulla<br />
pista senza fracassarsi al suolo, e, quando non ci riusciva,<br />
riprendeva quota e riprovava e l’autobotte dei Vigili del<br />
Fuoco impazziva a seguirlo sulla pista con i Vigili pronti<br />
con le lance in mano. Finalmente ci riuscì e io con i miei<br />
due compagni di pattuglia commentammo la bravura del<br />
pilota, ma osservammo pure che quell’uomo doveva avere<br />
i nervi a pezzi.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/601458_371002239643239_101964146_n.jpg" /></span></strong><br />
L’aereo, una volta atterrato, rullò piano sulla pista e<br />
poi sul prato fino a raggiungere il suo posto di parcheggio,<br />
il pilota, ancora con il casco, la maschera del respiratore<br />
e gli occhialoni balzò dalla carlinga e si avviò verso la<br />
palazzina Comando passando a breva distanza da noi tre,<br />
che avendo notato dai gradi che con l’aquila di pilota spiccavano<br />
sul taschino del giubbotto di pelle che era un<br />
Capitano, c’irrigidimmo sull’attenti per salutare; rispose<br />
al nostro saluto portando la mano alla visiera del casco e<br />
fece ancora qualche passo, poi improvvisamente tornò<br />
indietro e mi mollò un ceffone. Restai irrigidito sull’attenti,<br />
pensando allo stato dei suoi nervi, senza parlare;<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/603203_370999819643481_1545147347_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Aerei G50 sorvolano Ciampino durante la guerra</strong></div>
ma mi mollò un altro ceffone e, visto che non reagivo, mi<br />
apostrofò in napoletano: “Ma tu si Mario ‘o figlio ‘e don’<br />
‘Ettorino?”, al mio “Signorsì” mi chiese: “E non mi hai<br />
riconosciuto?” allora gli risposi: “Come faccio a riconoscervi,<br />
signor Capitano, se non vedo niente di Voi?” allora,<br />
ridendo, disse: “Già!” e si tolse con un sol movimento<br />
della mano destra casco, occhialoni e maschera e vidi<br />
il suo viso incorniciato dalla caratteristica barbetta, era<br />
Cicetto Terracciano, caro amico di famiglia che abitava<br />
da giovane a pochi passi da casa mia e che era noto a tutta<br />
Pomigliano per i suoi raids a volo radente su piazza Mercato,<br />
ove abitava, per salutare i suoi, appena conseguito il<br />
brevetto di pilota. Ci abbracciammo e ci intrattenemmo<br />
a parlare per qualche minuto dandoci appuntamento per<br />
il giorno dopo.<br />
L’indomani ci rivedemmo e trascorremmo pochi minuti<br />
insieme parlando di mio padre e di altri amici comuni ed<br />
a conclusione del nostro incontro m’invitò per la sera del<br />
13 a cena in un ristorante delle Capannelle fissando l’incontro<br />
davanti alla Mensa Ufficiali dell’aereoporto.<br />
Mi trovai all’ora fissata e vedendolo ritardare chiesi ad<br />
un aviere addetto alla mensa se per caso l’avesse visto;<br />
l’aviere entrò nella palazzina e dopo poco ne uscì dicendomi<br />
gelido: “Il signor Capitano Terracciano oggi non è<br />
rientrato dalla sua missione in Sicilia per cui è da considerarsi<br />
disperso”. Rimasi impietrito dal dolore e pregai<br />
per la Sua anima.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/317601_371001562976640_1219841804_n.jpg" /></span></strong><br />
Nei giorni seguenti appresi in aeroporto che il Comandante<br />
lo aveva proposto per la concessione della<br />
Medaglia d’Oro al Valor Militare “Alla memoria”, ma poi<br />
sopravvennero i tragici eventi dell’8 settembre e non ne<br />
seppi più nulla.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/250191_371002752976521_797317753_n.jpg" /></span></strong><br />
Quando il 7 gennaio 1947, insieme ad un gruppo di<br />
amici fondammo a Pomigliano la Sezione del Movimento<br />
Sociale Italiano, tutti d’accordo onorammo la Sua<br />
memoria intestando la Sezione al “Capitano Pilota Felice<br />
Terracciano, Pluridecorato al Valor Militare” e il Labaro<br />
Tricolore della Sezione di Pomigliano del M.S.I., che fu<br />
benedetto nella Chiesa di San Felice da Monsignor<br />
Campanale, portava ricamato in oro il Suo nome.<br />
Le strade del Rione case famiglia costruito dall’Alfa<br />
Romeo per i suoi operai erano intestate ad Eroi della<br />
Aviazione eccetto quella a sud e quella a nord del rione<br />
che non erano completate. Nel luglio del 1942, in onore<br />
del figlio di Mussolini caduto con il suo aereo, il Fascio<br />
locale propose d’intestare questa via “Viale Bruno<br />
Mussolini”. Caduto il fascismo il leccaculismo locale pensò<br />
subito di cambiare il nome della strada in “Viale<br />
Badoglio”.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/317531_371003039643159_1898354114_n.jpg" /></span></strong><br />
Nel frattempo detta strada si sviluppò fino<br />
a congiungere il Rione Palazzine, come era comunemente<br />
chiamato, alla via Carmine Guadagni alla periferia<br />
est del vecchio centro urbano.<br />
Quando il Movimento Sociale Italiano conquistò alle<br />
elezioni amministrative un gruppo consistente di Consiglieri<br />
e l’edilizia della zona si era molto sviluppata, in<br />
Commissione Toponomastica fu proposto di rispettare<br />
il concetto ispiratore del Rione e, su proposta di mio padre,<br />
Consigliere Comunale del M.S.I., intitolare la via a<br />
nord al Capitano Pilota Felice Terracciano e quella a sud<br />
al Tenente Pilota Francesco Caiazzo, caduto nel 1938 in<br />
A.O.I. – Africa Orientale Italiana –, come racconterò nei<br />
“<em>I miei ricordi</em>”.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/385689_371002556309874_1016223676_n.jpg" /></span></strong><br />
La proposta fu accettata e così avemmo il “Viale Felice<br />
Terracciano” a nord e “Viale Francesco Caiazzo” a sud<br />
del Rione Palazzine.<br />
Ho appreso poi nel giugno 1988 dal numero 2, anno<br />
II°, pagina 6, di “ACTA“ (Una pubblicazione bimestrale<br />
informativa dell’Istituto Storico della R.S.I. – Repubblica<br />
Sociale Italiana –, che ha sede nella frazione Cicogna<br />
del Comune di Terranova Bracciolini in Provincia di<br />
Arezzo) che il Gruppo Aerotrasporti A.N.R. della Aviazione<br />
della R.S.I. era intitolato alla “Medaglia di Oro Cap.<br />
Pil. Felice Terracciano”.<br />
Semplice omonimia? Non credo!<br />
Penso piuttosto che l’iter burocratico della concessione<br />
sia stato portato a termine dopo il caos dell’armistizio<br />
ed il decreto di concessione sia stato firmato dal Governo<br />
della R.S.I. e pubblicato su quella Gazzetta Ufficiale.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/308104_371009929642470_79014333_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Via Felice Terracciano. Foto condivisa da Noi delle palazzine di Pomigliano</strong></div>
</div>
</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-33633381132604367032013-06-09T22:08:00.003+02:002013-06-09T22:22:13.976+02:00Questa nostra “Pelle”<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Domenica 30 settembre 2012 alle ore 15.22<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<span><div>
<br />
<strong><strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/302222_370270456383084_816446006_n.jpg" /></span></strong></strong><br />
<div class="caption">
<strong><strong>Curzio Malaparte</strong></strong></div>
<br />
<strong>Questa nostra <em>"Pelle"</em> </strong><em>di Nino Leone</em><br />
<br />
Presentazione<br />
Volentieri riceviamo e pubblichiamo queste riflessioni e questo
invito di Nino Leone a "rileggere (o leggere per la prima volta) il
pezzo di narrativa "La Pelle" di Curzio Malaparte.<br />
<a name='more'></a>Si vuole evidenziare
cosa si leggeva negli anni '50...nonchè il percorso di formazione dei
giovani nati dopo la guerra. Riteniamo che molti Pomiglianesi di allora
ricordino questo libro di storie crudeli e sconvolgenti che sembra
essere stato rimosso per molto tempo dai percorsi letterari...Facciamo
proprio l'invito di Nino.<br />
<strong>
</strong>
<strong><strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/487556_370550063021790_1565148345_n.jpg" /></span></strong></strong><br />
<strong>
</strong>
Il libro è uscito nel 1947 in Francia e nel 1949 in Italia
suscitando grandissimo interesse e forti discussioni. Non mancarono le
posizioni contrastanti come la messa al bando del Vaticano,
caratterizzata da una propensione ad una voluta dimenticanza (che per
chi scrive questa pesentazione è sinonimo di propensione ad una voluta
perdita di memoria) per il modo "vivo" con cui veniva trattata la
"peste " di cui parla Malaparte. Chi era Curzio Malaparte? Del
controverso personaggio abbiamo redatto una breve sintesi di vita che
viene pubblicata alla fine della presente nota.<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/285184_370477923029004_591473619_n.jpg" /></span></strong><br />
"La Pelle", oltre ad essere stato un successo nella narrativa
italiana è stato anche un film sconvolgente (1981) , altrettanto di
successo, che ha avuto come protagonista Marcello Mastroianni (nei panni
di Curzio Malaparte) sotto la regia di Liliana Cavani.<br />
Riguardo al libro ne riportiamo brevemente la trama (tratta da
Amazon.it) al fin di meglio supportare e meglio comprendere l'invito di
Nino Leone a leggerlo o rileggerlo :<br />
"Una terribile peste dilaga a Napoli dal giorno in cui, nell'ottobre
del 1943, gli eserciti alleati vi sono entrati come liberatori: una
peste che corrompe non il corpo ma l'anima.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/420532_370273823049414_404929248_n.jpg" /></span></strong><br />
Trasformata in un inferno di abiezione, la città offre visioni di un
osceno, straziante orrore: la ragazza che in un tugurio, aprendo
"lentamente la rosea e nera tenaglia delle gambe", lascia che i soldati,
per un dollaro, verifichino la sua verginità; le "parrucche" bionde o
ruggine o tizianesche di cui donne con i capelli ossigenati e la pelle
bianca di cipria si coprono il pube, perché "Negroes like blondes"; i
bambini seminudi e pieni di terrore che megere dal viso incrostato di
belletto vendono ai soldati marocchini, dimentiche del fatto che a
Napoli i bambini sono la sola cosa sacra.<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/644630_370553199688143_619309742_n.jpg" /></span></strong>
La peste è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro
incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli
governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un
popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null'altro
rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l'anima, come un
tempo, o l'onore, la libertà, la giustizia, ma la "schifosa pelle".<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/317685_370490759694387_426867177_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Vendita dei soldati americani nei quartieri di Napoli</strong></div>
E, forse, la pietà: quella che in uno dei capitoli di questo romanzo
spinge Consuelo Caracciolo a denudarsi per rivestire del suo abito di
raso, delle calze, degli scarpini di seta la giovane del Pallonetto
morta in un bombardamento, trasformandola in Principessa delle Fate o in
una statua della Madonna.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/66110_370490219694441_961979297_n.jpg" /></span></strong><br />
La peste è nella mano pietosa e fraterna dei liberatori, nella loro
incapacità di scorgere le forze misteriose e oscure che a Napoli
governano gli uomini e i fatti della vita, nella loro convinzione che un
popolo vinto non possa che essere un popolo di colpevoli. Null'altro
rimane allora se non la lotta per salvare la pelle: non l'anima, come un
tempo, o l'onore, la libertà, la giustizia, ma la "schifosa pelle".<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/548127_370478349695628_1876957527_n.jpg" /></span></strong><br />
E, forse, la pietà: quella che in uno dei capitoli di questo romanzo
spinge Consuelo Caracciolo a denudarsi per rivestire del suo abito di
raso, delle calze, degli scarpini di seta la giovane del Pallonetto
morta in un bombardamento, trasformandola in Principessa delle Fate o in
una statua della Madonna".<br />
<strong> <strong> <strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/388781_370478623028934_1654528751_n.jpg" /></span></strong></strong></strong><br />
<div class="caption">
<strong><strong><strong>Gennaro
Capuozzo, detto Gennarino. Eroe di guerra, morì all'età di dodici anni
nella seconda guerra mondiale durante le Quattro giornate di Napol.</strong></strong></strong></div>
Riguardo al film, anch'esso da vedere, ne pubblichiamo alcuni
fotogrammi; alcuni potrebbero creare disagio (il film è vietato ai
minori d 14 anni). Ce ne scusiamo. Altre foto sono tratte dalla rete,
salvo quando diversamente specificato.<br />
Alla presente nota vogliamo correlare il magnifico video youtube <strong><strong>"<strong>CultBook - La pelle (Curzio Malaparte) </strong></strong></strong>avente come autore e conduttore Stas Gawronski .<strong><strong><strong><strong><em> </em></strong></strong></strong></strong>CultBook è la trasmissione di Rai Educational dedicata ai grandi libri di ieri e di oggi.<br />
Il video (<a href="http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3D62KtiSmT9M8&h=JAQGC-fCF&s=1" rel="nofollow" target="_blank">http://www.youtube.com/watch?v=62KtiSmT9M8</a> ) verrà postato sulla Pagina contemporaneamnte alla nota stessa <em>(a cura di L.I.)</em><br />
<em> </em><br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/427782_370273616382768_1892012041_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Scugnizzi che smontano un carro armato nazista</strong></div>
<br />
<br />
<span class="fbUnderline"><strong>"Questa nostra “<em>Pelle</em>” </strong></span> di Nino Leone<br />
<br />
<em>«C’erano tra i miei amici americani, molti giovani intelligenti,
colti, sensibili: ma disprezzavano Napoli, l’Italia, l’Europa, ci
disprezzavano perché credevano che fossimo gli unici responsabili delle
nostre miserie e sventure, delle nostre viltà, dei nostri delitti, dei
nostri tradimenti, delle nostre vergogne. Non capivano quel che c’è di
misterioso, di inumano, nelle nostre miserie e nelle nostre sventure.» …
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/206253_370271613049635_1830645233_n.jpg" /></span></strong></em><br />
<em>«Io volevo bene a Jack, perché era l’unico che provasse vergogna,
si sentisse … miserabile di fronte alla crudele, inumana bellezza di
quel cielo, di quel mare, di quelle isole remote all’orizzonte. Era
l’unico a capire che quella è … l’immagine di un mondo senza Dio, dove
gli uomini sono lasciati soli a soffrire senza speranza; a capire quanto
v’è di misterioso nella storia e nella vita del popolo napoletano e
come esse dipendano così poco dalla volontà degli uomini.» … <strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/398552_370272853049511_1137322623_n.jpg" /></span></strong></em><br />
<em>«Alcuni dicevano: “Voi non siete cristiani: siete pagani!” E mettevano una punta di disprezzo nella parola “</em>pagani<em>”.
