mercoledì 19 giugno 2013

L'Affare Alfa - Intervento di Luigi Iodice

L'Affare Alfa

da Dedicato a Pomigliano d'Arco (Note) Martedì 18 giugno 2013 alle ore 22.19

L'Affare ALFA

Intervento di Luigi Iodice nella presentazione dell'evento "La storia dell'Alfa Romeo a Pomigliano" svoltosi l'8 giugno 2013 nella Sala del Consiglio Comunale di Pomigliano d'Arco


L’Associazione “Dedicato a Pomigliano d’Arco  si propone l’obiettivo di una "ricercapermanente storica" sulla terra e sulle genti di Pomigliano d'Arco, suiloro costumi e tradizioni, sulla evoluzione dello sviluppo industriale,economico e civile.

“Dedicato a Pomigliano d’Arco”, in questo quadro, dedica l’evento odierno alla storia di Pomigliano industriale, della sua industria aeronautica ed automobilistica dell’Alfa Romeo. Lo facciamo “per memoria storica”, per il“dovere” di ricordare, per ricordare un “grande sogno collettivo”. E lo facciamo attraverso due “Ricercatori storici”: l’architetto Carola Coppo, che ha coadiuvato Sergio Stenti  nella stesura del volume ”Città Alfa Romeo. 1939 Pomigliano d’arco” ed il giornalista Giuseppe Pesce, coautore di un prezioso documentario“Alfasud, una storia italiana” che oggi sarà qui proiettato e che ripercorre attraverso un’auto targata Sud il sogno di una grande industria meridionale.


Prima di dare la parola ai nostri due amici ricercatori, chivi parla vuole ricordare come Pomigliano industriale sia stata sempreostacolata dall’industria di Torino.

Ricordiamo che “Dedicato a Pomigliano d’Arco” ha condotto percirca un anno un evento dal titolo   “Pomiglianoindustriale: una questione settentrionale” facendo riferimento a documenti,articoli, saggi, libri, foto, archivi storici che ci hanno aiutato a ricordarele “cose come sono andate” o, quantomeno, “cosa si èdetto al riguardo”. Fino ai giorninostri.


Pomigliano , a partiredal '39, haavuto una emancipazione rispetto alla cosiddetta questione meridionale (grazieallo sviluppo industriale che progressivamente si è affermato). Questo svilupponon è mai stato visto di buon occhio dalla Fiat.

Sia il settoreautomobilistico che quello aeronautico pomiglianese sono stati sempreconsiderati un problema per la potente famiglia Agnelli, un problema perl’industria settentrionale che non ha mai accettato  gli investimenti al sud su attività in concorrenzacon le proprie.

Riguardo alla industria per motori  aeronautici con annesso aeroporto, la scelta del meridione, per ammissione dello stesso Mussolini,  fu  dettata dalla necessità, prima che il Paese fosse pronto per la Seconda Guerra Mondiale, di trasferire molte industrie di guerra del Nord nel Meridione, per evitare possibili offensive da parte della Francia e della Gran Bretagna.

Con riferimento all’industria automobilistica invece, Giuseppe Luraghi, Presidente ed AD dell’Alfa Romeo, in una conferenza sulla “Nascita dell’Alfasud”,tenutasi a Milano il 13 giugno 1991, affermo’ che l’Alfa-Sud doveva essere realizzata perché l’Alfa Romeo era arrivata a una produzione ad Arese che, per gli ulteriori sviluppi richiesti dal mercato, richiedeva altri ingrandimenti con altra immigrazione di popolazione del sud, che a Milano non poteva trovare i mezzi necessari per una vita civile. D’altra parte, noi avevamo una tradizionale attività a Napoli e un grande stabilimento,, distrutto dalla guerra che aveva fatto motori d’aviazione. In tali stabilimenti parzialmente ricostruiti avevamo ripreso una produzione di autocarri e motori,che poteva costituire un nucleo di base anche per la preparazione dei tecnici edel personale da destinare a nuove iniziative.”

Tutto ciò è stato sempre consideratoun nemico da parte della Fiat!!

Il problema concorrenziale è stato sempre  risolto dalle famiglia Agnelli  con “annessioni” delle altre societàautomobilistiche nazionali  che hanno creatoormai da molto tempo una situazione di produzione monopolistica dell’auto inItalia.


La politica ed i governi sono stati sempre completamente subalterni al potere impressionante di Torino.

Riguardo all’annientamento dell’Alfa Romeo vale la pena ripercorrere brevemente il momento culminante della dismissione dell’Alfa Romeo da parte dell’IRI  passata alla storia come “L’Affare Alfa”. L'autore di "Tutto in Famiglia" (Longanesi),Alan Friedman, narra dell'immenso potere della famiglia Agnelli e della capacità di concludere a favore della Fiat qualsiasi problema che potesse ledere gli interessi della "Famiglia", in maniera incontrastata senza che la "politica" ed i governi osassero minimamente intervenire. Uno dei capitoli di Friedman è dedicato alla vendita dell'Alfa Romeo. Vediamo come sono andate le cose.

