Presentazione dell'evento "Pomigliano: una questione settentrionale"
pubblicata da Dedicato a Pomigliano d'Arco il giorno martedì 10 gennaio 2012 alle ore 18.01 ·

Presentazione dell'evento "Pomigliano: una questione settentrionale"
di Luigi Iodice
Pomigliano industriale è una storia caratterizzata da eccellenze e competenze lavorative invidiabili. Tenteremo di ricordare, per memoria, le diverse fasi storiche dello sviluppo industriale di Pomigliano d’Arco e delle vicissitudini sofferte. Nelle Note di Pagina che pubblicheremo nel periodo dell’evento (9 gennaio-1 aprile 2012), faremo riferimento a documenti, articoli, saggi, libri, foto, archivi storici che ci aiuteranno a ricordare le “cose come sono andate” o, quantomeno, “cosa si è detto al riguardo”. Ovviamente ciò che verrà proposto (di cui forniremo la fonte) potrebbe generare, in coloro che hanno una maggiore e documentata conoscenza, il ricordo di una diversa interpretazione dei fatti accaduti. Ne siamo coscienti. Diamo comunque la chiave di lettura, di seguito descritta, che darà il senso dell’iniziativa proposta.
Il sistema produttivo di Pomigliano ha sempre dato fastidio, come era prevedibile aspettarsi, a chi deteneva il maggior potere industriale nel paese sin dal 1939, quando è sorto il complesso industriale (con annesso aeroporto) per la produzione di motori aeronautici Alfa Romeo. Le vicende storiche successive sono caratterizzate da una mal sopportazione di questo sviluppo che creava una fastidiosa e mal tollerata concorrenza.

La scelta del meridione, per ammissione dello stesso Mussolini, secondo “Ali Italiane” (Enrico Ferrone, Il volo a Napoli - Dal passato al futuro.IBN Editore), era dettata dalla necessità, prima che il Paese fosse pronto per immergersi nella Seconda Guerra Mondiale, di trasferire molte industrie di guerra del Nord nel Meridione, a protezione delle stesse da quella che poteva essere l’offensiva di Francia e Gran Bretagna.

Giuseppe Luraghi, Presidente ed AD dell’Alfa Romeo, nel suo intervento alla conferenza “Nascita dell’Alfasud” del 13 giugno 1991 a Milano, presso il Museo nazionale della Scienza e della tecnologia, affermava :
“ L’Alfa-Sud doveva essere realizzata perché l’Alfa Romeo era arrivata a una produzione ad Arese che, per gli ulteriori sviluppi richiesti dal mercato, richiedeva altri ingrandimenti con altra immigrazione di popolazione del sud, che a Milano non poteva trovare i mezzi necessari per una vita civile.
D’altra parte, noi avevamo una tradizionale attività a Napoli e un grande stabilimento,, distrutto dalla guerra che aveva fatto motori d’aviazione. In tali stabilimenti parzialmente ricostruiti avevamo ripreso una produzione di autocarri e motori, che poteva costituire un nucleo di base anche per la preparazione dei tecnici e del personale da destinare a nuove iniziative.”

Pomigliano, a partire dal 1939, lascia pertanto la “terra”, si emancipa e crea un caso felice nella cosiddetta “questione meridionale” (sorta all’indomani della Unificazione d’Italia). Pomigliano, però, è stato sempre un problema concorrenziale per la Fiat e, quindi, è stato sempre un problema per il settentrione , nel settore aeronautico prima ed in quello dell’auto successivamente.

Il problema è stato risolto con assorbimenti ed eliminazioni che hanno creato ormai da molto tempo una situazione di produzione monopolistica dell’auto in Italia (affronteremo anche il caso della vendita dell’Alfa Romeo alla famiglia Agnelli). Anche in campo aeronautico la controversa vittoria del velivolo Fiat G91 sul Sagittario 2 (progettato e costruito interamente all’Aerfer di Pomigliano) la dice lunga sul potere e sull’influenza di cui era dotata la famiglia Agnelli anche sul governo Italiano. Al concorso NATO del dicembre 1953 per la scelta di un caccia leggero tattico parteciparono 10 concorrenti e tra questi, due italiani, il Sagittario 2 dell’ Aerfer ed il G.91 della FIAT (Divis.Aviaz.). Dedicheremo spazio anche a questo caso.

Oggi ascoltiamo Marchionne che, inaugurando la produzione della Nuova Panda , dice: "Non era e non è vantaggioso investire su Pomigliano ma l'abbiamo fatto per il legame e il senso di dovere che ha la Fiat verso il paese". In tal modo il messaggio, velatamente minaccioso, che viene dato ai lavoratori che aspettano di ritornare in fabbrica lascia intendere che Marchionne non creda fino in fondo agli investimenti fatti a Pomigliano. E se non ci crede lui cosa mai possono fare i lavoratori? Credere per contratto?

Nell’ambito della produzione aeronautica abbiamo assistito recentemente, invece, ad una occupazione politica di posti chiave (in realtà è così da molti decenni) nella holding industriale Finmeccanica che, approfittando di una crisi e di una ristrutturazione della produzione aziendale dell’Alenia Aeronautica, ha deciso, senza fornire motivi al riguardo, lo spostamento della sede legale della società da Pomigliano a Venegono (dove c’è l’Aermacchi che da società controllata dell’Alenia è stata fusa con la capofila).

Il nuovo management è stato voluto dalla Lega Nord che ha monopolizzato Finmeccanica dopo aver politicizzato l’Aermacchi, volendo in tal modo far intendere che l’efficienza dell’industria del territorio è leghista. Non ve ne era bisogno alcuno. Questo comportamento si definisce “scippo” e ci viene descritto, tra l'altro, nell’articolo “Lavoro, Pomigliano in piazza. Lega, giù le mani da Alenia" di Tiziana Cozzi , pubblicato da "La Repubblica" il 23 settembre 2011:
“La preoccupazione, in epoca di federalismo fiscale, è il gettito dell’Irap. La risorsa fiscale diminuisce e l’imposta regionale sulle attività produttive si sposta in Lombardia.”

Grandi figure di Managers di Stato sono stati alla guida delle attività industriali a Pomigliano: l'Ing.Ugo Gobbato dell’Alfa Romeo (nel 1939), l’ing A. Carassai dell’Aerfer, l’Ing G. Luraghi dell’Alfa Romeo e dell’Alfasud. Essi sono stati del calibro dei diversi Enrico Mattei che si sono succeduti nel dopoguerra. La differenza tra costoro ed i Managers privati (Romiti, Marchionne…) risiede nella diversa caratterizzazione di chi decide gli investimenti (ed ai quali essi offrono i loro servigi). I Managers di Stato rispondono al governo, i secondi al capitale privato. I primi avevano ed hanno un interlocutore (il governo) che ha svolto sempre male il ruolo di imprenditore ma è stato sempre abile nell'interferire nell’organizzazione produttiva con pratiche clientelari molto poco appropriate alla competizione. Questo ha reso sempre più complicato lo sviluppo competitivo. Oggi la situazione è peggiorata come abbiamo visto.

Nuovi orizzonti si devono necessariamente delineare per mantenere lo sviluppo. Noi qui vogliamo contribuire a ricordare cosa è successo.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per aver visitato questo blog.
Suggeriscilo ai tuoi amici.