Io volevo bene a Jack, perché egli era il solo a capire che la parola
“pagani” non basta a spiegare le profonde, antiche, misteriose ragioni
della nostra sofferenza; che le nostre miserie, le nostre sventure, le
nostre vergogne, il nostro modo di essere miserabili e d’essere felici,
i motivi stessi della nostra grandezza e della nostra abiezione sono
all’infuori della morale cristiana.»<strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/284021_370272126382917_536272551_a.jpg" /></span></strong></em><br />
<div class="caption">
<em><strong>Liliana Cavani regista film "La Pelle" (1981)</strong></em></div>
Sono francamente sorpreso... Non credevo di trovare cose così
straordinariamente attuali in un romanzo come “La pelle” di Curzio
Malaparte, un libro che ha praticamente la mia stessa età. Me lo sono
rimesso a leggere stamani stimolato dal dibattito che sistematicamente
l’amico Pietro ci chiama a invischiarci, piacevolmente devo dire, quasi
sempre piacevolmente. Il volume che ho ripassato è nella collana di
quelli che si accompagnano ai quotidiani, e perciò destinato a essere
trasferito in certe soffitte che anche noi moderni da qualche parte
possediamo. L’edizione originale dello stesso romanzo campeggia invece
lì nella libreria ufficiale con la sua veste beige semplice semplice,
com’erano i libri di una volta, o non sarebbe più giusto dire… tanto
tempo fa?<br />
<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/271126_370272209716242_749885329_a.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Marcello Mastroianni interpreta Curzio Malaparte nel fil "La Pelle"</strong></div>
Il libro di Malaparte, di cui a dieci anni dalla pubblicazione si
faceva ancora un gran parlare, fu acquistato da mio fratello Ciro,
perché allora credo frequentasse i club italoamericani disseminati tra
Napoli e provincia, dove circolavano idee e analisi da “<em>Nuova Frontiera</em>”
e dove il ricordo della guerra e dell’occupazione nazista, così come
dello sbarco alleato e relative sovvenzioni, era certamente molto vivo e
per niente ancora materiale d'archivio. Mi intrigava quel libro e non
so bene perché, forse era il suo titolo così carnale, così bene
attagliato e certamente di sottile reclame per la metafora riconducibile
al nome dell’autore stesso.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/284263_370272799716183_1524866322_n.jpg" /></span></strong><br />
Mi intrigava forse per i discorsi che mio fratello, appena venti anni
nel ’59, si portava a casa e riempiva la tavola, scarna come le figure
dei lavoranti nelle opere secentesche, i letti in cui si dormiva almeno
in tre, le sere senza stufa, le ore fuori studio o le interminabili
passeggiate dopolavoristiche.<br />
E poi dicono, le generazioni del dopoguerra: quelli, a vent’anni, di
dritto e di rovescio discutevano accoratamente del passato prossimo, ma
con occhi rivolti già a un personale e collettivo futuro anteriore, io
così me li ricordo e la differenza è abissale confrontata ai nostri
ventenni.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/298636_370273529716110_946164650_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
Quel libro mi era rimasto impresso ed era stampato meglio: si leggeva
facilmente con quel Bodoni corpo 12, sicché a venti anni fui preso
dalla voglia di sfogliarlo anche io. In confronto a oggi, devo dire che
per le prime 20 pagine le trovai francamente incomprensibili. Trattando
l’argomento guerra, mi aspettavo istintivamente un romanzo d’azione, ma
forse cercavo le trasgressioni del ventre molle di Napoli, di cui allora
si discuteva come bisbigliando; e per di più non capivo il ricorso al
francese, quando parlavano i francesi, o all’inglese ,quando riferiva le
riflessioni personali del generale Jack Hamilton e sorvolo su questo
cognome, che nelle rappresentazioni letterarie di Napoli ricorre ora
come totem ora feticcio ora corno scaramantico…<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/3369_370273646382765_885893307_n.jpg" /></span></strong><br />
E pensare che quarant’anni dopo, avrei fatto la stessa cosa,
scrivendo di Napoli, ma senza che mi ritornassero a mente quei dialoghi
multilinguistici: ne avrei, sinceramente, meglio profittato!<br />
Del libro dei miei venti anni ricordo poche cose e tutte, devo
riconoscere, poco significative. Del volume di oggi, mi son bastate
poche pagine per capire che le argomentazioni di Malaparte erano
invece improntate a una grande libertà interiore e a un’altrettanta
capacità di solidarizzare coi popoli vinti, di sentirsi istintivamente
dalla parte degli angustiati da questioni secolari, attraversati ora da
questo ora da quel malanno o calamità.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/420467_370273703049426_1710201259_n.jpg" /></span></strong><br />
Ritrovo già nelle prime pagine quel sottile argomentare, che è poi
anche di La Capria che ho letto più o meno alla stessa età, ma nel mio
spazio temporale letterario mi sembra di navigare in stagioni distanti
anni luce.<br />
E mi ritrovo col modo di essere dentro i fatti, dentro l'analisi
della situazione di Malaparte. Lo dico anche a onta del pregiudizio che
ancora scarto dal profondo del mio animo sessantottino di cui ci siamo
poi imbevuti negli anni del film ricavato dalla Cavani. E a tal
proposito, credo che oggi mi piacerebbe rivedere quel film, sarebbe di
una suggestione notevole, m’immagino.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/148868_370273769716086_1681358160_n.jpg" /></span></strong><br />
Quello che però trovo davvero sorprendente nella scrittura di questo
libro è la capacità di sentirsi “popolo”, la dichiarata volontà di
appartenenza a un Paese che, pur nella difficoltà, trova il suo asse
portante, la sua identità primigenia e aggiuntiva, la indifferenza alle
differenze regionali e alle ragioni delle latitudini. Lo sguardo sulla
storia si fa accoratezza, condivisione, coralità nel portare il proprio e
l'altrui dolore, e ciò mi ricorda strettamente scrittori cosiddetti
“civili” affermatisi a distanza di molti lustri dalla morte di
Malaparte, e segnatamente siciliani.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/264381_370273096382820_396289300_n.jpg" /></span></strong><br />
Credo che le pagine di questo libro, e il sentimento col quale è
stato scritto, dicano molto anche del Paese attuale e di come esso
appaia sotto i nostri occhi: la divisione parossistica delle non più
mille, ma centomila parrocchie, dei milioni di campanili, quasi tutti ,
però, a ripetere lo stesso suono registrato, da nord a sud, est o ovest
che si vada.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/557192_370491183027678_1852998423_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Eruzione del Vesuvio</strong></div>
Di più, questo romanzo sacramenta, ancora una volta per Napoli, che
la tragedia è in noi, nel nostro divenire, nelle nostre stesse sciagure e
nella nostra stessa abiezione. E direi anche, nel nostro incattivirci e
incrudelirci nel massacro di ognuno che sia altro da noi, quando poi
tentiamo di “salvarci” individualisticamente.<br />
Ma forse… non è che ci farebbe bene un po’ a tutti una serena rilettura di questa nostra “<em>Pelle</em>”?<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/557216_370551389688324_1823315907_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>LA NUOVA FRONTIERA periodico indipendente del Mezzogiorno. Redazione e direzione a Pomigliano D'Arco (foto di Carmen Pulcrano)</strong></div>
<br />
<br />
<em>Breve nota biografica di Curzio Malaparte</em><br />
<br />
<em><strong>Curzio Malaparte</strong>, nome d'arte di <strong>Kurt Erich Suckert</strong>
(Prato, 9 giugno 1898 – Roma, 19 luglio 1957), è stato uno scrittore,
giornalista e ufficiale italiano del Novecento. Ufficiale del Regio
Esercito partecipò alla Marcia su Roma allontanandosi successivamente
dal fascismo quando nel 1925 fu instaurata la dittatura. E'stato al
confino a Lipari con l'accusa di aver svolto attività antifascista
all'estero. Solo con l'intervento di Galeazzo Ciano, suo amico e
ministro degli Esteri, Malaparte poté ritornare in libertà, lavorando
come inviato del <em>Corriere della Sera</em>. Nel 1936 fece costruire a
Capri, su progetto dell'architetto Adalberto Libera, la suggestiva
"Villa Malaparte"; questa residenza, una vera e propria <em>maison d'artiste</em>
arroccata su una scogliera a strapiombo sul mare, divenne spesso
ritrovo di artisti e intellettuali, uno dei più esclusivi salotti
mondani del periodo.<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/227995_370480596362070_276639868_n.jpg" /></span></strong></em><br />
<div class="caption">
<em><strong>Curzio Malaparte al confino a Lipari.</strong></em></div>
<em>Partecipò alla Seconda guerra mondiale in un primo tempo con il
grado di capitano degli Alpini e in seguito, lavorando come
corrispondente per il <em>Corriere della Sera</em>, ebbe modo di
viaggiare in diverse località europee, tra cui la Francia, la Germania,
la Polonia e il fronte russo. Non si sapeva molto della vita di Curzio
Malaparte negli anni tra il 1940 e l'8 settembre 1943. Alcuni documenti
inediti provenienti dagli archivi americani fanno luce sui rapporti tra
lo scrittore e le forze americane stanziate in Italia.</em><br />
<em>
</em>
<em>Malaparte, aveva assunto un atteggiamento critico verso
il regime nazista ed aveva lodato l'efficienza dell'esercito sovietico.
