Nota di Pagina proposta da Luigi Iodice su "Dedicato a Pomigliano d'Arco"
ADDIO ALL’ALFA ROMEO
articolo pubblicato da NewsItalia il giorno lunedì 28 dicembre 2009 alle ore 8.34
di Raffaele Pirozzi e Giuseppe Biasco
L’Amministratore
Delegato della Fiat, Sergio Marchionne, nel suo incontro con i
sindacati ed il ministro Scajola, è stato chiaro, finita la produzione
della 159, lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, sarà ristrutturato per
produrre la nuova panda. I modelli Alfa: la Nuova Giulietta e la 147,
saranno prodotti a Cassino.
Molti hanno tirato un sospiro di
sollievo per l’assegnazione di una nuova missione produttiva allo
storico stabilimento automobilistico di Pomigliano. Ma, la vera notizia,
quella che dovrebbe fare riflettere tutti, che dovrebbe essere
attentamente considerata non è riportata da nessuno.
Le scelte del
management Fiat avranno, come conseguenza, che dopo oltre 70 anni il
marchio Alfa Romeo lascerà Napoli. Dal 2011 in poi, nessuna vettura con
il marchio Alfa Romeo sarà prodotta nella nostra Provincia. E’ una
prospettiva grave, passata sotto silenzio, come una cosa senza
importanza.
Era il 1938 quando fu deciso dall’I.R.I., di costruire
un grande stabilimento aeronautico a Pomigliano d’Arco. L’impianto
doveva essere composto da un grande stabilimento per la costruzione dei
motori, un altro per la produzione degli aerei ed un aeroporto.
La
scelta della pianura che dalle pendici del Monte Somma và sino ad
Acerra, era la più adatta per un progetto del genere che venne portato
avanti con grande celerità. Il vecchio borgo contadino, povero ed ancora
sotto il potere di pochi proprietari latifondisti, fu sconvolto e
trasformato da questo progetto. Nuove strade, nuove palazzine per
ospitare gli operai, crearono dal nulla un paesaggio industriale fino ad
allora sconosciuto.
Questa violenta trasformazione, fu pagata a caro
prezzo dalla nuova cittadina operaia.
Nel 1942, violenti bombardamenti
distrussero la fabbrica, il campo di aviazione fu messo fuori uso, i
morti si contarono a centinaia.
Solo a partire dal 1952, ripresero le
attività produttive, nello stabilimento Alfadove si ricominciarono a
produrre motori aerei per le case americane.
Affianco allo stabilimento
Alfa Avio, fu insediata la AerFer.
Uno stabilimento che produceva
materiale rotabile ferroviario e lavorava per nuovi progetti di aerei a
reazione per la NATO, come i caccia G 91, che furono particolarmente
innovativi.
Nel 1958, iniziò la produzione delle automobili negli
stabilimenti di Pomigliano.
Un accordo industriale tra le due case
europee di produzione automobilistica a prevalente capitale pubblico: la
francese Renault e l’italiana Alfa Romeo, consentì la produzione dei
modelli di vetture con motore posteriore Ondine, a due porte e Dauphine a
quattro porte, che nessuno ricorda più.
Erano vetture troppo pesanti
per motori troppo lenti, furono un infelice esperimento che si esaurì
ben presto.
Altri modelli conquistarono il pubblico, la 500 della Fiat e
la R 4 della stessa Renault.
Quell’insuccesso fu utile per l’Alfa
Auto di Pomigliano, che si dedicò alla produzione di furgoni e camion
per il trasporto cittadino. In quella realtà produttiva, in cui la
qualità era elevata e il lavoro molto specializzato, sembrò naturale
costruire, nei terreni del vecchio ed ormai inutilizzato aeroporto un
nuovo e moderno stabilimento per la produzione di automobili di
cilindrata media.
L’impianto dell’Alfasud fu progettato secondo le
regole fordiste della catena di montaggio per raggiungere grandi
quantità di vetture prodotte. La sfida di quello stabilimento era quella
di produrre 300.000 vetture all’anno, con la qualità dell’Alfa Romeo.
L’Alfasud,
fu costruita in appena 4 anni. I lavori iniziarono nel 1968 e si
conclusero nel 1972 con l’entrata in produzione dello stabilimento. Il
progetto della fabbrica era vecchio rispetto alla evoluzione dei tempi: i
nuovi diritti rivendicati dai lavoratori, e lo scoppio della crisi
economica dei primi anni 70, che raggiunse il suo culmine con la guerra
del Kippur.
In quei mesi tanto difficili il prezzo del petrolio triplicò
il suo valore, il costo di un barile passò da 4 a 12 dollari in pochi
mesi, innescando una spirale inflativa, che sconvolse le economie
occidentali.
Tra ristrutturazioni e conflitti sociali, sono state
prodotte negli stabilimenti di Pomigliano, fino ad oggi, oltre 6 milioni
di automobili, vendute in tutto il mondo e che hanno contribuito alla
affermazione del marchio Alfa Romeo.
Un “Alfista” era un particolare
possessore di auto, sapeva di appartenere ad una categoria privilegiata
di automobilista e ne era molto contento.
Ogni modello prodotto
ebbe grande sucesso: l’Alfasud, la Alfa 33, la 145, la 146, la 147 , la
156 e la 159. La storia dell’automobile deve molto a questi progetti,
che hanno rappresentato un modo sportivo e unico di intendere
l’automobile.
Ora lo stabilimento di Pomigliano d’Arco e
intitolato a “Giambattista Vico”.
Proprio per dimostrare che le auto
possono essere prodotte in qualsiasi parte del mondo e da chiunque. La
manodopera non deve avere una particolare specializzazione e non deve
essere legata ad un marchio.
Non serve più la grande cultura della
produzione Alfa Romeo, la qualità delle vetture Alfa era garantita da
progettisti, tecnici ed operatori che insieme avevano la stessa
mentalità produttiva, lo stesso approccio alla qualità delle vetture
prodotte.
Una cultura d’impresa che scompare nella nostra regione, per
fare posto ad una semplice catena di montaggio.