Tra il 1974 eil 1985 le perdite per il bilancio consolidato dell’Alfa ammontarono a 1.685 miliardi di lire, valori pericolosi per Finmeccanica, proprietaria dell’Alfa.  I vertici della finanziaria IRI cominciarono a sondare possibili acquirenti.
Nel 1986,arrivò sul tavolo dell’IRI, una lettera di intenti della Ford, pronta arilevare il Biscione.
Immediatamente scattò l’offensiva del “partito Fiat” che annoverava iscritti di diverse bandiere: dal sottosegretario socialista Giuliano Amato, deputato di Torino, a Piero Fassino, segretario della locale federazione del Pci; da Valerio Zanone, ministro liberale dell’Industria, alnovarese Oscar Luigi Scalfaro, ministro democristiano dell’Interno, fino a Spadolini, La Malfa, Nicolazzi.

A questo puntofu orchestrata una campagna a difesa dell’industria nazionale control’invasione degli stranieri.
Un’indagine tra gli operaidell’Alfa rivelò che il 66 per cento preferiva la Ford e solo il 34 per cento era per la i FIAT. Nella fabbrica di Arese, persino membri comunisti della sezione « Ho Chi Min » del sindacato metalmeccanici si espressero a favore di un assorbimento da parte della Ford.” La ragione andava forse cercata non tanto in un improvviso amore per il capitalismo americano quanto nella paura della longa manus della FIAT. « Qui », si espresse un veterano delle catene di montaggio, ... siamo convinti che la proposta FIAT avrebbe comportato lo smembramento dei nostri stabilimenti e la riduzione dell’Alfa Romeo a una succursale sul tipo della Lancia”.

 In Parlamento, 50 degli 86l egislatori impegnati nella supervisione dell’affare Alfa si dichiararono afavore della Ford; solo 10 pensavano che sarebbe stata preferibile una soluzione « nazionale ».
Romiti iniziò una feroce campagna per mandare a monte i progetti avversari. Cominciò con una serie di visite ai palazzi della politica a Roma. Non era privo d’ironia il fatto che Romiti, l’uomo che aveva tante volte accusato i politici diinterferire nel settore privato, stesse ora cercando il loro appoggio.

L’offerta Ford fu formalizzata il 30 settembre 1986. La Fiat presentò il 24 ottobre una controproposta-lampo per evitare lo sbarco degli americani, come lo definiva Romiti.
L’offerta della FIAT fu  giudicata “economicamente più vantaggiosa”,  assicurando a Torino una posizione di unico grosso produttore d’auto in Italia.




Ma l’acquisto dell’Alfa Romeo da parte dellaFIAT fu  un affare davvero controverso. Cifurono  indagini ed anche un’azionelegale. Ma l’affare Alfa rimane avvolto in un velo di mistero in  quanto l’offerta della Ford non è mai stataresa pubblica.


L’Alfa era stata pagata 1050 miliardi di lire, cioèil 30 per cento meno di quello che era il valore contabile secondo le stimedella stessa FIAT.
La FIAT avrebbe assunto il controllo al 100 percento dell’Alfa il 1° gennaio 1987, ma avrebbe iniziato a versare denaro solodopo 6 anni   e comunque in ratei distribuiti su un periodo degli ulteriori cinque annisuccessivi.
Il fatto che la FIAT avrebbe cominciato a pagare nonprima di sei anni era tanto vistoso da attirare l’attenzione della CEE che, attualizzandol’offerta, calcolò che la dilazione delpagamento avrebbe ridotto il prezzo effettivamente pagato dalla FIAT per l’Alfaa 400 miliardi: molto meno dei 1050 miliardi nominali.


« Ci siamo annessi una provincia debole », proclamòGianni Agnelli a conclusione dell’Affare Alfa.

L’acquisto fu fatto apparire propandisticamente comeun atto di generosità, analogamente a quanto era successo già in precedenza ,nel 1969, quando Agnelli dichiarò di aver acquistato la Lancia non rafforzareil gruppo di Torino, ma per senso del “dovere” nei confronti della città.“ Inquel caso la FIAT ebbe la Lancia per la somma simbolica di una lira perazione.  

  
Facendo iconti in tasca, nel corso degli anni la Fiat avrebbe ottenuto daigoverni qualcosa come 200 milamiliardi di lire di finanziamenti pubblici.  E' quanto viene affermato, seppure con difficoltà diaccertamento, nell'articolo di Salvatore Tropea su "LaRepubblica" in data 18 marzo 2012.  Questo fiume di danari, lira più lira meno, èstato destinato ad una industria privata dai governi che si sono succeduti finoa oltre la metà degli anni 2000. In verità i governi si sono fatti sedurredalla capacità (e voracità) di  una famiglia  sin dagli inizi delfascismo quando gli Agnelli si  rivolsero a Mussolini per ricevereaiuti  per le loro attività. 

Possiamo concludere che l’'imprenditoria di Stato è stata battuta ampiamente dalla famiglia Agnelli che ha saputofare  piazza pulita di  qualsiasi concorrenza in Italia.

Un’ultima amara considerazione:

Adesso a Pomigliano c’è la“Panda”…adesso…ed allora, non dimenticando il passato....diciamo: VIVA la Panda!!!



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