Per questo le autorità tedesche non lo fecero avvicinare al teatro
delle operazioni. Trascorse oltre un anno in Finlandia. Il 25 luglio
1943 lo raggiunse la notizia della caduta di Mussolini. Tornato in
patria, si stabilì nella sua villa a Capri.</em><br />
<em>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/644029_370479089695554_165371702_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Villa Malaparte a Capri, costruita nel 1936.</strong></div>
<br />
<br />
Le esperienze vissute durante il conflitto fornirono il materiale per il primo romanzo, <em>Kaputt</em>,
pubblicato nel 1944 presso l'editore-libraio Casella di Napoli,
probabilmente la sua opera più nota all'estero. Questo romanzo, accusato
spesso di autocompiacimento, rappresenta un vivido e surreale resoconto
degli ambienti militari e diplomatici italiani e nazisti, nonché un
forte atto di accusa verso le atrocità della guerra.<br />
</em>
<em>Nel 1944, Malaparte rientrò nell'esercito italiano come ufficiale
di collegamento con il comando alleato del Corpo Italiano di
Liberazione, con il grado di capitano.</em><br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/528560_370550483021748_1220993026_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
L'arrivo delle forze di liberazione americane a Napoli, e il
profondo stato di prostrazione della città partenopea, costituiscono il
nucleo narrativo del secondo romanzo, <em>La pelle</em>, pubblicato nel 1949 presso le edizioni Aria d'Italia.<br />
<em><em>Già nel 1944 a Napoli, ma soprattutto nel dopoguerra, il suo
sostanziale anarchismo (e camaleontismo) spinse Malaparte ad avvicinarsi
al partito comunista italiano che gli negò per molti anni la tessera
d'iscrizione ( La tessera del PCI gli fu consegnata da Togliatti in
punto di morte), attirandosi le critiche di larga parte della cultura
italiana per la disinvoltura con cui mutava l'appartenenza ideologica e
politica (info tratte da Wikipedia)</em></em><br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/247673_370491906360939_336873128_n.jpg" /></span></strong><br />
</div>
</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-68065443190329370922013-06-09T22:07:00.003+02:002013-06-09T22:22:14.010+02:00Evento "Pomigliano: una questione settentrionale".La nascita dello stabilimento ALFA ROMEO di San Martino a Pomigliano d'Arco<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Lunedì 13 febbraio 2012 alle ore 17.10<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<div class="mbl notesBlogText clearfix">
<span><div>
<br />
<strong><strong><strong><em>L'ALFA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE - LA NASCITA DELLO STABILIMENTO DI SAN MARTINO A POMIGLIANO D'ARCO</em></strong></strong></strong><br />
<strong><strong><strong><em><em>La scelta del meridione, per
ammissione dello stesso Mussolini, secondo “Ali Italiane” (Enrico
Ferrone, Il volo a Napoli - Dal passato al futuro.IBN Editore), era
dettata dalla necessità, prima che il Paese fosse pronto per immergersi
nella Seconda Guerra Mondiale, di trasferire molte industrie di guerra
del Nord nel Meridione, a protezione delle stesse da quella che poteva
essere l’offensiva di Francia e Gran Bretagna.</em></em></strong></strong></strong><br />
<a name='more'></a><br />
<strong><strong><strong><em><em>Nel 1938 l'IRI incarica l'Alfa Romeo di fondare nel Sud un Centro Industriale Aeronautico con abbinato un piccolo aeroporto.</em></em></strong></strong></strong><br />
<strong><strong><strong><em><em>La scelta ricade su Pomigliano
d'Arco. Nel Verbale del Comitato Tecnico dell’IRI del 4 marzo 1939 si
legge: “le esplorazioni compiute nella zona, partendo sempre dal
criterio di installare il nuovo stabilimento là dove maggiormente sia
sentito il disagio della disoccupazione operaia e dove per la facilità
delle comunicazioni sia possibile un rapido e comodo allacciamento con i
principali centri della zona…” .</em></em></strong></strong></strong><br />
<em>
</em>
<em><em>Dedicato a Pomigliano d'Arco, con la nota che segue,
affronta l'insediamento dello stabilimento per motori aeronautici
dell'Alfa Romeo a Pomigliano d'Arco . Viene riportata una sintesi di
questa storia pubblicata da Elvira Ruocco , su Club Alfa Sport, sulla
base della documentazione originale conservata nell'Archivio Storico
Alfa Romeo Volume II, 1998. (foto da Club Alfa Sport e da Ugo Gobbato,
un innovatore senza epoca, quando non diversamente specificato).</em></em><br />
<em>
</em><em>
<br />
<em>Elvira Ruocco fece parte della Direzione Relazioni Esterne e
Stampa dell’Alfa Romeo dove ebbe l’opportunità di seguire con vivo
interesse personale e grande passione le attività dell’Azienda nel campo
dell’informazione e della comunicazione.</em><br />
</em><em>
<br />
<em><em>Nel novembre del 1984, le fu affidato l’incarico di
riordinare la documentazione esistente presso il Centro Documentazione,
oggi Archivio Storico, dell’Alfa Romeo, ruolo che ha svolto con grande
professionalità e competenza. Coloro che vogliono approfondire possono
consultare la sua sezione storica sul sito <a href="http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.alfasport.net&h=VAQFX92ro&s=1" rel="nofollow" target="_blank">www.alfasport.net</a>.
Ringraziamo Elvira Ruocco ed Alfasport per questa ricerca storica che
rappresenta un pezzo importante della storia industriale di Pomigliano.<em> (foto da Club Alfa Sport e dal libro “ Ugo Gobbato, un innovatore senza epoca”, quando non diversamente specificato)</em></em></em><br />
</em><strong><strong><strong><strong><strong><em>
<br />
</em></strong></strong></strong></strong></strong>
<br />
<br />
<strong><strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/425583_254661084610689_942045539_n.jpg" /></span></strong></strong><br />
Nel 1938, l'Aeronautica Militare propose all'I.R.I. la costruzione di
un grande stabilimento aeronautico per la produzione di motori e
velicoli nel Sud dell'Italia.<br />
Il 1° aprile 1939, alla presenza del Capo del Governo, venne posta la
prima pietra dello stabilimento che fu eretto in un area compresa tra
Pomigliano d'Arco e Acerra, area che permetteva di utilizzare le reti
ferroviarie dello Stato e quelle secondarie. Compreso il campo di volo,
fu occupata una superficie di circa 300 ettari.<br />
<strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/419250_255141024562695_1154439081_a.jpg" /></span></strong><br />
Venne costituito un ufficio con il compito di mantenere i contatti
con le autorità e di seguire le direttive del Comitato per la
costruzione dello stabilimento. A capo di questo ufficio fu nominato
l'ingegner Cuocolo.<br />
Furono creati tre centri principali: Produzione Motori, Produzione Velivoli e Centro Leghe Leggere.<br />
La produzione di motori avio, che continuava a costituire la
principale attività dell'Alfa Romeo, ammontava, nel '39, a 1.243 unità.
Un forte miglioramento, rispetto al 1938, si registro' nella produzione
di ricambi.<br />
Circa il 10% dei motori di aviazione veniva esportato.<br />
Gli ordini acquisiti assicuravano lavoro ai vari reparti fino al
settembre 1940. Ed inoltre era in corso di assunzione una commessa per
la costruzione di motori avio a cilindri in linea, con raffreddamento ad
acqua, per la Regia Aeronautica.<br />
Le previsioni per il 1940, illustrate dall'Ing. Ugo Gobbato
(Direttore Generale dell'Alfa Romeo), nella seduta di fine anno,
riguardavano il nuovo stabilimento di Napoli che doveva produrre, nel
primo anno di esercizio, due tipi di motori in linea con raffreddamento
ad aria di modesta potenza: l'Alfa 110 e l'Alfa 115, rispettivamente a 4
e 6 cilindri. L'attivita' doveva iniziare con una produzione mensile di
60 motori da elevare fino a 130 per la fine del 1940, produzione
corrispondente a 42 unita'-base Alfa 126. Per lo stabilimento del
Portello invece si prevedeva una produzione di 120 unità-base al mese.<br />
Si sperava di poter presto iniziare la produzione del motore da 1500
cavalli Alfa 135 e, su licenza, il motore a cilindri in linea
raffreddamento ad acqua, che fu denominato Alfa 150.<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/402679_254661474610650_1598928560_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Nel
1939 con l'insediamento Alfa Romeo si costituì anche un'azienda
agricola per la produzione di legumi, verdura, frutta sufficiente per
alimentare gli stabilimenti di Pomigliano e di Milano.</strong></div>
<br />
Siamo agli inizi del 1941. I lavori a Pomigliano procedevano bene
tanto da far sperare che il primo motore potesse essere collaudato entro
marzo.<br />
Venne costruita una sala motori di 1800 mq., un capannone per
l'attrezzeria, un grande magazzino generale, un grande laboratorio
Metallurgico, un complesso di sale prove motori. Alle spalle
dell'aeroporto, costruito su un'area di 1.800.000 mq., furono costruiti
capannoni e uffici. Questo complesso disponeva di asilo nido, infermeria
e mensa. Si costituì anche un'azienda agricola per la produzione di
legumi, verdura, frutta sufficiente per alimentare gli stabilimenti di
Pomigliano e di Milano. C'erano moderne stalle con 200 bovini, una
conigliera, allevamenti suini e pollicoltura.<br />
Il Comitato deliberò anche la costruzione di un gruppo di abitazioni
operaie con piccolo orto per ogni famiglia. Si trattava di circa 500
appartamenti che furono costruiti in un'area prospiciente allo
stabilimento.<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/404931_254661677943963_248684563_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Nel
1939 accanto allo stabilimento Alfa Romeo la azienda agricola operava
con moderne stalle con 200 bovini, una conigliera, allevamenti suini e
pollicoltura.</strong></div>
Alla fine dell'anno la situazione nello stabilimento di San Martino
era la seguente: la lavorazione dei motori proseguiva regolarmente
grazie anche ad una commessa di motori Alfa 150; si stavano, inoltre,
definendo le trattative per la costruzione di grandi apparecchi su
progetto dell'ingegner Zappata, che aveva l'incarico di consulente
tecnico. Le prime commesse erano previste entro il mese di aprile del
1942 dato che l'apparecchio era un bimotore di grossa portata che veniva
fabbricato per la prima volta.<br />
<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/405916_255141424562655_1247433824_a.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>1942: Reparto Produzione Motori Alfa Romeo a Pomigliano</strong></div>
<br />
<strong>Bombardamenti e distruzione degli stabilimenti</strong><br />
A Milano il 14 febbraio del 1943, mentre erano al lavoro 8.500
operai, lo stabilimento del Portello subì seri danni per un
bombardamento, andarono perdute le lavorazioni del 30 per cento
dell'attività globale e migliaia di documenti storici dell'Alfa. Di
conseguenza vennero decentrati gli uffici di progettazione e l'archivio
disegni.<br />
A Pomigliano, il reparto velivoli, sorto dopo quello dei motori, si
trovava ancora nella fase embrionale a causa delle variazioni dei
programmi della Regia Aeronautica, la quale, dopo aver annullato
l'ordine per la costruzione del velivolo G50 e poi del velivolo Cant Z.
