domenica 16 giugno 2013

Il Gran Caffè

Il Gran Caffè

da Dedicato a Pomigliano d'Arco (Note) Martedì 11 giugno 2013 alle ore 21.48


Offriamo in lettura, con una nostra impaginatura, questi ricordi di Lello Sodano che riguardano il Gran Caffè di Sant'Anastasia. Per le foto fornite dall'autore viene indicata la fonte. Le altre sono di repertorio ricavate da internet.

Il Gran Caffè (di Lello Sodano) 

Il Gran Caffè, agli inizi degli anni ’50, segnò un cambiamento radicale di quello che era il classico bar paesano, prettamente maschilista ed un po’ retrogrado.

1956 - Veduta del Gran Caffè di Sant' Anastasia (fornita da L.Sodano)


Segnò l’inizio di ciò che diventarono le ordinarie abitudini di incontro tra persone di una nuova generazione, più apertee moderne.

Gran Caffè - 1956 - Un gruppo di amici al bar (by L. Sodano)

Personalmente non ho avuto il piacere di assistere all’inaugurazione poiché ero in collegio, ma una visita di mio padre e mio fratello servì a descrivermi il bar principalmente come cambiamento e modernità rispetto ai vecchi Caffè che erano un po’ sparsi sul territorio anastasiano.
Il Gran Caffè creò una diversa concezione digestire il tempo libero, favorendo relazioni interpersonali, consentendo una promiscuità di pensiero, di abitudini, di caratteri, di persone, quasi assentinel vecchio concetto di bar.

Gran Caffè - 1958 - I fratelli Davide e Paolo di Somma, gestori del bar (by Lello Sodano)

Fino
 alla fine degli anni

cinquanta, l’immaginario collettivo e le vecchie tradizioni ponevano il maschilismo al centro della vitasociale del nostro paese.
La nostra cultura si era fermata al concetto di famiglia esclusivamente patriarcale. La donna curava la casa, non usciva se nonper necessità attinenti alla famiglia ed aveva poca considerazione sociale, leragazze non godevano della libertà di oggi né tanto meno era pensabile che potessero frequentare un bar: insomma, eravamo ancora rimasti con le vecchie idee dei primi anni del 1900.

Il Chiosco Bar Italia a Sant'Anastasia (by Lello Sodano)

Il Gran Caffè servì anche a cambiare, in parte,tali abitudini. E per questo un grazie a don Michele Coppola, che ancora unavolta, dopo la costruzione del cinema Metropolitan, si rivelava grandeimprenditore con la mente proiettata al futuro.
Lo frequentavamo con i nostri coetanei ed amici ,scherzavamo, colloquiavamo, fraternizzavamo, ci si divertiva, si condividevano interessi e passioni, si intrecciavano rapporti affettivi, ci accorgevamo,insomma, che qualcosa era davvero cambiato rispetto agli anni precedenti e noi ragazzi lo percepivamo dalla soddisfazione dei nostri padri, i quali gonfiavano il petto con orgoglio di avere a Sant’Anastasia, ancora in pieno dopoguerra, un bar che era degno di tale nome e che, assieme al cinema Metropolitan, era il vanto e fiore all’occhiello della nostra cittadina.

Ricordo i primi gestori: il vecchio Santino “il guardiano” con i suoi figli Paolo e Davide che erano anche nostri coetanei e con i quali diventammo amici, il barista Franco “Bocciuolo” ancora ragazzo, i fratelli Raffaele e Vincenzo di Capodivilla, e poi il successivo gestore CiccioRega, con il figlio Rino, un gran bravo ragazzo e persona per bene. Con Ciccio in particolare noi giovani avevamo instaurato un bel rapporto ed era sempre disponibile all’ ascolto quando si trattava di apportare delle novità al bar.

Ai tavolini del Gran Caffè bruciavamo la nostra gioventù riparati dalla canicola estiva che affrontavamo dividendoci una Coca in quattro, con un muto e variopinto JukeBox sempre in attesa che qualcuno ci inserisse una monetina per farci ascoltare una canzone, mentre le nostre orecchie percepivano solo il ding-dong della pallina impazzita di un flipper.Al ritorno dalle vacanze conversavamo raccontandoci le nostre avventure, le nostre ansie, i nostri primi amori, non trascurando qualche accenno al nostro futuro. A volte lo tradivamo, ma soltanto nei pomeriggi ancora più afosi cercando riparo sotto la frescura degli alberi che circondavano l’altro caffè dirimpettaio, il “Bar Italia”. E d’inverno, infreddoliti, ci rifugiavamo nella sala da biliardo in cerca di tepore riscaldandoci con una cioccolata calda o un bollente ponce preparato con maestria dal barista di turno.

Il Gran Caffè era la nostra “garitta” domenicale nell’attesa della passeggiata delle ragazze … l’avanzare il passo che diventava un vero e proprio inseguimento …l’ “abbordaggio”! Quanti amori sono sbocciati in quella passeggiata che da piazza Ferrovia ci portava fino alla Madonna dell’Arco! Ma……..
Ma non voglio però essere triste nel ricordare cheè stato chiuso e non c’è più, ciascuno lo rammenterà a modo suo e per tutto ciòche significava, perché la tristezza tradirebbe quello che il Gran Caffè ci hasempre trasmesso: allegria, spensieratezza, felicità, ed affetto verso tutti, ela sua chiusura ancora una volta ha portato via, per noi di vecchiacostruzione, un pezzo del nostro cuore.

La partita di carte . Botero

Il bar fu chiuso definitivamente nell’anno2003. Ciccio Rega era un giovane autotrasportatore proveniente da Castel diCisterna, sposato con un’anastasiana, che verso lafine degli anni ’50 decise di cambiare attività optando per un lavoro piùtranquillo e sedentario: la gestione di un bar, e scelse addirittura quello chea Sant’Anastasia era considerato un gioiello: il Gran Caffè. Venne rilevato daifratelli Di Somma nel 1959, i quali lo avevano gestito fin dalla sua aperturavoluta da don Michele Coppola. Successivamente, nell’anno 1963, chiuse la salada biliardo ampliando il bar con altri locali adiacenti e aprendo unapasticceria dalla quale iniziarono ad uscire i migliori prodotti della zona. Le foto si riferiscono all’inaugurazione del 1959 per il cambio di gestione.


Ciccio Rega, proprietario e gestore del Gran Caffè (by L. Sodano)

1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione (by L. Sodano)
1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione (by L. Sodano)
1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione(by L. Sodano)
1959 - Inaugurazione del Gran Caffè per cambio di gestione (by L. Sodano)

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