domenica 9 giugno 2013

'A Capera

da Dedicato a Pomigliano d'Arco (Note) Lunedì 3 giugno 2013 alle ore 12.58


Ci piace offrire ai lettori di Dedicato a Pomigliano d’Arco la seguente nota gentilmente fornita da Lello Sodano
 
‘A capera    (di Lello Sodano)

'A capera era la parrucchiera. Il mestiere veniva esercitato a domicilio, e la “capera” si recava a casa delle proprie clienti per realizzare appariscenti pettinature. Oltre a forbici e pettini,utilizzava anche mollette, forcine di osso e di tartaruga e alcune pinze che,scaldate, venivano utilizzate come antenate dell'odierna piastra per lisciare o arricciare i capelli. Durante il lavoro, la capera intratteneva la cliente con storie e pettegolezzi, inciuci, che apprendeva in altri luoghi e, per questo,era considerata la pettegola del quartiere, alla quale era bene non raccontare i propri segreti, poiché anche se giurava di non riferire ad alcuno dei colloqui avvenuti, difficilmente prestava fede a quanto promesso. Questa descrizione la troverete un po’ dappertutto, ma ciò che voglio raccontare è altro.

Tutte le mattine la nonna riceveva una visita: era Francesca, la “capera.
Veniva per riordinare e pettinare i capelli di nonna. Francesca poteva essere considerata già “un’addetta ai lavori” in quanto il marito, tal de Simone, aveva un negozio di barbiere di fronte alla chiesa, inquello spazio che allora veniva chiamato Largo Parrocchia. Io personalmente di capere anastasiane ne ricordo poche: Francesca, poi l’altra la moglie del vecchio sacrestano “Ciccillo” che abitava nel vecchio palazzo Montella all’inizio di via Capodivilla dove ora sorge il palazzo Leanza, l’altra era la moglie di “Mast’Antonio” il ciabattino di piazza Trivio, e delle quali ultime due non ricordo il nome.

 Queste tre avevano la loro clientela nella zona del Trivio e Terracciani, ma ve ne erano altre due che ricordo vagamente: “Macchietella” che gravitava nella zona del Ponte e Sant’Eligio e l’altra “’Acaprara” che prestava la sua opera nella zona del Mulino e Capestella, così soprannominata poiché possedeva anche capre da latte.

La capera. Alberto Chiancone.1987

Soltanto quando Francesca iniziava il suo lavoro mi accorgevo che nonna Matilde aveva dei capelli bianchi lunghissimi che venivano raccolti in un tupè. Sembrava un rito, ma ciò che ancora rendeva il tutto più interessante erano le lunghe chiacchierate che facevano nonna e Francesca. Quest’ultima raccontava i fatti che accadevano in paese e nelle famiglie, attingeva notizie direttamente dagli interessati e le riportava integralmente, magari aggiungendovi qualcosa di suo, e senza mai distrarsi dal suo lavoro.

Veniva di solito alle 10 e già era a conoscenza delle morti avvenute, delle malattie, delle liti familiari e anche fatti di cronaca nera se mai ve ne erano. Sant’Anastasia all’epoca della fine anni ’40 era un piccolo paese e contava circa 14mila abitanti, tutti concentrati nel quadrilatero via Fontanelle, Ponte e Sodani, Capodivilla e Terracciani; dei piccoli mondi indipendenti apparivano via Pozzo, Madonna dell’Arco con le varie masserie e la parte alta di via Capodivilla; e poi le notizie rimbalzavano di strada in strada e di cortile in cortile. Io mi sedevo al tavolo, di fronte a nonna, e ascoltavo incantato le storie che Francesca raccontava, e poi nonna esprimeva il suo parere o commentava un fatto ricevendo sempre l’approvazione di Francesca. 

Francesca morì negli anni seguenti e la nonna non volle nessun’altra “capera” in casa e mia zia dovette adattarsi al ruolo che fu di Francesca, ma il suo era un muto lavoro! Credo che la nonna lo abbia fatto per rispetto alla memoria di Francesca che negli anni era diventata una persona della nostra famiglia.

Oggi la figura della “capera” è scomparsa non solo in modo fisico, ma anche dalla memoria dei più vecchi ed essa riaffiora solo con ricordi nostalgici di un passato che fu ed appartenenti “alle cose buone di pessimo gusto” di gozzaniana memoria; ma il posto delle “capere” a quanto sembra è stato preso da qualcosa di più moderno: i talk-show televisivi (pettegolezzi senza pettinature).

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