1018 per passare al tipo RO 58 e quindi a quelli di riparazione RE 2001 e
costruzione RE 2002, tornò nuovamente al Cant Z 1018.<br />
<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/418961_255150777895053_2032357545_a.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>1943.
La distruzione dello stabilimento di Pomigliano ad opera dei Tedeschi
in ritirata di fronte all'avanzare degli Alleati (da" Ugo Gobbato. La
leggenda di un innovatore senza epoca",2009</strong></div>
Il fatturato raggiunse 300 milioni con una produzione di 1000 motori.<br />
Il 30 maggio del 1943, lo stabilimento di San Martino di Pomigliano
subi' una pesante incursione aerea che provocò vittime e gravi danni
alle strutture.<br />
Già prima dell'incursione era stato predisposto un piano di
decentramento. A Marigliano era già funzionante un reparto riparazione
motori. Si decise di installare nelle grotte di San Rocco l'officina
motori e il reparto produzione ausiliaria e dei laminati.<strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/418747_255142291229235_694084798_a.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>30 Maggio 1943. I cappannoni dell'Alfa Romeo distrutti dai bombardamenti alleati (da Il Volo a Napoli di Ferrone)</strong></div>
Il trasferimento dei laminati fu necessario anche al fine di ottenere
dalla Germania l'invio del macchinario non ancora spedito in quanto le
Autorità tedesche non ritenevano sicuro lo stabilimento di Pomigliano.
Si pensò quindi di decentrarlo a Feltre, nello stabilimento della
Metallurgica Feltrina. Il trasferimento del reparto cellule era ancora
in via di definizione.<br />
Per quanto riguarda Milano, era in corso a Vittuone la crezione della
2a linea di riparazione dei motori R.A.1000 a completamento della 1a
linea già trasferita a Marigliano.<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/417026_255142457895885_572027619_a.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>1944.Vista dello stabilimento dell'Alfa Romeo bombardato dagli Alleati</strong></div>
Intanto la fabbricazione dei motori Daimler Benz fu sostituita con quella di parti del nuovo motore Jumo della Junkers.<br />
Su invito delle autorità tedesche che volevano semplificare le
trattative commerciali, si costituì un consorzio con l'Isotta Fraschini e
con le Reggiane, per i regolamenti relativi alle commesse in corso.Ogni
attività cessò con il bombardamento del 20 ottobre del 1944.<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/422069_254662041277260_317510182_a.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Bombardamenti
sugli insediamenti Alfa Romeo e sull'aeroporto a Pomigliano nel 1944
(da Storia di Pomigliano dalle origini Basile-Esposito)</strong></div>
L'11 maggio 1945, l'Alfa venne posta in regime di amministrazione straordinaria.<br />
I danni subiti dagli stabilimenti erano ingenti. Pochissimo fu
salvato dalle incursioni aeree e dalle sistematiche distruzioni operate
dai tedeschi prima di abbandonare Napoli.<strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/430493_255160367894094_467124525_a.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Gastone
Ghezzi durante la cerimonia fatta nel 1977 per festeggiare i quaranta
anni di servizio in Alfa Romeo, premiato con una medaglia d’oro.
G. Ghezzi, trasferito dall'Alfa di Milano nel 1939, è stato un pilastro
dell’Alfa di Pomigliano. Partecipava ai picchetti a difesa degli
impianti Alfa a Pomigliano durante i bombardamenti per evitare che le
macchine di produzione venissero asportate da malintenzionati. Nella
foto compaiono l’A.D. Ing. Pozzi e funzionari del Cral.
(Foto fornita da Cesare Ghezzi)</strong></div>
I lavoratori occupati
erano circa 500 e le macchine recuperate circa 300. Nulla si poteva
portar via dallo stabilimento perche' gli operai si opponevano
energicamente.<em> (Gastone Ghezzi, vedi foto, era uno di questi Ndr).</em>
<strong></strong><br />
<br />
<br />
<strong></strong><br />
<span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" src="http://photos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/417513_255142727895858_244840013_a.jpg" /></span><br />
<div class="caption">
Ricovero antiaereo a piazza Mercato a Pomigliano durante la guerra (da Storia di pomigliano dalle origni di Basile-Esposito)</div>
<strong></strong><br />
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/421380_254660991277365_537498202_n.jpg" /><div class="caption">
1
Aprile 1939. Mussolini posa la prima pietra dello stabilimento Alfa
Romeo a pomigliano d'Arco (Foto condivisa dal Gruppo " Noi delle
Palazzine di Pomigliano")</div>
</span></div>
</span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-60169469959215426982013-06-09T22:06:00.000+02:002013-06-09T22:22:14.004+02:00Fronte Perduto. Un racconto della "nostra gioventù".<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Venerdì 21 settembre 2012 alle ore 14.22<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<span><div>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="281" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/533794_367550516655078_2019602244_n.jpg" width="400" /></span><strong><strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" height="240" src="http://photos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/527651_367548423321954_2102404410_a.jpg" width="400" /></span></strong></strong></strong><br />
<br />
<strong>Fronte Perduto</strong><br />
<em>di Nino Leone</em><br />
<br />
<strong><em>Riceviamo da Nino Leone e volentieri pubblichiamo questo
racconto della "nostra gioventù" della metà degli anni '70 . Le foto
sono state raccolte in rete a cura della Pagina.</em></strong><br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<em> </em> Al Ponte di Casanova ci andavano i miei fratelli maggiori:
compravano abiti da lavoro, loro. Uno..., in particolare, il
pasticciere, dovendo lavorare da Sangiuliano al Vomero, "non poteva"
presentarsi al lavoro con la divisa cucita da zia Assunta. Sarebbe stata
notata subito: o troppo elegante o troppo fatta a mano e non stava bene
per un semplice apprendista. Quindi niente panni americano-napoletani
di compiacimento; eravamo gente di provincia, carni e nervi da fatica e
troppo poca cacca da farci pallottole o per pettinare cani. Lo sfizio
dell'usato ce lo prendevamo semmai, di prima mano e sempre e solo al
mercato di Pugliano/Resina.<br />
<br />
<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" height="300" src="http://photos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/283153_367549133321883_299810376_a.jpg" width="400" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Calata ponte di Casanova oggi</strong></div>
<strong><strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" height="324" src="http://photos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc3/298408_367551386654991_438486691_a.jpg" width="400" /><div class="caption">
Ponte di Casanova oggi</div>
</span></strong></strong>
O Ponte 'e Casanova invece, io la frequentavo, e spesso, perché,
oltre a panni usati, c'erano le botteghe dei decoratori: una
specializzazione d'ambito, nell'arte dell''imbianchino o dei corniciai.
Ci andavo col mio primo fratello, al quale ero molto legato e dal quale
ho imparato a "guardare" in corpo a Pompei come una macchina a raggi X;
lui faceva appunto il decoratore, cioè costruiva controsoffittature,
abbassando le lamie delle alte stanza di una volta, grazie a telai di
legno e tela di canapa di scarto; poi dopo una ripassata di colla e
carta di giornali vecchi, venduti sempre li, al Ponte di Casanova, a
poche lire al chilo, lasciando asciugare, finiva che la tela si
"tesava". <strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/185092_367549956655134_1438435096_n.jpg" /></span></strong><br />
Mi rintocca ancora in testa il tamburellare delle dita per sentire la
tensione dell'enorme pancia ingiornalata. Poi, si passava la carta
bianca e per finitura, si apponevano decori, cornici, fregi, centroni di
gesso - a me piacevano quelli con la frutta, mele cotogne uva granate-.
Si stuccava, scartavetrava, prima mano di pittura e, da ultimo, si dava
di colore. Bianco grigio o celestino: questa era la regola. Tonalità
necessariamente pastello, ché dalla calce come matrice base è difficile
cavarne altro. Aveva un odore buono la calce, come di latte, benché più
secco, disidratante: si avvertiva in punta di narici e le mucose nasali o
delle labbra ne restavano impregnatee screpolate anche quando avevi
finito o eri lontano.<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/551916_367550363321760_71266247_n.jpg" /></span></strong><br />
Un lavoro rigoroso, fatto di molti saperi e di grandi effetti,
concentrazione e soddisfazione. La gamma dei pennelli andava da
tiralinee dai pochi peli ad almeno altri dieci di diverso calibro:
serviano a ottenere linee tratteggiate a mano con il supporto di riga
squadra e lenze. Grazie a quel mio fratello laborioso, al suo estro
poliedrico e genioso, da artiere rinascimentale, so cos'è un lambrino,
cosa la tecnica della cosiddetta "smacchiatura" o a cosa serve l'olio di
lino cotto, o come si mordenza la vernice ad olio con l'ausilio
dell'aceto e di una spugna marina. O ancora, come si finge marmo ciò che
invece è solo un colpo d'occhio.<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/483231_367552599988203_1330111828_n.jpg" /></span></strong><br />
Questa tecnica antichissima e resistita per certe case fino alla fine
degli anni 60 - per lo sbarco sulla luna del 69, la nostra sala da
pranzo di famiglia era ancora decorata a questa maniera, parati sopra,
lambrino a quadri, alternati a losanghe, zoccolatura in basso alta e
scura, di finto marmo venato -, era diffusamente applicata oltre che
nelle dimore d'epoca pompeiana soprattutto nei palazzi aristocratici,
primi fra tutti i palazzi reali. I pavimenti delle sale che precedono
quella del trono di Napoli o Caserta, sono rigiole di argilla
"smacchiate" con la tecnica del marmo disegnato. In certi casi è
veramente difficile da riconoscere per un "falso". Un falso d'antan,
benché in perfetta... "buonafede"<br />
<strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://photos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/263877_367551833321613_438371819_a.jpg" width="349" /></span></strong><br />
<br />
Mo, come si dice a Berlino: « l'arte d'o pate è meza mparata »...
anche questo vuol dire nascere in una famiglia di lavoratori. Essendo io
ultimo di otto figli lascio immaginare quante arti ho appreso e corsi
meno accelerati ho frequentato...<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/558608_367548779988585_1856110394_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Movimento studentesco</strong></div>
<br />
<strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://photos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/545858_367553176654812_1062833431_a.jpg" width="378" /></span></strong><br />
Lo sfizio dell'usato me lo sono preso coi miei compagni di " Fronte
Perduto" come usavano chiamarci alludendo al nostro gruppo di sette otto
giovanotti di belle e animose speranze. Il nome era stato coniato dalla
mamma di Giruccio, il belloccio di noi: alto biondo occhi cerulei
sorriso ammaliante, modi garbat, portamento elegante: da solo
compendiava tutti noi messi assieme. Allora eravamo universitari di
primo pelo; frequentavamo i collettivi studenteschi e distribuivamo il
settimanale "Fronte Popolare" organo del Movimento Studentesco che
arrivava alla libreria Cuen del Politecnico.<br />
<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://photos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/150375_367553033321493_551159765_a.jpg" width="313" /></span></strong><br />
Orbene qualcuno doveva pur ritirarli... noi eravamo gli addetti, ma
solo Giruccio aveva il telefono in casa. A lui perveniva ogni sorte di
info, mmasciate di ragazze, organizzazione, servizi e riunioni. La mamma
di Giruzzo faceva da segreteria telefonica, benché non troppo fedele:
infatti l'imbasciata di ritirare il nuovo giornale da distribuire, fu da
lei trasformato in «Giru', ha telefonato uno da Fronte Perduto...»
abbiamo riso per sere giorni e notti, e da quel giorno fummo quelli del
gruppo di «Fronte Perduto» e ci comportammo di conseguenza.<br />
In quel periodo vigevano canoni estetici da western-spaghetti; Sergio
Leone era già quasi passato di moda e i nostri idoli vestivano in pieno
Salt Lake Desert pellicce di lontra o marmotta come dovessero invece
atttraversare tutto l'Ontario.<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" height="276" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/185114_367551143321682_1350438648_n.jpg" width="400" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Mercato di Resina</strong></div>
<strong><strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" height="246" src="http://photos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/308270_367550719988391_1511124042_a.jpg" width="400" /></span></strong></strong>
<br />
Un giorno decidiamo di andare a Resina a comprare vestiti
ostentatamente anti. Optiamo per l'acquisto di pellicce anche noialtri.
Ci avrebbero dato un tono da duri, irriducibili, desperados
dell'esistenzalismo e del nihilismo imperante. Ovviamenti i due tre
belli del gruppo, Giruzzo in testa, trovarono subito soprabiti raffinati
leggerini fighissimi: uno in particolare era di pelle di cavallo
Apaloosa, a dire razza pezzata bianca e rossa: una sciccheria!<br />
<strong><span class="photo photo_right"><img alt="" class="photo_img img" height="317" src="http://photos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/423734_367550893321707_176281357_a.jpg" width="400" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Cavallo Appaloosa</strong></div>
<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://photos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/542154_367551559988307_516524667_a.jpg" width="395" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Mercato di Resina</strong></div>
<br />
A noi poveri ma brutti, restavano le pellicce di animali i più
strani, armadillo astrakan lapen gatto, probabilmente. Ore e ore passate
in case fetide di umido mai asciugato dell'ultima eruzione pliniana.
Funghi e "peruto" che le mani rinsecchivano al contatto con i licheni
cresciuti su cinghie, borse, stivali e scarpe di cuoio.<br />
<strong><span class="photo photo_center"><img alt="" class="photo_img img" height="224" src="http://photos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/314278_367552359988227_275820217_a.jpg" width="400" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Pelliccia di orso</strong></div>
<br />
Scegliamo pattuiamo paghiamo e, caricandoci orgogliosi le nostre
gloriose "mise" trasgressive, ce ne torniamo a casa. A me toccò una
pelliccia di orso, costata appena 5 mila lire, che da sola meritava una
carriola per portarla. Guido che passava all'impiedi sotto il letto,
tanto era un pezzo di stangone, ne aveva un'altra di marmotta tre volte
la sua taglia. Appuntamento la sera al muro del viale principale.
Arriviamo come i monaci, uno alla volta... - mi piacerebbe riverdermi/ci
- a parte i fighi, dei poveri ma brutti si vedeva avanzare per strada
solo ste pelliccione, goffe e imbabuccate, mentre noialtri si spariva
sotto la folta peluria...<br />
<br />
<strong><span class="photo photo_left"><img alt="" class="photo_img img" height="400" src="http://photos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/228862_367552243321572_908996816_a.jpg" width="400" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Pelliccia di Marmotta</strong></div>
E poi... un caldo... un caldo... un caldo asfissiante. Ma si soffriva
per orgoglio della coerenza e in forza della trasgressione e della
decisione presa. Ormai eravamo Fronteperdutisti. Andavamo
orgogliosamente tronfi dei nostri trofei e dello stupore nonché del
ridicolo cui volontariamente ci eravamo sottoposti: un caldo da morire,
da stramazzare. Mai avuto tanto caldo sotto marzo.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/550406_367552853321511_1364890237_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Anche i Beatles vestivano giacche di eskimo</strong></div>
<br />
Risultato finale, la settimana dopo restituimmo le pellicce, tranne
Giruzzo, e ci comprammo un comodo eskimo foderato di soffice e caldo
fluff col quale, da Fronte Perduto, parte di noi arrivò fino alla laurea
in medicina.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/307934_367552696654860_730963053_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
</div>
</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-68071087820523504572013-06-09T22:03:00.003+02:002013-06-09T22:22:14.012+02:00I Pomiglianesi. Racconti e testimonianze di compagni del movimento studentesco<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Domenica 16 settembre 2012 alle ore 19.29<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<span><div>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/s720x720/541995_365952120148251_1828131986_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Movimento studentesco<a name='more'></a></strong></div>
<br />
<strong>I Pomiglianesi. Racconti e testimonianze di compagni del movimento studentesco</strong><br />
(di Nello Manfrellotti)<br />
<br />
<strong>Da
Nello Manfrellotti riceviamo questi racconti che volentieri
pubblichiamo. Essi si riferiscono a squarci di vita del gruppo del
movimento studentesco Movimento lavoratori per il Socialismo di
Pomigliano. I racconti sono stati pubblicati nel libro <em>“Dal ’68 al futuro. Racconti e testimonianze di compagni del Movimento Studentesco</em>, arrendersimai@mov, collana Passato e futuro, edizione CUEC (Cooperativa Universitaria Editrice Cagliaritana), Aprile 2012.</strong><br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/552159_365952260148237_411172564_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>“Dal
’68 al futuro. Racconti e testimonianze di compagni del Movimento
Studentesco, arrendersimai@mov, collana Passato e futuro, edizione CUEC
(Cooperativa Universitaria Editrice Cagliaritana), Aprile 2012.</strong></div>
<br />
Il gruppo di Pomigliano arriva al Ms Mls <em>(Movimento studentesco Movimento Lavoratori per il Socialismo)</em>
verso la fine del 1975 inizio 1976 , è il periodo in cui a Milano si
lavorava per costruire una organizzazione politica più articolata, con
maggiori diramazioni territoriali e nazionali, nei luoghi di studio e
lavoro, un percorso in cui era certamente intelligente e utile, nonché
lungimirante, coinvolgere diversi gruppi locali già strutturati.
All’inizio del ’74 noi pomiglianesi eravamo organizzati in un circolo
locale, il <em>Centro di Iniziativa Politico Culturale</em>, in breve,
CIPC. Già l’acronimo, da solo ci costò banalità, frizzi, lazzi e
inenarrabili ilarità. Il gruppo, orgogliosamente autopostosi “<em>a sinistra del PCI</em>”,
era in realtà un melting pot nel quale confluivano esperienze
diversissime: rifiuto della linea “riformista e socialdemocratica” del
PCI, bordighismo, spontaneismo, quasi, alla <em>Lotta Continua</em> e <em>Potere Operaio</em>,
i delusi della Fgci e un poco di azione cattolica che non manca mai e
in italia non guasta mai; a fondamento del gruppo vi erano gli studenti
provenienti da ogni estrazione: universitari e medi e poi dalle scuole
(Itis [tecnico industriale], magistrale, e professionale di Pomigliano;
scientifico e professionale di Marigliano; classico, geometra e
ragioneria di Nola ). Il nucleo storico era pomiglianese ed è proprio
nella città più industrializzata del Mezzogiorno che il gruppo si
radica saldamente, nella campagna referendaria contro l’abolizione del
divorzio, nei comitati di quartieri nati spontaneamente nelle zone
popolari della città, nelle lotte dei disoccupati organizzati contro il
lavoro nero e per il diritto al lavoro.<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/58296_365953933481403_924361802_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Pomigliano d'Arco Via Leopardi Festa di Fronte Popolare 1977(foto by Nello Manfrellotti)</strong></div>
Il
CIPC, Qcoinvolse centinaia di giovani, e quando fu il momento di
aderire a una organizzazione nazionale la maggior parte scelse di
entrare nell’Ms Mls; più tardi, ma con qualche distacco, com’è
tradizione a sinistra, confluì nel PdUP (1981) e infine ma con molte
perplessità e tante discussioni – che forse ancora perdurano
privatamente - nel Partito Comunista Italiano (1984). <em>Apres… le deluje! </em>Nulla fu come prima, ma neanche<em> </em>come dopo<em>.</em>
Non ci si raccapezzò più. Chi partecipò all’avventura incise, in modo
determinante, nella vicenda politica e sociale cittadina e per alcuni,
quella è stata la prima palestra per dimostrare di essere in grado di
poter portare un proprio e originale contributo a contesti,
sicuramente, più complessi. Solo per inciso, proprio qualche giorno
fa, l’Associazione politico culturale Sogno Democratico, in un incontro
pubblico a Pomigliano, ha proposto una discussione con Luca Telese sul
suo ultimo lavoro: “Gioventù amore e rabbia”, un originale ed onesto
panflet sull’Italia della crisi in cui si raccontano le storie di
giovani che hanno il coraggio di non arrendersi e vogliono decisamente
cambiare un Paese che non sentono proprio. Nella sala affollata e molto
partecipata ho contato più di una ventina di persone che hanno condiviso
il periodo che stiamo cercando di descrivere.<br />
<em>Carissimi,
compagne e compagni è evidente che mi vengano in mente tante vicende
legate al ruolo che svolse l’Ms Mls nella storia sociale e politica
della sinistra italiana ma per scelta, pudore personale e spazio
escludo di trattarne qui, invece, spero con un po’ di leggerezza di
riuscire a raccontare alcuni momenti, forse marginali, che
coincidono con il senso dell’avventura che quella stagione ha
rappresentato per me, insomma vorrei approcciare di striscio la
sostanza seguendo le suggestioni che il ripensare a quegli anni
sollecita</em>.<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/264380_365953243481472_446851679_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><em>Antifascismo e difesa della democrazia. La notte che avremmo dovuto salvare l’Italia. </em></strong><br />
Siamo
nell’ottobre del 1974 e arrivano notizie, molto riservate, che ci sia
in atto un tentativo di colpo di stato (quello che poi sarà chiamato il
golpe bianco di Edgardo Sogno), si mobilitano partiti, sindacati e
organizzazioni della sinistra (PCI, PSI, Extraparlamentari, Noi, Lotta
Continua e Potere Operaio); si crea un coordinamento (la struttura
apicale sarà chiamata black box e poi a cascata una struttura piramidale
di altre box), io e altri facciamo parte della seconda box della
cascata, la nostra indicazione era di riunirci in un solo posto
possibilmente a casa di qualcuno, senza che nessuno sapesse dove e
ascoltare la radio: se le trasmissioni si fossero interrotte prima
delle 24.00 e fosse cominciata a essere diffusa musica classica, avremmo
dovuto essere pronti a difenderci e resistere. Eravamo a casa di un
compagno, sei o sette di noi, non ricordo di preciso, situazione
ideale, radio in cucina e uscita immediatamente sulla strada. Attendemmo
con ansia la mezzanotte, la tensione era altissima, l’orecchio
incollato alla radio ma non succedeva niente. I programmi radiofonici
proseguivano normalmente. Passarono altre due ore, seza che nulla
accadesse. Si era ormai al cuore della notte, forse era il caso di
rilassarci ormai, però, essendo impossibile ogni contatto telefonico,
giacché assolutamente proibito, prendemmo atto da soli che forse il
golpe era stato rinviato ad altra data. Ognuno di noi aveva trascorso la
giornata precedente a distruggere, in sede e a casa, giornali, libri,
documenti politici, elenchi di contatti e riferimenti e a fare riunioni
preparatorie più o meno impegnative a seconda del livello della
“cascata”. Eravamo stanchi e, a dire il vero, pure un po’ affamati. La
famiglia del compagno che ci ospitava era numerosa e di soli figli
maschi, la madre, credeteci, era una cuoca straordinaria, che cucinava
in quantità industriali; il padre, grande tifoso del Napoli e
personaggio sicuramente sopra le righe, dal vano cucina, o meglio
refettorio, viste le dimensioni della grande tavola di assi di castagno,
raggiungeva direttamente una super fornita cantina di rosso di
manduria, vinificato in casa. Era un vino doppio e violetto che, per
intenderci, lasciava la macchia persino sui bicchieri. Insomma, grazie
al mancato golpe, trovammo pane e vino in abbondanza, e un orcio extra
large di melanzane sott’olio, quelle col peperoncino, aglio e origano, e
poi formaggio e salame. Apparecchiammo e timidamente cominciammo a
mangiare. E bere, e, sempre meno timidamente, a rilassarci. Verso le
cinque della mattina qualcuno improvvisamente bussò alla porta. Ci fu
uno sbandamento generale, si saltava dalle sedie e qualcuno si nascose
pure, il padrone di casa, cautamente, andò ad aprire la porta e
sull'uscio apparve Biagio, padre di Nicola D'Isanto, un vecchio quadro
dell’Alfa Romeo Avio, socialista, uomo scaltrissimo e di grande ironia,
il quale impiegò esattamente un attimo a capire la situazione. Ci
squadrò intensamente scuotendo la testa lentamente e nella sua
inconfondibile cadenza puteolana disse : <strong>E... vuje avissav’ avut’ salvà l’Italia</strong>
?!? Ci caricò in macchina e ci riportò a casa, tutti. Il giorno dopo
Nicola ed io andammo a fare una riunione a Napoli nella sede di Fronte
Unito (OCML) in piazza Cavour, ma questa è un’altra storia...<br />
<strong><em></em></strong><br />
<br />
<strong><em><strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/269185_365953370148126_954296583_n.jpg" /></span></strong></em></strong><br />
<br />
<strong><em>Giuseppone a Mare. </em></strong><br />
Che
centra il ristorante napoletano con l’Ms Mls, c'entra, c'entra un po’
c'entra. Ho già descritto le confluenze nel CIPC; c’era di tutto ma
mancavano gli stalinisti e noi stavamo per aderire a una formazione
politica che non faceva mistero di avere simpatie in quella direzione:
“Armata rossa torrente d’acciaio nelle tue fila si vince o si muor…” -
si cantava a squarciagola nelle manifestazioni - “… al sole brillano le
baionette e i ….” . La scelta (Ms Mls) era pressoché maturata ma
soltanto istintivamente. I gruppi di studio, caratteristica comune della
nostra generazione, su Marx e Lenin e la distanza dallo spontaneismo
trotzkista non ci avvicinavano automaticamente a Stalin e così per
colmare la distanza ricominciamo a studiare. Prendemmo di petto la cosa,
affrontando un saggio del celebrato capo del PCUS: “<em>Problemi economici del socialismo nell'URSS</em>”.
Si era a casa di uno di noi, si legge, si discute, si prendono
appunti, così come avevamo sempre fatto, solo che quella volta le
discussione era scarna e molto formale, quasi burocratica.<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/542009_365953436814786_1144236839_n.jpg" /></span></strong><br />
Spiegazioni
brevi e interventi ancor più telegrafici. Improvvisamente il compagno
che stava leggendo, si ferma, tira fuori una sigaretta dal pacchetto e,
come era solito fare, l’annusa. L’accende infine e, tirando una profonda
boccata, esclama: “ <em>Guagliù a me, stu’ Giuseppon’ ammare m'ha già rutt’ o …</em>”.
Risata generale di approvazione e di franco sollievo. Non finimmo di
leggerlo, il saggio. É pur vero che aderimmo all’Ms Mls, ma nessuno di
noi si è mai sentito stalinista. Nei fatti, che poi sono quelli che
contano sul piano della storia, <em>Giuseppone a mare </em>ci aveva salvato da una prospettiva storica ormai superata. <br />
<strong><em></em></strong><br />
<br />
<strong><em><strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/483075_365953533481443_2105100113_n.jpg" /></span></strong></em></strong><br />
<br />
<strong><em>Vestivamo alla Katanghese.</em></strong><br />
<br />
Quando
entrammo nel Ms Mls cambiammo molto, intanto trovammo sul nostro
cammino i napoletani, i fuorisede universitari, i milanesi e
interagimmo con loro, assimilando i loro modi e il loro stile;
cambiammo gli “usi e i costumi” della nostra giovane, sgangherata e
ingenua tribù. In poco tempo qualcuno cominciò a parlare con la
cadenza milanese e i “<em>uè”, </em> i <em>“ né” </em>e i<em> “pirla”</em>
comparvero nello slang italo-napoli-pomiglianese. La mutazione vera
avvenne però nel modo di vestire. Sì, nel look. A Pomigliano, che è
sempre stata una città molto orizzontale, gli insediamenti industriali
avevano solidificato un livello economico di benessere alquanto
diffuso, un cliché sociale che aveva generato costumi composti,
dignitosi e poco stravaganti, non solo sul piano dell'apparire. La
nascita dei grandi magazzini, per le famiglie, e la scoperta dei mercati
di Resina, da parte dei giovani, già contribuirono a modificare
sostanzialmente quel modello, ma la stagione della politica addirittura
lo sconvolse, inferendogli il colpo ferale. Da quel momento cominciò il
tempo del vestire ideologico. Si perché era dall’abito che riconoscevi
il monaco o la chiesa di appartenenza. Eleganti ma sobri i socialisti;
seriosi, decorosi ma grigi, i militanti del PCI e i giovani della FGCI,
all’apice della trasgressione qualche maglioncino marroncino o al
massimo azzurro; colorati, stravaganti e vivaci gli extraparlamentari
LC, PO, Cub e Autonomia Operaia che negli atteggiamenti già ricercava
quella normalità camaleontica che portò direttamente alla
clandestinità.<br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/247982_365953853481411_1330173227_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
Noi
approfittammo dell’occasione e vestimmo alla Katanghese. L’impermeabile
alla Humphrey Bogart invece dell’inflazionato eskimo; il Loden,
rigorosamente verde ed inglese con l’apertura delle tasche verso
l’interno (se ricordo bene Amedeo ne aveva uno impeccabile); i jeans
Wrangler, i polacchini e il giaccone marinaro (che faceva molto servizio
d’ordine, tenuta comoda e poco identificabile nella folla ); la coppola
alla sicula e non il basco o il berretto di lana; i mocassini
all’inglese; i tessuti in velluto sia per pantaloni che per giacche ma
anche il blazer blu abbinato a pantaloni di fustagno e, unica
eccentricità consentita, la cravatta, rigorosamente <em>regimental </em>-
quelle di Cafiero erano inarrivabili - acquisimmo con approssimazione
quello stile studentesco/professorale, in fondo, figlio di un’estetica
di mezzo tra la monotonia piccolo borghese, la trasgressione
frikkettona e il manierismo dandy. Però quel modo di identificarci ci
insegnò ad affrontare le vicende politiche cruciali degli anni di
piombo. Io ricordo le manifestazioni, quella di Bologna e tutte le
altre. Ricordo altresì la nostra fermezza nel difenderci senza mai
tracimare, cosa davvero difficile a quel tempo e quanto fu importante
avere al mio fianco chi pensava, agiva e vestiva come me.<br />
<em>Nello Manfrellotti</em><br />
<em>Pomigliano 21 febbraio 2012 </em> <br />
<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc3/s720x720/228929_365954030148060_12628200_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Lucio Magri comizio del Pci a Piazza Primavera 1984 (foto by Nello Manfrellotti)</strong></div>
</div>
</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-55344520043877765512013-06-09T22:02:00.003+02:002013-06-09T22:22:13.998+02:00Benedetta Gesuele su Pomigliano. Elaborato premiato nel Concorso Borse di studio "LUIGI DE FALCO". Anno 1999.<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Venerdì 11 novembre 2011 alle ore 22.31<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<span><div>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/303175_201079126635552_498005736_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Pomigliano intorno agli anni '30. Via Vittorio Emanuele. Raccolta privata di luigi De Falco<a name='more'></a></strong></div>
<br />
<strong> Pomigliano,
ieri paese agricolo, oggi città industriale: trasformazioni sociali;
evoluzioni antropologiche ed implicazioni etnico-religiose</strong><br />
<br />
<em>Dalla pubblicazione degli elaborati premiati</em><br />
<em>del Concorso Borsa di Studio “LUIGI DE FALCO”</em><br />
<em>Quaderno Anno 1999, concesso dalla Biblioteca Comunale di Pomigliano d’Arco</em><br />
<em>Benedetta Gesuele</em><br />
<em>Sociopsicopedagogico Scuola Magistrale "Cantone"</em><br />
<em>II C</em><br />
<br />
Amo
profondamente la mia città, ma nonostante ciò, passeggiando per una
delle tante stradine di Pomigliano o posando distrattamente il mio
sguardo su un monumento non mi sarebbe mai venuto in mente di chiedermi
lì cosa ci fosse stato prima o chi abbia voluto tale monumento, e
partendo dal presupposto che il passato spiega il presente mi avventuro
nell’ardua impresa di scoprire com’è e com ‘era la mia città.<br />
Non
voglio fare una raccolta di ricordi, ma posare il mio interesse Sociale:
i luoghi d ’incontro, le feste i giochi dei bambini, i mestieri e
capire, anche se solo frammentariamente com ’era la collettività e cosa è
in realtà cambiato.<br />
Pomigliano si estende in una fertile conca ai
piedi del Monte Somma; per secoli fu essenzialmente un paese agricolo,
dove si lavorava ampiamente la canapa, il grano, le patate, ma anche l
’artigianato era ben sviluppato e maggiormente i mestieri del sarto,
maniscalco, cordaio, però pochi si potevano permettere un vestito o un
paio di scarpe su misura e, quindi, i calzolai e i sarti lavoravano per
la maggior parte nei giorni di festa, ma anche gli altri artigiani non
se la passavano bene e lavoravano solo per riparazioni.<br />
La vita
era molto povera, ma ricca di avvenimenti a sfondo sociale, da ricordare
sono le feste, specialmente quella del Santo Patrono, S. Felice, o
quelle per festeggiare le Madonne, che fanno trapelare una religiosità
molto sentita e vissuta che purtroppo nella Pomiliano targata XXI secolo
sta diventando quasi un ricordo.<br />
Poi va ricordata la festa della “Pacchianella”, che fu fondata dai Padri Agostiniani.<br />
“Pacchianella”
è un vezzeggiativo usato per indicare i figli, infatti, proprio in
questa festa, venivano consacrati i figli alla Madonna.<br />
Il
“Carnevale”, nella tradizione pomiglianese, era particolarmente sentito
ed era proposta la tradizione popolare dei “Zezi”, una delle tante forme
di teatro popolare. Tante altre erano le feste, alcune ancora
celebrate, ma in modo meno vistoso, altre invece cadute in completo
disuso, esse però sono documento di una cultura popolare<br />
che è dimostrazione del bisogno di scambio e d’incontro.<br />
I
bambini e i giovani si riunivano nei cortili a giocare, intonando
filastrocche, spesso senza senso, le donne parlavano attorno ai ai
bracieri e perfino i Sacramenti, quali il matrimonio, venivano i vissuti
all’insegna della collettività.<br />
Però tutti sanno che intorno al
1940, Pomigliano perse la sua vocazione agricola, per dare spazio
all'industria, con la costruzione dell ’Alfa Romeo, proseguendo poi con
l’Aeritalia e alla fine del 1960 l’Alfa Sud e l ‘Alfa Lancia.<br />
La
forte industrializzazione portò anche una forte
modificazione territoriale, infatti la popolazione aumentò a dismisura e
furono costruiti nuovi alloggi per ospitarla oggi conosciuti meglio
come le “Palazzine”.<br />
Oggi la città è in continua ascesa per quanto riguarda l'’industrializzazione e non meno trascurabile è l’aspetto<br />
commerciale.<br />
Con
la forte industrializzazione, i pomiglianesi, che uscivano distrutti
dalla guerra, hanno conosciuto il benessere, ma sappiamo quanto abbiamo
guadagnato, ma non sappiamo quanto abbiamo perso, a causa di un
progresso travolgente che ha sconvolto le abitudini, i rituali, i
mestieri, per lasciare spazio alla modernità.<br />
Pomigliano, oggi, ha
l’aspetto di una cittadina dai mille contrasti, formata da un centro
storico, con i suoi edifici vecchi, le stradine strette non asfaltate e
in contrapposizione la parte moderna che assume giorno dopo giorno
l’aspetto di una metropoli caotica e trafficata.<br />
Eppure solo 50
anni ci dividono dalle cose narrate prima, un qualcosa di recente eppure
antico, ma soprattutto una società che oggi suona arcaica o persino
inutile, ma e proprio in quei modelli culturali in cui oggi noi dovremo
trovare una nostra identità e capire ciò che siamo guardando a quello
che non siamo più, trovando le differenze, le trasformazioni storiche,
sociali, culturali e a volte anche religiose.<br />
Ora, non ho la
certezza, o tantomeno la presunzione di aver capito in tutta la sua
totalità la mia città, ma ho sicuramente compreso l’importanza del
passato, che nonostante tutto non può essere cancellato e non posso fare
altro che affidarmi alle parole del grande Luigi De Falco, che grazie
ai ricordi, ci ha condotto a rivivere la storia della nostra città,
quando dice: “non dirmi - te ne prego che le pietre ammuffite dal
viscido muschio, e le sagome delle persone di tanto tempo fa, non
parlano più, o che sono morte ed io sono un matto a riesumarle! ".</div>
</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-76600747671395775722013-06-09T22:01:00.003+02:002013-06-09T22:22:14.026+02:00Giovanni Di Perna sulle trasformazioni ed evoluzioni di Pomigliano. Concorso Borse di studio “LUIGI DE FALCO”. Anno 1999<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Mercoledì 16 novembre 2011 alle ore 23.26<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
<div class="mbl notesBlogText clearfix">
<span><div>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/s720x720/383265_203110003099131_821914484_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>1950
circa. Antonio Colella (detto 'o Puzzulano) cu 'nu carreco pesante
tirato da 'na vacca e doie vitelle. (da Pummigliano ra 'e patane
all'apparecchie di Giovanni Sgammato)<a name='more'></a></strong></div>
<br />
<strong><strong><em>Pomigliano,
ieri paese agricolo, oggi città industriale: trasformazioni sociali;
evoluzioni antropologiche ed implicazioni etnico-religiose</em></strong></strong><br />
<em>Dalla pubblicazione degli elaborati premiati</em><br />
<em>del Concorso Borsa di Studio “LUIGI DE FALCO”</em><br />
<em>Quaderno Anno 1999, concesso dalla Biblioteca Comunale di Pomigliano d’Arco</em><br />
<em>Giovanni Di Perna</em><br />
<em>I.T.I.S. “BARSANTI”</em><br />
<em>IV G</em><br />
<br />
Ormai
tutti sanno che Pomigliano d'Arco ha perso gran parte del suo aspetto
agricolo per dare spazio, agli inizi degli anni '40, allo sviluppo
industriale e tecnologico. D'altronde quest'evoluzione economica è un
problema comune a quasi tutta l’Italia. Molti sono i motivi che hanno
spinto la popolazione all'abbandono del lavoro agricolo, specialmente
nel nostro territorio vesuviano, intorno al secolo XIX, dove i terreni
fertili sono stati sottratti, all'agricoltura e utilizzati per
l'espansione urbanistica. Ancora oggi il calo nell ‘estensione dei
terreni agricoli continua a verificarsi sia per l’urbanizzazione
forzata, sia per dare ai cittadini spazi verdi, anche se in maniera
meno spinta. Dalle interviste effettutate presso i miei nonni sono
venuto a conoscenza del fatto che negli anni passati venivano coltivate
alcune specie vegetali che, oggi, sono scomparse come la canapa, il
grano ed il granturco.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-b.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/s720x720/380221_203546773055454_490453267_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>(da Storia di Pomigliano dalle origini di Basile-Esposito)</strong></div>
Le
case che sorgevano vicino ai terreni agricoli venivano dette
"masserie". I contadini organizzavano la loro vita in maniera semplice;
ogni fase di lavoro rispettava il passaggio delle stagioni e di
conseguenza i prodotti che la terra offriva diventavano la ricchezza
delle famiglie. Ancora oggi alcune masserie sono attive e rappresentano
il simbolo della laboriosità dei nostri antenati pomiglianesi.
Contemporaneamente anche l'artigianato andava sviluppandosi con molti
mestieri che, sfortunatamente, oggi stanno via via scomparendo. Tra i
più importanti c'era l'arrotino, l 'impagliatore, il cordaio, lo
scalpellino e "o' guarnamentaro".<br />
Ancora tempo fa c'era anche la
"capera", la merlettaia, la tessitrice, la filatrice, il venditore di
sugna, il venditore di fichi e il lupinaio, cioè il venditore di lupini,
che ancora oggi sentiamo gridare a squarciagola per le nostre strade.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-h.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/s720x720/311853_203110279765770_63672763_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>1936. Scuola Municipio a Pomigliano</strong></div>
La
prima industria di Pomigliano d'Arco fu l'Alfa Romeo, che sorse nel
1939. La prima pietra fu posta da Mussolini, tra l'entusiasmo e
l'ilarità della popolazione che partecipò ad una manifestazione fascista
che inneggiava alla nascita della prima industria. Con questo primo
passo in avanti, che implicò la costruzione di un aeroporto e di diverse
vie di comunicazione, come la strada ferrata della Vesuviana, iniziò la
vera e propria industrializzazione per Pomigliano d'Arco.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/310837_203541889722609_1500362121_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>1
Aprile 1939. Posa della prima pietra dello stabilimento Alfa Romeo a
pomigliano. A Mussolini viene illustrato il plastico del nuovo
stabilimento.Alla sua destra l'ing. Ugo Gobbato ed alla sua sinistra
l'Architetto Alessandro Cairoli, progettista del nuovo insediamento
industriale (da Città Alfa Romeo di Sergio Stenti)</strong></div>
Con
un impiego iniziale di circa tremila addetti, l'Alfa Romeo intraprese
la produzione di motori per aerei, in attesa dell'ampliamento
dell'aeroporto militare. Gli aerei che vennero prodotti, dopo essere
stati revisionati nell'aeroporto annesso alle officine, vennero
impiegati per contrastare le incursioni nemiche durante la II Guerra
Mondiale. Nell'ottobre del 1941 si procedette all'appalto dei lavori per
ampliare e sistemare anche gli spazi degli uffici e delle officine in
via Fiume.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc3/s720x720/315727_203542103055921_663379798_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>1942. Capannone di collaudo dell'Alfa Romeo sull'aeroporto di Pomigliano (da Città Alfa Romeo di Sergio Stenti)</strong></div>
D'altronde,
in seguito alla nascita dell'Alfa Romeo, a Pomigliano sorsero gravi
problemi i sociali, tra cui, ricordiamo: l'allontanamento dei contadini
dal lavoro agricolo e la disoccupazione di quei contadini che
dovettero subire l'esproprio delle proprie terre.<br />
<br />
Dopo
tutto, però, queste problematiche si accentuarono quando i nel 1943,
Pomigliano subì un feroce bombardamento, in cui lo stabilimento
dell'Alfa Romeo subì molti danni. Nonostante ciò, il nostro paese riuscì
a riprendersi e a dare vita, di nuovo, alla propria fabbrica che, nel
corso degli anni, si sviluppò ancora di più, soprattutto con la
costruzione dell’Alenia. Oggi l'Alfa Romeo Avio e l ‘Alfa Sud,
rispettivamente costruttrici di motori per aerei e di automobili, sono
state rilevate dalla FIAT di Agnelli, assumendo il nome di Fiat-Avio e
di Alfa-Lancia.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/375707_203552696388195_53437041_n.jpg" /></span></strong><br />
L'uomo
pomiglianese, pertanto, ha subito dei mutamenti, specialmente nella
vita. Prima egli era contadino e si preoccupava di dar da mangiare alla
sua famiglia, facendosi aiutare anche dai figli. Oggi, invece, l'uomo
operaio si preoccupa di mantenere il proprio posto di lavoro. Ritornando
ai nostri tempi, la popolazione i del nostro paese è impiegata al 50%
nelle industrie automobilistiche, chimiche, nei pastifici e nel settore
industriale. Il livello culturale, ovviamente, è migliorato, soprattutto
negli ultimi 50 anni, con la nascita di moltissime scuole di ogni
ordine e grado. Un altro aspetto fondamentale su cui soffermarsi è la
religiosità dei pomiglianesi.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/391289_203541823055949_93974471_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Anni
'30. Statua di San Felice, Patrono di Pomigliano d'Arco davanti alla
omonima Chiesa prima di una processione. Foto d'epoca. (da Ricerca
storica fotografica di Luigi De Falco)</strong></div>
Il popolo
di Pomigliano è sempre stato profondamente legato alle tradizioni
popolari e religiose alle quali ha sempre partecipato con molta
devozione. Le processioni con le statue del Santo che si festeggia, sono
parte integrante della vita del paese.<br />
<br />
L’avvenimento
religioso si mescola con la voglia di divertirsi, dimenticando spesso
la miseria e le soflerenze, tra il suono delle campane ed il bagliore dei
fuochi d'artificio.<br />
Le feste più sentite sono: l Epifania, il
Carnevale, San Giuseppe, la Pasqua, il mese della Madonna, la festa
patronale in onore del Santo Protettore, San Felice in Pincis, che cade
di 14 gennaio.<br />
Essa viene tuttora celebrata cosi come accadeva molti anni fa.<br />
Prima,
nel giomo del Santo, si celebra una messa solenne, con tre sacerdoti
vestiti con paramenti d'oro. Poi alle ore 16.00 le campane suonano a
distesa per chiamare il popolo alla chiesa; il suono delle campane
viene detto "mattutino ". Le manifestazioni religiose, x soprattutto per
i ceti più nobili, assumono il carattere di uno spettacolo e diventano
motivo di allegria collettiva, l’occasione per evitare le preoccupazioni
di tutti i giorni.<br />
<br />
Altra festa celebrata
con grande partecipazione è la festa delle "Pacchianelle ". Essa venne
introdotta nel 1900 dai Padri Agostiniani del Carmine. Successivamente
venne ripristinata nel 1988.<br />
Questa ricorrenza cadeva ogni 1
gennaio e può essere considerata come la festa della maternità. Ma oggi
si festeggia la Madonna del Parto, la prima domenica dopo l ‘Epifania.
Per quanto riguarda i giochi, quelli dei nostri nonni erano molteplici.
Oggi abbiamo, invece, la tecnologia, i computer, la televisione, ma
allora la meta di tutti i ragazzi era la strada. Essa era considerata
come luogo di ritrovo ed era rallegrata dai giochi. Mentre le ragazzine
giocavano alla "Settimana", a "cucinella". I ragazzi si divertivano col
"carruciolo", un asse di legno con cuscinetti a sfera. Giocavano con lo
"strummolo", un attrezzo di legno a forma di pera con un chiodo al
vertice attorno al quale si avvolgeva una fune, poi si i dava uno
strattone deciso, facendolo ruotare. C'erano anche i "ritrattielli", un
tipo di figurine di oggi, con sopra stampati i ritratti degli attori.
Oggi, tutti questi divertimenti non esistono più in quanto la tecnologia
ha "contaminato" anche i giochi dei fanciulli.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/392673_203110933099038_938085610_n.jpg" /></span></strong><br />
<div class="caption">
<strong>Vista Alfasud</strong></div>
Oggi
i giochi si acquistano nei negozi e si regalano così, "belli e fatti",
senza che il bambino cresca, rifletta e costruisco. E’ vero che il
progresso ci ha migliorato la vita, ma è pur vero che ci ha<br />
sottratto molte soddisfazioni e soprattutto la vita, portando all'abbandono delle nostre tradizioni e del nostro passato.<br />
<br />
Giovanni Di Perna<br />
<br />
<br />
Dalla pubblicazione degli elaborati premiati<br />
del Concorso Borsa di Studio “LUIGI DE FALCO”<br />
Quaderno Anno 1999, concesso dalla Biblioteca Comunale di Pomigliano d’Arco</div>
</span></div>
</div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3191622220426900834.post-69397227947736381322013-06-09T22:00:00.000+02:002013-06-09T22:22:14.016+02:00I SINDACI DI POMIGLIANO D'ARCO DAL....1566<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="_6a _6b">
<div class="uiHeader mbm">
<div class="clearfix uiHeaderTop">
<div>
<h2 class="uiHeaderTitle">
<div>
I SINDACI DI POMIGLIANO D'ARCO DAL....1566</div>
</h2>
</div>
</div>
<div class="clearfix">
<div class="uiHeaderSubTitle lfloat">
<div class="mbs fsm fwn fcg">
da <a data-hovercard="/ajax/hovercard/page.php?id=183730075037124" href="http://www.facebook.com/pages/Dedicato-a-Pomigliano-dArco/183730075037124">Dedicato a Pomigliano d'Arco</a> (<a href="http://www.facebook.com/profile.php?id=183730075037124&sk=notes">Note</a>) Domenica 29 luglio 2012 alle ore 15.12<span class="timelineUnitContainer"></span></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
<span><div>
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/205380_348418691901594_1819807237_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span>I SINDACI DI POMIGLIANO D'ARCO DAL…1566</span></strong><br />
<br />
<strong><em>La
Pagina “Dedicato a Pomigliano d’Arco” presenta l’elenco degli
amministratori della nostra città in base ai dati disponibili. </em></strong><br />
<a name='more'></a><strong><em> </em></strong><strong><em>Per
inquadrare meglio il contesto storico in cui i nostri amministratori
hanno governato si possono suddividere i periodi del loro mandato come
segue: </em></strong><br />
<br />
– <strong><em>REGNO DI NAPOLI (Periodo Napoleonico, 1806-1815)</em></strong><br />
<br />
– <strong><em>REGNO DELLE DUE SICILIE (Restaurazione Borbonica, 1816-1861)</em></strong><br />
<br />
– <strong><em>REGNO D'ITALIA (1861-1926). Dal 1889 la carica di Sindaco era elettiva. </em></strong><br />
<br />
– <strong><em>DITTATURA FASCISTA (1925-1943) </em></strong><br />
<br />
– <strong><em>REPUBBLICA ITALIANA dal1946 ad oggi (nel 1995 è entrata in vigore l’elezione diretta del sindaco) </em></strong><br />
<br />
<strong><em>L’elenco
che va dal 1566 al 1915 è tratto dal volume “CENNI STORICI DI
POMIGLIANO D'ARCO” di Salvatore Cantone, Adriano Gallina Editore, 1923.
L’elenco e' ricavato dai vari documenti consultati e citati nel volume,
dal Libro dei priori della confraternita del ss. Sacramento, dalle
Conclusioni decurionali, dai registri dello Stato Civile, ecc. Il volume
è stato reso disponibile dalla Biblioteca Comunale di Pomigliano.</em></strong><br />
<strong><em>L’elenco
dei Sindaci dal 1925 ad oggi è opera di Francesco Sorrentino che lo
reso disponibile per questa nota includendo la succitata suddivisione
dei periodi storici.</em></strong><br />
<strong><em>Ringraziamo la Biblioteca Comunale e Francesco.</em></strong><br />
<strong><em>Il
periodo mancante (dal 1915 al 1924) è oggetto di ricerca e l’elenco dei
Sindaci di tale periodo verrà pubblicato appena possibile.</em></strong><br />
<strong><em>Le foto sono tratte dalla raccolta di Luigi De Falco e dalle fonti citate in altri documenti pubblicati su questa Pagina.</em></strong><br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/293048_348418768568253_167712319_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<span class="fbUnderline"><strong>Elenco
dei Sindaci di Pomigliano dal 1566 al 1915 (tratto dal volume “CENNI
STORICI DI POMIGLIANO D'ARCO” di Salvatore Cantone)</strong></span><br />
<br />
1566. Primicile Sebastiano.<br />
1704. Siciliano Giulio.<br />
1733. Palladino Gioacchino.<br />
1738. Terracciano Francesco.<br />
1739. Siciliano Francesco.<br />
1744. Terracciano Francesco.<br />
1745-1746. Sommese Giacomo.<br />
1747. Terrucciano Lorenzo.<br />
1748. Pulcrano Domenico.<br />
1749. Terracciano Francesco.<br />
1750. Pulcrano Ottavio.<br />
1751. Crispo Michele.<br />
1752. Pipola Virgilio.<br />
1753. Salvi Francesco.<br />
1754. Antignano Nicola.<br />
1755. Nasta Andrea.<br />
1756. Sgammato Tommaso.<br />
1757. Sommese Carlo.<br />
1758. Siciliano Gennaro.<br />
1759. Toscano Mauro.<br />
1760. Antignano Nicola.<br />
1761. Pulcrano Domenico.<br />
1793. Pipola Giovanni.<br />
1798. Caruso Antonio.<br />
1799. Ricci Gennaro.<br />
1800. Siciliano Tommaso.<br />
1801-1802. Terracciano Domenico<br />
1802-1803. de Falco Maurizio.<br />
1803-1804. Terracciano Giuseppe<br />
1804-1806. Palladino Giuseppe<br />
1806-1807. Pulcrano Alessandro.<br />
1807-1808. Palmese Pasquale.<br />
1808. Terracciano Nicola.<br />
1809-1811. de Falco Carmine.<br />
1811-1812. de Falco Domenico.<br />
1812-1814. Cutinelli Gioacchino.<br />
1814-1819. de Falco Pietrantonio.<br />
1819-1821. Cutinella Gioacchino.<br />
1821-1827. Antignano Federico.<br />
1827-1833. Pipola Pasquale.<br />
1833-1838. Cutinelli Gioacchino.<br />
1838-1844. Coppola Gennaro.<br />
1844-1847. Terracciano Giovanni<br />
1847-1849. Primicile Pasquale.<br />
1849-1852. d’Ascoli Tommaso.<br />
1862-1853. Mausoni Francesco.<br />
1853-1857. de Cicco Francesco.<br />
1857-1860. Sepe Francesco.<br />
1860. Gaudiosi Pasquale.<br />
1860-1861. Toscano Gioacchino.<br />
1861-1863. Gaudiosi Pasquale.<br />
1863-1864. de Cicco Francesco.<br />
1864-1866. Primicile Pasquale.<br />
1866-1871. Coppola Salvatore.<br />
1871-1875. de Falco Pasquale.<br />
1875-1876. Imbriani Vittorio.<br />
1876-1879. Coppola Salvatore.<br />
1879-1880. Toscano Felice.<br />
1880-1884. Antignano Ferd.do<br />
1884-1888 Coppola Salvatore.<br />
1888-1892. Aracri Pasquale.<br />
1892-1895. Caruso Luigi.<br />
1895-1906. Cantone Antonino.<br />
1906-1913. Canlone Ercole.<br />
1913-1915.Siciliano Gaspare.<br />
1915-"... . Cantone Ercole.<br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-frc1/392235_348418848568245_13560660_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<br />
<strong><span class="fbUnderline">I SINDACI DI POMIGLIANO D'ARCO dal 1925 fino ad oggi </span><em><span class="fbUnderline">(a cura di Francesco Sorrentino) </span> </em> </strong><br />
<br />
<strong><span>DITTATURA FASCISTA, ISTITUZIONE DEL PODESTA' 1925-1943</span></strong><br />
<br />
<br />
1925\1928 EUGENIO LOMBARDI COMM. STRAORDINARIO <br />
1928\1930 GIUSEPPE RUGGIERI COMM. STRAORDINARIO <br />
1930\1938 ELIA SAVELLI PODESTA' <br />
1938\1939 PIETRO DE CICCO PODESTA' <br />
1939\1943 BERNARDO GIANNUZZI SAVELLI PODESTA' <br />
1943 FERDINANDO SPANO' PODESTA' <br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn2/208895_348418921901571_807607607_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<br />
<strong>AMMINISTRAZIONE SOTTO TUTELA MILITARE 1943-1946</strong><br />
<br />
<br />
1943\1945 ERCOLE CANTONE COMM. STRAORDINARIO <br />
1945\1946 SALVATORE TERRACCIANO COMM. STRAORDINARIO <br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash3/561170_348418961901567_472674981_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<strong><span>REPUBBLICA ITALIANA </span></strong><br />
<strong>(DAL 1995 ELEZIONE DIRETTA DEL SINDACO)</strong> <br />
<br />
<strong>MANDATO NOME SINDACO PARTITO POLITICO </strong><br />
<br />
1946\1949 ERCOLE CANTONE "CAVALLO SFRENATO" <br />
1949\1951 <br />
1951\1956 ANDREA PRANZATARO "CAVALLO SFRENATO" <br />
1956\1960 CARLO LEONE DC <br />
1960\1961 <br />
1961\1962 <br />
1962\1966 CARMINE SAVELLA DC <br />
1966\1971 ANGELO CAPRIOLI DC <br />
1971\1974 CARMINE SAVELLA DC <br />
1974\1975 <br />
1975\1980 FRANCESCO TESTA PSDI <br />
1980\1985 RAFFAELE RUSSO PSI <br />
1985\1986 RAFFAELE RUSSO PSI <br />
1986 GIOVANNI DE FALCO PSI <br />
1986\1990 RAFFAELE RUSSO PSI <br />
1990\92 RAFFAELE RUSSO PSI <br />
1992\1993 SALVATORE SANSEVERINO PSI <br />
1993 SALVATORE ILARDI PSI <br />
1993\1994 GIOVANNI DE FALCO PSI <br />
1994 FRANCESCO TESTA PSI <br />
1994\1995 COMMISSARIO PREFETTIZIO - <br />
<br />
1995\2000 MICHELE CAIAZZO PDS \ CS <br />
2000\2005 MICHELE CAIAZZO DS \ CS <br />
2005\2010 ANTONIO DELLA RATTA PD \ CS <br />
2010\2015 RAFFAELE RUSSO PDL \ CD <br />
<strong><span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-c.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/376882_348419058568224_1959660806_n.jpg" /></span></strong><br />
<br />
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/385513_348419311901532_921501738_n.jpg" /></span><br />
<div class="caption">
1907. Planimetria IGM. (da Città Alfa Romeo di Sergio Stenti)</div>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-a.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/526536_348419388568191_178561454_n.jpg" /></span><br />
<div class="caption">
1936. Planimetria IGM. (da Città Alfa Romeo di Sergio Stenti)</div>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-d.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-prn1/558080_348419435234853_1530675478_n.jpg" /></span><br />
<div class="caption">
1957. Planimetria IGM. (da Città Alfa Romeo di Sergio Stenti)</div>
<span class="photo "><img alt="" class="photo_img img" src="http://sphotos-f.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/427043_348419508568179_145920635_n.jpg" /></span><br />
<div class="caption">
1986. Planimetria IGM. (da Città Alfa Romeo di Sergio Stenti)</div>
</div>
</span></div>
Anna Patrizia Fiammengohttp://www.blogger.com/profile/00566616861787158531noreply@blogger.com1